La Genesi alla lettera

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Libro I

16 - Altra ipotesi sul giorno e sulla notte: effusione e contrazione della luce

Se dunque una tale ipotesi è ragionevole, la terra non era una massa già formata, della quale la luce avrebbe illuminato un emisfero mentre l'altro sarebbe rimasto nelle tenebre, potendo così la notte succedere al ritirarsi del giorno.

16.31 Ma se volessimo intendere per "giorno" e "notte" l'emissione e la contrazione di quella luce, da una parte non si vede la ragione perché la cosa fosse così - poiché non c'erano ancora esseri viventi cui potesse giovare un siffatto avvicendarsi [ del giorno e della notte ] come lo vediamo presentarsi adesso agli esseri creati in seguito, a causa del percorso circolare del sole - d'altra parte non si trova alcun fatto simile con cui potremmo provare una siffatta emissione e contrazione della luce perché potessero verificarsi le alternanze del giorno e della notte.

Senza dubbio i raggi emessi dai nostri occhi sono veramente emissione di una specie di luce che può restringersi quando guardiamo l'aria vicina ai nostri occhi e allungarsi quando guardiamo nella stessa direzione oggetti siti a distanza.

Ma anche quando si restringe, il nostro sguardo non cessa del tutto di vedere gli oggetti lontani, sebbene li veda di certo meno chiaramente di quando lo sguardo si estende fino ad essi.

È tuttavia certo che la luce, che si trova nel senso di chi vede, è tanto debole che, senza l'aiuto d'una luce esterna [ all'occhio ], non potremmo veder nulla; e, poiché non può distinguersi da quella esterna, è difficile - come ho già detto - trovare qualcosa di simile con cui si possa provare che l'emissione della luce produce il giorno e la sua contrazione la notte.

17.32 - La luce spirituale, la luce increata e l'illuminazione delle creature spirituali e razionali

Se al contrario, quando Dio disse: Vi sia la luce, ( Gen 1,3 ) fu creata la luce spirituale, non si deve pensare che fosse la luce vera, coeterna al Padre, per mezzo della quale fu creata ogni cosa e che illumina ogni uomo, ma quella di cui la Scrittura ha potuto dire: Tra tutte le cose fu creata per prima la Sapienza. ( Sir 1,4 )

Quando infatti la Sapienza eterna ed immutabile, non creata ma generata, si comunica alle creature spirituali e razionali, come alle anime sante, ( Sap 7,27 ) affinché [ da essa ] illuminate possano risplendere, allora si costituisce in esse uno - per così dire - stato della ragione illuminata, che può concepirsi come la creazione della luce quando Iddio disse: Vi sia la luce.

Se già esisteva una creatura spirituale indicata con il nome di "cielo" nel passo ove sta scritto: Nel principio Dio creò il cielo e la terra, ( Gen 1,1 ) questo cielo non è quello corporale ma il cielo incorporale, vale a dire il cielo superiore a ogni corpo, non per la disposizione dello spazio a piani ma per l'eccelsa dignità della sua natura.

Come tuttavia poté esser creato nello stesso tempo non solo ciò ch'era capace d'essere illuminato, ma anche la stessa illuminazione, e come la Scrittura avrebbe dovuto esporre le due cose una dopo l'altra, lo abbiamo detto poco prima quando abbiamo parlato della materia.

17.33 - Spiegazione allegorica della separazione della luce dalle tenebre

Ma in qual senso potremo intendere il subentrare della notte alla luce affinché venisse la sera?

Da quale specie di tenebre quella luce poté essere separata quando la Scrittura dice: E Dio separò la luce dalle tenebre? ( Gen 1,4 )

C'erano forse già dei peccatori e degli stolti che s'allontanavano dalla luce della verità, sicché Dio avrebbe separato quelli da coloro che rimanevano nella medesima luce, come la luce dalle tenebre, e chiamando "giorno" la luce e "notte" le tenebre, avrebbe voluto mostrare che egli non è l'autore dei peccati ma il giudice che retribuisce secondo i meriti?

