L'anima dell'apostolato

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4 - Vantaggi della vita liturgica

a) Favorisce la permanenza del soprannaturale in tutte le mie azioni

Quanta difficoltà provo, mio Dio, per agire ordinariamente per un motivo soprannaturale!

Con il concorso di Satana e delle creature, il mio amor proprio sottrae l'anima mia e le mie facoltà alla dipendenza di Gesù vivente in me.

Quante volte in una giornata quella purezza d'intenzione la quale sola può rendere meritorie le mie azioni e fecondo il mio apostolato, è viziata dalla mancanza di vigilanza o di fedeltà!

Soltanto con uno sforzo continuo io posso ottenere, con l'aiuto di Dio, che la maggior parte delle mie azioni abbiano la grazia per principio vivificante che le diriga verso Dio come verso il loro fine.

Per tale sforzo la meditazione mi è indispensabile: ma quale differenza quando esso si compie nella vita liturgica!

La meditazione e la vita liturgica sono due sorelle che si aiutano a vicenda.

La meditazione che precede la mia Messa e la mia recita del Breviario, mi slancia nel soprannaturale.

La vita liturgica mi dà il mezzo di vivere della mia meditazione durante la giornata.278

Alla vostra scuola, o santa Chiesa, come mi è facile prendere l'abitudine di dare al mio Creatore e Padre il culto che gli è dovuto!

Voi che siete la Sposa di Colui che è l'Adorazione, il Ringraziamento, la Riparazione e la Meditazione per eccellenza, mi comunicate, per mezzo della liturgia, quella sete che aveva Gesù, di glorificare suo Padre.

Dare gloria a Dio è il fine principale che vi siete proposto con lo stabilire la liturgia.

È dunque chiaro che se io vivo della vita liturgica, sarò tutto imbevuto della virtù della Religione, perchè tutta quanta la liturgia è la pratica continua e pubblica di questa virtù, la più eccellente dopo le virtù teologali.

La manifestazione della dipendenza da Dio di tutte le mie facoltà, la pietà, la vigilanza, il combattimento spirituale, si possono certamente sviluppare se mi valgo dei lumi della fede; ma quanto bisogno ha l'uomo di essere aiutato da tutte le sue facoltà, per fissare la sua mente nei beni eterni, per rendere il suo cuore entusiasta e avido di profittarne, per eccitare la volontà a chiederli frequentemente e a cercarli senza tregua!

La liturgia investe tutto il mio essere: con un complesso di cerimonie, di genuflessioni, d'inchini, di simboli, di canti, di parole, che si rivolgono agli occhi, alle orecchie, alla sensibilità, alla fantasia, all'intelletto, al cuore, essa mi orienta tutto verso Dio; mi ricorda che in me tutto, os, lingua, mens, sensus, vigor, si deve rivolgere a Dio.

Tutto quello con cui la Chiesa mi rappresenta i diritti di Dio e i suoi titoli al mio culto di omaggio filiale e di appartenenza totale, sviluppa in me la virtù della religione e perciò lo spirito soprannaturale. Nella liturgia tutto mi parla di Dio, delle sue perfezioni, dei suoi benefizi; tutto mi porta a Dio; t u t to mi mostra la sua Provvidenza che continuamente, per mezzo di prove, di aiuti, di avvertimenti, d'incoraggiamenti, di promesse, di lumi e persino di minacce, offre all'anima mia i mezzi per santificarmi.

La liturgia mi fa pure parlare continuamente a Dio ed esprimere la mia religione nelle forme più diverse.

Se con il desiderio di approfittarne, io mi applico a questa formazione liturgica, dopo i ripetuti esercizi che ogni giorno ne richiedono le mie funzioni di ecclesiastico, come mai la virtù della religione non metterebbe in me più profonde radici!

Como sarà possibile che io non giunga a un'abitudine, a uno stato di anima, perciò alla vera vita interiore?

La liturgia è una scuola di Presenza di Dio e della presenza del nostro Dio quale lo manifestò l'Incarnazione, o meglio, una scuola di Presenza di Gesù e di Carità.

L'amore si nutre con la conoscenza dell'amabilità dell'essere amato con le prove d'amore che ci ha date, ma soprattutto, dice san Tommaso, con la sua presenza.

La liturgia ci riproduce, ci spiega e ci applica le diverse manifestazioni della vita di Gesù Cristo in mezzo a noi.

Essa ci mantiene in un'atmosfera soprannaturale e divina, continuando, per così dire, la vita di Nostro Signore, mostrandoci in tutti i misteri l'amabilità e la tenerezza del suo Cuore.

Voi stesso, o Gesù, per mezzo della liturgia continuate la vostra gran lezione e la vostra grande manifestazione di amore.

Io vi vedo sempre più, non alla maniera dello storico, cioè velato dai secoli, e neppure come spesso vi vede il teologo attraverso ardue speculazioni: Voi siete proprio vicino a me; Voi siete sempre l'Emanuele, il Dio con noi, con la vostra Chiesa, e perciò con me!

