Contro Cresconio grammatico donatista

Indice

Libro II

1.1 - Quanto è stato dimostrato nel libro precedente

Con il discorso così prolisso del volume precedente, penso di avere stabilito una volta per tutte che i vostri vescovi non devono essere né lodati né approvati perché rifiutano di tenere una conferenza con noi, a causa del dissenso che divide la nostra comunione.

Essi sono convinti che con questa sorta di prescrizione si trovano al sicuro dal dover sostenere una causa indifendibile, la quale, se non erro, ho troncato alla radice portando argomentazioni vere e molto solide, soprattutto con gli esempi delle divine Scritture.

Con essi ho messo in piena luce il comportamento dei santi predicatori e difensori della verità, che parlarono anche contro gli attuali avversari di questa verità, e non solo contro coloro che facevano parte del medesimo popolo, ma anche contro quelli di altre razze e di altri paesi, e soprattutto - cosa di cui voi vi servite tanto come spauracchio per gli ignoranti - contro coloro che sono i grandi professionisti della dialettica.

Non è dunque il caso di considerare un attaccabrighe il predicatore zelantissimo né un polemista il dialettico infaticabile che insiste, secondo il precetto dell'Apostolo, in ogni occasione opportuna e inopportuna, ( 2 Tm 4,2 ) per confutare in nome della sana dottrina gli oppositori, confondere i ciarlatani, ( Tt 1,9-10 ) correggere gli inquieti, consolare gli sfiduciati, accogliere i deboli, perché, mentre difende con pazienza ( 1 Ts 5,14 ) la parola della salvezza evangelica contro tutti gli oppositori, la predica senza scoraggiarsi.

Ho dimostrato anche che voi non dovete pensare di dover battezzare per il solo fatto che noi riconosciamo anche a voi la possibilità di avere e di dare il battesimo, in quanto noi diciamo che voi lo avete a vostro danno e lo date per l'altrui danno.

Infatti questi sacri beni, di cui anche i cattivi possono usare, quanto più sono santi, tanto più sono amministrati da loro inutilmente e penalmente.

Per questo, quando essi tornano alla Chiesa, devono subire la correzione; i buoni comunque non devono violare quei sacri beni, che anche i cattivi non hanno alterato.

1.2 - Inizia la confutazione della lettera di Cresconio

Ascoltami dunque, Cresconio, mentre ti dimostrerò brevemente anche questo: che tu, in tutta la tua lettera, non hai detto nulla per confutare la mia, se eccettuamo che forse casualmente mi hai insegnato a derivare o formare le parole.

Per esempio, dalla parola " Donato " tu volevi che io facessi derivare " donaziano " anziché " donatista "; ma mi concederai almeno che questa formulazione deriva dal greco, cioè che Donato forma la parola " donatista " come Evangelo forma " evangelista ".

E tu dichiari di compiacerti che i vostri predicatori del Vangelo abbiano mutuato da tale vocabolo l'origine del loro nome.

Rifletti dunque: chissà che non abbiano voluto essere i primi a darsi questo appellativo, dal momento che considerano Donato il loro Vangelo!

Infatti, come tutti i santi non vogliono abbandonare la società del Vangelo, così costoro non vogliono abbandonare quella di Donato; e per questo si compiacciono di chiamarsi Donatisti, come si dice Evangelisti.

Tu, piuttosto, fai loro torto quando scrivi che nella lingua latina non approvi se non la regola latina, in base alla quale è meglio far derivare da Donato Donaziani, come da Ario e Novato deriva Ariani e Novaziani.

Ora, quando ti scrivevo, il nome era già stato diffuso così e non so da chi, perciò non mi sono preoccupato di cambiarlo, sembrandomi adatto ad esprimere la distinzione che volevo fare.

Se infatti Demostene, il più celebre fra gli oratori, che posero tanta cura nella scelta delle parole, quanta ne mettono i nostri autori nelle idee, allorché Eschine gli rimproverò un neologismo, rispose che il destino della Grecia non riposava né su di lui né sull'uso di questa o quella parola, di questo o quel gesto della mano,4 tanto meno noi dobbiamo affaticarci sulle regole delle derivazioni delle parole, quando, dicendo una o l'altra, facciamo comprendere senza ambiguità il nostro pensiero.

Non è certo la raffinatezza della lingua, ma la dimostrazione della verità che ci interessa maggiormente!

Se poi è stato uno dei nostri a coniare per primo questo nome, non credo assolutamente che abbia inteso imitare qualcosa di simile al termine "evangelista ", derivato da Evangelo.

Ma poiché non solo Donato di Cartagine, considerato il principale artefice di questa eresia, bensì anche Donato di Case Nere, suo antenato, che fu il primo ad erigere altare contro altare nella stessa città, provocarono un grande scandalo, così probabilmente ha voluto far derivare da Donato "donatisti ", come da scandalo " scandalisti ".

2.3 - Quello che importa è discernere la verità dalla falsità

Ma io in tale questione, che non inficia minimamente la nostra causa, voglio essere magnanimo; d'ora in avanti, quando tratterò con te, li chiamerò " donaziani ": invece, trattando con altri, seguirò piuttosto l'uso corrente, che a buon diritto predomina intorno a questi vocaboli comuni.

Tu, che mi hai attribuito un'eccellente eloquenza, ricorda soltanto che io non conosco ancora la formazione dei derivati, e fa' sapere ai vostri che stiano tranquilli e non comincino a temermi come dialettico, poiché vedi bene che ho ancora bisogno del grammatico.