O forse il termine "giorno" denota qui la totalità del tempo e con questo termine si abbraccia lo svolgersi di tutti i secoli?

Per questo, forse, la Scrittura non parla di "primo" giorno ma di "un" giorno?

Essa infatti dice: E fu sera e fu mattina: un giorno, ( Gen 1,5 ) sicché la sera rappresenterebbe il peccato della natura razionale e il mattino il suo rinnovamento.

17.34 - Che cosa fu propriamente la separazione della luce dalle tenebre

Ma questo è [ il tentativo di ] una interpretazione propria dell'allegoria profetica che noi non ci siamo proposti in questo trattato.

Adesso infatti ci siamo proposti di commentare le Scritture nel senso proprio dei fatti storici in esse registrati, non nel senso allegorico di realtà future.

Per render dunque conto della creazione e della costituzione delle nature, in qual modo possiamo scoprire una sera e un mattino nella luce spirituale?

La separazione della luce dalle tenebre è forse la distinzione delle cose già formate da quelle informi, mentre la denominazione di "giorno" e di "notte" alluderebbe alla disposizione con cui s'indica che Dio non lascia nulla nel disordine, e la stessa informità - a causa della quale le cose cambiano passando in certo qual modo da una forma in un'altra - non resta caotica?

Oltre a ciò lo stesso regresso e progresso della creatura, per cui le cose temporali si succedono le une alle altre, non mancano di concorrere alla bellezza dell'universo?

La notte infatti non è altro che la tenebra regolata da un ordine.

17.35 - Che cosa denoterebbe il mattino e la sera precedente i luminari

Ecco perché, dopo essere stata creata la luce, la Scrittura dice: Dio vide che la luce è buona, ( Gen 1,4 ) mentre ciò poteva dirlo dopo tutte le opere compiute nel medesimo giorno; ossia, dopo aver esposto le singole opere: Dio disse: Vi sia la luce. E vi fu la luce.

E Dio separò la luce dalle tenebre; e Dio chiamò giorno la luce e notte le tenebre, ( Gen 1,3-4 ) allora avrebbe potuto dire: E Dio vide ch'è una cosa buona ( Gen 1,3-4 ) e poi aggiungere: E fu sera e fu mattina, ( Gen 1,5 ) come fa per le altre opere, alle quali dà un nome.

Qui dunque non fa così per il fatto che l'informità è distinta dalla cosa formata al fine di mostrare ch'essa non aveva ricevuto la completezza del suo essere, ma doveva ricevere la forma mediante le altre creature già corporee.

Se pertanto, dopo che la luce e le tenebre erano state separate e avevano ricevuto il nome, la Scrittura avesse detto: Dio vide che ciò è una cosa buona, ( Gen 1,18 ) avremmo potuto pensare che s'indicavano creature alle quali non si sarebbe ormai dovuto aggiungere nulla per quanto riguarda la loro forma specifica.

Ma poiché Dio aveva creato nella sua forma compiuta soltanto la luce, la Scrittura dice: Dio vide che la luce è una cosa buona, e la distinse dalle tenebre dando [ a queste e a quella ] nomi diversi; ma in tal caso non è detto: Dio vide ch'è una cosa buona, poiché l'informità era stata separata affinché servisse a formare ancora altre nature.

Quando, al contrario, la notte che noi conosciamo assai bene - essa infatti è prodotta dal percorso circolare del sole attorno alla terra - viene distinta dal giorno mediante la disposizione dei luminari, dopo la separazione stessa del giorno dalla notte, la Scrittura dice: Dio vide ch'è una cosa buona.

La notte, di cui si tratta, non era infatti una specie di sostanza informe che dovesse servire a formare altre nature, ma era uno spazio pieno d'aria privo della luce del giorno: a questa notte non si sarebbe certamente dovuto aggiungere alcuna caratteristica specifica perché fosse più bella e più distinta.

