Legge

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Legge / Torà

Il termine ebraico Torà è stato tradotto nella Bibbia greca con nómos ( legge ) e in quella latina con lex ( legge ).

Tali traduzioni sono riduttive e devianti perché non esprimono la ricchezza del termine Torà e gli attribuiscono una connotazione esclusivamente giuridica.

Torà nell'Antico Testamento può definire: gli avvertimenti dati da Dio in riferimento a una situazione particolare ( Es 16,28; Es 18,16.20 ), la Parola di Dio proclamata dai profeti ( Is 8,16; Is 30,9 ), la rivelazione scritta ( Os 8,12 ), la volontà di Dio fissata tramite i sacerdoti ( Lm 2,9; Ez 7,26; Mal 2,6 ), le disposizioni relative al culto ( Lv 6,2.7.18 ), l'insegnamento impartito dal padre e dalla madre ai figli ( Pr 1,8; Pr 4,2 ), gli ammaestramenti dei sapienti ( Pr 3,1; Pr 7,2 ), il Deuteronomio stesso ( Dt 27,3.8; Dt 28,61; ecc. ), il decalogo ( Dt 4,44 ), una dottrina in generale ( 2 Cr 17,9; 2 Cr 19,10 ), la rivelazione divina ( Sal 1,2 ).

Più frequentemente Torà indica la volontà di Dio che viene rivelata all'uomo; con il passare del tempo viene sempre più spesso a indicare il Pentateuco ( v. ), perché in questi primi cinque libri della Bibbia ( Gn, Es, Lv, Nm, Dt ) è contenuto quasi tutto il materiale legislativo dell'Antico Testamento ( ne è escluso Gs 20,2-6 che riprende Es 21,13, e anche Ez 40-48 se si accoglie per questi capitoli la definizione di Torà cultuale ).

In alcuni passi dell'Antico Testamento si parla di "Torà di JHWH" ( 2 Re 10,31; Es 13,9; Am 2,4; 1 Cr 16,40 ), o di "Torà di Mosè" ( 2 Cr 23,18; 2 Cr 30,16 ), o ancora "Torà di JHWH data per mezzo di Mosè" ( 2 Cr 34,14; Esd 7,6 ); comincia anche a delinearsi il binomio "la Legge e i Profeti" ( 2 Mac 15,9; Sir 1.8.24 ) che ricorre sovente nel Nuovo Testamento ( Mt 5,17; Mt 7,12; Mt 11,13; ecc. ).

Accanto a Torà troviamo nell'Antico Testamento diversi altri termini per indicare l'insegnamento divino rivelato, ciascuno con una propria connotazione particolare ( per esempio debarim = parole, mishpatim = giudizi, huqqim = decreti ecc. ); questa varietà di vocaboli e di accentuazioni nelle traduzioni antiche e moderne della Bibbia solitamente si perde ( ne è un esempio tipico il Salmo 118/119 ).

Per questo è meglio non utilizzare il termine "Legge", ma Torà.

La Torà nell'Antico Testamento

Il processo di fissazione di un corpus legislativo è assai lungo e complesso.

Molti fattori vi concorrono: la collocazione geografica, le condizioni economiche, sociali, culturali e religiose, le vicende storielle di un popolo si riflettono inevitabilmente sulla sua legislazione.

Tutto questo si è verificato anche nel caso del popolo di Israele e delle sue leggi, ma nell'Antico Testamento la legislazione di Israele viene inserita all'interno della storia di salvezza.

La Torà è un elemento essenziale dell'alleanza tra JHWH e il suo popolo; Israele si impegna ad ascoltare JHWH, l'unico Dio e Signore, e a mettere in pratica la sua parola, la sua Torà, che gli è stata data affinché, osservandola, abbia vita e sapienza.

Il Levitico riporta le parole che Dio ordina a Mose di riferire a tutto il popolo: "Metterete in pratica le mie prescrizioni e osserverete i miei insegnamenti, seguendoli: Io sono il Signore, vostro Dio.

Osserverete dunque i miei insegnamenti e le mie prescrizioni, mediante le quali, chiunque le metterà in pratica vivrà: Io sono il Signore" ( Lv 18,4-5 ).

Disobbedire alla Torà è porsi fuori dalla vita ( Dt 27,26 ).

Mediatore dell'alleanza e del dono della Torà è Mosè.

A lui la tradizione ebraica e cristiana fanno risalire ogni testo legislativo della Bibbia.

Questo non significa che Mosè sia stato l'autore materiale della Torà; indubbiamente vi fu un'evoluzione nel corpus della legge giudaica che a tutt'oggi, almeno in parte, è individuabile.

Attribuendo a Mosè, mediatore dell'alleanza tra JHWH e il popolo di Israele, la Torà ( o meglio, la trascrizione della Torà a lui donata da JHWH stesso ), si intende unirla profondamente al tema dell'Alleanza; l'Alleanza è dono gratuito di Dio che precede la Torà, l'obbedienza alla Torà costituisce la risposta del popolo di JHWH all'alleanza.

I testi legislativi dell'Antico Testamento possono essere suddivisi in tre generi letterari fondamentali: sentenze in forma casuistica espresse secondo lo schema: "se … allora", uno schema corrente negli antichi codici orientali ( diverse sezioni comprese in Es 21,1-23,19 ); comandamenti in forma apodittica, cioè comandamenti dati in forma diretta ( Es 22,17-23,19 ); prescrizioni cultuali, che venivano interpretate e attualizzate dai sacerdoti ( Ag 2,11 ).

Nell'Antico Testamento troviamo i seguenti testi legislativi:

1. Il Decalogo ( v. ).

2. Il codice dell'Alleanza ( Es 20,22-23,19 ), una collezione composita di insegnamenti che norma i rapporti sociali in una società di carattere pastorale non ancora strutturata.