Ora, l'arte della discussione - chiamala pure dialettica o con un altro nome - ci insegna abbastanza bene ma con discrezione che, quando si è messa a punto una questione, non è più il caso di arrovellarsi il cervello intorno a un nome; per cui non mi importa proprio niente se essa si chiama " dialettica ", però pongo la massima cura possibile nel conoscere e nell'essere in grado di discutere, cioè, di parlare discernendo la verità dalla falsità, poiché se trascurerò di farlo, commetterò gli errori più perniciosi.

Così, non mi preoccupo affatto se voi usate il vocabolo " donatisti " o il derivato più tecnico e letterario " donaziani ", né mi curo in fondo se si debba riconoscere a Donato il fatto che sia stato il primo ad offrire il sacrificio al di fuori della Chiesa oppure se abbia dato a questa eresia l'impulso maggiore, o ancora se si debba riconoscere a Maggiorino di essere stato ordinato per primo vescovo del vostro partito contro Ceciliano, o che noi dobbiamo coniare il vocabolo adatto quando parliamo con voi.

Che voi siete eretici, e quindi occorre usare la massima cautela per evitare i vostri raggiri: ecco ciò che procurerò di dimostrare con la massima diligenza; in caso contrario incorrerò in una colpa non piccola di negligenza nei confronti dei doveri del mio ufficio.

3.4 - Definizione dello scisma e dell'eresia secondo Cresconio

Benché tu creda che sia opportuno chiamare scisma, anziché eresia, quanto si è verificato tra noi e, caso raro di audacia fra i dialettici, stabilisci anche la loro differenza con definizioni, ebbene, non potrei dimostrare a sufficienza quanto tu mi aiuti in questo, se non citassi testualmente dalla tua lettera: " Che cosa significa - affermi - la tua espressione: "sacrilego errore degli eretici"?

Le eresie di norma sorgono soltanto fra coloro che sostengono dottrine diverse; non è eretico se non il seguace di una religione contraria o interpretata diversamente, come sono i Manichei, gli Ariani, i Marcioniti, i Novaziani e gli altri che, ciascuno con il proprio punto di vista, si oppongono alla fede cristiana.

Tra noi, per i quali lo stesso Cristo è nato, morto e risorto, una sola è la religione e identici sono i sacramenti, senza alcuna diversità nella pratica cristiana, si dice che c'è stato uno scisma, non una eresia.

In effetti, l'eresia è una sètta di individui che professano dottrine diverse, lo scisma invece è una divisione fra individui che professano la stessa dottrina.

Per cui ti rendi perfettamente conto in quale grossolano errore sei incorso con questa voglia di incriminarci: tu chiami eresia quello che è uno scisma ".

Queste sono precisamente le tue parole, che ho preso di peso dalla tua lettera.

4.5 - Si discute la definizione di Cresconio

E ora osserva attentamente, se non vuoi ostinarti ancora, come tu stesso abbia posto fine alla questione che stiamo dibattendo sintetizzandola felicemente!

Se infatti, tanto per noi quanto per voi, identico è il Cristo nato, morto e risorto, unica è la religione, medesimi sono i sacramenti, non c'è alcuna differenziazione nella pratica cristiana, non è forse una perversità reiterare il battesimo?

Tu poi hai dato di ciò ben tre motivazioni, mentre ne sarebbe bastata e avanzata una sola.

Invece, come se combattessi lealmente contro i Donaziani, temendo che qualcuno, magari più astuto di te, tentasse di spiegare in modo diverso ciò che avevi detto con una formula unica e concisa, ti sei preoccupato di mettere bene in testa e di inculcare la tua idea nelle orecchie e nelle intelligenze anche dei più ottusi, affermando: " C'è un'unica religione, gli stessi sacramenti, nessuna differenza nella pratica cristiana ".

E noi stiamo ancora a prendercela l'un contro l'altro!

Su, ormai è tempo di reprimere il dissenso, ricucite la separazione, ponete fine alla lite, amate la pace!

Perché riprovate, perché esorcizzate, perché ribattezzate? " Unica è la religione, identici i sacramenti, nessuna differenza nella pratica cristiana ".

Ora, se tra noi e voi non c'è un unico battesimo, come può esserci un'unica religione?

Ma tu hai detto: " una sola religione ", allora unico è il battesimo.

Se tra noi e voi non è unico il battesimo, come possono essere identici i sacramenti?

Tu però hai detto: " gli stessi sacramenti ", allora abbiamo anche lo stesso battesimo.

Così pure, se tra noi e voi il battesimo è diverso, come è possibile che non ci sia alcuna differenza nella pratica cristiana?

Ma tu hai detto: " nessuna differenza nella pratica cristiana ", dunque neppure il battesimo è diverso.

Stando così le cose, noi legittimamente né riproviamo, né esorcizziamo, né reiteriamo ciò che è unico e identico e non diverso, ma lo riconosciamo, lo accogliamo, lo accettiamo.

Voi invece quel battesimo, che è unico e identico e non diverso, fingete empiamente di riconoscerlo, ma in realtà ricusate di riceverlo, non volete accettarlo; preferite piuttosto riprovarlo, osate esorcizzarlo, non temete di reiterarlo.

E mentre noi con ciò stesso accogliamo quello che non ha subìto mutazione fra noi, voi lo ripudiate; se lo date voi, noi lo accettiamo come dato; invece se lo diamo noi, voi lo ripetete come non dato.

Pur seguendo dottrine così opposte, vi rifiutate di essere chiamati eretici!

4.6 - La reiterazione del battesimo è una vera eresia

Fai bene attenzione a ciò che dici e a ciò che dico.

Tu hai dato certamente questa definizione e hai detto: " L'eresia è la sètta di coloro che professano dottrine diverse; lo scisma, invece, è una divisione fra coloro che sostengono le stesse dottrine ".

Tu hai anche affermato che " noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nell'osservanza cristiana ".

Se c'è un'unica religione, gli stessi sacramenti, nulla di diverso nella pratica cristiana, perché allora ribattezzi un cristiano?

