Contro Cresconio grammatico donatista

Indice

Libro III

23.26 - Perché è stato permesso a Feliciano e Pretestato di battezzare?

Ti chiedo, Cresconio, ho forse aggiunto di mio una sola parola per amplificare questo crimine?

Se avessi voluto farlo, pur con termini diversi, non mi sarebbero certo mancate parole equivalenti.

Ecco dunque la mia domanda: i due vescovi di cui sto parlando, prima di far ritorno alla concordia della vostra comunione, avvinti da quella catena del sacrilegio, sulle cui labbra era il veleno degli aspidi, con la bocca piena di maledizione e di amarezza, con i piedi disposti a versare il sangue, come potevano battezzare?

Avevano forse la coscienza di coloro che donano santamente il battesimo, capace di purificare la coscienza di quelli che lo ricevono?

Forse costoro si raccomandavano per la loro buona reputazione, anche se del tutto falsa, che in quelle difficoltà ti ha offerto, non la via della fuga, ma la via del precipizio, dal momento che questo concilio così insigne li proclama " rei di un crimine infame "?

Al loro successivo ritorno prima dello scadere del periodo di dilazione, secondo la falsa versione dei vostri vescovi, cui hai prestato fede, come mai vengono accolti con tutti gli onori insieme a coloro che avevano battezzato, se erano irretiti nella catena dello scisma sacrilego ed esclusi dalla comunione della Chiesa insieme a Massimiano?

Come espiano un simile sacrilegio? Chi li libera da quella catena?

Come purificano la loro bocca e le loro labbra dal veleno degli aspidi, dalla maledizione e dall'amarezza?

Come lavano i loro piedi dall'effusione del sangue spirituale, ove erano velocemente accorsi?

Come purificano le loro mani dall'opera funesta di perdizione?

Come possono purificare da un simile incesto illecito, non le membra del corpo, ma l'affetto dell'anima?

24.27 - Il battesimo di Cristo conserva l'inconcussa solidità della sua forza, chiunque sia ad amministrarlo

In realtà, per poter difendere questa causa, volenti o nolenti, siete costretti ad appellarvi al patrocinio della verità.

Essa vi dice che il battesimo di Cristo, conferito non solo dai peccatori occulti, ma anche da quelli manifesti, non solo dai convertiti, ma anche dai perversi, conserva l'inconcussa solidità della sua forza; e che in essi può certamente esistere, ma non può giovare se non a coloro che si sono corretti; ed infine, coloro che si sono emendati possono contare anche sulle preghiere dei loro fratelli per espiare la colpa, grazie alla carità che copre la moltitudine dei peccati. ( 1 Pt 4,8 )

Ecco, prima ancora di fornirti le prove dell'impudenza con cui i vostri vescovi ti hanno mentito a proposito dell'ammissione dei Massimiani, attenendomi alla loro menzogna e alla tua relazione, credo che tu non debba investigare se la vostra causa è superata, ma devi solo riconoscerlo, e non devi preparare più una replica, ma piuttosto devi pensare a correggerti.

Almeno adesso renditi conto quanta verità contenessero quelle mie parole, alle quali tu hai inutilmente tentato di opporre una risposta menzognera; e con quanta ragione io dicessi: "Se per l'unità del partito di Donato nessuno ribattezza quelli che sono stati battezzati nell'empio scisma, perché a favore dell'unità di Cristo non si riconosce la legge vera ed universale di quella eredità? ".26

Tu stesso confessi che costoro, i quali avevano persistito nello scisma di Massimiano avevano meritato una condanna, nella quale non sarebbero incorsi se entro i termini fissati avessero fatto ritorno alla Chiesa.

Da ciò consegue che, prima di ritornare, essi avevano battezzato in seno allo scisma in cui si erano ostinati coloro con i quali furono nuovamente ammessi nella vostra comunione.

Da ciò vedi come fosse gente morta quella che battezzò, perché di quelli che si erano ostinati nello scisma di Massimiano, prima di ritornare a voi, la sentenza del concilio di Bagai aveva detto: " Proprio come accadde agli Egiziani, le rive rigurgitano dei cadaveri delle vittime ".

25.28 - I Donatisti invitati a ritornare alla Chiesa per amore della pace di Cristo

Quanto a ciò che ho detto: " Quando fu letta davanti a loro questa sentenza perché la approvassero, essi l'acclamarono a gran voce; ora invece, quando l'abbiamo letta noi, ammutoliscono ".27

Sì, essi farebbero molto meglio ad ammutolire, poiché hanno affermato cose tali che li avrebbero compromessi ancor più.

Vedi ormai quanto sia vero ciò che ho detto: " Dovrebbero capire una buona volta quante prove si devono sopportare per il bene della pace, e ritornare per amore della pace di Cristo alla Chiesa che non ha condannato per colpe sconosciute, se per amore della pace di Donato giudicarono bene revocare una condanna ".28

Adesso tutto ciò è ancora più vero secondo la tua relazione, poiché hai detto pure che con la concessione di una proroga sono stati richiamati di nuovo anche coloro, di cui era stato già detto nominandoli espressamente: " Sotto la presidenza, e per ordine di Dio, essi sono stati condannati dalla bocca veridica del concilio universale: sappiatelo! ".

Poiché dopo queste parole fu concesso un periodo di proroga, come mai non piacque l'idea di revocare la condanna?

E perché noi, nati tanto tempo dopo, o la stessa cristianità universale, non possiamo ignorare i fatti che non si poterono dimostrare su Ceciliano durante il processo transmarino che ebbe luogo successivamente, mentre tu, che sei africano, ignori fino ad oggi dopo tanti anni, come dici, la vicenda dei Massimiani che si è consumata in Africa e ai nostri tempi?

Noi, invece, saremo in grado di dimostrarti che tu non li conosci ancora, semplicemente perché hai creduto alle menzogne dei vostri vescovi.

26.29 - A proposito del crimine di tradizione

A proposito poi del crimine di tradizione, affermi che "io voluto ritorcere sui vostri antenati, in forma di anticategoria, cosa che fecero i nostri antenati ", accusandomi di aver agito così "come se si trattasse di discutere a scuola sui generi o sulle questioni della causa, e non di investigare sulla verità nella Chiesa ".

Forse dirai come il profeta Elia, il quale, essendo accusato da un re dissoluto di rovinare Israele, gli replicò: Non sono io che rovino Israele, ma piuttosto tu e la casa di tuo padre? ( 1 Re 18,18 )

Che ci importa del nome che i greci danno nell'arte della retorica a questo tipo di accusa ritorta, dal momento che la incontriamo già nel linguaggio autorevole dei profeti?

Quando, dunque, uno dice: " Non l'ho fatto io, tu invece l'hai fatto ", deve dire la verità, non temere di dirla.