All'inizio e a conclusione della collezione vi sono norme relative al culto.

La sua redazione viene attribuita alla fonte elohista ( v. Pentateuco ).

3. Il decalogo cultuale ( Es 34,11-26 ), "le dieci parole" ( Es 34,28 ), date da JHWH a Mosè sul Monte
Sinai secondo la redazione Jahvista ( v. Pentateuco ), redatta durante il regno di Salomone verso la fine del X sec. a.C.

Le feste agricole dei culti cananei vengono assimilate ma profondamente trasformate dalla fede in JHWH.

4. Il codice deuteronomista ( Dt 12-26 ), compilazione di precetti di provenienza diversa, alcuni dei quali si trovano nel codice dell'alleanza ( Es 20,22-23,19 ).

Come ogni contratto dell'Oriente antico, i precetti e le clausole dell'alleanza sono seguiti da una serie di benedizioni e di maledizioni ( Dt 27-28 ).

È questo il codice che fu ritrovato nel Tempio durante i lavori di restauro e che ispirò la riforma religiosa del re Giosia ( 640-609 a.C. ) ( 2 Re 22,3-10 ).

5. Il codice di santità ( Lv 17-26 ) presenta una struttura simile a quella del codice deuteronomi sta; si conclude con una sezione di benedizioni e maledizioni e inizia con prescrizioni relative al luogo del sacrificio.

Il tratto distintivo di questa raccolta è dato dal ricordo della santità di Dio che esige la santità dell'uomo.

"Il Signore disse ancora a Mosè: 'Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi perché io, il Signore Dio vostro, sono santo' " ( Lv 19,1-2; anche Lv 20,7-8 ).

Dio stesso rende santi, ricorda a più riprese questa legge di santità ( Lv 22,9.16.32 ).

6. Il codice sacerdotale.

Sotto questo nome vengono considerati dei testi legislativi che sono inseriti in diversi libri del Pentateuco, ma che appartengono alla medesima fonte sacerdotale ( indicata con P dal nome tedesco
Priestercodex ) composta in esilio, a Babilonia, nel corso del VI sec. a.C. da sacerdoti che riattualizzano e reinterpretano antiche tradizioni.

"Interroga i sacerdoti intorno alla Torà", esorta il profeta Aggeo ( Ag 2,11 ).

Così il precetto della circoncisione viene fatto risalire ad Abramo ( Gen 17,9-14 ); la legislazione relativa alla Pasqua viene inserita nel contesto dell'Esodo ( Es 12,1-14 ); le regole che normano la costruzione della dimora di Dio, la tenda e l'arca, sono collocate subito dopo il racconto dell'alleanza al Sinai, dove Dio ha promesso di abitare in mezzo al suo popolo ( Es 25-27 ); ecc.

All'interno di questa rilettura della storia di Israele caratterizzata da un'accentuazione dell'elemento rituale, sono inserite alcune collezioni di precetti: la regolamentazione dei sacrifici ( Lv 1-7 ); le norme di purità ( Lv 11-16 ); un ordinamento relativo alle feste ( Nm 28-29 ).

La Torà trasmessa di padre in figlio ( Dt 6,20-25; Dt 11,19 ), spiegata dai sacerdoti ( Ger 18,18; Dt 33,8-10 ), ricordata e attualizzata dai profeti, identificata con la preesistente sapienza di Dio ( Sir 24,1-32 ), è cantata e celebrata nei salmi quale dono riservato da Dio al suo popolo ( Sal 147,20: "Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti" ).

La Torà è perfetta, conforta, rende sapienti, da gioia al cuore, è luce che rischiara il cammino ( Sal 19,8-9 ); il salmo 119 è interamente dedicato al canto della Torà oggetto di amore, di studio, di meditazione.

La Torà nel giudaismo

Il ruolo centrale acquisito dalla Torà durante l'esilio e nell'epoca immediatamente successiva si precisa ulteriormente in epoca postbiblica.

Nei due secoli prima di Gesù si era giunti a considerare la Torà come una realtà assoluta, e ad assimilarla alla sapienza; nella fase successiva tale processo di assolutizzazione della Torà continua.

Questo periodo viene chiamato in vario modo dagli studiosi: si parla di giudaismo "rabbinico", o "classico", o della "doppia Torà" ecc.

Per il giudaismo rabbinico la Torà occupava un posto privilegiato all'interno della Bibbia; le altre due sezioni, i Neviim ( Profeti ) e i Ketuvim ( Scritti, cioè Sal, Pr, Gb, Ct, Rt, Lm, Qo, Est, Dn, Esd, Ne, 1 e 2 Cr ), non sono altro che commento e attualizzazione della Torà.

Accanto alla Torà scritta si forma una seconda Torà, la Torà orale, costituita dalle interpretazioni della Torà scritta, tramandate oralmente di generazione in generazione e mai concluse, definita "siepe attorno alla Torà" ( Pirqé Avot, prologo ).

Rabbi Hillel, che vedeva nella libera interpretazione della Torà orale un prezioso strumento di attualizzazione della Torà scritta a ogni circostanza della vita, creò la scuola detta dei tannaim ( maestri ) che insegnarono fino al tempo della codificazione della Mishnà ( tradizione orale raccolta intorno al 200 d.C. ).

Le discussioni sorte in rapporto alla Mishnà diedero origine al Talmud ( v. ).

Sia i samaritani ( v. ) che i caraiti, movimento di opposizione ai rabbini sorto verso la metà del VII sec. d.C. a Babilonia e ancora presente in seno all'ebraismo, rifiutano la Torà orale e si appellano esclusivamente a quella scritta.