Se, al contrario, tu ribattezzi un cristiano e io non lo ribattezzo, certamente seguiamo dottrine differenti: perché non vuoi essere chiamato eretico?

Considero un fatto non trascurabile quello per cui noi riconosciamo eretici coloro che, pur professando di avere con noi un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nella pratica cristiana, non vogliono riconoscerci come battezzati.

Siete, forse, così ostinati e resistete con tale spirito di contestazione alla verità, che separate il battesimo dalla religione, dai sacramenti, dalla pratica cristiana?

Se voi fate questo, siete eretici proprio perché non volete accettare che il battesimo sia parte integrante della religione, dei sacramenti, della pratica cristiana.

E se non lo fate, siete sempre eretici perché ribattezzate coloro che hanno con voi un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza alcuna differenza nella pratica cristiana, in quanto precisamente confessate che il battesimo fa parte della religione, dei sacramenti, della pratica cristiana.

Dunque, rifletti attentamente sulla tua definizione, nella quale hai detto: "L'eresia è la setta di coloro che seguono dottrine differenti ", e considera se voi non seguiate dottrine differenti, sia separando il battesimo dalla pratica religiosa dei sacramenti cristiani, ai quali noi lo colleghiamo come uno dei principali, sia ribattezzando coloro con i quali condividete un solo battesimo nella pratica religiosa dei sacramenti cristiani: cosa che noi detestiamo.

5.7 - Cosa direbbe Agostino a quelli che si apprestano a ribattezzare chi è già battezzato

Oh, come vorrei, se potessi, quando i vostri seducono qualche nostro fedele per farlo perire con i loro inganni nefandi; quando, già battezzato fra noi, gli dicono che non ha neppure iniziato ad essere cristiano; quando lo esorcizzano come se fosse pagano; quando lo fanno catecumeno per prepararlo a immergerlo nuovamente nell'acqua o piuttosto a sommergerlo; sì, come vorrei sbucare all'improvviso da qualche parte tenendo la tua lettera in mano, per leggere ad alta voce questo passo nel bel mezzo della loro sfrontata impresa, presentarlo loro e gridare: " Che cosa fate? Ecco, ascoltate, vedete, leggete: noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti, nessuna differenza nella pratica cristiana.

Prima informatevi in nome di chi ( 1 Cor 1,13 ) quest'uomo è stato battezzato, e solo se voi invocate nel vostro battesimo un nome migliore, dateglielo "!

Allora, forse, se l'evidenza stessa dei fatti non li farà tremare, costoro manifesteranno subito il loro piano, veramente grandioso e acuto, e diranno: "Chi è mai costui per noi, di cui tu presenti la lettera?

È un nostro laico; la sua vittoria sarebbe nostra, la sua sconfitta sarebbe soltanto sua ".

Allora, se io fossi presente, rivolto a te direi: " Almeno tu, di grazia, dicci che cosa fanno costoro.

Ecco, essi si apprestano a ribattezzare uno già battezzato fra noi.

Non abbiamo forse, noi e voi, un'unica religione, gli stessi sacramenti, senza differenza alcuna nella pratica cristiana? ".

E tu, allora, forse risponderai: " Ma il battesimo di Cristo non è la religione, non è un sacramento, non è una pratica cristiana "?

Che Dio allontani dalla tua mente una simile demenza!

Che cosa mi risponderai, dunque, se io ti incalzo con queste parole: " Noi e voi abbiamo un'unica religione; ora, coloro che non hanno un unico battesimo, non hanno un'unica religione; dunque, noi e voi abbiamo un unico battesimo.

Noi e voi abbiamo gli stessi sacramenti; ora, coloro che non hanno lo stesso battesimo, non hanno gli stessi sacramenti; dunque noi e voi abbiamo lo stesso battesimo.

Non vi è alcuna differenza tra voi e noi nella pratica cristiana; ora, coloro che hanno un battesimo diverso, differiscono senz'altro nella pratica cristiana; dunque fra noi e voi non c'è un battesimo diverso.

Perché, allora, viene riprovato ciò che è unico? Perché si esorcizza ciò che è identico?

Perché si vuole reiterare ciò che non è diverso? ".

6.8 - La verità sconfigge gli eretici, dimostrando la loro palese perversità

Se io agissi così alla vostra presenza, mettendovi alle strette, voi come ve la cavereste?

I tuoi certamente disprezzerebbero nella tua lettera i grammatici, tu accuseresti nella nostra i dialettici, ma la verità, appoggiandosi sull'una e sull'altra, sconfiggerebbe gli eretici, dimostrando che in essi non c'è nulla di diverso da noi, salvo la loro palese perversità.

Noi infatti riconosciamo i nostri sacramenti e correggiamo l'errore altrui, mentre voi riconoscete gli stessi sacramenti, che reiterate come se fossero nulli, riprovando di fatto, come se vi fosse grande diversità, ciò che a parole concedete che non è diverso!

7.9 - Lo scisma è una divisione recente di un gruppo, l'eresia invece è uno scisma inveterato

Quindi, benché fra scisma ed eresia preferisca piuttosto questa distinzione: lo scisma è una divisione recente di un gruppo, conseguente ad una certa diversità di opinioni - infatti non si può produrre uno scisma se i suoi autori non seguono un comportamento distinto - , l'eresia invece è uno scisma inveterato, tuttavia, perché mai devo affaticarmi tanto, quando le tue definizioni convalidano così bene la mia tesi per cui, se sono suffragate anche dal gruppo restante dei vostri, vi chiamerei più volentieri scismatici anziché eretici?