Ora tu, per dimostrare che i vostri antenati non hanno commesso ciò che risulta con chiarezza dalla lettura delle loro dichiarazioni pubbliche, dovresti disciplinare con assoluto rigore le tue idee, se ne sei capace, e non disorientare gli inesperti servendoti di un termine greco perché non ci ascoltino.

Che poi i nostri antenati siano stati dei traditori, tu non l'hai provato.

Hai detto, sì, che ci sono molte testimonianze scritte, le quali ci permettono di provarlo, ma non per questo devi credere che lo hai già dimostrato. Invece, per quanto concerne i vostri antenati, noi abbiamo a disposizione gli atti del concilio, tenuto da Secondo di Tigisi, in verità con pochissimi altri, a Cirta, dopo la persecuzione che causò l'ordine di consegnare i Libri santi, e si trattava di ordinare per quella città un successore al posto del vescovo defunto.

27.30 - Trascrizione dell'essenziale degli Atti del concilio di Cirta

Ascolta come si svolsero i fatti; mi sono preso la briga di trascrivere giù di seguito l'essenziale degli atti: " Durante l'ottavo consolato di Diocleziano e il settimo di Massimiano, il quattro delle none di marzo, a Cirta, Secondo vescovo di Tigisi, che presiedeva la riunione nella casa di Urbano Donato, disse in persona: "Cominciamo dalla verifica dei nostri titoli e così potremo ordinare qui un vescovo".

Secondo disse a Donato di Masculis: "Si dice che tu hai consegnato i Libri santi".

Donato rispose: "Tu sai quanto Floro mi ha cercato per farmi offrire l'incenso, ma Dio non mi consegnò nelle loro mani, fratello; ora, poiché Dio mi ha lasciato andare, anche tu conservami per il Signore".

Secondo riprese: "Che cosa faremo, dunque, dei martiri? Essi non li hanno consegnati, ed è per questo che sono stati coronati".

Donato rispose: "Rimettimi al giudizio di Dio; là renderò conto".

Secondo concluse: "Vieni qui al mio fianco".

Secondo disse a Marino di Acque Tibilitane: "Si dice che anche tu hai consegnato i Libri santi".

Marino rispose: "Io ho consegnato a Pollo alcuni atti dei martiri, invece i miei Libri santi sono in salvo".

Secondo gli dice: "Passa al mio fianco".

Secondo disse a Donato di Calama: "Si dice che hai consegnato i Libri santi".

Donato rispose: "Io ho dato dei libri di medicina".

Secondo concluse: "Passa al mio fianco" ".

E in un altro passo si legge: " Secondo disse a Vittore di Rusicada: "Si dice che tu hai consegnato i quattro Vangeli".

Vittore rispose: "Valenziano era l'amministratore; lui mi ha obbligato a gettarli nel fuoco.

Io sapevo che essi erano tutti distrutti. Perdonami questo delitto, come anche Dio me lo perdona".

Secondo concluse: "Passa al mio fianco" ".

E in un altro punto: " Secondo disse a Purpurio di Limata: "Si dice che tu hai assassinato due figli di tua sorella a Milevi".

Purpurio gli replicò: "Credi tu di farmi paura come agli altri?

E tu, come ti sei comportato quando sei stato arrestato dal curatore e dal consiglio con l'ingiunzione di consegnargli le Scritture?

Come sei riuscito a liberarti dalle loro mani, se non consegnando a loro il tutto oppure ordinando che fosse dato a loro?

Non ti avrebbero certo rimandato senza contropartita.

È vero: io ho ucciso e uccido coloro che mi fronteggiano; allora non mi provocare a dire di più.

Tu sai bene che io non voglio aver a che fare con nessuno".

Secondo il giovane disse allo zio paterno Secondo: "Cerca di capire bene ciò che sta dicendo contro di te.

Egli è pronto a ritirarsi e a metter su uno scisma; e non solo lui, ma anche tutti coloro che tu sottoponi a inchiesta.

Mi risulta con certezza che essi ti faranno dimettere, ti faranno condannare e tu resterai come l'unico eretico.

Dunque, che te ne importa di ciò che ha fatto l'uno o l'altro? Ciascuno dovrà rendere conto a Dio".

Secondo disse a Felice di Rotaria, a Nabor di Centuriones, a Vittore di Garba: "Che ve ne pare?".

Risposero: "C'è Dio, al quale dovranno rendere conto".

Secondo rispose: "Voi lo sapete, e Dio pure. Sedete!".

E tutti risposero: "Rendiamo grazie a Dio!" ".

27.31 - Sulla possibilità che un traditore possa condannare i traditori

E tu, questi traditori, li difendi con brillanti argomentazioni.

Costoro, insieme ad altri, pronunciarono a Cartagine una sentenza contro Ceciliano e i suoi compagni.

Di essi faceva parte anche Silvano di Cirta: di lui ben presto produrrò gli atti sul suo crimine di tradizione.

Certamente difenderai in modo brillante questo nutrito gruppo, come del resto hai già creduto doveroso dirlo del solo Silvano, come se fosse una grande trovata; per questo sei convinto di aver dimostrato chiaramente la falsità del crimine di tradizione che gli si attribuisce, in quanto hai fatto valere la sentenza che egli ha pronunziato in concilio, insieme agli altri vescovi, contro Ceciliano e altri membri della sua comunione.

Come se non fosse possibile che un traditore condannasse i traditori.

Tu naturalmente in queste cose hai maggiore chiaroveggenza dell'apostolo Paolo!

Infatti egli rimproverava ad alcuni le loro assurdità e non considerava come qualcosa di irrealizzabile ciò che diceva: Tu che predichi di non rubare, rubi?

Tu che proibisci l'adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi sacrilegamente i templi? ( Rm 2,21-22 )

E soprattutto ciò che segue: Tu, mentre giudichi l'altro, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. ( Rm 2,1 )

Questi traditori confessi, dunque, che perdonò il povero Secondo, atterrito dalle loro dichiarazioni, proprio lui li ebbe accanto a sé nel concilio di Cartagine.

Costoro comminarono condanne contro assenti non confessi, mentre essi, presenti, non furono condannati per la loro confessione.

Di questo concilio non resterebbe nulla in piedi, neppure nella memoria dei posteri, se non fosse stato registrato da altri e conservato da coloro che si preparavano a difendersi con esso, nell'eventualità di essere incriminati degli stessi delitti che il concilio aveva condonato.

28.32 - Lucilla e lo scisma donatista

A Secondo premeva anche di far vedere che aveva rimesso tutto questo al giudizio di Dio perché non si creasse uno scisma: cosa che più di ogni altra cercano di evitare coloro che amano la pace.

Ed è quanto si sarebbe dovuto fare a maggior ragione nel concilio di Cartagine, in cui nulla fu decretato contro gli assenti.

