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Discorso di Aurelio Agostino

Tenuto nel giorno della Santa Pasqua

1 - Il morire comune. Il morire dei martiri per Cristo
2 - Il falso potere dei Giudei su Cristo
3 - Umanità di Cristo
4 - Cristo Verbo
5 - Cristo accettando da noi la morte ha ridato all'uomo la vita
6 - Il Simbolo ipponese
7 - Errore di ariani e apollinaristi sull'anima di Cristo
8 - Il trionfo della vita sulla morte

1 - Il morire comune. Il morire dei martiri per Cristo

Abbiamo ascoltato il Vangelo.

La lettura fatta trattava della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

La risurrezione è prova della morte e la morte di Cristo è l'estinzione del timore.

Noi non dobbiamo più aver paura di morire: è morto Cristo per noi.

Noi ora possiamo morire con la speranza della vita eterna: Cristo è risorto perché anche noi risorgessimo.

Nella sua morte e nella sua risurrezione ci è indicato un fatto e promesso un premio; il fatto indicato è la passione, il premio promesso è la risurrezione.

Questo fatto i martiri lo hanno realizzato; realizziamolo anche noi con la pietà, se non ci è possibile con la passione.

Non a tutti è concesso di patire per Cristo, di morire per Cristo.

Il semplice morire invece tocca a tutti.

Felici coloro a cui è concesso che quello che comunque deve avvenire, avvenga per Cristo; vi era infatti la necessità di morire, ma non era inevitabile morire per Cristo.

Per tutti del resto verrà la morte, ma non per tutti la morte per Cristo.

Quelli a cui avvenne di morire per Cristo hanno restituito in un certo qual modo ciò che era stato dato loro.

Il Signore aveva dato la sua morte per loro.

Ed essi gli restituirono di morire per lui.

Ma come potrebbe un uomo misero e povero ricambiare, se non fosse ancora il Signore che dà della sua ricchezza?

Cristo aveva fatto un dono ai martiri: un altro ne fa perché glielo possano ricambiare.

La voce dei martiri è questa: Se il Signore non fosse stato in noi forse i nemici ci avrebbero inghiottiti vivi. ( Sal 124,1.2.3 )

Forse - dice - i persecutori ci avrebbero inghiottiti vivi.

Che significato ha: vivi?

Significa che, pur sapendo di fare male se si rinnegasse Cristo, tuttavia un così gran male lo si farebbe vivi, cioè in piena consapevolezza.

E così ci avrebbero inghiottiti vivi, non morti.

Dunque vivi significa consapevoli, non ignari.

E in virtù di quale forza riuscirono a non fare quello che i persecutori volevano costringerli a fare?

Lo si chieda loro, lo dicano loro.

Ecco, rispondono: " Non sarebbe stato possibile se il Signore non fosse stato con noi ".

Dunque lui ha dato con l'intenzione che gli fosse restituito.

Grazie a lui! Egli è ricco e, come è stato scritto: Si fece povero per fare ricchi noi; ( 2 Cor 8,9 ) ricchi della sua povertà, risanati dalle sue ferite, esaltati per la sua umiltà, vivificati dalla sua morte.

2 - Il falso potere dei Giudei su Cristo

Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? ( Sal 116,12 ) diceva il martire.

Ascoltate quello che segue.

Ha riflettuto infatti e si è chiesto che cosa poteva ricambiare al Signore.

E che cosa disse? Alzerò il calice della salvezza. ( Sal 116,13 )

Questo io darò al Signore: il calice della salvezza, del martirio, della passione, il calice di Cristo.

Questo è il calice della salvezza, perché la salvezza nostra è Cristo.

Dunque " io prenderò il suo calice e glielo restituirò ".

A proposito di questo calice disse lui stesso al Padre prima della passione: Padre mio, se è possibile passi da me questo calice. ( Mt 26,39 )

Era venuto a patire, era a venuto a morire, anche se aveva in suo potere la morte.

Ascoltate lui se non dico la verità: Ho il potere - disse - di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo.

Nessuno me la toglie ma la offro da me stesso per poi riprenderla di nuovo. ( Gv 10,18 )

Avete sentito dov'è il potere.

Nessuno glielo toglie.

I Giudei si gloriano senza ragione.

In quella circostanza si realizza il loro peccato, non il loro potere.

Cristo è morto perché lo ha voluto.

