Discorsi sul Nuovo Testamento

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Sulle parole del Vangelo di Mc

Mc 8,34: "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso" ecc. e sulle parole di 1 Gv 2,15: "Chi ama il mondo non ha amore per il Padre"

1.1 - L'amore rende leggeri i precetti di Dio
2.2 - L'amore di sé prima causa della perdizione dell'uomo
3.3 - Dove seguire Cristo e per qual via
4.4 - Portare la croce e disprezzare il mondo
5.5 - In che modo è cattivo il mondo creato da Dio buono
6.6 - Perché il mondo buono è divenuto cattivo
7.7 - Il mondo che perseguita il mondo
7.8 - Nelle Scritture il mondo è di due specie: quello redento e quello condannato
7.9 - La rinuncia al proprio egoismo è comandata a tutti i membri della Chiesa
8.10 - I diversi gradi dei seguaci di Cristo; che significa volgersi a guardare indietro

1.1 - L'amore rende leggeri i precetti di Dio

Sembra penoso e gravoso il comando dato dal Signore, che cioè, se uno vuole seguirlo, deve rinnegare se stesso. ( Mc 8,34 )

Ma non è penoso e gravoso ciò che comanda Colui che aiuta a mettere in pratica ciò che comanda.

Infatti è anche vero ciò che si dice a lui nel salmo: A causa delle parole delle tue labbra ho battuto vie faticose. ( Sal 17,4 )

È anche vero ciò che dice lui in persona: Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero. ( Mt 11,30 )

Poiché tutto ciò ch'è penoso nei precetti, lo rende dolce la carità.

Sappiamo quanti sacrifici fa compiere l'amore!

Spesso però lo stesso amore è riprovevole e sensuale.

Eppure quante avversità non patiscono, quante condizioni ignominiose e intollerabili non sopportano gli uomini per giungere all'oggetto del loro amore?

Quante sofferenze deve affrontare un avaro, vale a dire chi ama il denaro, un ambizioso, vale a dire chi ama le cariche con gli onori, un sensuale, vale a dire chi ama la bellezza dei corpi?

Ma chi sarebbe in grado d'enumerare tutte le specie di amore?

Considerate tuttavia quanto soffrono gli amanti ma senza far caso alle loro sofferenze; e tanto più soffrono quando è loro tolta la possibilità di soffrire.

Orbene, siccome in gran parte gli uomini rassomigliano all'oggetto del loro amore e per regolare la nostra vita null'altro ci deve stare a cuore se non quello di scegliere l'oggetto da amare, perché stupirci se chi ama Cristo e vuole esserne seguace, con l'amarlo rinuncia a se stesso?

Se in effetti uno si perde amando se stesso, certamente si ritrova col rinnegare se stesso.

2.2 - L'amore di sé prima causa della perdizione dell'uomo

All'inizio l'uomo si perse per l'amore di sé.

Se infatti non avesse amato se stesso e avesse preferito Dio al proprio io, avrebbe voluto essere sempre soggetto a Dio, e per conseguenza non si sarebbe rivoltato rifiutando la volontà di lui e facendo la propria volontà.

In effetti amare se stessi è voler fare la propria volontà.

Preferisci alla tua la volontà di Dio; impara ad amarti non amando te stesso.

Orbene, affinché sappiate ch'è un difetto amare se stessi, l'Apostolo dice: Gli uomini saranno amanti di se stessi. ( 2 Tm 3,2 )

Ora, chi ama se stesso rimane forse stabile in se stesso?

In realtà dopo aver abbandonato Dio comincia ad amare se stesso e per amare le cose esistenti fuori di lui viene scacciato da se stesso tanto che l'Apostolo, dopo aver detto: Gli uomini saranno amanti di se stessi, immediatamente soggiunge: amanti del denaro.

Vedi dunque che sei al di fuori di te.

Hai preso ad amare te stesso: rimani in te, se ci riesci.

Perché vai fuori di te? Tu, che ami il denaro, sei stato forse reso ricco dal denaro?

Poiché hai preso ad amare ciò ch'è fuori di te, hai perduto te stesso.

