Discorsi sul Nuovo Testamento

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Dalle parole del Vangelo di Giovanni

Gv 9: " Io sono venuto a compiere le opere di colui che mi ha inviato "

Contro gli Ariani. Sull'affermazione del cieco nato cui fu donata la vista: " Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori "

1.1 - Tutti gli uomini sono ciechi dalla nascita
1.2 - Il passo di cui si sono appropriati a torto gli Ariani
2.3 - Il Padre e il Figlio compiono le medesime opere
3.4 - Il Figlio di Dio è della stessa sostanza del Padre e, insieme a lui, eterno
4.5 - Come il Figlio fa le opere del Padre, così il Padre fa le opere del Figlio
5.6 - Anche le preghiere dei peccatori vengono esaudite
6.7 - Nessuno è senza peccato sulla terra
7.8 - Gli Apostoli furono esposti al peccato anche dopo la risurrezione di Cristo

1.1 - Tutti gli uomini sono ciechi dalla nascita

Il Signore Gesù, come abbiamo ascoltato durante la lettura del santo Vangelo, aprì gli occhi all'uomo che era nato cieco.

Poiché il diavolo aveva procurato la cecità, è appunto venuto il Cristo, datore di luce.

Chi ingannò il primo uomo, fece nascere ciechi tutti.

Corrano al datore di luce, si affrettino, credano, ricevano il fango fatto con la saliva.

La saliva sta per il Verbo, la terra è la carne.

Lavino il volto nella piscina di Siloe.

Ma toccò all'Evangelista di spiegarci qual è il significato di Siloe e affermò: Che significa: Inviato.

E chi è l'Inviato se non colui che spiegò proprio in questa lettura: Io - disse - sono venuto a compiere le opere di colui che mi ha inviato. ( Gv 9 )

Ecco Siloe: lavate il volto, fatevi battezzare, per ricevere la luce e per vedere ciò che prima non vedevate.

1.2 - Il passo di cui si sono appropriati a torto gli Ariani

Ecco, per prima cosa aprite gli occhi su ciò che è stato detto: Io - dice - sono venuto a compiere le opere di Colui che mi ha inviato.

A questo punto già viene fuori l'Ariano e dice: Ecco, vedete che il Cristo non ha fatto opere sue, ma del Padre che lo ha inviato.

Non farebbe mai una tale affermazione se, così come in Siloe, lavasse il volto proprio in colui che è stato inviato.

Che dici dunque? Ecco - risponde - lo ha detto egli stesso.

Che cosa ha detto? Sono venuto a compiere le opere di colui che mi ha inviato.

Non le sue allora? No.

Ma com'è che affermò di essere egli Siloe, egli l'Inviato, egli il Figlio, egli l'Unigenito, che tu vuoi far passare per degenere?

Che vuol dire quanto affermò: Tutte le cose che il Padre possiede sono mie? ( Gv 16,15 )

Tu dici che compiva opere altrui per il fatto che disse: Perché io compia le opere di colui che mi ha inviato.

Io dico che il Padre possedeva beni propri di altri: mi esprimo secondo il tuo modo di pensare.

In forza di che mi vuoi imporre come detto da Cristo: Sono venuto a compiere opere, come non mie, ma di colui che mi ha inviato?

2.3 - Il Padre e il Figlio compiono le medesime opere

Mi rivolgo a te, Cristo Signore; risolvi la questione, senza contesa.

Tutte le cose che il Padre possiede sono mie, dice.

Quindi, se sono tue, non sono del Padre? Ad ogni modo non afferma: Tutte le cose che il Padre possiede le ha date a me; per quanto, pure se avesse detto anche questo, avrebbe posto in evidenza l'uguaglianza.

Ma è imbarazzante ciò che ha detto: Tutte le cose che il Padre possiede sono mie.

Se vuoi intendere: Tutte le cose che il Padre possiede sono del Figlio.

Ascolta il Signore in un altro passo: Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie. ( Gv 17,10 )

La questione del possesso delle cose da parte del Padre e da parte del Figlio, è chiusa; c'è concordanza: tu non contendere.

Sono le opere del Padre quelle che dice opere sue; perché le dice opere di quel Padre, al quale aveva detto: Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie.

Di conseguenza, le opere mie sono tue e le opere tue sono mie.

Infatti tutte quante le cose che fa il Padre; egli lo ha detto, lo ha detto il Signore, lo ha detto l'Unigenito, lo ha detto il Figlio, lo ha detto la Verità.