Quanto invece alla sera, durante tutto lo spazio di quei tre giorni precedenti alla creazione dei luminari, forse non è illogico pensare che indichi il termine dell'opera compiuta, mentre il mattino indicherebbe l'opera che sarebbe stata compiuta in seguito.

18.36 - Dio opera mediante le ragioni eterne del Verbo e l'amore dello Spirito Santo

Ma dobbiamo anzitutto ricordarci di ciò che abbiamo detto più volte: che cioè Dio non agisce con una specie di moti spirituali o corporali misurabili nel tempo, così come agisce l'uomo o l'angelo, bensì mediante le ragioni eterne immutabili e stabili del Verbo a lui coeterno e, per così dire, mediante una specie d'incubazione del suo Spirito Santo parimenti a Lui coeterno.

Poiché anche ciò che la Scrittura dice in latino e in greco dello Spirito di Dio che si librava al di sopra delle acque, secondo l'interpretazione data dalla lingua siriaca, ch'è più vicina all'ebraica - come si dice sia stato spiegato da un dotto cristiano siro - si dimostra che significa non si librava al di sopra, ma piuttosto riscaldava covando, non già come si curano i gonfiori o le piaghe d'un corpo con applicazioni d'acqua fredda o mescolata in giusta misura con acqua calda, ma come sono covate dagli uccelli le uova, nel qual caso il calore del corpo materno contribuisce in certo qual modo a formare i pulcini grazie a una specie d'istinto che, nel suo genere, è un sentimento d'amore.

Non dobbiamo dunque immaginare che Dio abbia pronunciato delle parole - diciamo così - temporali per ciascun giorno di quelle opere divine.

La Sapienza di Dio infatti, assumendo la nostra debole natura, venne a raccogliere sotto le sue ali i figli di Gerusalemme come la gallina raccoglie i suoi pulcini, ( Mt 23,37 ) non perché restassimo sempre piccoli, ma perché, restando piccoli quanto a malizia, cessassimo d'esser bambini quanto al giudizio. ( 1 Cor 14,20 )

18.37 - Occorre cautela nell'interpretare le sacre Scritture

Riguardo poi a realtà oscure e assai lontane dai nostri occhi, ci potrebbe capitare di leggere anche nella sacra Scrittura passi che, salvando la fede in cui siamo istruiti, possono dar luogo a interpretazioni diverse l'una dall'altra; in tal caso dobbiamo stare attenti a non precipitarci a sostenere alcuna di esse, per evitare di andare in rovina qualora un esame della verità più attento la demolisse mediante sicuri argomenti.

In tal caso combatteremmo per difendere non già il senso delle Scritture divine ma quello nostro personale sì da sostenere come senso delle Scritture quello ch'è nostro, mentre dovremmo piuttosto sostenere come nostro quello ch'è il senso delle Scritture.

19.38 - Nell'interpretare passi oscuri della sacra Scrittura non si deve affermare nulla temerariamente

Supponiamo per esempio che riguardo all'affermazione della Scrittura: Dio disse! Vi sia la luce.

E la luce vi fu, ( Gen 1,3 ) uno pensi che si tratti della creazione della luce materiale e un altro della luce spirituale.

Che nella creatura spirituale vi sia una luce spirituale, non è messo in dubbio dalla nostra fede; d'altra parte pensare che vi sia una luce materiale, celeste o anche supercelestiale o esistente prima del cielo, alla quale poté succedere la notte, non è contrario alla fede fin tanto che ciò non venga confutato da una verità evidente.

Qualora ciò si avverasse, non era quello il senso della sacra Scrittura, ma un'opinione dell'umana ignoranza.

Qualora, al contrario, quell'opinione fosse dimostrata da ragioni fondate, rimarrebbe ancora incerto se quello fosse il senso voluto attribuire dall'autore dei Libri sacri a quelle parole, o fosse non meno vero qualche altro senso.