Ma purtroppo c'era Lucilla, a quel tempo donna assai influente e danarosissima, la quale, accesa da odio furioso, voleva ad ogni costo che fosse ordinato un altro vescovo al posto di Ceciliano, considerandolo già condannato.

È quanto ricorderà più tardi, nel corso del processo presieduto dal consolare Zenofilo, un certo Nundinario, diacono di Silvano a quel tempo vostro vescovo di Cirta: costui non poté accordarsi, come avrebbe voluto, con il proprio vescovo, essendo incappato nella sua inimicizia.

Naturalmente aveva trattato questa faccenda con i colleghi di lui piuttosto con aggressività anziché con tono di supplica, minacciando di denunciare il tutto per ottenere il perdono.

29.33 - Dagli atti del processo presieduto dal consolare Zenofilo

Cito alcuni dettagli dagli atti di questo processo: " Durante il consolato di Costantino, Massimo Augusto, e di Costantino il giovane, Cesare nobilissimo, il sei delle idi di dicembre, nella città di Thamugadi, introdotto il grammatico Vittorio e presentato al tribunale, presente anche il diacono Nundinario, il consolare Zenofilo disse: "Come ti chiami?". Rispose: "Vittore" ".

E leggendo poco oltre: " Nundinario rispose: "Che si leggano gli atti".

Il consolare Zenofilo disse: "Si leggano pure".

L'attuario Nundino lesse: Sotto l'ottavo consolato di Diocleziano e il settimo di Massimiano, il quattordici delle calende di giugno, dagli atti di Munazio Felice, flamine perpetuo, procuratore della colonia di Cirta.

Quando si arrivò alla casa, nella quale si riunivano i cristiani, Felice, flamine perpetuo e procuratore, disse al vescovo Paolo: "Consegnate le Scritture della Legge e quant'altro avete qui, affinché si possa ottemperare al precetto e al mandato".

Il vescovo Paolo disse: "Le Scritture sono in mano ai lettori, noi vi consegnamo ciò che abbiamo qui".

Felice, flamine perpetuo e procuratore, disse a Paolo: "Dimmi chi sono i lettori o falli venire qui".

Il vescovo Paolo: "Voi li conoscete tutti".

Felice, flamine perpetuo e procuratore, dice: "Noi non li conosciamo".

Il vescovo Paolo disse: "Essi sono conosciuti dall'ufficio pubblico, cioè dagli scrivani Edesio e Giunio".

Felice, flamine perpetuo e procuratore, disse: "Lasciamo la questione dei lettori all'ufficio statale; voi consegnate ciò che avete qui".

Il vescovo Paolo, stando assiso insieme ai presbiteri Montano e Vittore di Castello Memor, e avendo al suo lato in piedi i diaconi: Marte con Elio e Marte, portando gli oggetti i suddiaconi Marcuclio, Catulino, Silvano e Caroso insieme a Gennaro, Marcuclio, Fruttuoso, Miggene, Saturnino, Vittore Samsurico e gli altri fossori, sotto la vigilanza di Vittore, figlio di Aufidio, che annotava brevemente come segue: due calici d'oro, sei calici d'argento, eccetera ".

E poco sotto: " Quando fu aperto l'ingresso della biblioteca, si trovarono gli armadi vuoti.

Lì Silvano presentò una cassetta d'argento e una lucerna d'argento, che affermava di aver trovato dietro la cassa.

Vittore, figlio di Aufidio, disse a Silvano: 'Tu saresti morto se non li avessi trovati".

Felice, flamine perpetuo e procuratore, disse a Silvano: "Cerca con la massima diligenza per vedere se qui è rimasto qualcosa".

Silvano rispose: "Qui non è rimasto più nulla; abbiamo tirato fuori tutto" ", eccetera.

E poco sotto: " Esemplare di una nota, rimessa ai vescovi dal diacono Nundinario: "Mi sia testimone Cristo e i suoi angeli: voi siete in comunione con i traditori.

Silvano di Cirta è un traditore e un ladro dei beni dei poveri, cosa ben nota a tutti voi: vescovi, presbiteri, diaconi e anziani; come pure dei quattrocento fogli di Lucilla, signora illustrissima.

Ecco perché voi avete tramato insieme per far eleggere vescovo Maggiorino, e questa è stata l'origine dello scisma.

Infatti anche Vittore, il lavandaio, alla vostra presenza e davanti al popolo, ha dato venti fogli per diventare prete, cosa che Cristo e i suoi angeli conoscono" ".

E il seguito. E poco dopo: " Dopo questa lettura, il consolare Zenofilo disse: "Gli atti e gli scritti che sono stati letti provano chiaramente che Silvano è un traditore" ".

E in un altro luogo: " Il consolare Zenofilo, uomo illustre, disse: "Quale ufficio ricopriva allora Silvano nell'ambito del clero?".

Vittore rispose: "Sotto l'episcopato di Paolo, quando scoppiò la persecuzione, Silvano era suddiacono" ".

30.34 - Noi che crediamo nell'unico Dio, non litighiamo a causa di fatti umani che sono o manifesti o incerti da entrambe le parti

Hai qualcosa da obiettare, fratello Cresconio, al riguardo?

Penso che il pudore fra i rapporti umani non sia scomparso fino al punto che, per giustificare Silvano pensi ancora di dover leggere la sentenza che egli pronunziò contro Ceciliano e i suoi colleghi come se fossero traditori; in tal modo quasi ci costringeresti a dire qualcosa di simile, desumendolo dall'epistola dell'Apostolo, come poco sopra ho ricordato: " Tu, che predichi di non consegnare i Libri, li consegni ", e anche: Tu, mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; tu che giudichi, fai le medesime cose. ( Rm 2,1 )

Tu dici: " Ma più tardi, durante la persecuzione di Ursazio e Zenofilo, egli, non volendo rientrare nella comunione, fu esiliato per questo ".

Di più: lui che era già stato traditore, volle restare anche eretico, per conseguire nel partito di Donato un falso onore, poiché non avrebbe potuto averne alcuno nella Chiesa cattolica, in quanto un processo pubblico avrebbe divulgato le prove così evidenti del suo crimine di tradizione.

Certamente tu dirai che ciò è falso e presenterai altre testimonianze, per quanto ti sarà possibile, a sostegno dei vostri antenati e contro i nostri.

Cosa che forse non ti riuscirà, perché ti mancheranno le prove necessarie.

Ma, ammesso pure che tu le trovi e le presenti: giungerà a tanto la tua impudenza di ladrone, da pretendere che si debba dare maggior credito alle tue testimonianze, anziché a quelle che presentiamo noi?

Infatti, o ci furono traditori da una parte e dall'altra, se anche tu citi alcune confessioni rese dai nostri, oppure, se pensi che i nostri abbiano inventato dei fatti contro i vostri, perché non ci lasciate pensare che i vostri abbiano architettato una cosa simile a danno dei nostri?