Lo dice lui stesso nel Salmo: Io ho dormito, mi sono addormentato. ( Sal 3,6 )

Hanno gridato: Crocifiggilo, crocifiggilo! ( Lc 23,21 )

L'hanno preso, l'hanno sospeso alla croce.

E si compiacciano, hanno avuto del potere.

Ma io invece dormivo.

E poi, che cosa segue? Mi sono addormentato.

Fu veramente un sonno di tre giorni.

E poi? Poi mi svegliai perché il Signore mi ha sostenuto. ( Sal 3,6 )

Parla secondo la condizione di servo quando dice: Il Signore mi ha sostenuto, come in un altro passo quando dice: Chi dorme, da dove si è steso non potrà rialzarsi. ( Sal 41,9 )

" I Giudei si gloriano quasi che mi avessero vinto.

Ma forse chi dorme, da dove si è steso non potrà rialzarsi?

Essi, per uccidere, sospesero alla croce, ma io dormivo in modo tale che quando volli deposi la vita e quando volli potei risorgere ".

3 - Umanità di Cristo

Dunque lui è lo stesso calice che voleva fosse allontanato, e che tuttavia era venuto a bere.

Come si spiega allora, Signore, quello che hai detto: Padre, se è possibile, passi da me questo calice? ( Mt 26,39 )

E che sul punto di patire e di morire ha anche detto ai discepoli: L'anima mia è triste fino alla morte? ( Mt 26,38 )

Cerco dunque in queste parole traccia di quelle altre: Ho il potere di dare e di riprendere di nuovo la vita. ( Gv 10,18 )

Donde viene l'espressione: L'anima mia è triste fino alla morte?

Nessuno ti può togliere la vita.

Perché sei triste? Sei tu che hai il potere di dare la tua vita; perché dici: Padre, se è possibile, passi da me questo calice?

A questi problemi risponde così: " Come uomo io ti ho assunto nella mia carne.

Dunque se ti ho assunto nella carne ti ho assunto anche nelle parole.

Quando dico: Ho il potere di lasciare la vita e ho il potere di riprenderla esprimo me come creatore; quando dico: La mia anima è triste fino alla morte, esprimo te come creatura.

Godi di me in te; riconosci te in me.

Quando dico: Ho il potere di dare la vita, sono il tuo aiuto.

Quando dico: L'anima mia è triste fino alla morte, sono il tuo specchio ".

4 - Cristo Verbo

Avete letto che il Signore è morto.

Non possiamo certo negarlo.

Se neghiamo la sua morte neghiamo anche la sua risurrezione.

É morto per il fatto che si è degnato di farsi uomo ed è risorto perché si è degnato di essere uomo, perché anche noi uomini moriremo e risorgeremo.

Ma in lui è forse morto il Verbo?

Poteva patire qualcosa colui che in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo? ( Gv 1,1 )

Che cosa mai può patire un tale Verbo?

E tuttavia conveniva che morisse per noi il Verbo.

Non poteva morire e conveniva che morisse.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo.

Dove è qui il sangue? Dove la morte?

Forse la morte nel Verbo? Il sangue nel Verbo?

Ma allora se nel Verbo non c'è né sangue né morte, dov'è il nostro riscatto?

Il nostro riscatto non è forse il suo sangue?

Come dunque potrebbe essere offerto questo riscatto se il Verbo rimanesse puro Verbo, se non assumesse la carne?

Una carne per di più che prenda vita da anima umana; affinché non potendo essere ucciso il Verbo fosse uccisa la sola carne che prendeva vita dalla sua anima.

E l'anima d'altronde non poteva perire, perché l'anima, aderendo alla divinità, forma con essa un solo spirito, in quanto lo stesso Signore la assume in sé, e non per il solo fatto che essa crede in lui, come è stato scritto di noi: Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. ( 1 Cor 6,17 )

Noi infatti, quando eravamo senza fede, ci trovavamo in situazioni di indegnità, lontani da Dio.

Solo con la fede abbiamo potuto aderire a Dio.

L'anima di Cristo invece è già stata creata da Dio degna di questa adesione: nel momento in cui è stata assunta nuova e semplice nell'unità della persona divina.

Scioltasi questa singolare unità di due spiriti disuguali, la carne morì.

Quella carne che prendeva la vita in un modo e in un genere nuovo, in virtù della stessa unione dei due spiriti, cioè avendo una mirabile doppia vita, solo per poco tempo rimase abbandonata.