Quando perciò l'amore dell'uomo si spinge dall'uomo stesso alle cose esterne, comincia a vanificarsi con la vanità e a sperperare per così dire da prodigo le proprie forze.

Si svuota, si disperde, diventa bisognoso, pascola i porci e trovandosi a disagio nel pascolare i porci, un bel giorno si ricorda della propria condizione e dice: Quanti salariati di mio padre hanno da mangiare in abbondanza mentre io sto qui a morire di fame! ( Lc 15,17 )

Ma quando parla così, che cosa ci è narrato dello stesso figlio che aveva speso tutti i suoi soldi con le meretrici e aveva voluto tenere a sua disposizione la parte degli averi che era tenuta bene in serbo nella casa del padre?

Volle prenderla per farne quel che gli piaceva, la sperperò e divenne povero.

Quale espressione usa la Scrittura parlando di lui?

Ecco: Rientrò in se stesso. ( Lc 15,17 )

Se rientrò in se stesso, vuol dire che prima era uscito fuori di se stesso.

Poiché era caduto lontano da sé ed era uscito fuori di sé, per tornare da Colui dal quale si era allontanato cadendo fuori di se stesso egli ritorna prima in se stesso.

Ora, allo stesso modo che cadendo lontano da se stesso era rimasto solo in se stesso, così, quando torna in sé non deve rimanere in se stesso per non uscire di nuovo fuori di sé.

Rientrato in se stesso per non rimanere da solo in se stesso, che cosa disse?

Mi alzerò e andrò da mio padre. ( Lc 15,18 )

Ecco da quale stato era caduto fuori di sé: s'era allontanato da suo padre; s'era allontanato da se stesso; era uscito lontano da se stesso per cadere nelle cose ch'erano fuori di lui.

Egli torna in sé e si avvia verso il padre, per trovare in lui il rifugio più sicuro.

Se dunque era uscito fuori di se stesso abbandonando suo padre, quando rientra in sé per tornare dal padre rinneghi se stesso.

Che significa: "rinneghi se stesso"?

Non confidi in se stesso, sia persuaso d'essere un semplice uomo e abbia presente agli occhi della mente l'affermazione d'un Profeta: Maledetto chiunque ripone la propria speranza in un uomo. ( Ger 17,5 )

Si allontani da se stesso ma non verso il basso; si liberi dal proprio io per unirsi a Dio.

Tutto ciò che ha di buono lo attribuisca a Colui dal quale è stato creato, tutto ciò che ha di male se lo è fatto da se stesso.

Non è stato Dio a fare ciò che in lui è male; distrugga dunque ciò che ha fatto chi da Dio s'è allontanato.

Rinunci a se stesso - dice Cristo - prenda la propria croce e mi segua. ( Mc 8,34; Mt 16,24; Lc 9,23 )

3.3 - Dove seguire Cristo e per qual via

Dove dobbiamo seguire il Signore? Sappiamo dov'è andato; abbiamo celebrato la solennità della sua ascensione pochi giorni or sono.

Egli infatti è risorto ed è asceso al cielo: noi dobbiamo andare con lui fin lassù.

Non dobbiamo affatto perdere la speranza poiché, anche se l'uomo non è capace di nulla, ce lo ha promesso proprio lui.

Il cielo era lontano da noi prima che ci andasse il nostro capo.

Perché dovremo dunque disperare se siamo le membra di quel capo?

Dobbiamo dunque seguirlo fino lassù.

Ma chi si rifiuterebbe di seguirlo fino a quella sede?

Soprattutto per il fatto che sulla terra si soffre molto a causa di dolori e di timori.

Chi rifiuterebbe di andare con Cristo là dove si trova la somma felicità, la pace suprema e la perpetua tranquillità?

È bene seguirlo lassù, ma bisogna vedere per quale via.

In effetti Gesù nostro Signore non disse quell'espressione quando era già risorto dai morti.

Non aveva ancora patito, doveva ancora andare incontro alla croce, al disonore, agli oltraggi, ai flagelli, alla corona di spine, alle ferite, agli insulti, agli obbrobri, alla morte.