Dunque, noi che crediamo nell'unico Dio, non litighiamo a causa di fatti umani che sono manifesti da una parte e dall'altra o incerti da entrambe le parti.

Noi abbiamo un bene certo e divino: la grazia di Cristo. Che essa tenga uniti i nostri cuori!

Quando infatti ci vengono letti gli atti dei vostri e dei nostri antenati, atti che risultano contradditori a noi che veniamo tanto tempo dopo, se non ci è consentito neppure di metterli in dubbio, che cosa c'è di più ingiusto?

E se ci è concesso, che cosa si può chiedere di più?

Perché, dal fatto che non è certo chi abbia commesso il peccato di tradizione, non ne consegue che sia altrettanto incerto chi è colui che ordina di ripristinare il bene della pace.

31.35 - Il male altrui non può pregiudicare chi lo ignora. Tollerare i cattivi

Per questo, chi respinge la pace di Cristo preferendogli un male incerto di altri, è con assoluta certezza malvagio, poiché Cipriano non abbandonò mai la pace del frumento, neppure a causa della malizia certa, derivante dalla commistione della zizzania.

Egli, scrivendo a Massimo, dice: " Anche se sembra che nella Chiesa si manifesti la zizzania, questo non deve ostacolare la nostra fede e carità, tanto che, a causa della presenza della zizzania nella Chiesa, noi abbandoniamo la Chiesa ".29

Cipriano non disse: " Sospettiamo, opiniamo, giudichiamo, supponiamo, crediamo ", ma disse: " Vediamo ".

O parola, che dovrebbe eliminare qualsiasi dubbio, in modo che non si dividesse il corpo di Cristo!

Se tu desideri che vi sia solo grano, gemi nella fatica del campo, gioisci nella speranza del granaio, tollera i cattivi nella comunione dei sacramenti di Cristo, perché non accada, lacerando le reti prima che giungano a riva, che tu diventi ciò che non hai voluto tollerare.

Questo vi direi, se voi foste riusciti a provare un minimo di colpevolezza in coloro che accusate come traditori.

Anzi, in questo tempo neppure questo direi; nessuno infatti mi ordina di tollerare coloro con i quali ormai non sono più obbligato a vivere.

E se anche oggi mi dimostrassero che qualcuno è un traditore, con quale coscienza potrei abbandonare tante nazioni cristiane, alle quali non viene dimostrato?

Se, poi, io stesso vengo a sapere in questo momento ciò che ignoravo poco fa, perché annullate in me ciò che sapevo?

Io sapevo con certezza di aver ricevuto il battesimo di Cristo; ora proprio voi mi rivelate il male altrui che, lo concedete, non può pregiudicare chi lo ignora.

32.36 - Si rischia di annullare i beni manifesti di Dio quando si pretende di giudicare i segreti intimi dell'uomo

Perché, dunque, oggi ribattezzate chi è stato battezzato ieri, quando voi lo mettete al corrente oggi del male altrui che ieri ignorava?

Non conoscendo la levatura morale di colui che lo aveva battezzato, non era colpevole del battesimo ricevuto.

Adesso lo ha appreso da te: perché lo si considera reo fino al punto di vedersi annullare il proprio battesimo?

Infatti, che abbia ammesso le tue prove o le abbia ricusate, se uno ha ricevuto il battesimo di Cristo attraverso il ministero di un traditore, finché non provi che lui sapeva da chi lo riceveva, neppure in base alla vostra teoria lo puoi correttamente battezzare.

È tempo ormai di eliminare dalla tua mente ogni sentimento di parzialità.

Considera la moltitudine incalcolabile di cristiani che nella sola Africa ignora chi siano stati i traditori; a maggior ragione, quale moltitudine esiste nel resto del mondo di cui non oserai esigere la reiterazione del battesimo, senza averla prima convinta di essere stata al corrente dei fatti quando ricevette il battesimo, oppure tu oserai giudicare i segreti del cuore?

E dove va a finire quella divina sentenza, che a te piace e hai citato: Le cose manifeste sono per voi, ma le cose occulte appartengono al Signore vostro Dio? ( Dt 29,28 )

Credi alla cristianità universale che ti dice: " Conosco il battesimo di Cristo; ma ignoro chi furono i traditori in Africa o in qualunque altra parte.

Perché giudichi in me i segreti intimi dell'uomo per annullare in me i beni manifesti di Dio?

Supponi di provarmi, seduta stante, il reato altrui; ciò che tu denunzi, io l'ignoravo quando ho ricevuto il battesimo.

Se a causa di coloro che adesso mi denunci, vuoi battezzarmi, devi battezzare anche coloro che, ignari, sono stati battezzati da adulteri che adesso hai scoperto ".

Che cosa puoi rispondere a ciò, se non: " Niente è santo, niente è puro, salvo ciò che voglio io e quando lo voglio "?

33.37 - L'universo cristiano ignora chi furono i traditori. Conservare la pace di Cristo nella carità

Tu dici : " In questa faccenda, la coscienza è l'unico testimone di quasi tutto il mondo ".

Ti si risponde: Di tale questione l'universo intero non ha assolutamente coscienza.

Tu dici: " È ciò che i nostri antenati hanno appreso dai loro padri ".

Risposta: Ma erano erranti, vittime di erranti o di calunniatori; proprio come gli antenati dei Giudei appresero dai loro predecessori che il corpo di Cristo era stato portato via dal sepolcro. ( Mt 28,13-16 )

Tu dici: " Non sono morti da molto tempo coloro che sapevano da chi e in quali luoghi fu commesso questo crimine di tradizione ".

Risposta: La stessa cosa dicono anche i nostri di loro.

Tu dici: " Ci sono libri che descrivono fedelmente e con precisione la successione dei fatti; ci sono atti, lettere, e si conservano le pubbliche confessioni di molti ".

Risposta: Anche ai nostri non mancano tali documenti a loro favore.

Dunque, o crediamo a coloro che hanno potuto convincere del loro buon diritto le Chiese, di cui leggiamo i nomi nei Libri divini e canonici, oppure, come tu hai detto di Ottato, né assolviamo né condanniamo ciò che è dubbio e manteniamo con amore fraterno la pace di Cristo, il cui bene non è dubbio.

34.38 - Nel concilio ariano di Serdi l'eresia orientale ha tentato di unirsi a quella dell'Africa

Però dici tu " gli Orientali - che riconosci attualmente dalla nostra parte - non hanno ignorato questo misfatto ".

E, per provarlo, inserisci l'esordio di una lettera del concilio di Serdi, in cui si trova registrato il nome del vostro vescovo Donato di Cartagine.