Tra i diversi tentativi di sintetizzare la Torà in un unico comandamento, ricordiamo quello di rabbi Hillel.

A un pagano venuto a dirgli: "Io mi faccio ebreo se tu mi spieghi l'ebraismo su un piede solo", rabbi Hillel rispose: "Ciò che non piace a tè, non farlo al tuo prossimo.

Questa è tutta la Torà, tutto il resto non è che spiegazione; va' e imparala" ( Shabbat b. 31a ).

L'obbedienza alla Torà è fonte di vita; i precetti hanno senso perché sono espressione della volontà di Dio, perché sono il tramite tra Dio e l'uomo.

Diverse sentenze rabbiniche ricordano che l'amore e il timore di Dio sono il fondamento primo dello studio della Torà "Tutto ciò che fate, fatelo solo per amore" ( Sifrè Dt 41 a 11,3 ).

Gesù e la Torà

"Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento" ( Mt 5,17 ).

Troviamo sintetizzato in questo versetto l'atteggiamento di Gesù nei confronti della Torà.

Gesù osserva la Torà, frequenta la sinagoga in giorno di sabato ( Lc 4,16 ), celebra la festa di Pasqua come prescritto ( Mc 14,12 ), paga la tassa per il Tempio ( Mt 17,24 ), rinvia all'obbedienza alla Torà ( Mt 8,4; Mc 10,17-19 ).

Le critiche di Gesù hanno per oggetto un'interpretazione legalistica dei comandamenti ( per esempio Mt 23,5 ss. ) o un appello a tradizioni umane ( per esempio Mc 7,8-13; Mc 12,28-34 ), che finiscono per eludere l'obbedienza vera e sincera a Dio.

Con le antitesi del discorso della montagna ( "Avete udito che tu detto … ma io vi dico" ) Gesù intende rinviare a un'obbedienza radicale alla Torà, vuole ricondurre all'intenzione di Colui che l'ha donata.

L'espressione "Avete udito" non si riferisce alla Scrittura, ma alla tradizione orale degli scribi; nelle parole "ciò che è stato detto" si ricorre alla forma passiva, espediente tipico della Bibbia per indicare l'azione di Dio senza nominarlo direttamente ( poiché sta scritto: "Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio", Es 20,7 ) e con ciò si indica la fonte stessa della rivelazione, Dio.

Segue poi l'interpretazione data da Gesù introdotta dalle parole: "Ma io vi dico" che non sono in contrapposizione con lo "è stato detto" ( cioè Dio ), ma semmai con l'"avete udito" ( cioè la tradizione orale, tentativo umano di comprendere la Parola di Dio ).

Gesù richiama "alle prescrizioni più gravi della Torà: la giustizia, la misericordia e la fedeltà" ( Mt 23,23 ); riporta i comandamenti al loro significato originario, liberandoli da cedimenti dovuti alla durezza del cuore dell'uomo ( Mc 10,5 ).

Condensa tutta la Torà nella regola d'oro: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro; questa infatti è la Torà e i Profeti" ( Mt 7,12; Lc 6,31 ).

Si noti il passaggio dalla formulazione negativa ( ciò che non vuoi sia fatto a tè, tu non farlo agli altri ) comune nel giudaismo ( già nella Bibbia, Tb 4,15 ) a quella positiva testimoniata soltanto nel Vangelo.

Nel Vangelo di Giovanni Gesù dà il comandamento nuovo, l'amare i fratelli come Gesù ci ha amato ( Gv 13,34-35 ).

La mediazione tra Dio e gli uomini trova ora un suo particolare luogo nella persona stessa di Gesù.

"La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio" ( Lc 16,16; anche Gv 1,17 ).

La Chiesa primitiva e la Torà

I primi discepoli di Gesù provenivano dall'ebraismo; dopo aver riconosciuto in Gesù il Messia continuarono a frequentare il Tempio ( At 2,46 ) e a osservare le prescrizioni mosaiche ( At 18,18; At 21,23-24 ).

La discussione relativa all'opportunità di continuare a osservare le prescrizioni della Torà nacque quando ad Antiochia un numero consistente di pagani si convertì al cristianesimo e Paolo e Barnaba si opposero risolutamente a chi richiedeva loro la circoncisione ( At 11,19-26; At 15,1-2; Gal 2,11-21 ).

L'argomento fu dibattuto al concilio di Gerusalemme ( At 15,1-35 ), dove si giunse a una soluzione proposta da Giacomo in linea con la prassi giudaica relativa alle norme per i "timorati di Dio", cioè per coloro che, pur non essendo ebrei, riconoscono il Dio di Israele e la sua rivelazione: si richiese infatti ai convertiti dal paganesimo di astenersi "dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia" ( At 15,29 ).

La Legge/Torà in Paolo

Nelle lettere di Paolo il problema dell'osservanza e del valore delle prescrizioni mosaiche viene nuovamente affrontato, in modo particolare nella Lettera ai Romani.

È bene però precisare che il termine "Legge" ( in greco nomos equivalente all'ebraico "Torà" ) con cui egli si esprime viene utilizzato con accezioni diverse: può indicare sia il Pentateuco ( Rm 3,21b; Gal 4,21 ) che l'intera Scrittura ( Rm 3,19 ), oppure può riferirsi solo ad aspetti parziali della legislazione giudaica ( Rm 7,2-3 ), così come può evidenziare aspetti problematici della stessa ( Rm 7,7-25 ).

Negli scritti di Paolo troviamo una meditazione sul rapporto tra la Torà e l'Evangelo.

Gesù è il compimento della Torà ( Rm 10,4 ), pertanto attraverso il battesimo in Cristo Gesù il credente si apre a una vita nuova, nella quale non vive più per se stesso, per soddisfare il proprio egoismo, ma lascia vivere in sé Cristo ( Gal 2,20 ).