Voi siete uno con cui vive ciascun membro della vostra Chiesa, e che la liturgia mi fa vedere in ogni circostanza al primo posto come esemplare e fine del mio amore.

Con il ciclo delle feste, con le lezioni tratte dal vostro Vangelo e dagli scritti dei vostri Apostoli, con i raggi meravigliosi di cui essa fa risplendere i vostri Sacramenti e soprattutto la vostra Eucaristia, la Chiesa vi farà vivere in mezzo a noi e ci fa udire i palpiti del vostro Cuore.

Credere che Gesù vive in me e che vuole agire in me se io non mi oppongo: che leva potente di vita soprannaturale mi dà la meditazione che m'inculca questa verità!

Ma lungo la giornata, con i mezzi diversi e sensibili che offre la liturgia, il nutrirmi frequentemente del dogma della grazia, di Gesù che prega, che opera con ciascuno dei membri di cui egli è la vita, che supplica per loro, e perciò anche per me, vorrà dire mantenermi sotto l'influsso del soprannaturale, farmi vivere di unione con Gesù e stabilirmi nel suo amore.

Tutte le forme dell'amore, amore di compiacenza, di benevolenza, di preferenza e di speranza, risplendono nelle bellissime collette, nei salmi, nelle cerimonie, nelle preghiere, e penetrano l'anima mia.

Come renderà forte e generosa la mia vita interiore questa maniera di rappresentarmi Gesù vivente e sempre presente!

E quando per vivere del soprannaturale io dovrò fare un atto di distacco o di rinuncia, dovrò adempiere un obbligo difficile, dovrò sopportare un dolore o un'ingiustizia, come perderanno il loro aspetto doloroso e ripugnante il combattimento spirituale, la virtù o la prova, se invece di vedere la croce nuda, vi vedrò appeso Voi, o mio Salvatore, e vi udrò chiedermi, mostrandomi le vostre ferite, quel sacrifìcio come prova di amore!

Un altro prezioso appoggio mi dà la liturgia ripetendomi che il mio amore non si esercita da solo: io non sono solo nella lotta contro la natura che continuamente cerca di vincolarmi; la Chiesa che s'interessa della mia incorporazione in Gesù Cristo, mi segue maternamente, mi fa parte di tutti i meriti dei milioni di anime con le quali io sono in comunione e che parlano con lo stesso linguaggio ufficiale di amore che parlo io, e mi riconforta con rassicurarmi che il Paradiso e il Purgatorio sono con me per incoraggiarmi e per assistermi.

Perchè l'anima non cessi di dirigere le sue azioni verso Dio, nulla giova di più che il pensiero dell'eternità.

Nella liturgia tutto mi ricorda Novissima mea; ad ogni passo si incontrano le espressioni Vita aeterna, Coelum, Infernum, Mors, Saeculum saeculi e simili.

I suffragi e gli uffici per i defunti, le sepolture, mi mettono sotto gli occhi la morte, il giudizio, le ricompense e i castighi eterni, il valore del tempo e le purificazioni indispensabili, o qui o in purgatorio, per entrare in Cielo.

Le feste dei Santi mi parlano della gloria di coloro che mi hanno preceduto su questa terra, e mi mostrano la corona che mi è riservata se camminerò sulle loro orme e se seguirò i loro esempi.

Con queste lezioni la Chiesa mi dice continuamente: O anima cara, pensa all'eternità, se vuoi essere fedele alla tua divisa: Dio in tutto, sempre e dappertutto.

O divina liturgia, io dovrei parlare di tutte le virtù, se volessi ricordare tutti i benefici di cui vi sono debitore.

In grazia dei testi scritturali che continuamente fate passare sotto i miei occhi, in grazia dei riti e dei simboli che mi spiegano i divini misteri, l'anima mia si trova costantemente sollevata da terra e rivolta ora verso le virtù teologali, ora verso il timore di Dio, l'orrore del peccato e dello spirito mondano, il distacco, la compunzione, la fiducia o la gioia spirituale.

b) Mi aiuta validamente a conformare la mia vita interiore con quella di Gesù Cristo

Tre sentimenti predominano nel vostro Cuore, o divin Maestro, una dipendenza completa dal Padre, e per conseguenza "un'umiltà perfetta, una carità ardente e universale per gli uomini, e lo spirito di sacrificio.

Umiltà perfetta.