La via ti sembra scabrosa, ti rende pigro, e così ti rifiuti d'andare dietro a lui.

Va' dietro a lui. È scabroso ciò che l'uomo ha reso tale a se stesso, ma sono state ridotte in polvere le asperità che Cristo cancellò tornando al cielo.

Ora chi non vorrebbe arrivare alla glorificazione?

A tutti piace un posto elevato, ma il gradino è l'umiltà.

Perché alzi il piede al di sopra di te? In tal modo tu vuoi cadere, non già salire.

Comincia dal gradino [ dell'umiltà ] e sei già salito.

Non volevano considerare il gradino dell'umiltà quei due discepoli che dicevano: Comanda, Signore, che di noi due uno sieda alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nel tuo regno. ( Mc 10,37 )

Chiedevano un posto elevato ma non vedevano il gradino.

Il Signore allora mostrò loro il gradino e che cosa rispose loro il Signore?

Siete in grado di bere il calice che io dovrò bere? ( Mc 10,38 )

Voi che chiedete l'apice della sublimità, siete in grado di bere il calice dell'umiltà?

Ecco perché non disse soltanto: Rinunci a se stesso e mi segua, ma aggiunse: Prenda su di sé la sua croce e mi segua. ( Mc 8,34 )

4.4 - Portare la croce e disprezzare il mondo

Che significa: Prenda su di sé la croce? Sopporti tutto ciò ch'è molesto: così deve seguirmi.

Quando infatti mi seguirà imitando la mia condotta e osservando i miei precetti, avrà molti che cercheranno di contrastarlo, di proibirglielo, di dissuaderlo e ciò da parte di coloro stessi che han l'apparenza d'essere seguaci di Cristo.

Camminavano con Cristo coloro che tentavano di proibire ai ciechi di gridare.

Sia dunque le minacce, sia le lusinghe, sia qualunque specie di proibizioni, se tu lo vuoi seguire, devi riguardarle come una croce, le devi tollerare, sopportare, non soccombere.

Sembra che con quelle parole il Signore esorti al martirio.

Se c'è la persecuzione, non si deve forse disprezzare tutto per Cristo?

Si ama il mondo ma venga anteposto Colui dal quale è stato creato il mondo.

Grande è il mondo, ma è più grande Colui dal quale il mondo è stato fatto.

Bello è il mondo, ma più bello è Colui dal quale il mondo è stato fatto.

Attraente è il mondo, ma più amabile è Colui dal quale il mondo è stato fatto.

Cattivo è il mondo, mentre è buono Colui dal quale è stato fatto il mondo.

In qual modo potrò finire l'argomento di cui parlo esponendolo in tutti i particolari? Mi aiuti Dio.

Che cosa infatti ho detto? Perché mi avete applaudito?

Ecco, io ho enunciato solo un quesito e voi tuttavia mi avete già applaudito.

In qual modo il mondo è cattivo, se è buono Colui che ha fatto il mondo?

Non fece forse Dio tutte le cose ed ecco ch'erano molto buone?

La Scrittura a proposito d'ogni singola opera non dichiara forse che Dio creò buona ogni cosa, dicendo: E Dio vide ch'era cosa buona?

E alla fine, riassumendo tutta la creazione, afferma che Dio fece tutte le cose ed ecco erano molto buone. ( Gen 1,3-31 )

5.5 - In che modo è cattivo il mondo creato da Dio buono

Come mai dunque il mondo è cattivo, mentre è buono Dio dal quale il mondo è stato fatto? Come mai?

Poiché il mondo è stato fatto da lui ma il mondo non l'ha conosciuto. ( Gv 1,10 )

Da lui è stato creato il mondo, il cielo e la terra e tutto ciò ch'essi contengono, ma il mondo non lo ha conosciuto, cioè coloro che amano il mondo; coloro che amano il mondo e disprezzano Dio, ecco il mondo che non lo ha conosciuto.

Ecco dunque perché il mondo è cattivo, perché sono cattivi coloro che a Dio preferiscono il mondo.

