Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Sulle parole del Vangelo di Lc

Lc 16,9: "Fatevi degli amici con la ricchezza ingiusta" ecc.

1.1 - Chi sono gli amici che riceveranno in cielo i loro benefattori
2.2 - La ricchezza che puzza d'ingiustizia
3.3 - Si deve imitare Zaccheo
4.4 - Perché la ricchezza è chiamata " mammona "
5.5 - Quale ricchezza è vera, quale falsa
5.6 - Le vere ricchezze

1.1 - Chi sono gli amici che riceveranno in cielo i loro benefattori

Dobbiamo rivolgere a voi gli ammonimenti che vengono fatti a noi stessi.

Il passo del Vangelo letto poc'anzi ci esorta a farci degli amici con la ricchezza ingiusta, affinché anch'essi accolgano nelle tende eterne coloro che se li fanno amici.

Chi sono coloro che avranno le tende eterne, se non i fedeli servi di Dio?

E chi sono coloro che saranno accolti dai santi nelle tende eterne, se non coloro che rivolgono ogni cura alle loro necessità e con gioia somministrano loro ciò di cui hanno bisogno?

Ricordiamoci dunque che nel giudizio universale il Signore, a quelli che staranno alla sua destra, dirà: Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ( Mt 25,35 ) e tutto il resto che sapete.

E poiché gli chiederanno quando mai gli resero mali servigi, egli risponderà: Quando li avete fatti a uno dei miei fratelli più piccoli, li avete fatti a me. ( Mt 25,40 )

Questi fratelli più piccoli sono coloro che li accoglieranno nelle tende eterne.

Così dice a quelli che stanno alla sua destra, perché hanno praticato le opere di carità; così dice a quelli di sinistra, perché non le hanno volute praticare.

Ma quelli di destra che le hanno praticate, che cosa hanno ricevuto, o meglio che cosa riceveranno?

Venite - dice - benedetti dal Padre mio, a prender possesso del regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo.

Poiché io avevo fame e voi mi avete dato da mangiare.

Quando avete fatto ciò a uno dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me. ( Mt 25,34-35.40 )

Chi sono dunque i fratelli più piccoli di Cristo?

Sono coloro che hanno abbandonato ogni loro proprietà e lo hanno seguito e hanno distribuito ai poveri tutto ciò che avevano, per servire Dio liberi senza legami terreni e sollevare in alto le spalle munite, per così dire, di ali, liberate dai pesi mondani.

Questi sono i più piccoli. Perché i più piccoli?

Perché sono umili, perché non sono altezzosi, perché non sono superbi.

Pesa questi che sono i più piccoli e riscontrerai un grave peso.

2.2 - La ricchezza che puzza d'ingiustizia

Ma che significa la frase: essere amici mediante la "mammona ingiusta".

Che cosa è la "mammona ingiusta"? Innanzi tutto che significa "Mammona"?

Questo infatti non è un vocabolo latino: è un termine ebraico, affine a quello della lingua punica.

In realtà queste due lingue sono unite tra loro da una certa parentela di significato.

Ciò che i punici dicono "mammona" in latino si dice "guadagno".

Ciò che gli ebrei chiamano "mammona" in latino si dice "ricchezza".

Per dire dunque tutto in latino, ecco che cosa dice nostro Signore Gesù Cristo: Fatevi degli amici con la ricchezza ingiusta. ( Lc 16,9 )

Alcuni, intendendo ciò a sproposito, rubano la roba altrui e ne danno un po' ai poveri e credono di mettere in pratica il precetto che ci è stato dato.

Poiché dicono: "Rubare i beni altrui è ricchezza ingiusta; darne qualcosa in elemosina, soprattutto ai servi di Dio bisognosi, è farsi degli amici con la ricchezza male acquistata".

Questo modo d'intendere dev'essere corretto o meglio dev'essere cancellato assolutamente dalle tavole del vostro cuore.

Non voglio che l'intendiate a questo modo.

Dovete fare elemosine col ricavato delle vostre giuste fatiche; dovete dare prendendo dai beni che possedete con giustizia.

Voi infatti non potrete corrompere Cristo, vostro giudice, in modo che non vi giudichi con i poveri, ai quali voi rubate.

