Contro le Lettere di Petiliano

Indice

Libro I

Ai carissimi fratelli affidati alle cure della nostra amministrazione, Agostino augura salvezza nel Signore.

1.1 - Risposta di Agostino ad un certo donatista

Voi sapete che abbiamo spesso cercato di portare a conoscenza di tutti il sacrilego errore degli eretici donatisti, e di confutarlo non tanto con le nostre, quanto con le loro parole.

Ecco perché ad alcuni loro ragguardevoli esponenti abbiamo inviato delle lettere, non di comunione, certo, di cui già in passato, separandosi dalla Chiesa cattolica, si erano resi indegni; comunque non offensive, ma pacifiche.

Con esse, li invitavamo a discutere con noi la questione che li ha strappati dalla santa comunione con il mondo, così che, fatto un attento esame della verità, volessero correggersi: non più difendendo la perversità dei loro antenati con una ostinazione più insensata, ma restituendosi alla radice cattolica per dare frutti di carità.

Ma poiché sta scritto: Con quanti odiano la pace, io ero pacifico, ( Sal 120,6-7 ) essi hanno respinto così le mie lettere, proprio come odiano quella pace, che con esse si voleva assicurare.

Ora, mentre mi trovavo nella Chiesa di Costantina ed erano presenti Assenzio e il mio collega Fortunato, vescovo della città, i fratelli mi consegnarono una lettera, che il vescovo di questo scisma, dicevano, aveva inviato ai suoi presbiteri, come risultava anche dall'intestazione.

Leggendola, rimasi sorpreso che fin dalle prime battute, l'autore avesse reciso alla radice l'intera comunione del suo partito, per cui non volevo credere che quella lettera fosse di uno che, in mezzo a loro, gode fama di essere un personaggio di prim'ordine per dottrina e facondia.

Ma poiché alla lettura erano presenti alcuni che conoscevano l'eleganza e la ricercatezza del suo stile, si misero a convincermi che il linguaggio era proprio il suo.

Io tuttavia, chiunque ne fosse l'autore, pensai di doverla confutare, perché, quale che ne sia stato lo scrivente, non apparisse, di fronte agli ignoranti, come uno che aveva detto cose valide contro la Chiesa cattolica.

1.2 - Alcune tesi donatiste sul valore del battesimo

La prima affermazione che fa, nella sua lettera, è questa.

Egli dice che noi li accusiamo di avere un doppio battesimo, proprio noi che, sotto il nome di battesimo, macchiamo le nostre anime con un falso lavacro.

Ma che giova riportare tutte le sue frasi offensive?

Ora, una cosa è addurre le prove e un'altra discutere ribattendo gli insulti; perciò è meglio vedere in che modo egli cerca di dimostrare che noi non abbiamo il battesimo e che, di conseguenza, essi non ripetono quanto già c'era, ma danno ciò che non c'era.

Egli dice: È alla coscienza di chi lo dà che si guarda: è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve.

E che succede se la coscienza di chi lo dà non si conosce, e forse è macchiata?

Come può purificare la coscienza di chi lo riceve se, come egli dice, è alla coscienza di chi lo dà che si guarda; è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve?

Se infatti dice che non riguarda il battezzando, il male che si nasconde nella coscienza del battezzatore, forse questa ignoranza può impedire, a chi la ignora, di essere macchiato dalla coscienza del suo battezzatore.

Dunque la coscienza macchiata di un altro, quando la si ignora, basta a non macchiare.

Ma può anche purificare?

2.3 - Agostino chiede chiarimenti su queste affermazioni

Come dunque si deve purificare chi riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata ed egli, che sta per riceverlo, non lo sa?

Specie se si considera ciò che l'autore aggiunge, dicendo: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede ma una colpa?

Ecco, un infedele sta per battezzare, ma il battezzando ne ignora l'infedeltà; che cosa credi che riceverà: la fede o una colpa?

Se dici la fede, ammetti che da un infedele si può ricevere la fede, e non una colpa, e sarà falso ciò che hai detto: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa; si viene infatti a scoprire che uno può ricevere la fede anche da un battezzatore infedele, di cui ignora l'infedeltà.

Egli infatti non ha detto: " Chi riceve la fede da un infedele manifesto e noto, non riceve la fede, ma una colpa ", bensì: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa; e questo è certamente falso, quando uno è battezzato da un infedele che nasconde la sua infedeltà.

Se invece dici: " Anche quando il battezzatore infedele si nasconde, da lui non si riceve la fede, ma una colpa ", allora essi ribattezzino quanti risultano essere stati battezzati da quei scellerati, che restarono a lungo nascosti in mezzo a loro e che, in seguito, scoperti e confutati, sono stati condannati!