Tu presumi e affermi che ciò sarebbe dipeso dal fatto che agli Orientali, che avevano inviato questi scritti sul loro concilio, dispiacque il comportamento dei traditori, quindi si erano ritirati dalla loro comunione entrando logicamente in comunione con il vostro Donato.

Apprendi dunque un fatto che ignori: il concilio di Serdi fu un concilio di Ariani; la cosa è ben nota da molto tempo, e ne abbiamo la prova fra le mani.

Esso si riunì soprattutto contro Atanasio, vescovo cattolico di Alessandria, che attaccava e confutava con maggior vigore degli altri il loro errore, nato nella sua stessa città.

Nulla di strano, dunque, che questi eretici abbiano tentato di associarsi Donato, essendo universalmente condannati dalla Chiesa cattolica, anche se di questi vescovi noi conserviamo solo i loro nomi, senza quello delle loro città, ai quali fu indirizzata questa lettera.

Dunque, o ci fu un Donato che non era vescovo in Africa e al cui nome i vostri abbinarono la sede di Cartagine, oppure, come ho già detto, l'eresia orientale ha tentato di unirsi a quella dell'Africa.

Il lato più convincente della vicenda è che mai e poi mai la Chiesa cattolica d'Oriente scriveva al vescovo di Cartagine senza scrivere a quello di Roma; almeno si sarebbe dovuto scrivere a colui che siete soliti inviare dall'Africa a Roma per i vostri sparuti adepti.

Ma, grazie a Dio, questa cospirazione degli eretici orientali con gli eretici africani, seppure ebbe inizio, non riuscì ad imporsi.

Proprio tu, nella tua lettera, hai collocato gli Ariani fra gli eretici, degni della nostra comune scomunica; dunque, non c'è alcun bisogno che fra noi si apra un conflitto su questo argomento.

Quanto all'altra questione che hai sollevato, come se l'avessimo proposta noi: " Se le cose stanno così, come mai gli Orientali in seguito si sono separati dalla vostra comunione? ", e hai risposto che, riammettendo i nostri, essi non sono stati capaci di restare costanti nei confronti della causa condannata; c'è dunque da meravigliarsi che i tuoi vescovi ti raccontino impunemente ciò che a loro piace su regioni tanto lontane?

Se tutto questo fosse veramente accaduto, come mai voi pretendete che tanti popoli, ignari di tali cose, si assoggettino a un secondo battesimo?

Non è forse meglio credere che i popoli abbiano potuto ignorare anche queste cose, mentre tu, un tempo tanto interessato a tali questioni, non hai cercato di sapere ciò che i vostri africani hanno fatto in Africa con i Massimiani, da non aver voluto rispondere ai miei scritti?

35.39 - Nella Chiesa il frumento sono i buoni, la paglia, i cattivi

Quanto alla mia affermazione: " Neppure se si dimostrasse il crimine di tradizione, commesso da alcuni, morti nella nostra comunione, crimine che riproviamo e ci rattrista, esso non ci potrebbe assolutamente inquinare ",30 trovo molto buffo che tu la consideri " ridicola e poco conveniente alla mia saggezza! ".

Ebbene, anch'io sono molto ansioso di sapere come la tua perspicacia la confuterebbe!

Non sarà, forse, perché sostieni di " non vedere come noi lo riproviamo o fino a che punto ci dispiaccia in quanto, pur avendo constatato il loro errore, non l'abbiamo mai condannato, dal momento che facciamo parte del loro scisma "?

Guarda piuttosto come rispondo in quattro parole al quesito.

Io sono nella Chiesa, le cui membra sono tutte quelle chiese, le quali, attraverso i Libri canonici, sappiamo che sono nate e si sono stabilite grazie al lavoro degli Apostoli.

Con l'aiuto del Signore, non mi separerò dalla comunione con loro, sia in Africa sia in qualsiasi altro luogo.

Ignoro se in questa comunione vi siano stati alcuni traditori: quando me li mostrerai, li detesterò come se fossero morti nel corpo e nel cuore.

Ma, a causa di questi morti, non mi allontanerò mai e poi mai dai vivi che permangono nella santa unità della medesima Chiesa.

Non furono certamente loro i fondatori di questa Chiesa: essi piuttosto furono il suo frumento, se furono buoni; se invece cattivi, ne furono la paglia.

Voi, invece, che la zizzania o la paglia di questa Chiesa così manifesta non potrebbe mai macchiare, quale motivo avevate per separarvi, se non il desiderio di porre in atto uno scisma sacrilego?

" Se la cosa ti rattrista - dici - condannala, fuggi e abbandona la Chiesa dei traditori; non voler seguire le tracce dei tuoi padri traviati! ".

Al che rispondo: Se essi non furono traditori, sono miei antenati; se furono ciò che io non sono, non sono miei antenati.

La mia Chiesa è piena di frumento e di paglia.

Anche se mi dimostri, non dico che altri, i quali portano il loro proprio fardello, ( Gal 6,5 ) ma che io personalmente sono in essa un traditore, siccome in essa posso cambiare in meglio, non ho alcuna necessità di separarmene.

Se un giorno verrò a sapere che questi tali prendono parte alla comunione dei suoi sacramenti, li correggerò per quanto possibile con la parola e l'insegnamento del Signore, e tollererò coloro che non posso emendare.

Fuggo la paglia per non diventare paglia, ma non fuggo dalla aia per evitare di essere ridotto a nulla. ( 1 Cor 13,2 )

36.40 - Colui che si conserva casto, non comunica con i peccati altrui

Pertanto non continuare a girare a vuoto su questa frase.

Per parte mia, ho un criterio migliore di condotta, ed è il precetto che mi inculca l'Apostolo, proprio da te citato: Non farti complice dei peccati altrui; consèrvati puro. ( 1 Tm 5,22 )

In effetti, per far vedere come non si comunica affatto con i peccati altrui, a queste parole ha aggiunto: Tu consèrvati casto.

Colui infatti che si conserva casto, non comunica con i peccati altrui, anche se comunica non con i loro peccati ma con i sacramenti di Dio, che ricevono a loro condanna, e dai quali lui si allontana mantenendosi casto.

Altrimenti, lo stesso Cipriano - e non sia mai! - avrebbe preso parte ai peccati dei suoi colleghi truffatori ed usurai, con i quali, nonostante tutto, conservava la comunione dei divini sacramenti, e dei quali dice: " Moltissimi vescovi, che dovevano opportunamente esortare e dare l'esempio agli altri, trascurando il compito ricevuto da Dio, sono diventati amministratori di affari secolari; abbandonata la cattedra e lasciato indifeso il popolo, vagabondano per le province altrui in cerca di mercati e di buoni affari; vogliono avere denaro in abbondanza, mentre nella Chiesa i fratelli sono alla fame; rapinano le terre con frodi e raggiri; prestano il denaro con interessi da usura ".31

Cipriano partecipava forse alle malefatte di questi tali? O era seguace della loro setta?