La Torà che norma questa nuova vita è "la Torà di Cristo" ( Gal 6,2; 1 Cor 9,21 ), il comandamento nuovo che Gesù ha ricevuto dal Padre e che da ai suoi discepoli: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" ( Gv 13,34 ).

Tuttavia ciò non annulla il mistero dell'elezione di Israele che, come ribadito da Paolo, non può essere revocato in quanto dono di Dio ( Rm 11,28 ); i cristiani non devono dimenticare di essere innestati "sull'ulivo buono" del popolo di Israele la cui radice continua a portarli ( Rm 11,17-18 ). 

Legge morale

La legge è l'elemento oggettivo al quale occorre far riferimento per dare un contenuto corretto all'agire morale.

L'eticità è costituita dal rapporto positivo che si istituisce tra la bontà dell'atteggiamento interiore ( o dell'intenzione ) e la rettitudine del comportamento concreto, cioè la sua conformità all'ordine morale oggettivo.

Il primato assegnato alla coscienza come norma prossima ( o ultima ) della decisione morale non può vanificare la necessità dell'appello alla legge: la ragione profonda di tale appello è infatti legata alla natura strutturalmente relazionale della persona umana, perciò all'esigenza di misurare concretamente le conseguenze dell'agire sulla promozione di sé e degli altri.

Le diverse tipologie di leggi

Il termine "legge morale" è anzitutto usato per designare la legge naturale ( v. ), che, in quanto riflesso della legge eterna che Dio stesso ha iscritto nella coscienza dell'uomo, non ha di per sé specifici contenuti normativi.

Da essa discendono, attraverso un complesso procedimento di mediazione tra valori assoluti e situazioni storico-culturali contingenti, le leggi morali in senso proprio, che sono oggetto della scienza morale.

L'agire morale dell'uomo non può inoltre prescindere dall'attenzione alle leggi positive ( sia civili sia ecclesiali, che prescrivono un comportamento determinato ) le quali, nella misura in cui rispettano i principi della legge naturale e corrispondono alle oggettive esigenze del bene della persona e della collettività umana, richiedono un assenso della coscienza.

La vita morale del cristiano è tuttavia, in ultima analisi, alimentata e regolata dall'azione interiore dello Spirito, che assume il carattere di "legge nuova", perché diviene il principio operativo delle scelte che il credente è chiamato a fare.

Significato e limite della legge

L'importanza fondamentale della legge per l'esperienza morale deve andare di pari passo con la consapevolezza del suo limite.

Ciò vale soprattutto per le leggi positive, che in ragione del loro carattere generale non sono sempre in grado di interpretare la singolarità e la complessità delle situazioni personali e sociali.

Per questo la riflessione morale ha introdotto, assumendola dalla tradizione del pensiero greco, la categoria di epiéikeia ( in latino: aequitas ) come criterio permanente di giudizio della legge ispirato all'assunzione di una costante responsabilità personale.

L'epiéikeia, che o anzitutto un'attitudine interiore, può condurre tanto al rifiuto della legge, quando i contenuti da essa proposti appaiono palesemente ingiusti o impraticabili, quanto all'impegno di andare oltre la lettera della legge, quando ciò e imposto dalle esigenze della situazione insufficientemente espresse dalla formulazione positiva della legge.

Per il cristiano questo atteggiamento trova conferma nell'affermazione di Gesù: "Il sabato è per l'uomo, e non l'uomo per il sabato".

L'esercizio corretto dell'epiéikeia comporta una profonda maturità interiore.

Solo a questa condizione e infatti possibile evitare sia il pericolo del legalismo sia quello del permissivismo, prendendo sul serio il valore della legge senza venir meno alle esigenze della vocazione personale e della situazione.

v. Coscienza; Intenzione; Legge naturale; Precetto

Legge naturale

Nata nell'ambito del pensiero filosofico greco, la categoria di legge naturale designa l'insieme delle inclinazioni biologiche e spirituali che scaturiscono direttamente dalla natura dell'uomo.

Essa costituisce pertanto una sorta di criterio universale, che orienta in radice il comportamento umano e consente all'uomo di discernere la correttezza o meno delle leggi positive.

Lo sviluppo nella tradizione cristiana

Questa categoria, già implicitamente presente nell'Antico Testamento, dove si allude all'esistenza di una legge assoluta inscritta nel cuore dell'uomo, diviene chiaramente esplicita nella riflessione teologica di Paolo ( Rm 1,18-32; Rm 2,13-16.26; Rm 7,22-25 ).

Egli dichiara infatti "inescusabile" il comportamento morale negativo dei pagani, a causa della presenza nella loro coscienza della legge naturale.

Il concetto di legge naturale si è sviluppato, nel quadro della tradizione cristiana, in stretto rapporto con l'idea di creazione: la natura umana, in quanto creata da Dio, indica all'uomo con le sue tendenze la volontà divina.

La tentazione di definirne con precisione i contorni, trasformandola in una serie di prescrizioni puntuali, o decisamente respinta da s. Tommaso d'Aquino.

Evidenziando il carattere specificamente razionale della natura umana ( natura ut ratio ) ( natura come ragione ), egli definiva la legge naturale come la partecipazione della legge eterna in una creatura razionale, perciò come una legge non scritta, le cui indicazioni generali esigono di essere tradotte in norme concrete, che variano a seconda delle diverse situazioni socio-culturali.

Il giusnaturalismo, che ha preso il sopravvento in epoca moderna, abbandona questa concezione dinamica di legge naturale, fondata su una visione ontologica ma aperta della natura umana, per identificarla con una serie di precetti assoluti, dedotti astrattamente da una natura definita una volta per tutte e vincolanti radicalmente la condotta umana.