Che cosa ha detto? Tutte quante le cose che fa il Padre, queste stesse cose fa anche il Figlio ugualmente. ( Gv 5,19 )

Affermazione autorevole, verità imponente, uguaglianza perfetta.

Tutte quante le cose che fa il Padre, queste stessa fa anche il Figlio.

Basterebbe dire: Tutte quante le cose che il Padre fa, queste stesse fa anche il Figlio.

Non basta; aggiungo: ugualmente. Perché aggiungo: ugualmente?

Poiché i non intelligenti sono soliti dire - e abitualmente lo dicono quanti vanno in giro con occhi ancora chiusi - sono soliti dire: Il Padre ha operato con la decisione della volontà, il Figlio con la sottomissione dell'obbedienza; quindi differentemente.

Invece se ugualmente, come quello, così l'altro; così quelle cose che compie quello, queste stesse l'altro.

3.4 - Il Figlio di Dio è della stessa sostanza del Padre e, insieme a lui, eterno

Ma - dice - è il Padre a decidere che il Figlio operi.

Il tuo giudizio è carnale, tuttavia, senza detrimento per la verità, ti assecondo.

Ecco, il Padre dispone, il Figlio opera in conformità; per il fatto che quello comanda e questo obbedisce, forse per questo il Figlio non è della natura del Padre?

Dammi due uomini, padre e figlio: i due sono uomini; è uomo chi comanda, è uomo chi obbedisce; chi comanda e chi obbedisce hanno un'unica e medesima natura.

Colui che comanda non ha generato il figlio secondo la propria natura?

Colui che obbedisce, nel suo assecondare, ha perduto la natura?

Così come accetti dei due uomini, ammetti dunque, provvisoriamente, il Padre che dà il mandato e il Figlio che vi si adegua, nondimeno, Dio e Dio.

Mentre quelli, insieme, sono due uomini, insieme egli è Dio unico; ecco, è l'ineffabile della Divinità.

Frattanto, se vuoi che io riconosca con te l'obbedienza, prima riconosci con me la natura.

Ciò che egli è, questo ha generato il Padre.

Se il Padre ha generato altro di ciò che egli è, non ha generato un vero Figlio; il Padre dice del Figlio: Prima della luce io ti ho fatto uscire dall'utero. ( Sal 110,3 )

Che vuol dire: prima della luce? Con il termine luce sono indicati i tempi.

Perciò prima dei tempi, avanti a tutto ciò che si dice " prima "; avanti a tutto ciò che non è, avanti anche a tutto ciò che è.

Infatti il Vangelo non dice: In principio Dio creò il Verbo, a quel modo che disse: In principio Dio creò il cielo e la terra, ( Gen 1,1 ) oppure: In principio nacque il Verbo o anche: In principio Dio generò il Verbo.

Ma che affermò? Era, era era. Tu ascolti: Era, credi.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Ogni volta tu ascolti: Era, non ricercare il tempo perché sempre era.

Egli, dunque - colui che sempre era, e con il Figlio sempre era, perché Dio è potente da generare senza tempo -; egli ha detto al Figlio: Prima della luce io ti ho fatto uscire dall'utero.

Che vuol dire: dall'utero? Ebbe utero Dio? Penseremo che a Dio gli siano proprie ordinatamente membra corporali?

Lungi da noi! E per quale ragione ha voluto dire dall'utero, se non affinché si comprendesse di aver generato dalla propria sostanza?

Quindi dall'utero è venuto fuori ciò che era egli stesso che ha generato.

Se infatti altro era chi ha generato, altro invece chi è venuto fuori dall'utero, è un essere mostruoso, non il Figlio.

4.5 - Come il Figlio fa le opere del Padre, così il Padre fa le opere del Figlio

Perciò il Figlio deve pur fare le opere di colui che lo ha inviato, e anche il Padre le opere del Figlio.

Che il Padre ha voluto e il Figlio ha realizzato è cosa certa.

Ora io dimostro che è il Figlio a volere e che il Padre opera.

Tu dici: Quando lo dimostri? Lo spiego adesso: Padre, voglio.

Ora io, volendo rovesciare il senso, dico: Ecco il Figlio nell'atto di comandare e il Padre che opera.

Che vuoi? Che dove sono io, siano con me anch'essi. ( Gv 17,24 )

Ci siamo arrivati, saremo là dove egli è; ivi saremo, ci siamo arrivati.

Chi ha parlato? L'Onnipotente. Voglio.

Tu ascolti la volontà della potenza, ascolta anche la potenza della volontà.

