Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 71

XVIII domenica dopo Pentecoste
( Mt 9,1-8 )

Mezzi per guarire dalle infermità spirituali sia volontarie che involontarie

1 Capita talvolta che i servi di Dio si trovino nell'incapacità di compiere il bene, sia a motivo delle tentazioni, alle quali si riesce a stento a resistere, sia a motivo delle sofferenze interiori e sia infine per la violenza delle passioni.

Questi concetti sono contenuti nell'episodio del paralitico, narrato nel Vangelo.

Anche quelli che sono al servizio di Dio non trovano molto facile andare a lui, sia perché non sono bene illuminati, sia perché non sono sufficientemente aiutati da chi dovrebbe guidarli.

Questa sofferenza può durare anche a lungo.

Dio lascia un'anima in questa disposizione per farle sentire che essa non può nulla senza di lui e che non le è possibile avere lo spirito necessario per arrivare fino a lui se non è aiutata dalla sua grazia; ma, quando è da lui fortificata, l'anima può tutto.

Essa deve dunque aspettare pazientemente che Gesù le passi vicino e le porti il rimedio per il suo male.

È lui che ci ha procurato la grazia della redenzione, conosce quindi il mezzo per fortificare la nostra anima e per ridarle lo slancio perduto.

Noi dobbiamo preoccuparci solo di farci condurre da Gesù quando passerà, come fece il paralitico steso sul letto che era contento di soffrire finché Gesù lo guarì.

È normale che, in questo genere di infermità, solo lui possa portare un rimedio; tutto quello che possiamo fare noi è stare attenti a non commettere il male.

Dobbiamo pregare molto e contentarci di dire col re profeta: Crea in me, o Dio un cuore puro, rinnova in me il tuo spirito ( Sal 51,12 ), perché io possa giungere a te.

2 Quando saremo alla presenza di Gesù, quando cioè una luce passeggera illuminerà sia noi sia chi ci guida, aspettiamo che Gesù ci parli e ci restituisca la salute e il movimento, come fece con quel paralitico.

Sosteniamoci con la fermezza della fede anche se non proviamo alcun sentimento verso Dio e nessuna attrattiva per le cose di Dio.

Assicuriamoci che la nostra fede gli piaccia e allora possiamo essere certi che, dopo aver aiutato e animato la nostra fiducia, ci dirà - come al paralitico - Alzati!

Innalzati cioè fino a Dio.

E noi, riacquistate le forze, lo potremo fare con facilità.

Nulla allora potrà più trattenerci; nulla che sia di ostacolo ai nostri movimenti esteriori e che ci impedisca di arrivare a Dio.

E, subito dopo, Gesù ci dirà: Vai pure! Perché sarà così facile arrivare a Dio e intrattenerci con lui, che nulla ci farà più piacere: sarà questo il risultato della nostra pazienza, quella pazienza che Dio si compiace di ricompensare nei suoi servi.

Queste disposizioni divine derivano, talvolta, da qualche peccato precedentemente commesso; se è così bisogna gemere davanti a Dio e compiangere la nostra miseria.

È questo l'atteggiamento che Gesù vuole vedere, prima di beneficare un'anima malata e prima di ridarle ciò che l'infermità umana le aveva fatto perdere.

Vegliate dunque su voi stessi, perché le vostre colpe non spingano Dio a negarvi le sue grazie.

3 Per guarirci dalla nostra paralisi spirituale non basta che Gesù ci dica di alzarci, bisogna anche che noi lo vogliamo, tranne che questa paralisi sia esclusivamente una prova che Dio ci manda, senza che noi siamo minimamente colpevoli perché, in questo caso, basta un suo ordine e sarà obbedito.

Ma se c'è qualcosa in noi che può avere causato questa infermità o che vi ha contribuito, è necessario collaborare alla guarigione, perché le malattie spirituali non sono come quelle fisiche.

Per guarire queste, bastava che Gesù parlasse o che lo volesse; ma per le malattie dello spirito, dobbiamo noi per primi desiderare di esserne guariti, perché Dio non forza la nostra volontà, si limita a esortarla e a sollecitarla.

Dipende quindi da noi ricevere la sua grazia, saperne fare un giusto uso e assecondare la sua buona volontà per la guarigione delle nostre infermità spirituali.

Quando dunque i vostri aneliti verso Dio sono come sospesi, siete pronti e docili alla sua voce; alzatevi non appena ve lo dirà e camminate: riprendete cioè la pratica della virtù anche se provate difficoltà a farlo; mortificate le vostre passioni e fate di tutto per vincerle; ma soprattutto siate fedeli ad aprire il fondo del vostro cuore ai vostri Direttori.

È questo il segreto per non cadere più in questa specie di malattia.

E, infine, andate subito a casa: conducete, cioè, una vita ritirata, raccolta e silenziosa, dedicatevi costantemente all'orazione e agli altri esercizi di pietà e praticate con esattezza la Regola della Comunità.

Questi sono i mezzi più sicuri per ristabilire nella vostra anima le buone disposizioni che erano state interrotte.

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