Infatti, se lo scisma è opera di coloro che hanno in comune con quelli da cui si separano un'unica religione, gli stessi sacramenti, senz'alcuna differenza nella pratica cristiana, questo rende più condannabile la vostra pratica di ribattezzare, poiché non si può avere un altro e diverso battesimo in un'unica religione, con gli stessi sacramenti, senza alcuna differenza nella pratica cristiana.

Ma poiché la divergenza che vi separa dal vincolo dell'unità è reale e non trascurabile, dal momento che dissentite da noi anche per ciò che concerne la reiterazione del battesimo, ne consegue che, in base a questa tua stessa definizione: " l'eresia è la sètta di coloro che seguono dottrine diverse ", voi siete contemporaneamente eretici e vi presentate sconfitti.

Eretici certamente, non tanto perché siete divisi, quanto perché seguite una diversa prassi nel ribattezzare; e vinti, perché il battesimo conferito da noi voi lo reiterate, come se non esistesse o non fosse lo stesso, pur sostenendo che il battesimo è unico e identico e non diverso.

Sono proprio tue parole: " noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti, nulla di diverso nella pratica cristiana ".

8.10 - I Donatisti sono sempre veri eretici

Ecco perché, se il partito di Donato sottoscrivesse la tua lettera e poi riflettesse senza insana pertinacia o impudenza su ciò che tu e io abbiamo detto, non dovrebbe più pensare e dire nulla contro di noi.

Ma poiché sei tu il mio interlocutore, credo ormai che anche tu ti renda conto come non sia stato tanto per il gusto di accusare, quanto per il desiderio di correggere un pernicioso errore, che ho detto: " L'errore sacrilego degli eretici donatisti ".

Di queste quattro parole o nomi, poiché ciò piace a te o all'arte della grammatica, io correggo solo l'ultimo, e quindi muto " donatisti " in " donaziani "; invece gli altri tre, essendo convinto che anche tu consideri verissimo quanto ho detto sopra, correggeteli voi, mutateli voi!

Cambiate, ripeto, e correggete l'errore sacrilego dei Donaziani, o con quale altro nome dobbiate essere chiamati, ma sempre eretici.

Poiché siete anche eretici, sia perché siete rimasti in uno scisma inveterato, sia perché - secondo la tua definizione - avete idee diverse sulla Chiesa, che è il corpo di Cristo, e sulla reiterazione del battesimo cristiano; ed è errore sacrilego, non solo la separazione dall'unità cattolica, ma anche la profanazione e l'annullamento dei sacramenti che, secondo la tua confessione, sono unici e identici.

Se voi correggete e cambiate questo, come potete dire che vi accogliamo così come eravate?

Ecco perché hai detto tante cose a vanvera e, pur essendo di ingegno così acuto, per l'abitudine di ascoltare falsità hai reso ottusa la tua mente, tanto da farti credere che, quando essi passano dai vostri ranghi ai nostri, noi li accogliamo tali e quali erano, perché approviamo in essi il patrimonio della tradizione dei cristiani, che essi non hanno alienato alienandosi, né hanno corrotto pervertendosi.

Anche tu, che pure non sei quel che noi siamo, non hai potuto fare a meno di confessare questi sacramenti come tali, e non tali in quanto somiglianti ad altri, ma in quanto assolutamente identici.

9.11 - Credere alle realtà sicure, non alle vuote parole

Dimmi, ti prego, come può restare tale quale era prima, chi venera la Chiesa che bestemmiava, chi conserva l'unità che non manteneva, chi possiede la carità che non aveva, chi accoglie la pace che rifiutava, chi approva il sacramento che esorcizzava?

O, forse, l'ordine del vero e del falso è capovolto a tal punto, che possono affermare di non essere mutati coloro nei quali la verità ha corretto ciò che era differente, e si dichiarano cambiati coloro nei quali la menzogna reitera ciò che era esattamente identico?

Non voler sostenere, dunque, per l'avvenire idee non solo carnali, ma anche puerili in questa materia!

E non credere che noi ammettiamo i vostri così come erano!

No, attraverso la conversione della volontà dall'errore alla verità, dalla divisione all'unità, dal dissenso alla pace, dall'inimicizia alla carità, dall'umana presunzione all'autorità delle divine Scritture, costoro non iniziano a diventare nostri se non dopo aver cessato di essere vostri.

Questa conversione della volontà, non solo ha trasformato di colpo un peccatore ( Mt 9,9-10 ) al banco delle imposte, ma anche un ladrone sulla croce.

A meno che tu non creda che Cristo abbia voluto con sé in Paradiso quell'individuo sanguinario e criminale, senza che quella conversione del cuore lo avesse reso immediatamente innocente, cosicché da quel giorno, da quel luogo, da quel legno costui passasse all'immortale premio della fede, legno nel quale aveva ricevuto il supplizio della morte per la sua iniquità. ( Lc 23,40-43 )

Infatti in un breve istante l'anima è trasformata sia nel male che nel bene, ma non per questo ciò che essa merita è poco.

Basta un sol colpo ad uccidere una vita, di qualsiasi età, nutrita a lungo nei beni e prosperità temporali, così come un ordine, che il Signore si degnò di dare, guarì all'istante un'infermità di trentotto anni. ( Gv 5,5-9 )

Credi alle realtà sicure, non alle vuote parole!

I vostri passano fra noi dopo aver cambiato vita e non sia mai che restino ciò che erano.

Ah, come vorrei che anche tu facessi altrettanto e fossi intimamente convinto quanto ciò sia vero in te!

10.12 - Il caso di Candido e di Donato

Ti è sembrato di dire una gran cosa nominando " Candido di Villaregia e Donato di Macomades, che erano vescovi fra voi e restarono vescovi anche fra noi ", giungendo attraverso una vita di provata bontà al premio più onorevole della vecchiaia.