Supponiamo che tu, più forte e più potente, derubassi uno ch'è debole e questo si recasse con te da un giudice - un uomo qualunque su questa terra avente un certo qual potere di giudicare - e volesse dibattere la causa con te; supponiamo che tu donassi parte della rapina e della spoliazione subita da quel poveretto al giudice perché pronunciasse una sentenza a tuo favore; quel giudice piacerebbe forse anche a te?

Naturalmente egli ha pronunciato un giudizio a tuo favore, eppure è tanta la forza della giustizia che non lo approveresti neppure tu.

Non ti rappresentare così Dio, non collocare nel tempio del tuo cuore una tale falsa immagine di Dio.

Il tuo Dio non è tale, quale non devi essere nemmeno tu.

Anche se tu non giudicassi ingiustamente ma giustamente, migliore di te è il tuo Dio; non è inferiore: è più giusto, è la sorgente della giustizia.

Tutto il bene che hai fatto, lo hai preso da lui e tutto il bene che hai proferito con la parola, lo hai attinto da lui.

Lodi il recipiente perché contiene un po' d'acqua e oltraggi la sorgente?

Non dovete fare elemosine con il ricavato da denaro dato a interessi eccessivi e dall'usura.

Lo dico ai fedeli, a coloro cui distribuiamo il corpo di Cristo.

Abbiate paura, correggetevi, perché poi io non vi dica: "Sei tu che fai il male, sei proprio tu".

Credo inoltre che, se lo farò, non dovrete irritarvi con me, ma con voi, perché possiate correggervi.

A questo si riferisce ciò ch'è detto nel salmo: Adiratevi ma non peccate. ( Sal 4,5 )

Desidero che andiate in collera ma al fine di non peccare.

Ma al fine di non peccare, con chi dovete adirarvi se non con voi stessi?

Che cos'è infatti uno che si pente, se non uno che si adira con se stesso?

Per ricevere il perdono, egli esige da se stesso il castigo, e giustamente dice a Dio: Distogli il tuo sguardo dai miei peccati, poiché io riconosco il mio peccato. ( Sal 51,11 )

Se tu lo riconosci, ti perdona anche lui.

Voi che vi comportavate così, non fatelo più; non è lecito.

3.3 - Si deve imitare Zaccheo

Ma poniamo il caso che abbiate agito male, che possediate denaro guadagnato con l'usura e ne abbiate riempito la borsa e abbiate così accumulato ricchezze: ciò che possedete deriva dal peccato non aggiungete più altri peccati, ma fatevi degli amici con le ricchezze male acquistate.

Forse che Zaccheo aveva ricchezze guadagnate bene? Leggete e vedete. ( Lc 19,2 )

Era un capo dei pubblicani cioè colui al quale venivano pagate le tasse pubbliche: con quelle s'era procurato la ricchezza.

Aveva oppresso molta gente, aveva rubato a molti individui, aveva accumulato molte sostanze.

Il Cristo entrò nella sua casa e venne la salvezza su di essa; poiché così disse lo stesso Signore: Oggi la salvezza è entrata in questa casa. ( Lc 19,9 )

Considerate dunque la stessa salvezza.

Innanzi tutto Zaccheo desiderava vedere il Signore, poiché era piccolo di statura; ma poiché glielo impediva la folla, s'arrampicò su un albero di sicomoro e lo vide mentre passava.

Gesù volse lo sguardo verso di lui e disse: Zaccheo, scendi, perché devo fermarmi a casa tua. ( Lc 19,5 )

Tu sei come appeso, ma io non ti terrò in sospeso, cioè non ti farò aspettare.

Volevi vedermi mentre passavo, oggi invece mi troverai abitante in casa tua.

Il Signore entrò in casa di lui che, pieno di gioia, disse: La metà dei miei beni la dò ai poveri. ( Lc 19,8 )

Ecco come corre chi ha fretta di farsi degli amici con le ricchezze male acquistate.

Inoltre per non rimanere colpevole per altre cause disse: Se ho rubato a qualcuno, gli renderò quattro volte quanto gli ho preso. ( Lc 19,8 )

Inflisse a se stesso una condanna per non cadere nella dannazione.

Voi dunque, che possedete ricchezze che vi siete procurati col male, fate con esse del bene.

Voi, che non avete ricchezze frutto di peccato, non acquistatele col peccato.

