Discorsi su argomenti vari

Indice

Sull'umiltà di nostro Signore Gesù Cristo

1 - Umiltà dell'incarnazione
2 - L'animale e l'uomo, l'uomo e Dio
3 - Esame di coscienza. La fuga verso Dio

1 - Umiltà dell'incarnazione

Vogliamo raccomandarvi, dilettissimi fratelli, l'umiltà di nostro Signore Gesù Cristo; è lui stesso che la manifesta a tutti noi.

Osservate quanta umiltà.

Il profeta Isaia proclama; Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo; l'erba diventa secca, il fiore appassisce, ma la Parola di Dio dura sempre. ( Is 40,6-8 )

A qual punto egli disprezza e ritiene inferiore la carne!

A qual punto dà pregio e lode alla Parola di Dio!

Insisto, fate ancora attenzione, guardate il suo disprezzo per la carne: Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore di campo.

Che cos'è l'erba? Che cos'è il fiore del campo? Vuoi sapere che cos'è l'erba?

Lo dice di seguito: L'erba diventa secca, il fiore appassisce.

E la Parola di Dio invece? Rimane in eterno.

Riconosciamo questa Parola che resta in eterno.

Ascoltiamo l'Evangelista che esalta questa Parola: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto.

Ciò che è stato fatto in lui era la vita: e la vita era la luce degli uomini. ( Gv 1,1-4 )

Grande lode, appropriata al Verbo eterno.

Eccelsa lode appropriata al Verbo di Dio che permane in eterno.

Ma che cosa dice poco dopo l'Evangelista?

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )

Anche se il Verbo Dio avesse fatto appena questo, di diventare carne, sarebbe un'incredibile umiltà; e beati sono quelli che credono questa cosa incredibile.

La nostra fede infatti consta di realtà incredibili.

Il Verbo di Dio divenne come l'erba, morì, risorse; pur essendo Dio fu crocifisso.

Sono tutte cose incredibili: il fatto è che la tua malattia era diventata tanto grande, che poteva essere risanata solo da cose incredibili.

Così venne quel Medico umile, trovò il malato giacente, si fece partecipe della sua debolezza, chiamandolo alla sua divinità; entrò nel terreno delle passioni uccidendo le passioni e fu steso sulla croce, morendo per uccidere la morte.

Divenne per noi alimento, da assumere, per essere risanati.

Che cos'è questo alimento e chi nutre?

Quelli che imitano l'umiltà del Signore.

Ma tu non sai imitare questa umiltà.

Tanto meno la divinità.

Prova ad imitare l'umiltà, se ci riesci.

Non sai quando, non sai da che parte?

Egli, Dio, si è fatto uomo; tu, uomo, almeno riconosci di essere uomo.

Almeno riconoscessi quello che egli si è fatto per te!

Riconosci te attraverso lui.

Considera che sei uomo e che tuttavia vali tanto che per te Dio si è fatto uomo.

E non attribuire ciò a te con superbia ma alla sua misericordia; ci ha redento col suo sangue il nostro Signore Dio e volle che prezzo delle nostre anime fosse il suo sangue, sangue innocente.

2 - L'animale e l'uomo, l'uomo e Dio

Come avevo incominciato a dire, fratelli, se Dio si è tanto umiliato da farsi uomo, chi potrebbe aspettarsi da lui qualcosa di più?

Tu infatti non ti abbasseresti mai al punto di passare da uomo a bestia.

E tuttavia non c'è confronto.

Se tu fossi arrivato al punto di passare da uomo a bestia, non avresti superato tanta distanza quanta ne ha superata Dio abbassandosi fino a noi.

L'uomo che diventasse animale, passa sì dal razionale all'irrazionale, tuttavia mortali sono l'uno e l'altro: mortale è l'uomo, mortale la bestia; come nasce l'uomo così nasce l'animale; l'uomo è concepito così com'è concepito l'animale.

L'uomo si alimenta di cibi materiali e così cresce, come l'animale.

Quante cose ha in comune con gli animali!

Soltanto la ragione ha di diverso, lì dove è posta l'immagine del Creatore.