Come se i sacramenti e l'invocazione del nome di Dio, in uso presso di voi, fosse detta contro di noi, mentre essa, anche in coloro che sono al di fuori della Chiesa, non appartiene assolutamente se non all'unica Chiesa!

Se in tale questione mi mancassero le parole, mi verrebbero in aiuto le tue.

Poiché se tu pensassi che nulla di ecclesiastico può trovarsi al di fuori della Chiesa, non avresti detto proprio tu che " noi e voi abbiamo un'unica religione, gli stessi sacramenti e nulla di diverso nella pratica cristiana ".

Parole che condivido solo in parte. Infatti vi manca la Chiesa di Cristo, non avete la carità di Cristo.

Quanto ai sacramenti cristiani, certo li riconosco in voi; ma in essi riprovo e respingo anche quella diversità, e cioè che, nonostante conserviate nello scisma gli stessi sacramenti, voi li esorcizzate nei cattolici.

Senza dubbio la Chiesa riconosce in voi tutto ciò che è suo, e per questo non cessa di essere suo per il fatto che si trova anche fra voi.

Certo, tra le vostre mani sono beni altrui, ma quando essa, alla quale questi beni appartengono, vi accoglie nel suo seno emendati, diventano anche vostri in ordine alla salvezza, mentre prima li possedevate per la vostra rovina.

La discordia vi possiede sotto il titolo della pace; dunque la discordia sia espulsa e si faccia entrare la pace!

Che motivo c'è per deporre il titolo?. " Egli è vescovo - dici tu - e lo accogli come vescovo; è un presbitero e lo ricevi come presbitero ".

Potresti dirmi anche questo: È un uomo e lo accogli come uomo.

Sì, riconosco in lui tanto i sacramenti cristiani quanto le membra del corpo umano, e non mi curo di colui che le ha seminate, ma di colui che le ha create.

Se lui ne vuole usare male, diventa cattivo proprio perché offende il Creatore servendosi dei suoi beni; se invece comincerà ad usarne bene, correggerà se stesso, non cambierà quelli.

11.13 - Senza l'episcopato o il chiericato ci possiamo salvare, ma senza la religione cristiana non ci salviamo

Anche l'ammissione dei vescovi o dei chierici pone, certo, un'altra questione.

Infatti, benché quando sono ordinati fra voi non si invochi il nome di Donato, ma quello di Dio, tuttavia la loro ammissione è accompagnata da modalità tali che sembrano convenienti alla pace e all'utilità della Chiesa.

Perché non siamo vescovi per noi, ma per coloro ai quali offriamo il ministero della parola e del sacramento del Signore; e per questo, adattandoci alle necessità di coloro che dobbiamo governare senza scandalizzarli, dobbiamo essere o non essere ciò che siamo, non per il nostro interesse, ma per il bene altrui.

E, per finire, non pochi individui, ornati di santa umiltà, per certi ostacoli che scorgevano in se stessi e che li allarmavano nella loro pietà e vita religiosa, abbandonarono l'ufficio dell'episcopato non solo senza colpa, ma anche a propria lode.

Costoro, se abbandonassero il nome e la fede cristiana, si meriterebbero un encomio o piuttosto una condanna?

Se vi possono essere giuste cause che esimano qualcuno dall'accettare l'episcopato, non vi può tuttavia essere alcuna giusta causa che lo esima dal diventare cristiano.

Perché questo, se non perché senza l'episcopato o il chiericato ci possiamo salvare, ma senza la religione cristiana non ci salviamo?

12.14 - La Chiesa cattolica riconosceva la validità del battesimo e del sacerdozio, conferiti dai Donatisti

Ne consegue che i vostri vescovi o chierici di ogni grado, per quanto concerne gli uffici ecclesiastici, sono stati accolti nell'unità cattolica alle condizioni che sembravano più vantaggiose per i fedeli, la cui salvezza reclamava l'esercizio o la rinunzia al loro ufficio.

Tuttavia, anche nei riguardi di coloro che ricoprirono presso di noi gli stessi incarichi, tu hai potuto affermare: " È un vescovo, tu lo accogli come vescovo ", ma avresti potuto dire altrettanto: " È un eretico, ricevi un eretico ", oppure: " È uno scismatico, ricevi uno scismatico ", oppure: " Egli è un Donaziano, tu lo ricevi come Donaziano ".

Con questi termini si stabilisce una distinzione, non fra il grado gerarchico e la dignità dell'uomo comune, ma fra il crimine dell'errore e la verità cattolica.

Inoltre queste funzioni, per così dire ecclesiastiche, si possono facilmente trovare anche fra gli estranei che, abbandonando voi e passando fra noi diventano nostri, ed è per il bene comune dei popoli che serviamo con questo ministero, che noi li accogliamo o rifiutiamo.

Quanto poi alle irregolarità che sono esclusivamente vostre, noi le saniamo, le correggiamo, le trasformiamo; ma al tempo stesso vigiliamo perché anche presso gli eretici quei sacramenti, senza i quali l'uomo non può diventare cristiano, siano trattati in tal maniera che, quando essi ritornano alla Chiesa, si dia loro ciò che manca, si approvi ciò che è riconosciuto.

Così, mentre ci adoperiamo perché non ci danneggino i mali che produssero contro la Chiesa, evitiamo di trattar male anche quei beni che essi portarono con sé uscendo dalla Chiesa.

Tale è il caso del ramo spezzato: se, come dice l'Apostolo, ( Rm 11,23 ) lo si deve innestare di nuovo, gli si ridà la radice, non si cambia la forma.

12.15 - Non si può espiare ciò che è inespiabile

Dici: " Tu, però, i nostri li chiami eretici e sacrileghi, crimine abominevole e inespiabile.

Tali individui si devono o si possono perdonare senza imporgli una espiazione?