E tuttavia egli conservava con loro la comunione degli stessi sacramenti, poiché non erano certo costoro che avevano istituito quei sacramenti.

Essi non li possedevano per la loro salvezza conducendo una vita santa, ma li facevano servire a loro condanna conducendo una vita depravata.

37.41 - Cristo è l'origine e il capo di colui che rinasce nel battesimo

Che cosa vuoi dire quando ti poni la questione, come se fossi io a parlare: io non avrei mai consegnato il Testamento divino?

E aggiungi: " Ma lo consegnò colui che ti ha creato ".

Dopo assembli alcune frasi che ti sembravano suonare bene: " Il ruscello sgorga dalla sorgente e le membra procedono dalla testa.

Se la testa è sana, tutto il corpo è sano, e se in essa vi è qualche malattia o difetto, esso debilita tutte le membra.

Tutto ciò che cresce sulla radice, è in stretto rapporto con la sua origine ".

Dopo ciò, a guisa di conclusione finale, scrivi: " Non può essere innocente chi non segue il partito dell'innocente ".

In tutte queste tue parole non hai fatto altro che considerare traditore il mio creatore, il mio capo; tu però hai potuto soltanto accusarlo, non convincerlo di colpa.

Io, da parte mia, non stabilisco la sua innocenza come se fosse la mia creatrice o la mia sorgente o il mio capo; tu invece ricadi nell'errore di Petiliano per non voler ammettere che, quando uno rinasce nella santificazione battesimale, il Cristo è l'origine e il capo di colui che rinasce.

E tu non vuoi incorrere nella maledizione della Scrittura: Maledetto chiunque ripone la sua speranza nell'uomo, ( Ger 17,5 ) malgrado che non ti copra da un altro lato, senza ricadere, ripiegandoti, in un nuovo danno.

38.42 - Non è consentito di costituire con una separazione sacrilega una seconda chiesa

Con un testo della Scrittura mi ricordi ciò che devo ancora risponderti su tale punto.

Dici infatti che per questo è stato scritto: Non seguite le osservanze dei vostri padri, ( Ez 20,18 ) ma non tieni presente che ciò è stato detto ai Giudei affinché non imitassero le malefatte dei loro padri, non perché si separassero da quel popolo di Dio.

Se dunque fu consentito al re Davide, a Samuele, a Isaia, a Geremia, a Zaccaria e agli altri santi e profeti di Dio di osservare i comandamenti in mezzo a coloro che disprezzavano la Legge di Dio, bersagliando con molte parole giuste e vere gli stessi trasgressori del comandamento; e se essi furono in grado di non imitare né seguire i peccati dei loro padri, con cui avevano offeso Dio ai tempi di Mosè, tanto che nessuno di loro fu degno di entrare nella terra promessa, ma li detestarono, li fuggirono e rinfacciarono a coloro che commettevano tali cose di assomigliare a tali padri, e nonostante questo non gli fu consentito di costituire con una separazione sacrilega un secondo popolo, che fosse purificato e come filtrato, perché mai sarebbe vietato a noi di non imitare le azioni di non so quali individui, che voi condannate senza alcuna prova della loro colpevolezza, e di non separarci da quella santa Chiesa che, come dice l'Apostolo, fruttifica e cresce nel mondo intero? ( Col 1,6 )

Forse che i traditori hanno istituito alcuni sacramenti, nei quali io sarei stato battezzato?

O hanno forse redatto per i loro posteri alcuni libri sul modo di praticare o imitare il crimine di tradizione dei Libri santi, e noi sosteniamo e seguiamo la loro dottrina?

Se l'avessero fatto, e avessero consentito di far parte della loro comunione esclusivamente a coloro che leggevano e approvavano questi testi, si sarebbero automaticamente separati dall'unità della Chiesa; e se tu mi vedessi nel loro scisma, allora sì dovresti dirmi che faccio parte della Chiesa dei traditori.

Perché, se costoro redigessero i loro ordini detestabili sul modo di commettere il crimine di tradizione, senza formare tuttavia al di fuori della Chiesa la loro congrega e comunione, per questo sarebbero computati fra la zizzania, per la qual cosa non vi sarebbe motivo di abbandonare il frumento.

39.43 - Se durante la sua vita il peccatore si è corretto e ha placato la collera di Dio, il suo peccato è morto e cancellato

Ecco, torno a ripetere ancora una volta ciò che non mi permetti più di dire: " Tu accusi davanti a me gente morta da molto tempo, che la mia indagine non ha giudicato ".32

Tu, al contrario, dici: " Tu hai il diritto di giudicarli anche oggi, e si può formulare un giudizio non solo sui vivi, ma anche sui morti.

Benché infatti il peccatore sia morto, non muore mai ciò che ha commesso".

Che dire? Se durante la sua vita egli si è corretto e ha placato la collera di Dio, il suo peccato non è forse morto e cancellato?

È così che Feliciano e Pretestato, i consacranti di Massimiano, usufruendo della dilazione, come dici tu, si sono corretti da un crimine così grave.

Ora, è sorprendente che non nuocciano i propri peccati a coloro che si sono emendati dopo averli commessi, mentre nuocciono agli altri che non li hanno commessi affatto; se poi si tratta di noi, aggiungi: " Coloro che non hanno neppure saputo ciò che essi avevano commesso ".

Suvvia! Tu dici che ho il diritto di giudicare anche oggi, poiché il giudizio si può esprimere non solo sui vivi, ma anche sui morti.

Ebbene, vedi che io voglio giudicare, ma voi non volete trattare la causa; anzi, essa è già stata in verità trattata e risolta allora, non v'è dubbio, ma voi non volete riconoscerlo, malgrado le nostre prove.

Concediamo pure che voi abbiate piuttosto coloro che siete in grado di documentare al riguardo.

Perché pretendete che si debbano ribattezzare coloro che non avete istruito, dal momento che non dovreste battezzare neppure quando aveste istruiti coloro che ignoravano di essere battezzati da traditori, come non battezzate coloro che, senza saperlo, furono battezzati da adulteri, pur essendo stati denunciati e convinti della loro colpevolezza?

40.44 - Confronto fra il caso di Ceciliano e quello di Primiano

A questo punto, forse, dirai: " Però il caso di Ceciliano è già stato giudicato ".

Ti si risponde: Anche quello di Primiano era già stato giudicato dai vostri cento vescovi che, istigati da Massimiano, l'avevano classificato un pessimo soggetto, prima ancora di celebrare il vostro concilio di Bagai.

Ora, nel primo giudizio era assente e fu condannato, nel secondo era presente e fu assolto.