Ma Dio che si è fatto uomo, l'Eterno fatto mortale, si rivestì di una carne presa, escluso il peccato, dalla nostra discendenza; si è fatto uomo, è nato, assumendo una condizione in cui potesse patire per noi.

Ma consideralo quando ancora non ha patito: guarda che cosa è diventato per te prima ancora di patire.

È forse poca umiltà questa? Dio si è fatto uomo.

O uomo, considera che sei uomo.

Per te Dio è uomo, e tu non vuoi riconoscere i tuoi limiti di uomo?

Vediamo, fratelli, chi sono coloro che non vogliono riconoscere di essere uomini.

Chi non vuol riconoscere di essere uomo?

Chi giustifica se stesso e incolpa Dio.

Se l'uomo patisce qualcosa di duro, di aspro in questa vita, null'altro ha pronto sulla lingua che incolpare Dio e lodare se stesso; e protestando e indignandosi per la sua sofferenza non ammette i suoi peccati, ma esalta i suoi meriti e dice: « Dio, che cosa ti ho fatto? Perché patisco così? ».

L'uomo dice a Dio: « Che cosa ti ho fatto? ».

Dio potrebbe rispondergli: « Dici bene: Che cosa ti ho fatto?

Tu infatti per me non hai fatto nulla, mentre io ho fatto tutto per te ».

Se facessi qualcosa per Dio, faresti qualcosa che gli sarebbe gradito: questo è fare qualcosa per lui.

Ma ora tu, tutto quello che hai fatto lo hai fatto per te, perché, seguendo la tua volontà, hai disprezzato il suo comando.

Se intendi in questo senso, certo, hai detto giusto.

Ma che cosa puoi fare a Dio quando gridi: « Che cosa ti ho fatto? ».

Chi scaglia una pietra verso il cielo, la getta in cielo o contro di sé?

Ciò che hai buttato non aderisce lassù, ritorna a te; così tutte le bestemmie che tu scagli contro Dio, così tutte le ingiurie, qualunque cosa stimoli la tua sacrilega, empia e superba mente, quando scagli in alto, con tanto maggior peso ricade sopra di te.

3 - Esame di coscienza. La fuga verso Dio

Che cosa volevi fare per Dio?

Per lui avresti fatto qualcosa se avessi realizzato la sua parola.

Se avessi fatto quello che egli comanda, bene diresti: « Che cosa ho fatto per te? ».

E invece esamina la tua giustizia, esamina la tua coscienza, entra nel tuo cuore, non star fuori a gridare, guarda dentro, entra nei segreti del tuo cuore.

Vedi se veramente non hai fatto nulla di male; vedi se ciò che hai sofferto non è corrispondente a ciò che hai fatto, qualunque sia la tribolazione che ti affligge.

Al peccatore non è dovuto altro che una punizione di fuoco ardente ed eterno.

Hai abbandonato il tuo Dio, hai assecondato le tue voluttà.

Che cosa è la tua sofferenza quando sei colpito?

È una correzione, non una condanna.

Se Dio ti punisce in questa vita, non è segno che egli sia irato contro di te.

Non offenderlo se ti punisce, non provocarlo.

Così ti perdonerà.

Se tu lo provochi con le tue mormorazioni, egli ti allontana.

E invece rifugiati sotto la punizione di lui che ti corregge.

Non fuggire dalla punizione; va' verso di essa.

Dove punisce là corri.

Egli sa dove colpire, dove trovarti; tu, senza motivo, vuoi nasconderti ai suoi occhi, mentre egli è ovunque.

Vuoi fuggire dal Dio irato? Rifugiati presso il Dio placato: via da lui in nessun altro luogo se non presso di lui.

Tu credevi di sfuggirgli quando ergevi la tua superba fronte contro di lui; abbàssala e fuggi verso di lui.

Egli punisce ogni figlio che ama. ( Pr 3,12 )

Non vuoi essere punito?

E allora non voler essere neppure erede.

Ti insegna ad essere pronto per l'eredità il tuo Padre buono; buono quando perdona, buono quando punisce; in ogni caso veramente misericordioso.

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