E perché - aggiungi - non purifichi colui che viene a te?

Perché prima non lo lavi e lo purifichi perché possa entrare in comunione con te? ".

Che dire se, in base a queste tue parole, un altro concludesse con ben maggiore congruenza che a questi individui non si deve né si può perdonare, e dimostrasse che ti sei contraddetto sostenendo la necessità del perdono dopo una congrua espiazione, perché ciò che gli si rimprovera è un crimine inespiabile?

Come si può espiare ciò che è inespiabile?

Come posso sperare che tu dia ascolto a ciò che ti dico, se tu stesso non comprendi a due righe di distanza le tue stesse parole e ti contraddici subito, giudicando che si deve espiare ciò che chiami inespiabile?

Noi invece dichiariamo eretico e sacrilego il vostro errore, ma senza per questo considerarlo inespiabile; altrimenti invano avremmo giudicato necessario l'impiego di ogni mezzo possibile per farvelo abbandonare, per correggervi e ricondurvi alla Chiesa cattolica.

E non credere neppure, come scrivi, di usare il nostro linguaggio come se dicessimo che per questo male non c'è né rimedio né medico.

È proprio quello che nel modo più assoluto non diciamo, poiché meritano il perdono coloro che si pentono di questo male, e onnipotente è il medico, il quale dice per mezzo del profeta: Se tu ti converti e piangi il tuo male, allora sarai salvo. ( Ez 18 )

Per cui, se per caso ti sei imbattuto in uno meno istruito di te su queste cose o che non riflette molto a ciò che dice, benché chi ti diceva questo abbia dato l'impressione di appartenere alla comunione cattolica, lui meriterebbe comprensione per aver pronunziato questa parola sconsiderata, più di te che, pur avendo ricevuto un'educazione tanto liberale e una formazione non comune nell'arte della parola, rifletti meno a ciò che dici, giudicando meritevole di espiazione ciò che dici inespiabile e, fatto ancor più mostruoso, che deve essere espiato perché è inespiabile.

Non è certo un atteggiamento cattolico esortare ad emendarsi dall'errore per salvarsi coloro che avremmo definito vittime di un errore inespiabile e insanabile.

Ma per questo a voi non sembrano purificati coloro che da voi passano a noi, perché non sono battezzati una seconda volta, come se il battesimo, che non è opportuno ripetere poiché è uno e identico, fosse l'unico mezzo per purificare gli uomini dai loro errori.

Essi sono purificati anche dalla parola della verità, da colui che dichiara: Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato. ( Gv 15,3 )

Sono purificati anche per mezzo del sacrificio del cuore contrito, da colui del quale è stato detto: Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato Dio non disprezza. ( Sal 51,19 )

Sono purificati anche per mezzo delle elemosine da colui che dice: Date in elemosina, ed ecco tutto per voi sarà mondo. ( Lc 11,41 )

Sono purificati per mezzo della virtù sovreminente, la carità, ( Ef 3,19 ) da colui che dice per mezzo dell'apostolo Pietro: La carità copre una moltitudine di peccati. ( 1 Pt 4,8 )

Se esiste quest'unica virtù, tutte quelle opere si fanno con rettitudine; se invece è assente, tutte si compiono invano.

Ma, essa da dove deriva? Ascolta la parola dell'Apostolo: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )

Allora, a buon diritto, si crede che coloro i quali hanno ricevuto al di fuori della Chiesa il battesimo della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo, a meno che non aderiscano alla stessa Chiesa nel vincolo della pace attraverso il legame della carità.

13.16 - Al di fuori della Chiesa non si può avere la carità

Ormai è giunto il momento di esporre ciò che avevamo differito nel primo libro : nella Chiesa, che è il santo corpo di Cristo, che cosa si può propriamente ricevere che, al di fuori di essa, non può essere ricevuto?

Di coloro infatti che provocavano scismi, lo stesso Apostolo dice: L'uomo carnale non comprende le cose dello Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 )

Leggi la prima lettera ai Corinzi, e lo troverai.

Pertanto il battesimo è il sacramento della vita nuova e della salvezza eterna, che molti possiedono non per la vita eterna, ma per la pena eterna, poiché usano male un bene tanto grande.

Invece la santa carità, che è il vincolo della perfezione, ( Col 3,15 ) nessuno può averla se non è buono, chiunque la possiede non può essere scismatico o eretico.

Quando dunque qualcuno, venendo all'unità della Chiesa, si unisce veracemente ai suoi membri, riceve lo Spirito Santo che diffonde la carità nei nostri cuori, ( Rm 5,5 ) e la stessa carità copre la moltitudine dei peccati, ( 1 Pt 4,8 ) di modo che anche il battesimo, che prima possedeva per la sua condanna, meriti di averlo ormai per il premio.

Come puoi, dunque, negare che lui sia purificato, se non perché ignori del tutto che cosa sia in concreto la purificazione spirituale?

No, non "accogliamo perciò i vostri malfattori", come vorresti insinuare, "in una sorta di asilo di Romolo", che la città di Dio, accogliendoli, renderebbe innocenti, purché vi entrino con cuore sincero.

Di essa dice il suo fondatore: Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte. ( Mt 5,14 )

Non la fondò infatti colui che in un eccesso d'ira uccise superbamente il fratello, ma colui che umilmente redense i fratelli con la sua morte.

Egli la rallegra mediante la purificazione dello Spirito Santo, del quale proclamava ad alta voce: Chi ha sete, venga a me e beva, ( Gv 7,37 ) non raccomandando l'acqua visibile, che viene versata nel sacramento del battesimo, e possono ricevere sia i buoni che i cattivi, anche se senza di essa i buoni non possono salvarsi.