- Al vostro entrare nel mondo, avete detto: Padre, eccomi per fare la vostra volontà,279

Voi spesse volte ricordate che tutta la vostra vita intima si riassume nel desiderio continuo di fare in tutto il beneplacito del Padre.280

Voi siete la stessa obbedienza, o Gesù, obbediente fino alla morte e alla morte di croce;281 anche al presente Voi obbedite ai vostri sacerdoti e alla loro voce scendete dal Cielo: Obediente Domino voci hominis.282

A quale scuola mi mette la liturgia, per farmi imitare la vostra obbedienza, se il mio cuore sa piegarsi ai più piccoli riti con il desiderio di formarsi allo spirito di dipendenza da Dio, di domare, senza indebolirlo, questo « io » avido di libertà, e di rendere docili il mio giudizio e la mia volontà sempre portati a non imitare, o Gesù, lo spirito fondamentale che Voi siete venuto a insegnarci con i vostri esempi, cioè il Culto della Volontà divina!

Ogni volta che sforzo la mia personalità a sopprimersi, per obbedire alla Chiesa come a Voi medesimo, per agire in suo nome e per unirmi con lei, e perciò per unirmi con Voi, che prezioso esercizio io faccio, e quali effetti produrrà la fedeltà alle più minute prescrizioni delle rubriche, quando si tratterà di piegare la mia superbia in circostanze più difficili!283

Ma vi è di più: ricordandomi la certezza della vostra vita in me e la necessità della vostra grazia per trarre frutto anche da un solo pensiero, la liturgia combatte la presunzione che potrebbe tutto distruggere nella mia vita interiore.

Il Per Dominum nostrum Jesum Christum, che è la conclusione di quasi tutte le preghiere liturgiche, mi ricorderebbe, qualora lo potessi dimenticare, che da solo io non posso nulla, assolutamente nulla, se non peccare o fare atti senza nessun merito.

Tutto mi penetra della necessità di ricorrere con frequenza a Voi; tutto mi ripete che Voi esigete da me questo ricorso supplichevole, affinchè la mia vita non si smarrisca in illusioni ingannatrici.

La Chiesa, per mezzo della liturgia, insiste con sollecitudine per persuadere i suoi figli della necessità della supplica; della liturgia essa fa davvero la scuola della preghiera e perciò dell'umiltà.

Con le sue formule, con i Sacramenti e i Sacramentali, m'insegna che ogni cosa mi viene dal vostro prezioso Sangue e che il gran mezzo di raccoglierne i frutti è di unirmi con una preghiera umile, al vostro desiderio di applicarceli.

Fate che io mi giovi di queste lezioni continue, o Gesù, per accrescere il sentimento vivissimo della mia piccolezza e per convincermi che nell'Ostia che è il vostro Corpo mistico, io non sono che un'umile particella, e nell'immenso concerto di lodi che Voi dirigete, io non sono che una debole voce.

In grazia della liturgia, possa io vedere sempre meglio che per mezzo dell'umiltà io posso rendere questa voce sempre più pura e questa particella sempre più bianca.

Carità universale.

- Il vostro Cuore, o Gesù, ha esteso a tutti gli uomini la sua missione redentrice.

A quel Sitio che voi morendo avete lanciato al mondo e che continuate a far sentire dall'Altare e dal Tabernacolo e persino dal seno della vostra gloria, deve rispondere nell'anima anche del semplice cristiano un vivo desiderio di spendersi per i fratelli, una sete ardente della salvezza di tutti gli uomini e della diffusione del Vangelo, un grande zelo per favorire le vocazioni ecclesiastiche e religiose, e vive preghiere affinchè i cristiani comprendano l'estensione dei loro doveri, e le anime la necessità, per loro, della vita interiore.

Ma tali desideri molto più devono accendere l'anima dei vostri ministri ai quali i riti ricordano che Voi avete loro dato nel vostro Corpo mistico un posto eletto, affinchè vi incorporino quante più anime è possibile; siano corredentori, mediatori che devono piangere inter vestibulum et altare284 i peccati del mondo e santificarsi non soltanto per sè, ma anche per poter santificare gli altri, per formare, istruire e guidare le anime e per far circolare in esse la vostra Vita: Ego sanctifico meipsum ut sint et ipsi sanctificati!285

O santa Chiesa del Redentore, Madre di tutti i miei fratelli vostri figli, come potrò vivere della vostra liturgia, senza partecipare agli slanci del Cuore del vostro divino Sposo per la salute delle sue creature e per la liberazione delle anime che gemono nel Purgatorio?

Certamente io godo di una parte privilegiata dei frutti della Messa che celebro e del Breviario che recito; ma Voi intendete che la parte principale vada anzitutto al complesso delle anime di cui siete sollecito: In primis quae tibi offerimus prò Ecclesia tua sancia catholica.286

Voi adoperate mille mezzi per dilatare il mio cuore e per conformare la mia vita interiore con quella di Gesù.

O cara vita liturgica, accrescete il mio amore filiale alla santa Chiesa e al Padre comune dei fedeli; rendetemi più devoto e più sottomesso ai miei Superiori gerarchici e più unito a tutte le loro sollecitudini; aiutatemi a non dimenticare che Gesù vive in ciascuno di quelli con cui mi trovo ogni giorno a contatto, e che voi li portate, come li porta Lui, nel vostro cuore; fate che io irradii su loro l'indulgenza, la tolleranza, la pazienza, la cortesia, in modo che rispecchi la mansuetudine del dolcissimo Salvatore.