3.3 - Certo, per tutto il tempo che stavano nascosti, quanti vennero battezzati non poterono ricevere la fede, ma una colpa, se è vero che chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa.

Dunque si facciano battezzare dai buoni, per poter ricevere la fede, non una colpa.

3.4 - Può l'uomo essere certo della coscienza di un altro uomo?

Ma come possono essere sicuri anche di questi, se è alla coscienza di chi battezza che si guarda, la quale però si nasconde allo sguardo di chi sta per essere battezzato?

Così, se si sta alla loro affermazione, la salvezza spirituale diventa incerta, dato che, contro le sante Scritture che dicono: È meglio confidare nel Signore che confidare nell'uomo, ( Sal 118,8 ) e: Maledetto chiunque ripone la sua speranza nell'uomo, ( Ger 17,5 ) essi allontanano i battezzandi dal riporre nel Signore Dio la loro speranza, e li persuadono a riporla nell'uomo.

Ne consegue che la salvezza non solo è incerta, ma è assolutamente inesistente, poiché sta scritto: La salvezza appartiene al Signore, ( Sal 3,9 ) e: Vana è la salvezza dell'uomo. ( Sal 60,13 )

Pertanto, chi ripone la speranza nell'uomo, anche se sa che si tratta di un giusto e di un innocente, è maledetto.

Ecco perché anche l'apostolo Paolo rimprovera quanti dicevano di essere di Paolo: È stato forse crocifisso per voi Paolo?

O è nel nome di Paolo, che siete stati battezzati? ( 1 Cor 1,13 )

4.5 - Chi è l'origine, la radice e il capo del battezzato?

Perciò, se erano in errore e, se non si fossero corretti, sarebbero morti, quelli che volevano essere di Paolo, quale speranza hanno quelli che cercano di essere di Donato?

I Donatisti, infatti, vogliono dimostrare che l'origine, la radice e il capo del battezzato, non è altri che il suo battezzatore.

Per cui capita che, essendo per lo più incerta l'identità del battezzatore, incerta l'origine, la radice, il capo, è incerta anche tutta la speranza.

E dato che può capitare che la coscienza del battezzatore sia criminale e macchiata, e il battezzando lo ignora, ne consegue che, a causa dell'origine cattiva, della radice cattiva e del capo cattivo, la speranza del battezzato risulti vana e illusoria.

In realtà, visto che egli nella sua lettera dice: Ogni realtà poggia su una origine e su una radice, e se non ha un capo non è niente; e visto che, per origine, radice e capo del battezzato, vuole che si intenda il ministro che lo battezza, che giova al povero battezzato ignorare la malvagità del suo battezzatore?

Ignora infatti di avere un capo malvagio o, semplicemente, di non avere un capo.

Tuttavia, che speranza ha colui che, lo sappia o no, ha un pessimo capo o non ha nessun capo?

Che forse l'ignoranza stessa diventa capo di colui che, per battezzatore, ha un cattivo capo o non ha nessun capo?

Ma chi lo crede è davvero senza capo.

5.6 - È Cristo il capo, l'origine e la radice

Ora noi chiediamo, poiché egli ha detto: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa; e poi ha aggiunto: Ogni realtà poggia su una origine e su una radice, e se non ha un capo non è niente; noi, ripeto, gli chiediamo: se, quando il battezzatore infedele non si conosce, colui che egli battezza riceve la fede, non una colpa e, in tal caso, sua origine, radice e capo non è il suo battezzatore, da chi riceve la fede? Dov'è la sua origine?

Dov'è la radice da cui germina? Dov'è il capo da cui inizia?

O forse, quando il battezzato ignora che il suo battezzatore è un infedele, allora è Cristo che dà la fede, è Cristo l'origine, la radice e il capo?

O umana temerarietà e superbia! Perché, piuttosto non concedi che è sempre Cristo colui che dà la fede e che, dandola, fa il cristiano?

Perché, non concedi che è sempre Cristo l'origine del cristiano? Che in Cristo affonda la sua radice il cristiano?

Che è Cristo il capo del cristiano?

In effetti, neppure quando ai credenti si elargisce la grazia spirituale mediante un dispensatore santo e fedele, è il battezzatore che lo giustifica e non, invece, quell'Unico, di cui è stato detto che giustifica l'empio? ( Rm 4,5 )

O è l'apostolo Paolo capo e origine di coloro che aveva piantati?