Dio infatti, che è lo Spirito, e la sua immagine, lo spirito umano, sono immortali.

5 - Cristo accettando da noi la morte ha ridato all'uomo la vita

Così dunque ci parla in un certo qual modo il Signore Dio nostro, il nostro Salvatore: " O uomini, io ho creato l'uomo retto, ed egli si rese perverso.

Vi siete allontanati da me e da soli siete periti.

Ma io sono venuto a cercare ciò che era perito.

Vi siete allontanati da me - dice - e avete perso la vita.

E la vita era la luce degli uomini. ( Gv 1,4 )

Ecco che cosa avete perso quando in Adamo siete tutti periti: la vita che era la luce degli uomini.

Quale vita? In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Questa era la Vita: voi giacevate nella vostra morte.

Io, Verbo, non avevo di che morire.

Tu, uomo, non avevi dove attingere la vita ".

Ebbene, poiché il Signore Cristo si è abbassato fino a noi, io assumo le sue parole.

Se egli infatti assunse le mie, io avrò il coraggio di assumere le sue.

Così, nel silenzio, parlando il linguaggio dei fatti, il Signore nostro Gesù Cristo in un certo qual modo dice: " Io non avevo di che morire.

Tu, uomo, non avevi onde attingere la vita.

Io ho preso qualcosa da te per poter morire per te.

Tu prendi da me onde poter vivere insieme con me.

Facciamo uno scambio: io dò a te, tu dài a me.

Io prendo da te la morte, tu prendi da me la vita.

Svégliati: osserva che cosa io ti dò, che cosa prendo.

Io, supremamente alto in cielo, ho preso da te sulla terra la bassezza terrestre.

Io, tuo Signore, ho preso da te la forma di servo.

Io, tua salute, ho preso da te le ferite.

Io, tua vita, ho preso da te la morte.

Verbo, mi feci carne, per poter morire.

Non avevo carne presso il Padre.

Dalla tua discendenza l'ho presa, per fartene dono.

( La Vergine Maria era della nostra discendenza; Cristo assunse la carne da noi, cioè dal genere umano attraverso lei ).

Ho preso da te la carne onde morire per te.

Tu prendi da me lo Spirito vivificante, onde tu possa vivere con me.

Infine io sono morto in quella parte che avevo preso da te.

E tu vivi di ciò che hai preso da me ".

6 - Il Simbolo ipponese

Dunque, fratelli, quando sentite: " É nato per opera dello Spirito dalla Vergine Maria, patì, fu bastonato, fu schiaffeggiato "; quando sentite: " Cristo ha sofferto queste cose ", non crediate che il Verbo abbia potuto soffrire qualcosa di simile nella sua natura e nella sua sostanza; quel Verbo che era in principio presso Dio.

E allora, possiamo dire che il Verbo di Dio, il Dio Unigenito non patì per noi?

Patì, ma secondo la carne e l'anima che poteva patire.

Prese la forma di servo per poter patire come uomo.

Aveva infatti e anima e carne, perché era venuto a liberare tutto l'uomo, e non perdendo ma donando la vita.

Farò un paragone onde percepiate più in fretta quello che andiamo dicendo: quando ad esempio Stefano il martire, o Foca o qualche altro patì, fu ucciso e sepolto, soltanto la loro carne fu uccisa e sepolta: la loro anima non poteva essere né uccisa né sepolta, e tuttavia diciamo assai giustamente: É morto Stefano, o Foca, o chiunque altro, per il nome di Cristo.

Ma, quando patì, fu ucciso e sepolto il Figlio di Dio Unigenito, senz'altro solo la sua carne fu uccisa e sepolta.

La sua anima e, molto più la sua divinità, non poté essere uccisa.

E tuttavia diciamo tranquillamente che l'Unico Figlio di Dio, cioè Dio unigenito da Dio, è morto per noi ed è stato sepolto.

Sicché indubbiamente non con menzogna, ma in modo corrispondente a verità lo stesso Cristo Signore, che è Verità senza inganno, disse: Dio ha tanto amato il mondo che ha sacrificato il suo Figlio Unigenito affinché ognuno che crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna. ( Gv 3,16 )

E l'Apostolo dice similmente del Padre: Non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma l'ha sacrificato per tutti noi. ( Rm 8,32 )

Volete [ in conclusione ] sapere chi è Cristo?