Verso una ridefinizione personalistica

La riflessione teologica più recente, sollecitata dal ricupero della coscienza storica e dai contributi delle scienze umane, si orienta sempre più verso una ridefinizione in chiave personalistica della legge naturale.

La natura "personale" dell'uomo implica infatti insieme attenzione alla sua struttura originaria e al suo farsi progressivo secondo i vari livelli costitutivi del suo essere.

La legge naturale rinvia a un complesso di fattori irrinunciabili, che sono alla base della natura dell'uomo, ma il cui contenuto normativo può essere codificato di volta in volta solo nel contesto concreto di una cultura, che o anch'essa parte integrante della natura dell'uomo.

Essa è perciò una realtà mai definitivamente circoscrivibile entro norme concrete, e tuttavia sempre necessaria alla loro elaborazione, in quanto rappresenta la struttura a loro soggiacente, che concorre in modo determinante a giudicarne l'effettiva plausibilità.

Le nuove possibilità di manipolazione della propria natura e di quella del cosmo, acquisite dall'uomo in virtù del progresso scientifico-tecnologico e la necessità del confronto tra le culture, imposta dall'odierna situazione di multiculturalità, rendono estremamente attuale il ricorso alla categoria di legge naturale.

Solo dal riconoscimento di una humanitas comune, cioè di una natura universale che trascende le differenze culturali, e infatti possibile ricavare indicazioni, che consentano di orientare verso obiettivi umanizzanti i processi di trasformazione dell'uomo e del mondo, e di favorire un positivo scambio tra le culture.

v. Legge morale

Leggi e norme: la lenta elaborazione delle « leggi e norme » ( v 5 ) confluisce in una visione globale della legge che dominerà tutta la religione di Israele.

Il senso primario della parola tôrah è « istruzione », « direzione data »: occorre includervi tutto il culto e tutta la condotta umana ispirata da una coscienza crescente dell'alleanza e del Dio che l'ha proposta e sigillata ( Gen 15,1+ ).

La rivelazione di Dio e l'insegnamento trasmesso dai testi antichi e dai profeti animeranno sempre più tutta la « vita » del popolo ( v 1; Dt 8,3+; Dt 30,14+; Sal 19,8-15; Sal 77,1; Sal 94,12; Sal 119,1+; Sir 1,23; Sir 24,22; At 7,38+ ).

Gesù dichiarerà di essere venuto per « adempiere » la legge e i profeti ( Mt 5,17+; Mt 22,34-40p ) e Paolo spiegherà come « la legge » sia sostituita dalla fede nel Cristo ( Rm 3,27+; Rm 10,4 ).

Dt 4,5

Insegnano: si tratta delle decisioni sacerdotali ( tôrôt: Es 22,8; Dt 17,8-13; Ger 18,18; Ez 7,26; Ag 2,11-14; Ml 2,7 ).

Mi 3,11

… e vita

Jahvè che tutto può creare con la sua parola, fa vivere gli Israeliti mediante i comandi ( miçwah ) che escono ( moça ) dalla sua bocca.

Per tale testo ripreso da Mt 4,4p, vedere Am 8,11; Ne 9,29; Pr 9,1-5; Sap 16,26; Sir 24,18-20; Gv 6,30-36.68+ ).

Dt 8,3

v. Parola

Parole di vita: l'osservanza della legge procura la vita ( Dt 4,1; Dt 8,1.3; Dt 30,15-16.19-20; Dt 32,46-47; Lv 18,5, citato in Gal 3,12; Rm 10,5 ).

Si parlava perciò della legge come di « precetti di vita » ( Ez 33,15; Bar 3,9 ).

Per i cristiani, la predicazione evangelica sarà la « parola di vita » ( Fil 2,16; At 5,20 ), cioè la « parola della salvezza » ( At 13,26 ).

Fonte di vita, la stessa parola di Dio è « vivente » ( Eb 4,12; 1 Pt 1,23 ).

Infine, lo stesso Gesù Cristo è la « parola di vita » ( 1 Gv 1,1 ).

At 7,38

… di Mosè

Pare che si abbia qui e in 2 Cr 30,16 il più antico uso dell'espressione « legge di Mosè » per designare non soltanto il Deuteronomio ( Gs 8,31; Gs 23,6 ), ma l'insieme dei cinque libri a cui diamo il nome di pentateuco ( Sir 24,23 ).

Il riconoscimento del ruolo decisivo svolto da Mosè si congiunge con la coscienza del vincolo creato da Jahvè tra sé e il popolo dell'alleanza ( Dt 4,8+ ).

2 Cr 23,18

… e culto

Ben Sira è nello stesso tempo un fervente ritualista, molto attaccato al culto, e un moralista preoccupato di osservare la legge in tutte le sue prescrizioni di giustizia e di carità.

Qui si congiungono ambedue le tendenze: secondo Ben Sira la stessa pratica della legge è culto.

Sir 35,1

… e tempio

Centro della vita religiosa, quadro indispensabile per l'osservanza integrale della legge, il tempio è una delle preoccupazioni centrali dei ribelli ( 1 Mac  2,7; 1 Mac 3,43; 2 Mac 13,11 ).

Saccheggiato e profanato dai gentili ( 1 Mac 1,21s.54 ), viene purificato e nuovamente consacrato all'indomani delle prime vittorie.

La morte di Antioco Epifane, che il nostro autore colloca a torto dopo le spedizioni contro i popoli vicini, non fu forse senza connessione con questo avvenimento.

1 Mac 4,36

… antica e nuova

Mt 5,11

… di libertà

come la parola di verità ( v 18 ) questa legge è la rivelazione cristiana accolta e messa in pratica ( Mt 5,17-19+; Mt 7,24-27; Gv 13,17 ).