O è Apollo la radice di coloro che aveva irrigati, e non piuttosto colui che aveva dato ad essi, nel credere, la fede, visto che Paolo stesso dice: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere; ora, non chi pianta è qualcuno, non chi irriga, ma chi fa crescere, Dio? ( 1 Cor 3,6-7 )

Non era lui la loro radice, ma colui che ha detto: Io sono la vite e voi i tralci. ( Gv 15,5 )

E come poteva essere anche il loro capo, se egli stesso dice che noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e se in molti passi proclama apertamente che Cristo è il capo di tutto il corpo?

6.7 - Conseguenze delle affermazioni dell'autore

Perciò, chiunque riceve il sacramento del battesimo o da un ministro fedele o da uno infedele, riponga nel Cristo tutta la sua speranza, se non vuole essere un maledetto che ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 )

Diversamente, se uno rinasce nella grazia spirituale tale e quale al suo battezzatore; e se quando è palese che il battezzatore è un uomo buono, è lui che dà la fede, è lui origine e capo del rinato, e quando, invece, si ignora che il battezzatore è infedele, allora è da Cristo che il battezzato riceve la fede, è da Cristo che egli ha origine, è in Cristo che ha la radice, ed è di Cristo che si gloria come capo, c'è da augurare a tutti i battezzandi, di avere dei battezzatori infedeli e non saperlo.

Per quanto, infatti, ne abbiano di buoni, Cristo è certamente e incomparabilmente migliore; sarà lui quindi il capo del battezzato, se il battezzatore infedele si nasconde.

7.8 - Risposte cattoliche ai Donatisti

Che se è da pazzi credere questo, ( è sempre Cristo, infatti, che giustifica l'empio, facendo, dell'empio, un cristiano; ( Rm 4,5 ) è sempre da Cristo che si riceve la fede; ( Gal 3,26 ) è sempre Cristo l'origine dei rigenerati ( Tt 3,5 ) e il capo della Chiesa ( Ef 5,23 ) ), che peso hanno queste parole, di cui i lettori superficiali non afferrano il senso profondo, ma soltanto il suono?

Chi invece non si ferma ad ascoltare le parole con l'orecchio, ma penetra le espressioni anche con l'intelligenza, quando sente: È alla coscienza di chi da il battesimo che si guarda; è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve, risponderà: " Spesso la coscienza dell'uomo mi è ignota, mentre sono certo della misericordia di Cristo ".

Quando sente: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa, risponderà: " Non è infedele Cristo, dal quale io ricevo la fede, non una colpa ".

Quando sente: Ogni realtà ha una origine e una radice, e se un essere non ha un capo, non esiste, risponderà: " La mia origine è Cristo, la mia radice è Cristo, il mio capo è Cristo.

Quando sente: Niente rinasce bene, se non c'è un buon seme che rigenera, risponderà: " Il seme che mi rigenera è la parola di Dio, che sono esortato ad ascoltare con sottomissione, anche se colui, tramite il quale l'ascolto, non mette in pratica ciò che dice, poiché mi rassicura la parola del Signore: Le cose che essi dicono, fatele, quelle che fanno, non le fate.

Dicono infatti, ma non fanno. ( Mt 23,3 )

Quando sente: Che grande distorsione è credere che uno, colpevole dei propri crimini, può rendere innocente un altro? risponderà: " Non mi rende innocente, se non colui che è morto per i nostri delitti, ed è risuscitato per la nostra giustificazione ". ( Rm 4,25 )

Non è infatti nel ministro che mi battezza, che io credo, ma in colui che giustifica l'empio, perché la fede mi sia imputata a giustizia. ( Rm 4,5 )

8.9 - Altre risposte

Quando sente: L'albero buono produce frutti buoni, l'albero cattivo produce frutti cattivi.

Si raccoglie forse, uva dalle spine? ( Mt 7,16-17 ) e: Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore trae il bene, mentre l'uomo cattivo dal tesoro del suo cuore trae il male, ( Mt 12,35 ) risponderà: " Questo è il frutto buono: che io sia un buon albero; questo è un uomo buono: che io produca un frutto buono, cioè opere buone.

Ora questo me lo dà non chi pianta e chi irriga, ma solo colui che fa crescere, Dio ". ( 1 Cor 3,7 )

Infatti, se l'albero buono è il battezzatore buono, e il suo frutto buono è il fedele che ha battezzato, chi è stato battezzato da un ministro cattivo, anche non notorio, non potrà essere buono, poiché è nato da un albero cattivo.

Una cosa, infatti, è un albero buono e un'altra, un albero sconosciuto, ma cattivo.