Mantenete in me il sentimento che non posso andare in Paradiso se non per mezzo della Croce, che le mie lodi, le mie adorazioni, i miei sacrifici e gli altri miei atti non hanno valore per il Paradiso se non per il Sangue di Gesù, e che con tutti i cristiani debbo guadagnarmi questo Paradiso, poiché con tutti gli eletti ne dovrò godere e con essi dovrò continuare, per mezzo di Gesù e per tutta l'eternità, il concerto di lodi a cui sono associato sulla terra.

Spirito di sacrificio.

- O Gesù, Voi sapendo che l'umanità non si poteva salvare se non per mezzo del sacrificio, avete fatto di tutta la vostra vita terrena una continua immolazione.

Ed io, identificato con Voi, Sacerdote con Voi quando celebro la Messa, o divino Crocifìsso, voglio essere ostia con Voi.

In Voi tutto gravita intorno alla Croce: in me tutto graviterà intorno alla mia Messa; essa sarà il centro e il sole delle mie giornate, come il vostro Sacrificio è l'atto centrale della liturgia.

Questa, richiamandomi continuamente, per mezzo dell'Altare e del Tabernacolo, il pensiero del Calvario, sarà per me una Scuola di spirito di sacrificio.

Con farmi partecipare ai sentimenti della vostra Chiesa, mi comunicherà i vostri, o Gesù, e così si avvererà in me la parola di san Paolo: Hoc sentite in vobis quod et in Christo Jesu,287 e quella che mi fu detta quando fui ordinato sacerdote: Imitamini quod tractatis.288

Il Messale, il Rituale e il Breviario mi ricordano nei modi più svariati, non fosse altro che con i segni di croce, che il sacrificio è divenuto, dopo il peccato, la legge dell'umanità e che ha valore soltanto se è unito al vostro.

Vi renderò dunque ostia per ostia, o mio divin Redentore; vi farò di me stesso un'immolazione totale fusa con la vostra immolazione compiuta una volta sul Calvario e rinnovata più volte in ogni minuto secondo dalle Messe che si celebrano in tutto il mondo.

La liturgia mi renderà facile questa offerta di me stesso e mi farà contribuire maggiormente a compiere per il vostro corpo che è la Chiesa, quello che manca alla vostra Passione.289

Porterò anch'io la parte mia a questa grande ostia fatta con i sacrifici di tutti i Cristiani;290 e questa ostia salirà verso il Cielo per espiare i peccati del mondo e per far discendere sulla Chiesa militante e purgante i frutti della vostra Redenzione.

Avrò cosi la vera vita liturgica; infatti il rivestirmi di Voi, o Gesù, o Gesù crocifisso, l'unirmi praticamente al vostro Sacrificio facendo olocausto di me stesso con l'Abneget semetipsum, non è forse questo, o mio Salvatore, il fine a cui mi vuole condurre la vostra Chiesa instillandomi i vostri sentimenti con le sue preghiere e con le sue sante cerimonie introducendo nel mio cuore quello che in Voi predominava su tutto: lo Spirito di sacrificio?291

In tal modo diventerò una di quelle pietre viventi e scelte che, levigate dalla prova, Scalpri salubris ictibus et tunsione plurima Fabri polita malleo,292 sono destinate alla fabbrica della Gerusalemme celeste.

c) La vita liturgica mi fa vivere della vita del Cielo

Conversatio nostra in coelis est,293 dice san Paolo; e dove potrei io imparare più facilmente a praticare questo programma, che nella liturgia!

Questa liturgia della terra non è forse l'imitazione della liturgia celeste che l'Apostolo prediletto descrive nella sua Apocalisse?

Quando canto e recito l'Ufficio, non faccio altro che compiere le stesse funzioni di cui gli Angeli si onorano dinanzi al Trono dell'Eterno.

Anzi la dossologia di ciascun salmo, di ciascun inno, la conclusione di ciascuna orazione mi getta in adorazione dinanzi alla SS. Trinità.

Le innumerevoli feste dei Santi mi fanno vivere come nell'intimità dei miei fratelli del Paradiso, i quali mi proteggono e pregano per me.

Le feste di Maria santissima mi ricordano che ho lassù una madre tanto buona e tanto potente la quale non avrà riposo finché non mi veda al sicuro ai suoi piedi, nel Regno di suo Figlio.

Sarebbe mai possibile che tutte queste feste che i misteri del mio dolce Salvatore, il Natale, la Pasqua, l'Ascensione soprattutto non mi dessero quella nostalgia del paradiso che san Gregorio considera come un pegno di predestinazione?

d) Pratica della vita liturgica

Buon Maestro, Voi vi siete degnato di farmi comprendere che cosa è la vita liturgica: potrei io addurre come pretesto le esigenze del mio ministero, per sottrarmi allo sforzo che mi chiedete per praticarla?