Come il Padre - dice - risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. ( Gv 5,21 )

A chi vuole. Perché tu non dica: Che il Figlio dà la vita a quelli ai quali il Padre vuole che dia la vita.

Dà la vita a chi vuole.

Quindi, quelli che il Padre vuole e quelli che egli stesso vuole; perché dove la potenza è unica, la volontà è una sola.

Conserviamo perciò in una mente non ottenebrata che una sola e la medesima è la natura del Padre e del Figlio perché il Padre è un vero padre e il Figlio è un vero figlio.

Ciò che egli è, questo ha generato; infatti il Figlio non è stato un figlio degenere.

5.6 - Anche le preghiere dei peccatori vengono esaudite

Nelle parole dell'uomo che era cieco c'è un non so che capace di turbare e forse indurre a perdere la speranza quanti non ne intendono il senso vero.

Quello stesso uomo al quale furono aperti gli occhi, tra le altre espressioni, giunse ad asserire: Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori. ( Gv 9,31 )

Che facciamo, se Dio non ascolta i peccatori?

Abbiamo il coraggio di supplicare Dio se non ascolta i peccatori?

Datemi uno che preghi ed ecco c'è chi può esaudire.

Ammettete che ci sia chi prega, esaminate il genere umano a cominciare da chi è informe fino ai perfetti.

Sali dalla primavera all'estate; abbiamo cantato questo infatti: Tu hai regolato la primavera e l'estate. ( Sal 74,17 )

Cioè, tu hai ordinato quanti sono gli spirituali e quanti sono ancora carnali, perché anche il Figlio stesso dice: I tuoi occhi mi videro ancora informe.

Informe videro i tuoi occhi, ciò che è nel mio corpo.

E che in seguito? Hanno speranza quelli che sono imperfetti? L'hanno sicuramente.

Ascolta ciò che viene dopo: E tutti saranno scritti nel tuo libro. ( Sal 139,16 )

Può essere, fratelli, che gli spirituali, non essendo peccatori, preghino e siano esauditi.

Che fanno quanti sono carnali? Andranno perduti? Non imploreranno Dio?

Non sia mai! Dammi quel Publicano.

Vieni, Publicano, poniti in mezzo, fa' vedere la tua speranza, perché i deboli non cessino di sperare.

Ecco infatti il Publicano salire a pregare e il Fariseo con lui; e a capo basso, tenendosi a distanza e battendosi il petto, diceva: Signore, abbi pietà di me peccatore.

E si allontanò perdonato, a differenza di quel Fariseo. ( Lc 18,10-14 )

Quello che disse: Abbi pietà di me peccatore, affermò il vero o il falso?

Se disse il vero, era peccatore; e venne esaudito e fu perdonato.

Che vuol dire allora ciò che hai detto tu dopo che il Signore ti aprì gli occhi: Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori?

Ecco, Dio ascolta i peccatori.

Lava, però, il tuo volto interiore, si operi nell'intimo ciò che si è curato di fare al tuo aspetto esterno, e ti renderai conto che Dio ascolta i peccatori.

Ti ha tratto in inganno il divagare della tua mente.

C'è dell'altro che il Signore deve operare in te.

Indubbiamente costui venne espulso dalla sinagoga; il Signore lo apprese, lo incontrò e gli disse: Credi tu nel Figlio di Dio?

E quello: Chi è, Signore, perché io creda in lui? Guardava e non vedeva: guardava con gli occhi, ma con la mente non discerneva ancora.

Gli affermò il Signore: Tu l'hai visto, e colui che parla con te è proprio lui.

Allora, prostratosi, lo adorò. ( Gv 9,38 ) Fu allora che deterse il volto interiore.

6.7 - Nessuno è senza peccato sulla terra

Volgetevi perciò alla preghiera, peccatori!

Confessate i vostri peccati, supplicate affinché siano rimossi, implorate che abbiano termine, scongiurate che appunto essi vengano meno intanto che voi progredite; tuttavia non cessate di sperare e, da peccatori, pregate.

Chi è infatti che non ha commesso peccato?

Prendi a considerare dai sacerdoti: Offrite sacrifici prima per i vostri peccati, e poi per il popolo. ( Lv 16,6; Eb 7,27 )

I sacrifici erano prove d'accusa a carico dei sacerdoti; così che se alcuno si fosse dichiarato giusto e senza peccato, potesse essergli opposto: Non bado a ciò che vai dicendo, ma a ciò che offri; ti scopre la vittima per tuo conto.

Perché fai l'offerta per i tuoi peccati, se da ogni peccato tu sei immune?