Essa libera l'uomo ( Mt 2,12 ), mediante l'osservanza dei comandamenti.

Paolo vedrà nella libertà del cristiano una delle prerogative della legge nuova, della fede ( Rm 3,2; Rm 6,15+; Rm 7,1; Gal 4,21ss ).

Gc 1,25

Il giogo della …

Affaticati e oppressi: sotto il fardello della legge che le osservanze farisaiche sovraccaricano maggiormente ( Mt 23,4; Mt 5,17+ ).

Il « giogo della legge » è una metafora frequente presso i rabbini ( Lam 3,27; Ger 2,20; Ger 5,5; Is 14,25 )

Sir 6,24-30; Sir 51,26-27 l'utilizza già in un contesto di sapienza, con l'idea di lavoro facile e riposante.

Mt 11,28

Valore della …

La legge è in sé buona e santa in quanto esprime la volontà di Dio ( Rm 7,12-25; 1 Tm 1,8 ): rappresenta una gloriosa prerogativa di Israele ( Rm 9,4; Rm 2,14s ).

E tuttavia appare uno scacco: non solo i giudei sono peccatori come gli altri, nonostante la loro legge ( Rm 2,21-27; Gal 6,13; Ef 2,3 ), ma anche vi attingono una fiducia nelle loro opere ( Rm 2,17-20; Rm 3,27; Rm 4,2.4; Rm 9,31s; Fil 3,9; Ef 2,8 ) che li chiude alla grazia del Cristo ( Gal 6,12; Fil 3,18; At 15,1; At 18,13; At 21,21 ).

In altri termini, la legge è incapace di conferire la giustizia ( Gal 3,11.21s; Rm 3,20; Eb 7,19 ).

Con una dialettica che riceve dalla polemica uno svolgimento paradossale, Paolo spiega questo scacco apparente con la natura stessa della legge e il suo ruolo nella storia della salvezza.

Luce che rischiara lo spirito senza dare la forza interiore, la legge ( mosaica, ma anche ogni legge, addirittura il « precetto » dato ad Adamo vv 9-11 ) è impotente a far evitare il peccato: piuttosto lo favorisce.

Senza esserne essa stessa la fonte, si fa suo strumento risvegliando la concupiscenza ( Rm 7,7s ); informando il nostro spirito essa aggrava la colpa facendone una « trasgressione » ( Rm 4,15; Rm 5,13 ); infine vi rimedia solo con un castigo di ira ( Rm 4,15 ), di maledizione ( Gal 3,10 ),  di condanna ( 2 Cor 3,9 ) e di morte ( 2 Cor 3,6s ), al punto che può essere chiamata la « legge del peccato e della morte » ( Rm 8,2; 1 Cor 15,56; Rm 7,13 ).

Se Dio ha voluto tuttavia questo sistema imperfetto, ne ha fatto come un regime transitorio di pedagogo ( Gal 3,24 ), per dare all'uomo la coscienza del suo peccato ( Rm 3,19s; Rm 5,20; Gal 3,19 ) e condurlo ad attendere la sua giustizia unicamente dalla grazia di Dio ( Gal 3,22; Rm 11,32 ).

Transitorio, questo sistema deve scomparire per cedere il posto al compimento della promessa fatta anteriormente ad Abramo e alla sua discendenza ( Gal 3,6-22; Rm 4 ).

Il Cristo ha posto fine alla legge ( Ef 2,15; Rm 10,4 ), « portandola a compimento » ( Mt 3,15; Mt 5,17 ) in quanto ha di positivo ( Rm 3,31; Rm 9,31 ), specialmente con la sua morte, espressione suprema del suo amore ( Rm 5,8; Rm 8,35.39 ; Gal 2,20; Fil 2,5-8 ); in questo modo egli soddisfaceva anche le esigenze della legge riguardo ai peccatori con i quali ha voluto rendersi solidale ( Gal 3,13+; Rm 8,3+; Col 2,14 ).

Egli libera i figli dalla tutela del pedagogo ( Gal 3,25s ).

Con lui essi sono morti alla legge ( Gal 2,19; Rm 7,4-6; Col 2,20 ) dalla quale li ha « riscattati » ( Gal 3,13 ) per farne figli adottivi ( Gal 4,5 ).

Mediante lo Spirito della promessa il Cristo dà all'uomo nuovo ( Ef 2,15+ ) la forza interiore di compiere il bene comandato dalla legge ( Rm 8,4s ).

Questo sistema della grazia, che si sostituisce a quello della legge antica, può ancora essere chiamato una legge, ma è la « legge della fede » ( Rm 3,27 ), la « legge del Cristo » ( Gal 6,2 ), la « legge dello Spirito » ( Rm 8,2 ) che si riduce tutta all'amore ( Gal 5,14; Rm 13,8-10; Gc 2,8; Gv 13,34 ), partecipazione all'amore del Padre e del Figlio ( Gal 4,6; Rm 5,5+ ).

Rm 7,7

Pedagogo: dal momento in cui il pedagogo ha condotto il fanciullo « fino al » maestro, il suo ruolo è finito.

Così era il ruolo preparatorio, essenzialmente temporale, della legge, ormai compiuto dalla fede in Cristo e dalla grazia ( Rm 6,14-15+; Mt 5,17+ ).

Gal 3,24

Il cristiano è morto alla …

In realtà mediante la legge io sono morto alla legge: formula oscura per la circoncisione e spiegata in modi diversi.

Crocifisso con il Cristo, il cristiano è, con lui e in lui, morto alla legge mosaica ( Rm 7,1s ), anche in virtù di questa legge ( Gal 3,13 ), per partecipare alla vita di resuscitato del Cristo ( Rm 6,4-10; Rm 7,4-6 e le note ).