Se invece tutto il contesto del passo mostrerà non essere ciò ch'egli voleva dire, non sarà falsa ma vera e più utile a conoscersi l'altra interpretazione che lo scrittore voleva far intendere.

Se però il contesto della Scrittura non esclude che lo scrittore volesse far intendere questo senso, rimarrà ancora da esaminare se non poteva farne intendere un altro.

E se scopriremo che anche quest'altro senso è possibile, sarà incerto quale dei due sensi egli voleva far intendere, e non sarà illogico pensare che abbia voluto suggerire l'uno e l'altro senso, qualora tutt'e due i sensi siano suffragati da tutto il restante contesto.

19.39. Accade infatti assai spesso che, riguardo alla terra, al cielo, agli altri elementi di questo mondo, al moto e alla rivoluzione o anche alla grandezza e distanza degli astri, intorno alle eclissi del sole e della luna, al ciclo degli anni e delle stagioni, alla natura degli animali, delle piante, delle pietre e di tutte le altre cose di tal genere, anche un pagano abbia tali conoscenze da sostenerle con ragionamenti indiscutibili e in base ad esperienza personale.

Orbene, sarebbe una cosa assai vergognosa e dannosa e da evitarsi a ogni costo, se quel pagano sentisse quel tale parlare di questi argomenti conforme - a suo parere - al senso delle Scritture cristiane dicendo invece tali assurdità che, vedendolo sbagliarsi - come suole dirsi - per quanto è largo il cielo, non potesse trattenersi dal ridere.

Ma è spiacevole non tanto il fatto che venga deriso uno che sbaglia, quanto il fatto che da estranei alla nostra fede si creda che i nostri autori [ sacri ] abbiano sostenuto tali opinioni e, con gran rovina di coloro, della cui salvezza noi ci preoccupiamo, vengano biasimati come ignoranti e rigettati.

Quando infatti, riguardo ad argomenti ben noti ad essi, i pagani sorprendono un cristiano che sbaglia e difende una sua opinione erronea appoggiandola ai nostri Libri sacri, in qual modo potranno prestar fede a quei Libri quando trattano della risurrezione dei morti, della speranza della vita eterna e del regno dei cieli, dal momento che penseranno che questi scritti contengono errori relativi a cose che hanno potuto già conoscere per propria esperienza o in base a sicuri calcoli matematici?

Non può dirsi abbastanza qual pena e tristezza rechino ai fratelli assennati questi cristiani temerari e presuntuosi quando, allorché vengono criticati e convinti d'errore a proposito delle loro erronee e false opinioni da parte di coloro che non sono vincolati dall'autorità dei nostri Libri sacri.

Costoro inoltre, al fine di sostenere ciò che affermano con sventatissima temerarietà e chiarissima falsità, si sforzano di addurre i medesimi Libri sacri con cui provare le loro opinioni e arrivano perfino a citare a memoria molti passi da loro ritenuti come valide testimonianze in proprio favore, senza comprendere né quel che dicono né ciò che danno per sicuro. ( 1 Tm 1,7 )

20.40 - Si deve interpretare la Genesi senza asserire un'unica opinione ma proponendone varie

Considerando questa presunzione e al fine di guardarmene, io stesso ho cercato di spiegare in diversi sensi - per quanto sono stato capace - e di proporre [ diverse ] interpretazioni delle frasi del libro della Genesi, enunciate in modo oscuro per tenerci in [ continua ] riflessione.

Per questa ragione non ho voluto sostenere alla leggera un'unica interpretazione con pregiudizio d'un'altra spiegazione forse migliore, in modo che, ciascuno possa scegliere secondo la propria capacità il senso ch'è in grado di capire; quando però non riesce ad intendere, alla Scrittura di Dio renda onore ma per sé abbia timore.

