Levitico

Terzo libro della Bibbia, il Levitico deve il suo titolo alla traduzione greca dei Settanta; poiché esso tratta dei sacerdoti della tribù di Levi e norma la celebrazione del culto, fu chiamato Leuitikon ( in ebraico ha nome vajiqrà, dalle parole iniziali del testo: "E parlò" ).

La redazione del libro, opera della scuola sacerdotale ( detta fonte P, da Priestercodex ), ebbe inizio durante l'esilio a Babilonia; la stesura definitiva del testo si può collocare verso la metà del III sec. a. C.

La prima sezione del libro ( Lv 1-7 ) contiene le norme relative ai sacrifici ( v. ).

Si tratta poi della consacrazione dei sacerdoti ( Lv 8-10 ) e della legge di purità ( v. puro/impuro ) ( Lv 11,1-15,33 ).

Segue l'esposizione del rituale della festa dell'espiazione ( Lv 16 ); attraverso la confessione dei peccati, simbolicamente riversati sul capro espiatorio che viene cacciato nel deserto, il popolo chiede perdono a Dio.

Ancor oggi, seppure in modo assai diverso, gli ebrei celebrano questa festa chiamata Jom Kippur ( giorno dell'espiazione ).

Il cosiddetto "codice di santità" ( Lv 17-26 ) raccoglie norme inizialmente indipendenti di ordine cultuale, morale, sessuale.

Un'appendice finale chiude il libro ( Lv 27 ).

Santità e peccato: in queste due parole potremmo condensare il significato del Levitico.

Dio, il santo, chiede agli uomini la santità ( Lv 19,2; Lv 20,26 ), una santità che si manifesta nel rispetto della vita ( il sangue per la Bibbia è sede della vita ), nell'amare il prossimo come se stessi, una santità costantemente minacciata dal peccato e ritrovata grazie al perdono di Dio.