Se coloro che aveva battezzato dopo il primo giudizio non possono essere ribattezzati, quanto meno dopo il secondo!

Così pure Ceciliano: prima a Cartagine fu condannato, assente, dal giudizio di Secondo di Tigisi; nel secondo giudizio, quello di Milziade di Roma, era presente ed è stato assolto.

Ancora non volete che noi fondiamo la nostra certezza su di esso: almeno permetteci di dubitare!

Vi vince infatti non solo chi sa che Ceciliano è innocente, ma anche chi ignora la sua colpevolezza.

Voi, invece, pensate che si debbano ribattezzare gli uni e gli altri, sia quelli che dicono: " Noi sappiamo ", sia quelli che dicono: " Non sappiamo chi fu Ceciliano ".

Non devono essere ribattezzati quelli che Primiano battezzò dopo il primo giudizio, nel quale fu condannato assente, devono invece essere ribattezzati quelli che battezzò Ceciliano dopo il secondo giudizio, nel quale fu assolto essendo presente.

Non fu lecita la condanna di quello, già condannato, e va bene; ma permettete almeno che si possa dubitare se fosse lecita quella di costui, assolto.

Anche se fossimo certi delle sue malefatte, in nessun modo i peccati altrui ci inquinerebbero, salvo il caso in cui li imitassimo, in quanto siamo nella Chiesa che lo Spirito Santo ha predetta come un'aia coperta di paglia. ( Mt 3,12 )

E tuttavia, anche se ci viene detto che per noi sono peccati non accertati, non solo ci considerano colpevoli, ma sentenziano anche che dobbiamo essere ribattezzati.

Questo è il vostro modo di agire? Stravolgete tutto così?

Pensate davvero di avere la potestà di rendere santo ciò che voi volete sia santo o impuro ciò che voi volete sia impuro?

Frenatevi! Non avanzate nel male, per non perire lontano dal bene.

41.45 - I buoni fedeli tollerano lodevolmente per amor di pace coloro che offendono la loro comunione

Veniamo all'altra mia affermazione: " Se tratti l'argomento delle persecuzioni, ti rispondo in due parole: se avete subìto qualche ingiustizia, non riguarda coloro che lodevolmente tollerano per la pace dell'unità quelli che compiono, anche ingiustamente, tali cose ".33

A quale falsità hai fatto ricorso per confutarla, senza riflettere che la tua lettera avrà pur qualche lettore sano di mente!

Rispondi infatti come se io avessi detto che voi dovete subire la persecuzione per la pace dell'unità.

Io non ho affatto detto questo in quel punto, bensì: " Se avete sofferto qualche ingiustizia, non è dovuta certamente a coloro che lodevolmente tollerano per la pace dell'unità quelli che commettono, anche a torto, tali cose contro di voi ".

Poiché questo è stato affermato con assoluta chiarezza, prestino molta attenzione alla esposizione almeno coloro che tu hai voluto ingannare.

Io non credo che tu non abbia capito un testo così chiaro; piuttosto, data la concisione della mia frase, hai pensato di poterla facilmente rendere oscura, in modo tale che, pur parlando di tutt'altra cosa, davi l'impressione di avervi risposto.

Perché poi io abbia affermato che i nostri buoni fedeli tollerano lodevolmente per amor di pace coloro che offendono la nostra comunione, cioè la paglia dell'aia del Signore, quando agiscono iniquamente contro di voi, che bisogno c'è di dimostrarlo, di giustificarlo, se lo stesso beato Cipriano dice con assoluta chiarezza e candore a favore della mia tesi che, anche se si nota la presenza di peccatori nella Chiesa, non si deve abbandonare la Chiesa a causa loro.34

Ed è precisamente quanto ho detto io: costoro si devono tollerare per tutelare la pace dell'unità.

In verità, essi non perseguitano voi in misura maggiore rispetto a noi; con la loro ingiusta persecuzione essi vi danno, tanto per ingannare gli ignoranti, un'aureola, sia pur falsa, di gloria; a noi, in cambio, infliggono una ferita profonda di tristezza.

42.46 - I circoncellioni criminali

Poco dopo, facendo menzione di non so quali morti, sostieni che siano stati assassinati dai nostri e, dando libero sfogo alla tua eloquenza, amplifichi a dismisura il tono del discorso, in base al quale voi fate la figura dei martiri, mentre in realtà siamo noi che subiamo, giorno dopo giorno, gli attacchi incredibili dei vostri chierici e dei circoncellioni, assai peggiori di quelli compiuti da qualsiasi ladro o brigante.

Essi, infatti, ben provvisti di armi terribili di ogni foggia, si aggirano terrorizzando e sconvolgendo, non dico la quiete e la pace della Chiesa, ma anche l'incolumità pubblica.

Con aggressioni notturne mettono a soqquadro le case dei chierici cattolici, spogliandole di ogni cosa e lasciandole deserte; poi li rapiscono, li fustigano a sangue e li colpiscono a fil di spada, abbandonandoli in fin di vita.

Per di più, inedito e finora inaudito genere di delitto, infondono nel cavo dei loro occhi una miscela di calce e di aceto; potrebbero cavarglieli subito, invece preferiscono torturarli lentamente, anziché accecarli rapidamente.

Infatti, in un primo tempo adoperavano per questo delitto solo la calce, ma poi, resisi conto che le loro vittime avevano recuperato la vista, vi hanno aggiunto l'aceto.

43.47 - I vescovi cattolici Servo di Tubursico-Bure e Massimiano di Bagai vessati dai circoncellioni

Tralascio di dire quanti delitti hanno commesso in passato, crimini che costrinsero a emanare i provvedimenti legislativi in questione contro il vostro errore, leggi temperate dalla mansuetudine cristiana anziché applicate con il rigore dovuto contro crimini così efferati.

Il vescovo cattolico di Tubursico-Bure, di nome Servo, reclamava la restituzione di un fondo invaso dai vostri, e i procuratori delle due parti erano in attesa della decisione del proconsole; all'improvviso irruppero in questa città le vostre bande armate: lui a malapena riuscì a mettersi in salvo.

Suo padre, un presbitero venerabile per età e virtù, gravemente ferito dai colpi infertigli, morì pochi giorni dopo.

Massimiano, vescovo cattolico di Bagai, aveva ottenuto con sentenza giudiziaria, emessa fra le due parti, la restituzione della basilica del territorio di Calvia, che i vostri avevano usurpato illegittimamente in una certa occasione.

Pur conservandola in virtù di un diritto ineccepibile, fu assalito nella stessa dai vostri e si rifugiò sotto l'altare, ed essi lo infransero facendolo rovinare su di lui; quindi lo colpirono con bastoni e fruste, lo ferirono crudelmente a colpi di spada e coprirono di sangue tutto il suolo circostante.