Certamente voi mi rispondereste che il compiere secondo i vostri desideri le funzioni liturgiche, non richiede più tempo che il compierle macchinalmente; mi ricordereste l'esempio di tanti vostri servi, tra gli altri del beato P. Perboyre,294 i quali pure essendo da voi caricati di occupazioni continue e assorbenti in un grado veramente intenso, erano tuttavia anime eminentemente di vita liturgica.

Preparazione remota:

Fate, o buon Salvatore, che il mio desiderio di vita liturgica si esplichi in un grande spirito di fede per tutto ciò che si riferisce al culto divino.

I vostri Angeli e i vostri Santi vi vedono a faccia a faccia e nulla può distogliere la loro attenzione dalle auguste Funzioni che sono uno degli elementi della loro gioia inenarrabile; ma io, sottoposto ancora a tutte le debolezze della natura umana, come mi potrò mantenere alla vostra presenza quando vi parlo con la Chiesa, se non sviluppate in me il dono della Fede che ricevetti nel Battesimo?

Non vorrò mai, mi pare, considerare le funzioni liturgiche come un lavoro ingrato da sbrigare al più presto che si possa, o da subire perchè vi sono annessi dei lucri; non oserò mai, spero, parlare al Dio tre volte santo o compiere i suoi riti con una libertà di tratto che mi vergognerei di adoperare con il più umile dei servitori: non vorrò mai dare scandalo con quello che deve dare edificazione.

Eppure posso io prevedere fin dove arriverei, se cominciassi a non più vigilare sopra me stesso riguardo lo spirito di fede?

Mio Dio, se io fossi già su questo pendìo, degnatevi di fermarmi; o meglio datemi una Fede così viva che, compreso dell'importanza che hanno davvero ai vostri occhi gli atti liturgici, mi rallegri al sentire che la loro sublimità entusiasma la mia volontà sempre di più.

Avrei io il minimo spirito di fede, se non avessi nessuno zelo per conoscere e per osservare le rubriche?

I pensieri più belli sulla liturgia non potrebbero scusare la mia negligenza dinanzi a Voi o mio Dio.

Poco importa che io non senta nessuna attrattiva naturale per tale lavoro: basta che vi piaccia la mia obbedienza e che io sappia ch'essa mi sarà di gran profitto.

Nei miei ritiri spirituali non mancherò mai di esaminarmi su questo punto riguardo al Messale, al Rituale e al Breviario.

La vostra Chiesa, o Gesù, si serve principalmente delle ricchezze dei salmi per il suo culto; se io ho lo spirito liturgico, l'anima mia nelle parti del Salterio saprà vedere Voi figurato soprattutto nella vostra vita dolorosa.

Saprà che quella parola intima, quei sentimenti che il vostro Cuore rivolgeva a Dio durante la vostra vita mortale, si incontrano in molte delle composizioni profetiche che avete ispirato al Salmista.

Essa vi troverà meravigliosamente compendiati profeticamente i principali insegnamenti del vostro Vangelo.

Sotto gli stessi veli intenderò la voce della Chiesa la quale continua la vostra vita di prove e manifesta a Dio, nei suoi dolori e nei suoi trionfi, dei sentimenti imitati da quelli del suo Sposo divino, sentimenti che può pure fare suoi, nelle sue tentazioni, nei rovesci, nelle lotte, nelle tristezze, negli scoraggiamenti, nelle delusioni, come pure nelle sue vittorie e nelle sue consolazioni, ogni anima in cui si può manifestare la vostra vita.

Riservando alla Sacra Scrittura una parte delle mie letture, svilupperò il mio gusto per la liturgia e faciliterò la mia attenzione alle parole.295

La riflessione mi farà scoprire in ogni composizione liturgica un'idea centrale intorno alla quale si svolgono i diversi insegnamenti.

In tal modo, o anima mia, quali armi ti preparerai contro la mobilità della tua fantasia, soprattutto se saprai imparare dai simboli!

La Chiesa li adopera per parlare ai sensi con un linguaggio che li colpisce con rendere sensibili le verità rappresentate.

Agnoscite quod agitis, essa mi disse quando fui ordinato sacerdote.

Alle cerimonie, ai lini, agli oggetti, ai paramenti sacri, a tutto la Chiesa mia madre dà una voce significativa; ora come potrei illuminare l'intelligenza e toccare il cuore dei fedeli che la Chiesa vuole impressionare con questo linguaggio ingenuo e grandioso a un tempo, se io stesso non posseggo la chiave di tale predicazione?