Non dovete considerare la sola carne, che giacque nel sepolcro; non dovete considerare la sola anima, riguardo alla quale è detto: La mia anima è triste fino alla morte. ( Mt 26,38 )

E neppure dovete considerare il solo Verbo, perché il Verbo era Dio.

Ma dovete tener presente che il Cristo completo era Verbo e anima e carne.

7 - Errore di ariani e apollinaristi sull'anima di Cristo

Badate di non sottrarre nulla all'anima di Cristo.

Gli eretici apollinaristi hanno detto che quell'anima non aveva mente, cioè intelligenza, ma che il Verbo gli stava in luogo di mente e di intelligenza.

Questo disse Apollinare.

Gli ariani poi dicono: " Non aveva nessun tipo di anima ".

Voi invece ritenete per certo, fedelmente, che il Cristo completo è proprio anima e carne e Verbo.

E quando sentite che ha detto: L'anima mia è triste, intendete un'anima umana, non di bestia; l'anima dell'animale è un'anima senza intelletto, non un'anima umana.

Se non fosse venuto a liberare le anime, se ne dedurrebbe che non aveva anima.

Dunque, un solo Cristo: Verbo e anima e carne.

Che cosa è l'uomo? L'uomo è anima e carne.

Che cos'è il Cristo? É Verbo e uomo, e perciò Verbo e anima e carne: il Cristo unico.

Quando colpisci a pugni un uomo, di lui che cosa colpisci?

L'anima o la carne? Devi ammettere che colpisci la carne.

E tuttavia è la sua anima che protesta e grida: " Perché mi percuoti? Perché mi colpisci? ".

E se tu dicessi all'anima: " Chi ti tocca? Io ferisco la carne, non te ", chiunque ti udisse dire così non si metterebbe forse a ridere, non ti giudicherebbe o stolto o matto?

Così dunque anche quelli che hanno flagellato la carne o colpito con gli schiaffi la carne del Figlio di Dio, non possono dire: " Noi abbiamo flagellato o schiaffeggiato la carne di Cristo non la sua anima o il Verbo ".

Essi in realtà hanno flagellato, colpito con schiaffi il Cristo completo: Verbo e anima e carne.

Non bastonarono o schiaffeggiarono un corpo morto.

E per quanto indubbiamente non abbiano potuto uccidere sulla croce né la sua anima né la sua stessa divinità, che è la sua vera vita, tuttavia si compiacevano nel loro cuore e nella loro trista volontà, di uccidere il Cristo completo.

Chiunque si propone di uccidere qualcuno, vuole totalmente estinguerlo, così come si spegne totalmente il lume di una lucerna caduta per terra, in modo che non fa più luce del tutto quando un malfattore la spegne perché vede che ostacola la sua impresa.

Ciò non può avvenire in nessun modo nell'uomo, cioè che tutto intero si spenga, perché egli ha una sostanza mortale e una immortale; ma null'altro in lui è mortale se non la carne.

Tanto più non poteva essere estinto totalmente Cristo, l'Unigenito Figlio di Dio, quando i Giudei credettero di averlo ucciso.

Egli delle sue tre sostanze, cioè una eterna e divina e due temporali, cioè umane, una sola ebbe mortale, cioè la carne.

L'anima e in primo luogo la divinità le ebbe ovviamente immortali.

E così egli poté da solo, con la sua morte durata poco tempo, salvare noi dalla morte eterna, perché egli non era solo carne e anima umana, ma era l'unico Figlio Unigenito di Dio, Dio e anima e carne.

Colui che è disceso nelle regioni inferiori della terra è quel medesimo che è pure asceso al di sopra di tutti i cieli; ( Ef 4,9.10 ) cosa che l'uomo solo mai avrebbe potuto fare.

8 - Il trionfo della vita sulla morte

Stiamo senza ansietà, rallegriamoci ed esultiamo dunque, carissimi fratelli, perché ci ha redento con la sua morte Colui che, anche ucciso, trionfò sui nemici.

Ucciso, uccise la morte e ci sottrasse per sempre al suo potere, e ascendendo in alto liberò una folla di prigionieri, e diede i suoi doni agli uomini, ( Ef 4,8; Sal 68,19 ) mandando lo Spirito Santo, egli che poté introdurre nel paradiso il ladrone credente, pur giacendo ancora nel sepolcro.

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