Era stato anche gravemente ferito all'inguine, dalla quale il sangue colava copiosamente; ed era sul punto di soccombere, se il loro eccesso di crudeltà non fosse venuto in suo soccorso per un disegno occulto della misericordia divina.

Lo posarono infatti mezzo morto su questa parte del corpo messa a nudo, prono a terra; impercettibilmente la polvere ostruì le vene, da cui fluiva a fiotti il sangue.

Quando i nostri lo trasportarono fuori di là, quelli li assalirono di nuovo e lo strapparono loro con la violenza, colpendolo violentemente.

Di notte, poi, lo gettarono dall'alto di una torre, ma il vescovo cadde su un soffice mucchio di letame e vi restò disteso, privo di sensi, ormai prossimo alla fine.

Un povero, passando di là, si appartò in quel luogo per un bisogno fisiologico e lo trovò.

Lo riconobbe, mentre, tutto tremante, chiamava sua moglie che portava una lanterna e, per pudore, era alquanto discosta.

Allora tutti e due lo trasportarono in casa, mossi a compassione e con la speranza di una piccola ricompensa, poiché lo avrebbero presentato, vivo o morto, ai nostri come soccorso da loro.

Per farla breve, egli si salvò con una cura prodigiosa, vive tuttora, e si contano sul suo corpo più cicatrici che membra.

Si era già divulgata la notizia nei paesi d'oltremare che i vostri lo avevano ucciso e l'efferatezza di questo delitto, ovunque se n'era sentito parlare, aveva suscitato profonda indignazione, dolore e orrore.

Quando lui si presentò poco dopo, la vista delle sue recentissime cicatrici giustificò la falsità di quella notizia.

Vedendolo ora in quello stato, a stento potevano crederlo vivo e non sembrava temerario aver propalato la diceria del suo assassinio.

Quando lui incontrò sul posto il collega di Tubursico-Bure, menzionato poco sopra, e qualche altro vescovo, vittime di analoghi o poco meno crudeli maltrattamenti, era evidente che ogni possibilità di tornare alle proprie sedi era ormai preclusa ad essi, anche perché la ben nota furia dei vostri circoncellioni, che forniva ai vostri chierici una temibile scorta, si fece ovunque una sinistra nomea.

Da qui derivò quell'odio profondo nei vostri confronti, per cui si rimisero in vigore tutte le vecchie leggi contro di voi e si promulgarono queste nuove.

Comunque, se confrontiamo il rigore di queste leggi nel loro complesso con la crudeltà dei vostri, che ha imperversato nell'anarchia più assoluta, esso non si può definire se non una meraviglia di mitezza.

La grande potestà che queste leggi conferiscono pone in risalto la mansuetudine cattolica, più che punire la crudeltà eretica; ed è proprio questa crudeltà che escogita, minaccia ed esegue contro di noi stragi, rapine, incendi, accecamenti di occhi imperversando con più audacia e follia.

44.48 - Le disposizioni imperiali contro le crudeltà donatiste

Ho voluto richiamare alla memoria questi fatti, perché hanno determinato in questi nostri tempi l'adozione delle suddette disposizioni imperiali contro di voi o, piuttosto, contro il vostro errore.

In realtà, se avete un po' di buon senso, che cosa può essere più vantaggioso per voi?

Del resto, se volessi raccontare tutte le crudeltà dei vostri, apprese dagli scritti dei nostri antenati o per cognizione diretta, con le quali hanno perseguitato la Chiesa cattolica dal sorgere del vostro scisma fino ad oggi, che lingua e che penna, quanto tempo e studio mi occorrerebbero!

45.49 - Invito dei vescovi cattolici per un concilio fra cattolici e donatisti

Quando ho trattato il caso di Ottato, che hai voluto scusare non riuscendo a giustificarlo, tu hai affermato che " i vostri non potevano essere responsabili per questo, in quanto nessuno l'aveva deferito a loro per giudicarlo ".35

Le numerose proteste dei nostri per le violenze forsennate dei vostri hanno riempito gli archivi pubblici, senza che questi fatti meritassero da parte vostra un sia pur minima misura repressiva.

Forse si dirà, anche in questo caso, che le proteste furono certamente depositate, ma nessuna di queste fu trasmessa a loro per le dovute sanzioni.

Ascolta, allora, alcune cose di cui sono a conoscenza.

Quando siamo venuti a conoscenza che i vostri avevano deciso di riammettere i Massimiani, precedentemente condannati, ci siamo premurati di divulgare sollecitamente la notizia ovunque era possibile.

I vostri, non sapendo che rispondere a fatti così recenti, incontestabili perché di pubblico dominio, ricorrendo con maggiore frequenza e audacia del solito alle violenze dei circoncellioni e alle loro bande scatenate, cominciarono a terrorizzarci perché non predicassimo più la verità cattolica e confutassimo la loro falsità.

E poiché molti erano rimasti implicati nei lacci del loro errore, con i quali ci davamo da fare per poterli liberare, ci rispondevano che dovevamo trattare la questione con i loro vescovi e, da parte loro, sollecitavano vivamente una conferenza con noi, per poter vedere con quali oratori la verità trionfasse sull'errore.

In un concilio di tutta l'Africa, riunito a Cartagine, ci è sembrato opportuno invitare i vostri vescovi a dibattere pacificamente le questioni, facendo anche trascrivere il nostro invito sui registri pubblici per poter provare a coloro che avevano espresso questo desiderio, che noi avremmo fatto tutto il possibile per soddisfarlo.

Ogni vostro vescovo sarebbe stato invitato dal collega cattolico, che risiedeva nella stessa località.

Così, eliminato l'errore attraverso la nostra conferenza, avremmo potuto fruire della società, unità, pace e carità, veramente degne di fratelli e di cristiani.

Noi siamo convinti che, se vorranno che ciò si realizzi, potranno riconoscere, senza alcuna difficoltà e con l'aiuto della misericordia di Dio, la validità della nostra causa; se invece opporranno un rifiuto, perlomeno sarebbe evidenziata non inutilmente la loro malafede agli occhi di coloro che ci avevano chiesto un tale gesto.

Tutto ciò è stato fatto, sono stati convocati, hanno opposto un rifiuto; in quali termini, ricolmi di falsità, invettive e acredine, sarebbe troppo lungo esporlo in questa sede.

Indice

26 C. litt. Petil. 1, 13, 14
27 C. litt. Petil. 1, 10, 11
28 C. litt. Petil. 1, 13, 14
29 Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, p. 622
30 C. litt. Petil. 1, 17, 19
31 Cipriano, De Lapsis 6: CSEL 3/1, p. 241
32 C. litt. Petil. 1, 17, 19
33 C. litt. Petil. 1, 18, 20
34 Cipriano, Ep. 54, 3: CSEL 3/2, p. 622
35 C. litt. Petil. 1, 24, 26