Preparazione prossima:

Ante orationem praepara animam tuam.296

Subito prima della Messa e ad ogni ripresa del Breviario, farò un atto calmo, ma energico, di raccoglimento per distogliermi da tutto ciò che non si riferisce a Dio e per fissare la mia attenzione verso di Lui: Colui al quale sto per parlare, è Dio!

Ma Egli è pure mio Padre: a quel timore riverenziale che anche la Regina degli Angeli conserva quando parla al suo divin Figliuolo, unirò l'ingenuità semplice che dà anche al vecchio che si rivolge alla Maestà infinita, un'anima di fanciullo.

Questo atteggiamento semplice e ingenuo dinanzi al Padre mio rispecchierà ingenuamente la mia convinzione di essere unito a Gesù Cristo e di rappresentare la Chiesa nonostante la mia indegnità, e la certezza di avere per compagni nella mia preghiera gli spiriti della milizia celeste: In conspectu Angelorum psallam tibi.297

Per te, o anima mia, non è più il momento di ragionare nè di meditare, ma devi ritornare un'anima di fanciullo.

Giunta all'età della ragione, tu accettavi con espressione di una verità assoluta tutto ciò che ti diceva tua madre; così devi con la stessa semplicità e ingenuità accettare dalla tua Madre la Chiesa tutto ciò che ti presterà come alimento della tua fede.

Tale ringiovanimento dell'anima è indispensabile: quanto più mi farò un'anima di fanciullo, tanto più approfitterò dei tesori della liturgia e mi lascerò colpire dalla poesia che ne emana, e nella stessa misura progredirà in me lo spirito liturgico.

Facilmente allora l'anima mia entrerà in adorazione e vi rimarrà durante la funzione ( cerimonia, Breviario, Messa, sacramento ecc. ) a cui prendo parte come membro o come ambasciatore della Chiesa o come Ministro di Dio.

Dal mio modo di entrare in adorazione dipendono in gran parte non soltanto il profitto e il merito dell'atto liturgico ma anche le consolazioni che Dio annette al suo perfetto compimento e che devono sostenermi nelle mie fatiche apostoliche.

Voglio dunque Adorare; con uno slancio della volontà voglio unirmi, per rendere a Dio questo omaggio, alle adorazioni dell'Uomo-Dio: sarà uno slancio del cuore più che sforzo della mente.

Lo voglio con la grazia vostra, o Gesù, e questa grazia la chiederò, per esempio, per il Breviario, con il Deus in adiutorium, e per la Messa, con l'Introibo recitati con calma.

Voglio: ed è questo volere filiale e affettuoso, forte e umile, unito con un vivo desiderio del vostro aiuto, quello che Voi esigete da me.

Se ottengo che la mia intelligenza presenti alla mia fede qualche bell'orizzonte, o che la mia sensibilità le offra qualche buon sentimento, la mia volontà se ne gioverà per adorare più facilmente; ma non dimenticherò questo principio, che l'unione con Dio risiede, in ultima analisi, nella parte superiore dell'anima, nella volontà, e anche quando non avrà che tenebre e aridità, questa facoltà, arida e fredda in se stessa, prenderà il suo slancio appoggiandosi sulla sola Fede.

L'atto della funzione liturgica:

Il compiere bene le funzioni liturgiche è un dono della vostra munificenza, o mio Dio: Omnipotens et misericors Deus de cuius munere venit ut tibi a fidelibus tuis digne et laudabiliter serviatur.298

Degnatevi di concedermi questo dono, o Signore; io voglio rimanere adoratore durante l'atto liturgico.

Questa parola riassume tutti i metodi.

La mia volontà ha gettato il mio cuore e lo mantiene dinanzi alla maestà di Dio, ed io compendio tutto il suo lavoro nelle tre parole digne, attente, devote … della preghiera Aperi, le quali esprimono esattamente quale dev'essere l'atteggiamento del mio corpo, della mia intelligenza e del mio cuore.

Digne.

Con un contegno rispettoso, con la pronuncia esatta delle parole e con maggiore lentezza nelle parti principali, con l'accurata osservanza delle rubriche, con il tono della voce e con la maniera di fare i segni di croce, le genuflessioni ecc., il mio corpo manifesterà non soltanto che so a chi parlo, quello che dico e quale apostolato posso alle volte esercitare,299 ma anche che il mio cuore è quello che agisce.

Nelle corti dei re della terra, persino i semplici servitori stimano grandi i più umili impieghi e senza saperlo prendono un aspetto maestoso e solenne.

Non giungerò io ad acquistare quella nobiltà che si manifesterà nell'atteggiamento dell'anima mia e nella dignità del mio contegno, nell'esercizio delle mie funzioni, io che faccio parte della guardia d'onore del Re dei re e del Dio d'infinita maestà?

Attente.

La mia mente sarà tutta intesa a raccogliere nelle parole e nelle cerimonie quanto potrà nutrire il mio cuore.