O magari fingi con Dio nel sacrificare a lui?

Ma può darsi che erano peccatori i sacerdoti del popolo antico e che non sono peccatori quelli del popolo nuovo.

È vero, fratelli, perché Dio lo ha voluto, sono sacerdote proprio di lui, sono peccatore, insieme a voi mi batto il petto, insieme a voi chiedo il perdono, con voi spero che Dio sia benevolo.

Ma forse gli Apostoli santi, i massimi arieti del gregge, i pastori membra del Pastore, appunto essi forse non avevano il peccato.

Veramente lo avevano, anch'essi lo avevano; non se ne adontano, perché lo confessano.

Da me non avrei l'ardire.

Prima di tutto, sta' a sentire il Signore stesso che si rivolge agli Apostoli: Pregate così.

Come riguardo a quei sacerdoti si dava prova mediante i sacrifici, ugualmente per costoro mediante l'orazione.

Pregate così. E tra le altre petizioni che comandò si facessero, assegnò anche questa: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,9.12 )

Che dicono gli Apostoli? Chiedono ogni giorno per sé la remissione dei debiti.

Si presentano da debitori, si allontanano perdonati, e tornano alla preghiera da debitori.

Questa vita non è immune da peccato, così che tante volte si prega, altrettante volte vengono rimessi i peccati.

7.8 - Gli Apostoli furono esposti al peccato anche dopo la risurrezione di Cristo

Ma che dirò? Forse quando quelli appresero a pregare erano ancora deboli.

Può essere che qualcuno dirà questo: Quando il Signore Gesù insegnò la preghiera, erano ancora fanciulli, erano deboli, erano carnali; non erano ancora degli spirituali, i quali non hanno peccato.

E che, fratelli, diventati spirituali non pregarono più?

Allora Cristo fu obbligato a dire: Ora domandate tali cose nella preghiera, poi date una preghiera diversa agli spirituali.

La preghiera è una sola, è questa, egli è colui che l'ha data; proprio questa, perciò, sia la vostra preghiera nella Chiesa.

Ma eliminiamo il contrasto: quando dici che gli Apostoli sono spirituali, questo vorrai dire, che erano carnali fino a quando il Signore doveva subire la
passione.

Infine, questo è vero, mentre egli pendeva dalla croce, si dispersero sbigottiti, anzi, gli Apostoli perdettero la speranza allora che il ladro ebbe fede.

Pietro ebbe il coraggio di seguirlo quando il Signore fu condotto alla morte, egli si azzardò a tenergli dietro fino a raggiungere la casa [ del sommo sacerdote ] e nell'atrio venne importunato; stava presso il fuoco ed ebbe freddo: sostò presso il fuoco ed agghiacciò di un timore gelido.

Interrogato da una serva, negò il Cristo una volta; interrogato, di nuovo negò; interrogato una terza volta, negò. ( Mt 26,69-74 )

Ringraziamo Dio che ebbe fine l'interrogatorio: la negazione si sarebbe ripetuta a lungo.

Quindi, li confermò allora, furono resi spirituali allora, dopo la risurrezione.

Di conseguenza non avevano più il peccato?

Spirituali, gli Apostoli scrivevano Lettere spirituali, le inviavano alle Chiese; non avevano il peccato - questo dici tu -. Non ti credo, domando direttamente a loro.

Dite, Apostoli santi, dopo che fu risorto il Signore e vi confermò con lo Spirito Santo inviato dal cielo, non avete peccato più?

Vi scongiuro, rispondeteci.

Ascoltiamo, affinché i peccatori non perdano la speranza, perché non cessino di pregare Dio per il fatto di non essere senza peccato.

Ditecelo. Lo ha asserito uno di essi. E chi?

Colui che il Signore amava di più, e che si era adagiato sul petto del Signore, ( Gv 13,23 ) e assorbiva il mistero del regno dei cieli che doveva far erompere all'esterno.

Quando io chiedo: Avete o non avete il peccato? risponde dicendo: Se avremo detto che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.

Ma questi è Giovanni, colui che ha detto: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Avvertite quante realtà aveva trasceso per giungere al Verbo colui così insigne e grande, che quasi aquila volò oltre le nubi; colui che vedeva chiaro nel sereno dello spirito: In principio era il Verbo, proprio egli ha affermato: Se avremo detto che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.

Se invece avremo riconosciuto i nostri peccati, egli è fedele e giusto per perdonarci i nostri peccati e purificarci da ogni colpa. ( 1 Gv 1,8-9 )

Pregate dunque.

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