Ma è buono Colui che ha fatto il mondo, il cielo, la terra, il mare e gli stessi individui che amano il mondo.

La sola cosa che non è opera di Dio per quanto riguarda essi è il loro amore per il mondo e il loro disprezzo per Iddio; ma per quanto riguarda la natura è stato lui a fare loro stessi; per quanto invece riguarda la colpa, non è stato lui l'autore.

Ecco cosa ho detto poco prima: "Distrugga l'uomo ciò ch'egli ha fatto e piacerà a Colui che lo ha fatto".

6.6 - Perché il mondo buono è divenuto cattivo

Orbene, anche tra gli uomini vi è un mondo buono ma derivante da uno cattivo.

Tutto il mondo infatti, se con questo termine intendiamo gli uomini, prescindendo da quello che chiamiamo mondo, cioè il cielo e la terra e tutto ciò che contengono, se con il termine "mondo" si denotano gli uomini, questo mondo lo rese cattivo colui che peccò per primo.

Tutta la massa umana è stata corrotta nella radice.

Dio ha fatto l'uomo buono; così dice la Scrittura: Dio ha creato l'uomo retto, ma gli stessi uomini hanno trovato molti affanni. ( Qo 7,29 )

Da questa molteplicità corri verso l'unità, raccogli nell'unità i tuoi pensieri disparati, falli confluire insieme, fortificati, rimani nell'unità, non andare verso molte cose: ecco ov'è la felicità.

Noi invece abbiamo tralignato, ci siamo avviati alla perdizione; tutti siamo nati col peccato e a quello con cui siamo nati abbiamo aggiunto altri peccati col vivere male e così tutto il mondo è divenuto cattivo.

Venne però il Cristo e scelse ciò ch'egli fece, non ciò che trovò, poiché trovò tutti cattivi, ma con la sua grazia li fece buoni.

Fu così creato un mondo nuovo, ma il mondo [ del peccato ] perseguita il mondo [ della grazia ].

7.7 - Il mondo che perseguita il mondo

Qual è il mondo che perseguita? È quello del quale ci viene detto: Non amate questo mondo e le cose che sono nel mondo.

Se uno ama il mondo, in lui non c'è l'amore del Padre.

Poiché tutto ciò ch'è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, lo sfarzo mondano, non viene da Dio Padre ma dal mondo.

Il mondo però e la sua concupiscenza passano, ma chi fa la volontà di Dio vive per sempre e come vive per sempre anche Dio. ( 1 Gv 2,15.17 )

Ecco, ho indicato ambedue i mondi, sia il persecutore che il perseguitato.

Qual è il mondo che perseguita? Tutto ciò ch'è nel mondo: la concupiscenza della carne e degli occhi, lo sfarzo mondano che non viene da Dio Padre, ma dal mondo, che però passa.

È questo il mondo che perseguita.

Qual è il mondo perseguitato? Chi fa la volontà di Dio vive in eterno come anche Dio vive in eterno.

7.8 - Nelle Scritture il mondo è di due specie: quello redento e quello condannato

Ma ecco, è chiamato mondo quello che perseguita; dimostriamo se è chiamato mondo anche quello che viene perseguitato.

Ma sei forse sordo alla voce di Cristo che parla, o meglio alla voce della Sacra Scrittura che dichiara: È stato Dio a riconciliare con sé il mondo per mezzo di Cristo? ( 2 Cor 5,19 )

Se il mondo vi odia - dice Cristo - sappiate che prima ha odiato me. ( Gv 15,18 )

Ecco: il mondo odia. Chi è odiato da questo mondo se non il mondo?

Quale mondo? Dio ha riconciliato con sé il mondo per mezzo di Cristo.

Persecutore è il mondo condannato; viene perseguitato il mondo riconciliato.

Il mondo condannato sono tutti coloro che sono fuori della Chiesa; il mondo riconciliato è la Chiesa.