D'altra parte, siccome le espressioni della Scrittura da noi commentate offrono tante possibili interpretazioni, dovrebbero una buona volta imporsi un freno coloro che, gonfi di cultura profana, criticano queste espressioni, destinate a nutrire le anime pie, come cose prive di scienza e d'eleganza mentre essi, privi di ali, strisciano per terra e alzandosi in volo non più alto del salto delle ranocchie, si beffano degli uccelli nei loro nidi.

Ma più pericoloso è l'errore di certi nostri deboli fratelli di fede, i quali ascoltando cotesti infedeli discorrere con facondia e sottigliezza sulle leggi che regolano i corpi celesti e su qualsiasi problema relativo alle cause fisiche di questo mondo, perdono il controllo di sé e sospirando si reputano inferiori a quei tali credendoli dei grandi personaggi e solo con ripugnanza riprendono in mano i Libri della fede, ch'è la fonte preziosa della salvezza, e mentre dovrebbero assaporarne la dolcezza, li toccano a malincuore, sentendo avversione per l'asprezza delle messi, mentre agognano i fiori dei rovi.

Essi, infatti, non si danno cura di vedere quanto è dolce il Signore ( Sal 33,9 ) e non hanno fame nel giorno di sabato e, sebbene dal Signore del Sabato ne abbiano avuto il permesso, sono pigri a coglier le spighe, a rigirarle a lungo tra le mani ( Mt 12,1 ) e, sfregandole, nettarle dalla pula fino ad arrivare al chicco nutriente.

21.41 - Qual senso scegliere nelle frasi spiegabili in diverso modo od oscure

Qualcuno mi dirà: "Dopo tanto battere il grano con questa tua dissertazione, quali chicchi ne hai ricavati? Che cosa hai trovato?

Perché mai in coteste questioni quasi tutto rimane ancora oscuro?

Pronùnciati per una delle tante interpretazioni che hai dimostrato possibili".

A costui rispondo d'esser giunto proprio al nutrimento gustoso, grazie al quale ho imparato che uno non si trova imbarazzato quando risponde conforme alla fede ciò che si deve rispondere agli individui che si piccano di muovere obiezioni capziose contro i Libri della nostra salvezza.

In tal modo le tesi relative alla natura delle cose ch'essi potranno dimostrare con argomenti sicuri noi dobbiamo provare che non sono contrarie alle nostre Scritture, mentre tutto ciò che dai diversi loro libri addurranno contrario alle nostre Scritture, cioè alla fede cattolica, dovremo a nostra volta dimostrare, se ne avremo la capacità o, in caso contrario, credere senza la minima esitazione, che quelle tesi sono del tutto false: così crederemo fermamente al nostro Mediatore, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della nostra scienza, ( Col 2,3 ) e per conseguenza non ci lasceremo lusingare dalla facondia d'una falsa filosofia né spaventare dalla superstizione d'una falsa religione.

Quando però leggiamo i Libri sacri, fra i tanti sensi legittimi che si possono ricavare da una breve frase e si basano sulla sana dottrina della fede cattolica, dobbiamo scegliere di preferenza il senso che risulterà certamente conforme al pensiero dell'autore da noi letto; se invece quel senso ci sfugge, dobbiamo scegliere almeno un senso ch'è permesso dal contesto e che si accorda con la retta fede.

Se poi non è possibile esaminare e discutere tale senso basandosi sul contesto della Scrittura, dobbiamo scegliere almeno solo il senso che ci viene prescritto dalla retta fede.

Una cosa infatti è non discernere il senso inteso principalmente dallo scrittore sacro, un'altra è allontanarsi dalla regola della retta fede.

Se si eviterà l'una e l'altra eventualità, il lettore ne ricaverà un pieno profitto; se invece non potrà evitarsi né l'una né l'altra, anche se l'intenzione dello scrittore rimarrà incerta, non sarà inutile trarne un senso conforme alla retta fede.

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