Benché quest'acqua appartenga alla Chiesa, tuttavia essa fluisce anche al di fuori, e la si trova persino presso coloro che sono usciti da noi, ma che non erano dei nostri, ( 1 Gv 2,19 ) come non si può negare che l'acqua di uno di quei quattro memorabili fiumi era acqua del Paradiso, ( Gen 2,10-14 ) anche se non si trova solo in esso, in quanto si è riversata anche al di fuori.

14.17 - Sotto il nome di acqua veniva designato l'invisibile dono di Dio: lo Spirito Santo

Non è, dunque, quest'acqua, ma sotto il nome di acqua veniva designato l'invisibile dono di Dio: lo Spirito Santo, che il Signore raccomandava dicendo: Chi ha sete, venga a me e beva! ( Gv 7,37 )

L'evangelista lo attesta chiaramente, quando aggiunge: Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. ( Gv 7,39 )

Certo, per quanto attiene al sacramento del lavacro visibile, già prima di essere glorificato con la risurrezione Gesù aveva battezzato molto più di Giovanni, come dice lo stesso Vangelo. ( Gv 4,1 )

Per questo dice ai suoi discepoli: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, che riceverete fra non molti giorni da qui a Pentecoste. ( At 1,5 )

Lo Spirito Santo, discendendo su di loro, donò fin dall'inizio questo segno: chi lo riceveva, parlava nelle lingue di tutti i popoli. ( At 2,1-4 )

Tale prodigio annunziava che la Chiesa si sarebbe diffusa fra tutti i popoli, e avrebbe ricevuto lo Spirito Santo soltanto chi avrebbe aderito strettamente alla sua unità.

Dio rallegra la sua città con il fiume largo e invisibile di questa sorgente, di cui il profeta dice: Un fiume impetuoso rallegra la città di Dio. ( Sal 46,5 )

A questa fonte non può accostarsi alcun estraneo, poiché nessuno può raggiungerla se non è degno della vita eterna.

Essa appartiene esclusivamente alla Chiesa di Cristo, cui si riferisce una profezia molto antica: La sorgente della tua acqua sia esclusivamente per te, e nessun estraneo la condivida con te. ( Pr 5,17 )

Di questa Chiesa e di questa sorgente si dice anche nel Cantico dei cantici: Giardino chiuso, fontana sigillata, pozzo d'acqua viva. ( Ct 4,12-13 )

15.18 - I Donatisti applicano le parole della Scrittura solo al sacramento visibile

I vostri, applicando questa dottrina soltanto al sacramento del battesimo visibile, commettono un errore così madornale che, senza volerlo, sono costretti a sostenere le peggiori assurdità.

E cioè che a quella fonte, appartenente esclusivamente all'unica colomba, della quale si dice: Nessun estraneo ne abbia parte con te, ( Pr 5,17 ) al giardino chiuso e al pozzo sigillato ha potuto accedere Simon Mago, di cui si legge ( At 8,13 ) che è stato battezzato da Filippo, e hanno potuto accedere tanti ipocriti, dei quali parla Cipriano gemendo: " Essi rinunziano al mondo soltanto a parole, ma non con i fatti "; hanno potuto accostarsi tanti vescovi avari, dei quali egli stesso attesta: " Rapinano i terreni con raggiri e menzogne, e aumentano i loro profitti con interessi usurai ".

Certo, risulta che costoro hanno ricevuto e dato il battesimo visibile; tuttavia a questa peculiare sorgente, di cui non può fruire alcun estraneo, a questa fonte sigillata, cioè al dono dello Spirito Santo che diffonde la carità di Dio nei nostri cuori, ( Rm 5,5 ) nessuno di costoro può accedere senza convertirsi.

Anzi, deve mutare in modo talmente radicale da non essere più un estraneo e diventare partecipe della pace celeste, socio della santa unità, colmo dell'indivisibile carità, cittadino della città angelica.

Pertanto, chiunque abbandona l'errore dell'eresia o dello scisma e corregge la sua condotta per volgersi con mente pia verso questa città, se possedeva già i sacramenti che hanno potuto fluire anche al di fuori verso gli indegni, questi sacramenti sono onorati in lui, poiché anche negli estranei non li consideriamo più come estranei.

Ormai lui è purificato in quella sorgente propria della Chiesa, ove non può aver parte alcun estraneo; quella fonte sigillata che è lo Spirito Santo, dalla quale anche presso di voi, chi vivesse per il resto della vita in modo lodevole, non potrebbe essere separato se non per il solo crimine dello scisma o dell' eresia.

16.19 - In modi diversi la Chiesa accoglie gli eretici, gli scismatici, i pagani

Quando, dunque, i vostri ritornano a noi cessando di essere vostri e cominciando ad essere nostri, ricevono ciò che non possedevano, per cominciare ad avere per la loro salvezza ciò che possedevano con pregiudizio tanto maggiore, quanto più indegnamente lo avevano.

Infatti ricevono prima di tutto la stessa Chiesa - e con essa la pace, l'unità, la carità - per mezzo della sua sorgente esclusiva e invisibile, lo Spirito Santo: beni, senza i quali essi sarebbero certamente venuti meno, pur con tutto ciò che avevano presso di voi, avendolo potuto portar fuori della Chiesa.

Del resto, essi ricevono ciò che non hanno mai posseduto, e con maggiore indulgenza che se lo avessero avuto e lo avessero abbandonato.

E questa è la differenza che vige presso di noi, per cui ammettiamo in un determinato modo coloro che hanno abbandonato la Cattolica e in un altro coloro che entrano in essa per la prima volta.

Sui primi infatti grava maggiormente il crimine della diserzione, su costoro invece si ricrea il legame dell'unità che essi non hanno infranto, ma riconosciuto e conservato.