Talora la mia attenzione sarà al senso letterale dei testi; sia che segua ciascuna frase, sia che, pure continuando la mia recita, mediti a lungo un'espressione che mi abbia colpito fino a che senta il bisogno di scoprire in un altro fiore il miele della divozione, io mi attengo in tutti e due i casi al precetto: Mens concordet voci.300

Talora la mia intelligenza si occuperà del mistero del giorno o dell'idea principale del tempo liturgico.

Ma la sua parte sarà secondaria in confronto con quella della volontà della quale essa non sarà che la provveditrice, per aiutarla a mantenersi in adorazione o a ritornarvi.

Tutte le volte che verranno le distrazioni, io voglio, senza dispetto, senza durezza, senza asprezza, ma soavemente come tutto ciò che si fa con il vostro aiuto, o Gesù, e fortemente, come fa chi vuol essere generosamente fedele a tale aiuto, voglio ritornare all'atto adoratore.

Devote.

Questo è il punto capitale: tutto deve concorrere per fare dell'ufficio e di ogni funzione liturgica un esercizio di pietà, e perciò un atto del cuore.

La precipitazione è la morte della divozione.

Parlando del Breviario, e tanto più si deve dire della Messa, san Francesco di Sales dà questa massima come un principio.

M'impongo dunque l'obbligo di dedicare circa mezz'ora alla mia Messa, affinchè non soltanto il Canone, ma anche tutte le altre parti siano recitate devotamente.

Allontanerò senza pietà tutti i pretesti di fare in fretta questa azione principale della mia giornata.

Se l'abitudine mi fa troncare certe parole o cerimonie, mi applicherò, anche esagerando per qualche tempo, ad andare molto adagio in tali parti difettose.301

Con le dovute proporzioni, estenderò questa risoluzione a tutte le altre mie funzioni liturgiche: sacramenti, benedizioni, sepolture ecc.

Riguardo al Breviario, avrò cura di prevedere io quale momento lo reciterò, e venuto il tempo, mi obbligherò a qualunque costo a tralasciare ogni cosa.

A qualunque costo voglio che la recita del Breviario, sia una vera preghiera del cuore.

Oh! sì, conservate in me, o divin Mediatore, l'orrore per la precipitazione quando io tengo il vostro posto o agisco in nome della Chiesa.

Fatemi ben persuaso che la precipitazione paralizza il gran Sacramentale che è la liturgia e non le lascia mantenere quello spirito di orazione, senza del quale, con tutta l'apparenza di sacerdote zelantissimo, io potrei essere agli occhi vostri nulla più che un tiepido, o meno ancora.

Scolpite nella mia coscienza questa parola così capace di farmi tremare: Maledictus qui facit opus Dei fraudulenter.302

Talora con uno slancio del cuore abbraccerò in una sintesi di fede il senso generale del mistero ricordato dal Ciclo liturgico e di esso nutrirò l'anima mia.

Talora sarà un atto lungamente gustato, atto di fede o di speranza, di desiderio o di pentimento, di offerta o di amore.

Altre volte mi basterà un solo sguardo, uno sguardo intimo e prolungato su un mistero, su una perfezione di Dio, su uno dei vostri titoli, o Gesù, sulla vostra Chiesa, sul mio nulla, sulle mie miserie, sui miei bisogni, o sulla mia dignità di cristiano, di sacerdote, di religioso.

Sarà uno sguardo ben diverso dall'atto dell'intelligenza durante uno studio teologico; uno sguardo che accresce la fede, ma più ancora l'amore; uno sguardo che è certamente un pallido riflesso della visione beatifica, ma che intanto già effettua quaggiù la vostra promessa alle anime pure e fervorose: Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt.303

Così ogni cerimonia sarà per me un sollievo e un riposo, un vero respiro dell'anima mia che correva pericolo di essere soffocata dalle occupazioni.

O santa liturgia, quale balsamo porterete all'anima mia con le vostre « funzioni »!

Queste, ben lungi dall'essere una virtù onerosa, saranno per me una delle maggiori consolazioni della mia vita.

Nè potrebbe essere altrimenti, poiché sempre chiamato da voi alla dignità di figlio e di ambasciatore della Chiesa, di membro e di Ministro di Gesù Cristo, mi rivestirò sempre più di Colui che è la gioia degli Eletti.

Con la mia unione con Lui, imparerò a giovarmi delle croci di questa vita mortale per seminare le messi della mia eterna felicità e, con la mia vita liturgica, più efficace di qualunque apostolato, sentirò di trascinare dietro di me altre anime nella vita della salute e della santità.