Sii buono tu che fai il bene con il frutto del male e, quando avrai compiuto qual cosa di buono con il frutto del male, non rimanere malvagio tu stesso.

I tuoi soldi si cambiano in bene e tu rimarrai malvagio?

4.4 - Perché la ricchezza è chiamata " mammona "

Esiste per verità anche un altro senso del termine e non lo passerò sotto silenzio.

"Mammona ingiusta" sono tutte le ricchezze mondane, da qualsiasi fonte provengano.

In qualunque modo infatti vengano accumulate, sono mammona ingiusta, sono cioè ricchezze ingiuste.

Che vuol dire: "Sono ricchezze ingiuste"? È il denaro che l'ingiustizia chiama ricchezza.

Se infatti cerchi le vere ricchezze queste sono diverse.

Tali ricchezze possedeva in abbondanza Giobbe, pur essendo spogliato d'ogni bene, quando ne aveva pieno il cuore proteso verso Dio e offriva le sue lodi a Dio come gemme preziosissime pur avendo perduto tutti i suoi beni. ( Gb 1,21 )

Da quale scrigno le tirava fuori, se non aveva più nulla?

Ecco le vere ricchezze. Quanto alle altre ricchezze è l'ingiustizia a chiamarle così.

Se tu hai ricchezze terrene, non le biasimo; ti è venuta un'eredità, tuo padre era ricco e ha lasciato a te i suoi beni.

Se te le sei procacciate onestamente, se hai la casa piena del provento delle tue giuste fatiche, non ti biasimo.

Tuttavia anche così non chiamarle ricchezze; poiché, se le chiamerai ricchezze, vuol dire che le ami e, se le amerai, perirai con esse.

Mandale in rovina per non andare tu stesso in rovina; donale per acquistarle, spargile come seme per poterle mietere.

Non devi chiamarle ricchezze, perché non sono vere: sono piene di povertà e sempre soggette a rovesci.

Che razza di ricchezza è quella a causa della quale hai paura dei briganti, a causa della quale temi che un tuo servo ti uccida e te la rubi e fugga?

Se fosse vera ricchezza, ti darebbe sicurezza.

5.5 - Quale ricchezza è vera, quale falsa

È dunque vera la ricchezza che, quando l'avremo, non potremo perderla.

E perché per caso a causa di essa tu non debba temere i ladri, sarà lì dove nessuno potrà rubarla.

Ascolta il tuo Signore: Accumulate le vostre ricchezze nel cielo dove i ladri non possono andare a rubarle. ( Mt 6,20 )

Saranno vere ricchezze quando le avrai trasferite lassù.

Fino a quando sono sulla terra, non sono vere ricchezze.

Ma le chiama ricchezze il mondo e l'ingiustizia.

Dio le chiama "mammona" d'ingiustizia, proprio perché l'ingiustizia la chiama ricchezze.

Ascolta il salmo: Signore, salvami dai figli stranieri, la cui bocca ha proferito vanità e la loro destra è destra d'iniquità.

I loro figli sono come piante novelle, rigogliose nella loro giovinezza; le loro figlie agghindate e adorne a somiglianza del tempio; le loro dispense sono piene, abbondanti di questo e di quello; i loro buoi grassi, le loro pecore feconde moltiplicano i loro parti.

Non c'è apertura né uscita nelle loro siepi, né clamore nelle loro piazze. ( Sal 144,11-14 )

Hai visto quale felicità descrive il salmo, ma ascolta di che si tratta, quali figli d'iniquità ci mette davanti agli occhi.

Coloro la cui bocca ha proferito vanità, e la destra dei quali è destra d'iniquità.

Quanti individui ci mette sotto gli occhi il salmo e parla della loro felicità soltanto sulla terra!

Ma che cosa soggiunge? Proclamarono felice il popolo, che ha questi beni. ( Sal 144,15 )

Ma chi sono quelli che lo proclamarono? I figli altrui, gli stranieri, non appartenenti alla discendenza d'Abramo: proprio essi proclamarono beato il popolo che ha tali beni.

Chi sono coloro che lo hanno detto? Coloro la cui bocca ha proferito la vanità.

È quindi vano proclamare beati coloro che hanno quei beni.