Altri intendono che il cristiano ha rinunziato alla legge per obbedire all'A. T.  ( Gal 3,19.24; Rm 10,4 ), oppure che egli è morto alla legge mosaica per un'altra legge, quella della fede o dello Spirito ( Rm 8,2 ).

Gal 2,19

Schedario biblico

Cristo, Maestro B 9
Cristo e Mosè (Legislatore) B 40
Legge, bene della Chiesa C 51
Legge E 2
Decalogo E 3
Spirito e legge E 9
Derisione E 63
Sapienza di Dio A 34
Cristo, Parola B 29
Croce di Cristo B 93
Gerusalemme C 2
Festa di Pentecoste D 55
Alleanza E 1
Amore di Dio E 44
Amore del prossimo E 45
Libertà cristiana E 80

Magistero

Sì, il progresso morale è sempre possibile, anzi è sempre doveroso, ma sempre fermi restando i principii e le norme fondamentali.

L'applicazione della legge morale è sempre perfettibile.

Catechesi Paolo VI
18-3-1970

La Legge di Dio è la sua Parola che guida l'uomo nel cammino della vita, lo fa uscire dalla schiavitù dell'egoismo e lo introduce nella « terra » della vera libertà e della vita.

Angelus Benedetto XVI
2-9-2012

Perché la legge - ha specificato il Santo Padre - « è frutto dell'alleanza.

Non si può capire la legge senza l'alleanza.

Meditazione Francesco
12-6-2013

Concilio Ecumenico Vaticano II

Naturale: nella coscienza dell'uomo Gaudium et spes 16
  Gaudium et spes 23
e bene comune Gaudium et spes 78
e abusi di autorità Gaudium et spes 74
e opinione pubblica Gaudium et spes 14
fondamento della solidarietà universale Gaudium et spes 89
Divina Dignitatis humanae 2
da rispettare nella regolazione delle nascite Gaudium et spes 50
  Gaudium et spes 51
e città terrena Gaudium et spes 43
e diritti personali Gaudium et spes 41
fondamento della solidarietà Gaudium et spes 89
e « communicato in sacris » Orientalium ecclesiarum 26
… dell'economia cristiana Gaudium et spes 41
Morale: errori Apostolicam actuositatem 7
e autorità della Chiesa Dignitatis humanae 15
ed esercizio della libertà Dignitatis humanae 7
e dell'autorità politica Gaudium et spes 74
Da rispettare nel problema demografico Gaudium et spes 87
Della Chiesa: e fede Ad gentes 19
e potestà della Gerarchia Lumen gentium 45
e nomina dei Vescovi Lumen gentium 24
e culto Lumen gentium 26
e celibato Optatam totius 10
  Presbyterorum ordinis 16
e beni ecclesiastici Presbyterorum ordinis 17
ed esercizi di pietà Lumen gentium 13
e previdenza per i sacerdoti Presbyterorum ordinis 21
Liturgica: sua osservanza Sacrosanctum concilium 11
  Sacrosanctum concilium 17
e difficoltà di adattamento Lumen gentium 40
Civile: e situazione attuale Gaudium et spes 7
deve corrispondere alla … morale e al bene comune Apostolicam actuositatem 14
e tutela della libertà Gaudium et spes 41
e della libertà religiosa Dignitatis humanae 6
  Dignitatis humanae 13
  Dignitatis humanae 15
e diritti della famiglia Apostolicam actuositatem 11
per i privi di famiglia Gaudium et spes 52
e previdenza sociale per i sacerdoti Presbyterorum ordinis 21
obbedienza alla … giuste Christus Dominus 19
economiche Gaudium et spes 67
Legge nuova: v. Carità

Catechismo della Chiesa Cattolica

Legge antica
Dio forma Israele come suo popolo 62
Il Padre rivelato dal Figlio 238
In Sintesi 322
Il mondo visibile 348
Il primo peccato dell'uomo 401
Un anticipo del Regno: la Trasfigurazione 555
Il dito 700ss
I nomi e le immagini della Chiesa 751
Il Padre, Sorgente e Fine della Liturgia 1081
Il malato di fronte a Dio 1502
Il matrimonio sotto la pedagogia della Legge 1609ss
La legge morale 1952
La Legge antica 1961ss
La nuova Legge o Legge evangelica 1968
« Amerai il prossimo tuo come te stesso » 2196
Il divorzio 2382
I desideri dello Spirito 2542
Legge nuova
Perché il verbo si è fatto carne 459
L'attesa del Messia e del suo Spirito 715
Le caratteristiche del Popolo di Dio 782
I sacramenti di Cristo 1114
« I sette sacramenti della Chiesa » 1210
La carità 1824
Il rispetto della persona umana 1933
La legge morale 1952
La nuova Legge o Legge evangelica 1965ss
La Chiesa, madre e maestra 2030
« Maestro, che devo fare…? » 2055
Cristo e la legge
La Buona Novella: Dio ha mandato il suo Figlio 422
I Misteri dell'infanzia di Gesù 527
I Misteri della vita nascosta di Gesù 531
Gesù e Israele 574ss
Le caratteristiche del Popolo di Dio 782
Legge divina
« A immagine di Dio » 359
Il vincolo matrimoniale 1639
La fedeltà dell'amore coniugale 1650
Il giudizio della coscienza 1778
Scegliere secondo coscienza 1786ss
In sintesi 1844
La gravità del peccato: peccato mortale e veniale 1855
  1859
La legge morale 1952
Il Decalogo nella Sacra Scrittura 2058ss
Doveri dei genitori 2222
Legge naturale
Il consenso matrimoniale 1626
L'autorità 1901
La legge morale 1952ss
Vita morale e Magistero della Chiesa 2036
Il Decalogo e la legge naturale 2070ss
Doveri delle autorità civili 2235
Ecclesiastica
Il consenso matrimoniale 1626
La legge morale 1952
Morale
L'uomo immagine di Dio 1706
La libertà umana nell'Economia della Salvezza 1740
La coscienza morale 1776ss
La gravità del peccato: peccato mortale e veniale 1860ss
La legge morale 1950ss
Vita morale e Magistero della Chiesa 2039
L'omicidio volontario 2269ss
Il suicidio 2282
Il rispetto della salute 2291ss
Evitare la guerra 2312
Le diverse forme della castità 2349
Castità e omosessualità 2357
Il divorzio 2384
Altre offese alla dignità del matrimonio 2387ss
La lotta per la purezza 2526
Positiva
L'autorità 1902
  1904
Responsabilità e partecipazione 1916
La legge morale 1952
La legge morale naturale 1959
L'aborto 2273
Il rispetto dell'anima altrui: lo scandalo 2286
Il divorzio 2384
  2386
Il rispetto dei beni altrui 2409
Del mercato
La dottrina sociale della Chiesa 2425
Della preghiera
Perseverare nell'amore 2742
Di santità
Sia santificato il tuo Nome 2811
Comp. 8; 406; 410
… divina Comp. 373
… antica o di Israele Comp. 8; 79; 113; 114; 340; 418-419; 435; 436
… nuova del Vangelo Comp. 420; 421; 434
… naturale Comp. 416; 430
… morale Comp. 415-418