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278 Faccio bene la mia meditazione per celebrare bene la Messa, e celebro bene la Messa e recito devotamente il Breviario, per far bene la meditazione il giorno seguente ( P. Olivaint )
279 Ingrediens mundum dicit: Hostium et oblationem noluisti …
Tunc dixi: Ecce venio … ut faciam, Deus, voluntatem tuam ( Eb 10,5.7 )
280 Ego quae placita sunt ei facio semper ( Gv 8,29 ).
- Meus cìbus est ut faciam voluntatem eius qui misit me ( Gv 4,34 ).
- Descendi de coelo non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem eius qui misit me ( Gv 6,38 )
281 Factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis ( Fil 2,5 )
282 Gs 10,14
283 Qui fldelis est in minimo, et in malori fldelis est ( Lc 16,10 )
284 Gs 2,17
285 Gv 17,19
286 Canone della Messa
287 Fil 2,5
288 Pontificale Romano
289 Adimpleo quae desunt passionum Christi pro corpore eius quod est Ecclesia ( Col 1,24 )
290 Tota ipsa redempta Civitas, hoc est congregatìo societasque sanctorum, universale Sacriflcium offertur Deo per Sacerdotem magnum, qui etiam obtulit in Passione prò nobis, ut tanti capitis corpus essemus …
Cum itaque noe hortatus esset Apostolus ut exhibeamus corpora nostra hostlam vi venterò … hoc est Sacriflcium Christianorum: multi unum corpus in Christo.
Quod etiam Sacramento Altaris, fid elibus noto, frequentat Ecclesia, ubi el demonstratur quod in ea re quam offert, ipsa offeratur ( S. Agost., De Civ. Dei, lib. X, cap. VI )
291 Tunc demum Sacerdoti Hostia proderit si, seipsum Hostlam faciens velit humiliter et efficaciter imitari quod agit ( Piet. Bles., Epist. CXXIII ).
- Qui Passlonis Dominicae mysteria celebramus, debemus imitari quod agimus.
Tunc ergo vere prò nobis Hostia erit Deo cum nosmetipsos Hostlam fecerimus ( S. Greg., Dial., lib. IV, cap. LIX )
292 Inno della Dedicazione della chiesa
293 Fil 3,20
294 Vedi la sua Vita, lib. III, cap. 8 e 9, Parigi, 1890
295 Plus lucratur qui orat et intelligit quam qui tantum lingua orat.
Nam qui intelligit reflcitur quantum ad intellectum et quantum ad affectum ( S. Tomm. in I Cor XIV,14 )
296 Prima della preghiera prepara la tua anima ( Sir 18,23 )
297 Canterò a te in presenza degli angeli ( Sal 138 )
298 Orazione della domenica XII dopo Pentecoste
299 O apostolato o scandalo: per molte anime che vedono la religione attraverso un vago intellettualismo o ritualismo, la predica di un prete mediocre è spesso assai meno efficace che l'apostolato del vero sacerdote la cui gran fede, la compunzione, la pietà risplende nell'occasione di un battesimo, di una sepoltura e soprattutto di una Messa; parole e cerimonie sono dardi capaci di muovere quei cuori.
La liturgia cosi vissuta riflette loro il mistero come certo, l'Invisibile come esistente e li invita a invocare quel Gesù quasi sconosciuto a loro, ma col quale sentono che quel prete è in intima comunicazione.
Vi sarà invece o un'attenuazione o la perdita della fede, quando le anime disgustate dicono: « Non è davvero possibile che quel prete creda in Dio e lo tema, dal momento che celebra, battezza, dice preghiere e fa cerimonie in tale maniera! »
Che responsabilità!
E chi oserebbe sostenere che simili scandali non saranno oggetto di un giudizio rigoroso?
Quale influenza può avere sui fedeli cosi la manifestazione del timore riverenziale, come la libertà di tratto nelle sacre funzioni!
Quando ero studente dell'Università e fuori di ogni influsso clericale, ebbi per caso l'occasione di vedere, senza che egli se ne accorgesse, un sacerdote a dire il Breviario.
Il suo contegno rispettoso e devoto fu per me una rivelazione, e sentii un forte bisogno di pregare, e di pregare cercando d'imitare quel prete.
La Chiesa mi sembrava concreta in quel degno ministro in comunicazione con Dio.
« Invece, mi diceva ultimamente un'anima schietta, vedendo a qual punto il mio parroco strapazzava la sua Messa, rimasi turbato e mi persuasi che egli non doveva aver fede.
D'allora in poi non potei più pregare e neppure credere, e una specie di disgusto prodotto dal timore di vedere ancora quel prete a dire la Messa, mi tenne, da quel momento, lontano dalla chiesa
300 Il pensiero sia d'accordo con la voce ( Regola di san Bernardo )
301 Volendo mettere in caricatura una persona che parla con volubilità e che non sa quello che sì dice, un letterato dello scorso secolo, famoso cosi per la sua empietà come per il realismo delle sue descrizioni, non trova un miglior termine di paragone che il prete il quale strapazza la Messa
302 Maledetto chi compie l'opera di Dio con negligenza ( Ger 48,10 )
303 Beati quelli che hanno il cuore puro, perchè vedranno Dio ( Mt 5,8 )