Per questo può accadere che proprio coloro che hanno ribattezzato coloro che avevano sedotto, supplichino il Signore per essi, quando diventano penitenti, se i primi sono stati ammessi nella Chiesa prima che i secondi fossero riammessi.

Lo stesso caso si può presentare anche con gli adoratori degli idoli, che hanno fatto apostatare alcuni cristiani trascinandoli ad adorare gli idoli: se i seduttori di prima diventano cristiani e acquisiscono nella Chiesa qualche merito singolare, per mezzo loro possono ritornare quelli che erano stati sedotti, e sono raccomandati e riconciliati con il Signore proprio per mezzo di coloro che causarono il loro abbandono del Signore.

Infatti come il sacramento del battesimo, ricevuto degnamente, possiede la forza di purificare i sacrilegi dei pagani, così anche la carità dell'unità, sinceramente abbracciata, possiede la forza di lavare i sacrilegi degli scismatici e degli eretici.

Per cui, come i seduttori dei fedeli cristiani, quando tornano a Cristo, sono preposti alle loro vittime quando ritornano a lui, cosicché questi possono diventare anche vescovi, gli altri non possono, allo stesso modo non devono meravigliarsi le vittime degli eretici se, quando ritornano alla Cattolica, vedono che i loro seduttori, venendo alla Cattolica, gli sono preferiti.

I primi infatti chiedono ciò che con minor colpa mancava loro, gli altri sollecitano con maggiore umiltà di tornare ad essere ciò che erano: gli uni li invitiamo con più onore ad occupare il posto che ancora non avevano tenuto, gli altri li richiamiamo non senza diffidenza ad occupare il posto da cui erano caduti.

16.20 - L'errore sacrilego degli eretici donatisti o donaziani

Credo che ormai ti renda ben conto perché non avevo torto a parlare di " errore sacrilego degli eretici donatisti o - come tu preferisci - donaziani ", se dissentite dalla Chiesa cattolica e distruggete i sacramenti che affermate essere unici e identici.

Nonostante ciò, non siete né immeritevoli di perdono né incapaci di salvezza, grazie alla misericordia di Dio perché, abiurando il vostro errore lacerante e tornando alla verità e alla pace cattolica mediante il suo dono esclusivo, cioè il suo Santo Spirito, che diffonde la carità nei nostri cuori, ( Rm 5,5 ) potrete essere purificati e guariti.

Non si tratta di distruggere in voi i sacramenti della Chiesa, che possedevate come beni altrui per il vostro danno quando stavate fuori, ma perché stando dentro abbiate quegli stessi beni ormai come vostri e per la vostra salvezza.

17.21 - Replica all'asserzione di Petiliano

Ed ora vediamo come tu dimostri che è vera l'asserzione di Petiliano o di chicchessia : " Si deve considerare la coscienza di colui che amministra santamente il battesimo per vedere se esso purifica quella di colui che lo riceve ".

A questo testo io ho replicato: " E che succede se la coscienza di colui che lo conferisce ci è occulta o per caso è macchiata?

Come potrà purificare la coscienza di colui che lo riceve? ".

Tu, al contrario, ti sei dilungato nel riferire, non tanto le parole che hai detto da uomo acuto, quanto quelle dei vostri.

Il tutto si può riassumere brevemente così: Si tiene conto della coscienza di chi lo dà, non per quello che è realmente in quanto non si può vedere, ma in base alla reputazione di cui gode, vera o falsa che sia.

In altri termini, per colui che riceve il battesimo è sufficiente che costui sia un uomo, anche se occultamente è un malvagio, che goda di una buona reputazione, la sua malvagità non sia conosciuta, non sia stato ancora condannato, non sia stato ancora separato dalla Chiesa.

Osserva bene, ti prego, in quale precipizio abbia condotto gli uomini l'impossibilità di trovare una via d'uscita.

E così la coscienza macchiata di colui che lo dà, può lavare la coscienza di colui che riceve, purché goda di buona fama?

Ed essa potrà avere lo stesso potere della buona coscienza, anche se è con il dolo che si è conquistata questa buona reputazione?

Controlla bene ciò che dici: preferisci che mettiamo da parte questo argomento o vuoi che lo analizzi ancora sotto ogni aspetto per indurti ad una riflessione più seria?

Petiliano ha detto: " Si considera la coscienza di colui che amministra santamente il battesimo, per vedere se purifica quella di chi lo riceve ".

Io ho replicato: " Allora, che cosa succede se la coscienza di colui che lo dà è occulta e per caso è macchiata?

Come potrà purificare la coscienza di colui che lo riceve?".

Tu, o piuttosto i vostri - infatti un uomo della tua levatura quando mai avrebbe potuto dire cose simili? - hanno detto: " Anche se lui ha la coscienza sporca, siccome io, che ricevo il battesimo da lui, non la vedo e perciò l'ignoro, è sufficiente che sia battezzato da colui, la cui coscienza reputo senza macchia, poiché costui è nella Chiesa.

In effetti - dici tu - se considero la coscienza di chi battezza, non è per giudicare le cose intime, impresa impossibile, ma per non ignorare ciò che di lui dice l'opinione pubblica.

Ecco perché l'onnipotente Iddio ha detto: Le cose rivelate sono per voi, le cose occulte sono per me. ( Dt 29,28 )

In questo senso valuto sempre la coscienza del ministro, e poiché non la vedo, cerco ciò che di essa risulta pubblicamente; non interessa la questione, se il segreto della coscienza dice una cosa e l'opinione pubblica ne dice un'altra.

È sufficiente infatti aver saputo che la coscienza di colui che mi conferisce il sacramento non è stata ancora condannata ".

Indice

4 Demostene, peri; stef. 232;
Eschilo, Ctesiph. 166-167;
Cicerone, Orat. 8,27;
Ambrogio, In Luc. 2,42: PL 15, 1568