Codice Diritto Canonico

divina naturale e positiva, diritti e doveri derivanti non si prescrivono 199 n. 1
possono essere munite di pene 1315
ecclesiastica: istituzione e promulgazione 7
chi vi è tenuto 11-13
distinzioni: universale e particolare 8
personale e territoriale 13
irritante e inabilitante 10
puramente ecclesiastica 11
v. Irritanti; Inabilitanti
interpretazione 17
abrogazione 20
dubbio circa la … 14
  21
ignoranza ed errore 15
v. Dispensa
penali ecc. vanno soggette a interpretazione stretta 18
cambiamento della … 1313
autore 1315
… particolare quanto alle pene 1315 § 3
violazione esterna della … 1321
quanto al giudizio 1401 n. 2
costitutive essenziali degli istituti e degli atti giuridici 86
civili 22
sull'adozione 110
sul matrimonio ( quando non può essere riconosciuto ) 1071 § 1 n. 2
sul lavoro 1286 n. 1
sulla transazione, compromesso e giudizio arbitrale 1714
  1716
v. Diritto civile
dell'astinenza e del digiuno 1252
speciali, per la sede romana vacante 335
peculiare pontificia, per la canonizzazione dei Servi di Dio 1403 § 1

Compendio della dottrina sociale

Dottrina sociale e legge nuova dell'amore

3
Legge dell'anno sabbatico e giubilare 24
Comandamento dell'amore, legge di vita 33
Ricerca di verità e tavole della Legge 40
Carità, legge fondamentale della perfezione 54; 580

Chiesa, comunità degli uomini e legge divina

68
Quadragesima anno e legge morale 91
Libertà e legge morale 136; 137
Persona omosessuale e legge morale 228
Paternità responsabile e legge morale 232
Nuova legge e cuore dei credenti 324

Economia e legge morale

330
Autorità e legge morale 396; 567

Legge umana, retta ragione e legge eterna

398
Legge iniqua 398
Obiezione di coscienza e legge civile 399

Pratiche in contrasto con la Legge di Dio

399

Democrazia, relativismo etico e legge morale

407
Ordine internazionale e legge morale 436

Diritto internazionale e legge del più forte

439
Antropologia e legge dell'amore 522
Vita di santità e legge del Signore 530

Mezzi di comunicazione e legge

560
Legge e contenuti della fede e della morale 571
Vangelo, persona e legge umana 576
… naturale
Dieci comandamenti e legge naturale 22
Agire umano e legge naturale 37
Rapporti sociali e legge naturale 53
Legge naturale e creatura di Dio 53
Principi dottrinali e legge naturale 89
Legge morale naturale 140

Legge naturale, diritti e doveri della persona

140
Legge naturale e principi comuni 141
Legge naturale e legge civile 142
Legge naturale e legge di Dio 142
Legge naturale e malvagità umana 142

Legge naturale e legge civile

142; 224; 397
Universalità della legge morale naturale 142
Legge naturale e identità sessuale 224
Autorità, valori e legge naturale 397
Leggi
Autonomia delle realtà e leggi proprie 45
Dottrina sociale, istituzioni e leggi 163
Strutture di solidarietà e leggi 193
Matrimonio e imposizioni legislative 215
Diritto alla vita e leggi dello Stato 231
Diritti della famiglia e leggi dello Stato 247
Leggi e riconoscimento delle domeniche 286
Leggi economiche e morale 330
Autorità e leggi giuste 398

Leggi ingiuste e obiezione di coscienza

399
Diritto di resistenza, fini e leggi 400
Eletti ed elaborazione delle leggi 409
Informazione, pluralismo e leggi 414
Guerra, obiettori di coscienza e leggi 503
Dottrina sociale, spirito cristiano e leggi 531
Leggi e contenuti della fede e della morale 570

Summa Teologica

In sé I-II, q. 90
Divisione I-II, q. 91
Effetti I-II, q. 92
Eterna I-II, q. 93
Naturale I-II, q. 94
Umana I-II, q. 95 s.
Mutazione I-II, q. 97
Antica I-II, q. 98-105
Nuova I-II, q. 106-108