Ora, se, quando un albero cattivo è sconosciuto, colui che viene battezzato da lui non nasce da lui, ma da Cristo, rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi sconosciuti, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi.

9.10 - Il battesimo dei morti

Parimenti, quando sente: Chi è battezzato da un morto, a che gli giova questo lavacro? ( Sir 34,25 ) risponderà: Cristo vive, egli non muore più, e la morte non avrà più potere su di lui. ( Rm 6,9 )

Ora, di lui è stato detto: Questi è colui che battezza nello Spirito Santo. ( Gv 1,33 )

Vengono invece battezzati dai morti quanti si battezzano nei templi degli idoli.

Essi non pensino di ricevere dai loro sacerdoti, quella che chiamano la santificazione, ma dai loro dei che, essendo uomini, sono talmente morti, da non essere né in terra e né nella pace del cielo; essi vengono veramente battezzati dai morti; anche se di queste parole della santa Scrittura si può fare una ricerca attenta, per una discussione e comprensione salutare.

In effetti, se per morto in questo passo si intende un peccatore che battezza, ne consegue questa assurdità: che chi viene battezzato da un empio, anche sconosciuto, riceve un lavacro inutile, come colui che viene battezzato da un morto.

Il testo, infatti, non dice: " Chi viene battezzato da un morto conosciuto ", ma: Chi viene battezzato da un morto.

Ora, se essi considerano morto qualcuno, solo quando sanno che egli è peccatore; e lo considerano vivo anche quando sanno che è uno scellerato che con molta astuzia si nasconde nella loro comunione, dimostrano di possedere un orgoglio esecrabile, poiché attribuiscono a se stessi più di quanto concedono a Dio, fino ad arrivare a pensare che un peccatore noto ad essi, è morto, uno noto a Dio, è vivo.

Inoltre, se si deve considerare morto solo un peccatore noto agli uomini, che diranno di Ottato, che ebbero paura di condannare come un criminale noto ad essi da molto tempo?

Perché quanti sono stati battezzati da lui non li considerano battezzati da un morto?

O forse egli era vivo perché la sua fede era il Conte.

Questa arguta e spiritosa battuta, fatta da non so quale suo collega di alto rango, essi la ripetono spesso e la lodano, senza capire di far la fine dei superbissimo Golia, decapitandosi con la loro spada. ( 1 Sam 17,51 )

10.11 - Se i Massimianisti condannati sono morti

Infine, se essi non vogliono considerare morto né un criminale nascosto, e né quello palese, che però non è stato ancora condannato, ma soltanto quello palese e condannato, di modo che chiunque viene battezzato da lui, viene battezzato da un morto e il lavacro non gli giova, che diranno di quelli che hanno condannato per la bocca veritiera del loro concilio plenario, insieme a Massimiano e agli altri suoi ordinanti e cioè: Feliciano di Musti e Pretestato di Assuri, che vengono annoverati tra i dodici che ordinarono Massimiano e che eressero un altare contro il loro altare, quello davanti al quale sta Primiano?

Sicuramente i Donatisti li annoverano tra i morti.

Lo attesta la famosa sentenza del loro concilio, che allora, quando venne letta per essere approvata, l'acclamarono a gran voce, mentre se ora gliela leggiamo noi, restano muti; ed invece avrebbero fatto meglio a non rallegrarsene prima, quando fu proclamata, per non dolersene poi, quando fu divulgata.

Ecco che vi si dice a proposito dei Massimianisti espulsi dalla loro comunione: I corpi di molti naufraghi vennero gettati contro gli scogli rocciosi da un'onda veritiera; e, come per gli Egiziani, i lidi erano pieni di cadaveri delle vittime che, anche nella morte, hanno subito la pena più grande di non trovare neppure una sepoltura, dopo che le acque vendicatrici ne hanno strappata l'anima.

A tal punto i Donatisti riempiono di insulti i loro scismatici, da chiamarli perfino " morti insepolti: ma di certo avrebbero dovuto desiderarne la sepoltura, affinché, dalla massa di cadaveri giacenti insepolti sulla riva, in seguito, Ottato Gildoniano, avanzando con le sue bande armate, come un flutto impetuoso, non risucchiasse Feliciano e Pretestato.

11.12 - Se i Massimianisti ritornati presso i Donatisti sono morti

Io chiedo loro se essi, rifluendo nel loro mare, sono ritornati vivi o sono ancora morti.