Poiché il Figlio dell'uomo - dice la Scrittura - non è venuto per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. ( Gv 3,17 )

7.9 - La rinuncia al proprio egoismo è comandata a tutti i membri della Chiesa

A proposito dunque di questo mondo santo, buono, riconciliato e salvato, anzi che sarà salvato poiché ora lo è solo nella speranza - perché siamo salvati ma solo nella speranza; ( Rm 8,24 ) a proposito dunque di questo mondo, cioè della Chiesa, la quale tutta segue Cristo, disse: Chi mi vuol seguire rinunci a se stesso. ( Mc 8,34 )

Non si deve pensare che debbano dare ascolto a questo comando le vergini e non le maritate, oppure che debbano ascoltarlo le vedove e non le spose, o i monaci e non i coniugati, o i chierici e non i laici; ma deve seguire Cristo tutta quanta la Chiesa, tutto quanto il corpo, tutte le membra distinte e disposte ciascuna a seconda dei doveri loro propri.

Deve seguirlo l'intera sua unica, la sua colomba, la sua sposa, redenta e dotata col sangue dello sposo.

In essa ha il suo proprio posto l'integrità verginale come ha un suo proprio posto la continenza vedovile e la pudicizia coniugale; ma in essa non ha un suo posto né l'adulterio né la lussuria illecita e che dev'essere punita.

Devono dunque seguire Cristo queste membra che hanno in essa il loro posto relativo al loro genere, al loro grado, al loro modo di operare; rinneghino se stessi, cioè non ripongano fiducia in se stessi; prendano su di loro la propria croce, vale a dire sopportino nel mondo per amore di Cristo tutti gli affronti del mondo.

Amino lui il quale è il solo che non illude, il solo che non s'inganna né inganna; amino lui poiché è vero ciò che promette.

Ma, poiché non lo dà ora, la fede vacilla.

Persisti, persevera, tollera, sopporta l'indugio: così porterai la tua croce.

8.10 - I diversi gradi dei seguaci di Cristo; che significa volgersi a guardare indietro

La vergine non deve dire: "In questa categoria ci sarò io sola".

Non vi sarà infatti solo Maria, ma vi sarà anche Anna, la vedova.

Chi è sposata non deve dire: "Vi sarà la vedova, ma non io".

Non è infatti vero che vi sarà Anna e non vi sarà Susanna.

Ecco dunque come devono riconoscere se stessi quelli che sono chiamati a seguire Cristo; in tal modo coloro che in quello stato hanno un grado inferiore non devono invidiare ma amare quelli che vi hanno un grado superiore.

Così, per esempio, fratelli miei - vi prego di fare attenzione - uno ha scelto la vita coniugale mentre un altro ha scelto la vita di continenza; se colui che ha scelto la vita coniugale, desidera commettere l'adulterio, si volge a guardare indietro, poiché brama ciò ch'è illecito.

Chi, al contrario, dalla continenza vuole poi tornare alla vita matrimoniale, si volge a guardare indietro: preferisce una cosa lecita ma si volge a guardare indietro.

Il matrimonio è dunque da condannare? No.

Il matrimonio non è da condannare per nulla, ma chi lo ha preferito, vedi a qual punto s'era avvicinato.

Era già andato avanti. Allorché da giovinetto viveva in balìa delle passioni, il matrimonio era davanti a lui, ed egli tendeva verso di esso; ma dopo aver preferito la continenza, il matrimonio è alle sue spalle.

Ricordatevi come finì la moglie di Lot, ( Lc 17,32 ) dice il Signore.

La moglie di Lot, essendosi voltata a guardare indietro, rimase là immobile. ( Gen 19,26 )

Ciascuno dunque abbia paura di tornare indietro dal punto ove è potuto arrivare; continui a camminare per la via, segua Cristo; dimentico di ciò che sta alle sue spalle si slanci verso ciò che gli sta davanti; seguendo la tensione interiore corra all'acquisto del premio celeste al quale Dio ci chiama per mezzo di Gesù Cristo. ( Fil 3,13-14 )

I coniugati mettano al di sopra di loro le persone non sposate; ammettano che sono migliori; nelle loro persone amino ciò ch'essi non hanno in sé e in loro amino Cristo.

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