Pene

Pena di morte

In molte società primitive e antiche la pena di morte affonda le sue radici nel diritto-dovere di vendetta nei confronti di un membro del clan avversario per placare gli dei o il sangue di una vittima del proprio clan.

Progressivamente l'obbligo di rimediare all'ordine violato viene trasferito dalla vendetta del singolo, o del clan, al giudizio e alla valutazione della comunità, superando così il carattere sacrale e assumendo un carattere giudiziale che supera gli eccessi della vendetta privata.

La Sacra Scrittura testimonia questo sviluppo, ma, pur riconoscendo la legittimità della pena di morte quale garanzia della purezza del popolo di fronte a Dio, manifesta una progressiva tendenza umanizzante.

Tendenza che trova il suo apice in Gesù, il quale, di fronte a una donna adultera "legittimamente" condannata a morte, scavalca la questione della validità giuridica del verdetto, facendo intravedere il giudizio misericordioso di Dio, che relativizza ogni pretesa assolutezza del giudizio umano.

La tradizione cristiana è stata radicale nel rifiutare la pena di morte nei primi secoli, fino all'epoca costantiniana, mentre successivamente l'ha giustificata in varie forme.

Gli argomenti per sostenerne la legittimità sembrano oggi in parte discutibili e in parte datati, perché legati a particolari contingenze storiche.

La pena di morte non realizza sicuramente il carattere medicinale e socializzante della pena, e secondo molti nemmeno il carattere dissuasivo al crimine o del tutto sicuro; l'aspetto difensivo, citato anche in recenti documenti del magistero, sembra facilmente attuabile dalle moderne società con altre modalità.

La funzione vendicativa intesa come ripristino dell'ordine violato in una comunità che non può, pena l'autodistruzione, diventare indifferente al bene, sembra essere l'unico argomento capace di giustificare la pena capitale.

La spinta che viene dalla rivelazione è tuttavia ad andare verso il suo superamento: la comunità cristiana è infatti chiamata a contrapporre al male una più radicale testimonianza di bene.

La sensibilità "profetica", che già dal secolo scorso si è espressa nella richiesta dell'abolizione della pena capitale, trova nell'atteggiamento di Gesù verso i peccatori e i nemici motivi radicali per l'abbandono definitivo di tale pratica.

Privazione di un bene, spirituale o temporale, inflitta dall'autorità legittima, al fine di correggere il delinquente e di punire il delitto commesso;

… medicinali o censure: che tendono principalmente alla correzione del delinquente ( scomunica, interdetto e sospensione )

… espiatorie: che tendono principalmente alla punizione del delitto ( altre privazioni determinate dal diritto, temporanee o perpetue ).

Magistero

C'è il rischio di non conservare neppure la proporzionalità delle pene, che storicamente riflette la scala di valori tutelati dallo Stato.

Discorso Francesco
23-10-2014

Catechismo della Chiesa Cattolica

Comp. 263; 310; 312; 468-469

Codice Diritto Canonico

v. Censure; Legge penale; Penitenze; Precetto penale; Rimedi penali; Sanzioni penali
medicinali v. Censure  
espiatorie, enumerazione 1336
la legge ne può costituire altre 1312 § 2
ambito ed effetti 1337
  1338
applicazione delle … v. Applicazione
quando il reo vi è tenuto 1351
v. Sospensione della pena
cessazione delle … v. Remissione
quando possono essere inflitte ai religiosi dall'Ordinario del luogo 1320

Compendio della dottrina sociale

Pena di morte
Opinione pubblica e pena di morte 405
Paesi, provvedimenti e pena di morte 405

Summa Teologica

… dei demoni I, q. 64
… del peccato in genere I-II, q. 87
… del peccato dei progenitori II-II, q. 164
… dei dannati Spl q. 97
… di morte II-II, q. 64, a. 2