Infatti, se, malgrado tutto, sono ancora morti, il loro lavacro non giova affatto a quanti si fanno battezzare da questi morti; se invece sono ritornati vivi, come può giovare il lavacro a coloro che essi hanno battezzato fuori, pur giacendo privi di vita, se è nel senso loro che va inteso il testo: Chi è battezzato da un morto, a che gli giova questo lavacro? ( Sir 34,25 )

In effetti, coloro che sono stati battezzati da Pretestato e Feliciano, quando questi erano ancora in comunione con Massimiano, ora li hanno con loro dentro e mescolati alla loro comunione, senza averli ribattezzati, e insieme ai loro battezzatori, cioè Feliciano e Pretestato.

Di fronte a questo fatto, se essi non privilegiassero la loro ostinazione, ma riflettessero alla sicura fine della loro salvezza spirituale, si dovrebbero certamente svegliare e, recuperata la salute dello spirito, respirare nella pace cattolica; sempre che, deposto il tumore della superbia e vinta la rabbia dell'ostinazione, volessero pensare che immane sacrilegio è ripudiare il battesimo delle Chiese d'oltremare, la cui primogenitura abbiamo appreso dai Libri sacri, e accettare il battesimo dei Massimianisti, che essi condannarono con la loro bocca.

12.13 - I crimini non possono contaminare chi li ignora

Quanto ai nostri stessi fratelli, figli delle ben note Chiese, essi non hanno conosciuto allora i fatti accaduti in Africa tanti anni fa, e non li conoscono ora; per cui i crimini rinfacciati agli Africani dal partito di Donato, anche se veri, poiché non li conoscevano, non potevano contaminarli.

I Donatisti, invece, che si sono apertamente separati e divisi, pur dicendo di essere stati presenti anche all'ordinazione di Primiano, condannarono Primiano, ordinarono un altro vescovo contro Primiano, battezzarono al di fuori di Primiano, ribattezzarono dopo Primiano e, con gli amici, che egli aveva battezzato fuori, ma che nessuno ribattezzò dentro, ritornarono a Primiano.

Se un rapporto così stretto con i Massimianisti non macchia i Donatisti, come poté, una diceria sugli Africani, contaminare degli stranieri?

Se delle labbra, che si sono reciprocamente accusate si congiungono senza farsi del male, nel bacio di pace, perché nelle Chiese d'oltremare, molto lontane dal loro tribunale, non baciano come fedele cattolico uno che hanno condannato, ma lo esorcizzano come un empio pagano?

Se per il bene della loro unità, essi hanno fatto la pace con i Massimianisti e li hanno riaccettati, noi non li biasimiamo solo perché si strangolano con la loro decisione; infatti, mentre per l'unità della loro setta, raccolgono particelle separatisi da loro, si rifiutano poi di ricucire alla vera unità, la loro stessa setta.

13.14 - Per la pace di Cristo dobbiamo sopportare i veri crimini

Se per l'unità del partito di Donato, nessuno ribattezza coloro che sono stati battezzati nell'empio scisma; e i colpevoli di uno scisma tanto grave, che il loro concilio paragona a quelli antichi autori dello scisma, che la terra inghiottì vivi, ( Nm 16,31-35 ) se si sono separati, non si puniscono, se sono stati condannati, si reintegrano, perché all'unità del Cristo diffusa in tutto il mondo e della quale è stato predetto che dominerà da mare a mare e dal fiume fino ai confini del mondo, ( Sal 72,8 ) e quanto è stato predetto si vede e si mostra realizzato, perché, ripeto, a questa unità vera e perfetta, non si riconosce la legge della eredità, che risuona nei nostri comuni Libri: Ti darò in eredità le nazioni e i confini della terra in tuo possesso? ( Sal 2,8 )

Per l'unità di Donato non sono obbligati a richiamare ciò che hanno disperso, ma sono invitati ad ascoltare il grido delle Scritture.

Perché non capiscono che è stata un'opera della misericordia di Dio verso di loro se, essi che accusavano la Chiesa cattolica di falsi crimini, dal cui contagio, per così dire, non volevano che fosse contaminata la loro troppa santità, per ordine di Ottato Gildoniano furono obbligati a riaccogliere i crimini veri e gravissimi, condannati dalla " bocca veritiera del loro concilio, come essi dicono, e a riunirli a sé?

Si rendano conto, finalmente, come sono pieni di crimini veri dei loro seguaci, essi che ne inventano di falsi contro i loro fratelli ma seppure avessero detto la verità, dovrebbero finalmente capire quante cose vanno tollerate per la pace, e ritornare, per la pace di Cristo, alla Chiesa che non ha condannato dei fatti sconosciuti, visto che ad essi, per la pace di Donato, è piaciuto richiamare dei condannati.

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