Superbia

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La superbia connota la tendenza a gonfiare esageratamente la valutazione della propria personalità e della propria posizione, accompagnata da disistima e disprezzo verso gli altri.

La tradizione ha sempre assegnato alla superbia una posizione determinante rispetto agli altri vizi capitali, dei quali è come matrice.

La superbia da una parte spinge l'uomo a curarsi soltanto della sua immagine mondana - "tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini" ( Mt 23,5 ), dall'altra lo induce a rifiutare la sua condizione creaturale e quindi a disconoscere la signoria di Dio, cadendo immediatamente nel rigetto di Dio, cioè nel peccato.

La Bibbia riconosce nella tentazione di "essere come Dio" l'inizio di tutti i peccati, negli esseri umani ( Gen 3,5s ) e prima ancora negli angeli decaduti, cui applica l'invettiva profetica: "Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora?

…Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo" ( Is 14,12-13 ).

La potenza dei superbi può coalizzarsi, come nel racconto simbolico del popolo di Babele: "Costruiamoci una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome" ( Gen 11,4 ).

I potenti superbi opprimono i poveri, ma Dio ristabilirà verità e giustizia.

Dio maledice l'orgoglioso, chiuso alla grazia: "Dio resiste ai superbi, ma da grazia agli umili" ( 1 Pt 5,5 ).

Lo canta in modo sublime nel Magnificat la Vergine Maria: "Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili" ( Lc 1,51-52 ).

È la grande battaglia ingaggiata da Gesù di Nazaret contro il "principe di questo mondo" ( Gv 12,31; Gv 14,30; Gv 16,11 ).

E tutta la vita di Gesù darà verità alla fondamentale massima evangelica: "Il più grande tra voi sia vostro servo; chi si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato" ( Mt 23,11 ).

Il risanamento della superbia e la vittoria su essa si ottengono dunque con l'educazione all'esercizio radicale dell'umiltà ( v. ) evangelica.

Summa Teologica

  II-II, q. 162