Tuttavia però è proclamato da coloro, la cui bocca ha proferito la vanità.

Da essi sono chiamate ricchezze queste che si chiamano mammona ingiusta.

5.6 - Le vere ricchezze

Tu invece che dici? Poiché i figli altrui, la cui bocca ha proferito la vanità, hanno detto essere beato il popolo che ha questi beni, tu che cosa dici?

Se queste ricchezze sono false, dammi quelle vere.

Se biasimi queste ricchezze, mostrami quelle che lodi.

Se m'imponi di disprezzare queste, mostrami che cosa dovrei preferire.

Te lo dirà lo stesso salmo. Proprio esso che ci ha detto: Proclamarono beato il popolo che ha questi beni, ci dà la risposta, come se ad esso, cioè a quel salmo, avessimo detto: "Tu ci hai tolto le ricchezze, ma non ci hai dato nient'altro; ecco, se disprezzeremo queste ricchezze, come vivremo?

Come saremo felici? Poiché coloro che hanno parlato così riceveranno la felicità da loro stessi.

Hanno infatti proclamato felici gli uomini che posseggono le ricchezze. Ma tu che dici?".

6.6 - Il salmo, come se gli fosse stata rivolta una simile domanda, risponde e dice: "Essi dicono che i ricchi sono felici, io invece dico: Beato il popolo che ha come suo Dio il Signore". ( Mt 6,20 )

Hai sentito quali sono le vere ricchezze, cerca di farti degli amici con la mammona ingiusta e sarai popolo beato il cui Dio è il Signore.

Alle volte passiamo per la strada e vediamo dei poderi assai ameni e fertili e diciamo: "Di chi è quel podere?".

Ci si risponde: "È di quel tale", e noi diciamo: "Beato lui!"; diciamo una vanità.

"Beato colui al quale appartiene quella casa, quel podere, quel bestiame, quel servo, quella famiglia".

Togli via la vanità, se vuoi sentire la verità. Beato è colui il cui Dio è il Signore.

Poiché non è beato colui al quale appartiene il fondo, ma colui che possiede Dio.

Tu però, al fine di dimostrare con la maggiore evidenza possibile che la felicità consiste nei beni della terra, affermi che ti ha reso beato il tuo podere.

Perché? Perché tu vivi grazie ad esso.

Infatti, quando elogi come una gran cosa il tuo podere, tu dici così: "È esso che mi dà da mangiare; è grazie ad esso che io vivo".

Ma considera bene in virtù di che cosa tu vivi.

Colui grazie al quale tu vivi è quello al quale tu dici: Presso di te è la sorgente della vita. ( Sal 36,10 )

Beato il popolo il cui Dio è il Signore.

O Signore mio Dio, o Signore Dio nostro, rendici felici di te affinché arriviamo fino a te.

Non vogliamo esser beati in virtù dell'oro o dell'argento o di poderi; non vogliamo esser felici per questi beni terreni pieni di vanità e transitori della vita caduca.

La nostra bocca non proferisca la vanità.

Facci trovare la felicità in te, perché non ti perderemo.

Quando possederemo te, non solo non ti perderemo ma non periremo neppure noi.

Facci trovare la felicità in te, poiché: Beato è il popolo il cui Dio è il Signore.

Dio non si adirerà neppure se lo chiameremo: "nostro podere"; poiché leggiamo che il Signore è la parte della mia eredità. ( Sal 16,5 )

È una cosa sublime, fratelli miei; non solo siamo sua eredità, ma egli è la nostra eredità, poiché noi coltiviamo lui ed egli coltiva noi.

Non è offesa alcuna per lui il fatto che ci coltiva.

Poiché se noi lo coltiviamo come nostro Dio, egli ci coltiva come suo campo.

E perché sappiate ch'egli ci coltiva, ascoltate Colui ch'egli ci ha inviato: Io sono - dice - la vite e voi siete i tralci.

Il Padre mio è l'agricoltore. ( Gv 15,1 ) Egli dunque ci coltiva.

Ma solo se renderemo frutto egli ci preparerà il granaio.

Se invece sotto la direzione d'un così grande coltivatore vorremo essere sterili e, invece di frumento, produrremo spine, non voglio dire che cosa seguirà, ma terminiamo con la gioia interiore.

Rivolti al Signore, ecc.

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