La storia della Chiesa

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§ 7. La comunità primitiva di Gerusalemme

1. Gesù era stato condannato e crocifisso a Gerusalemme.

A Gerusalemme era anche apparso agli undici Apostoli ( Lc 24,49.52; At 1,4.12 ).

Questi rimasero colà « concordi nella preghiera con le donne e con Maria, Madre di Gesù e i fratelli di lui » ( At 1,14 ).

Tutti assieme erano circa 120 uomini ( At 1,15 ) che lì, dopo 50 giorni ( 50 = pentecostes ), sentirono e sperimentarono la discesa dello Spirito Santo ( At 2,1ss ).

Questo fu l'inizio della comunità primitiva di Gerusalemme; i suoi membri erano giudei.

Mediante la predicazione di san Pietro a Pentecoste tremila giudei si convertirono, poco dopo altri duemila ( At 2,5.22-29.36-41; At 4,4 ).

Le informazioni sull'origine e sulla vita interna di questa prima comunità e sulla successiva prima propagazione del Cristianesimo, ci sono fornite dagli Atti degli Apostoli, caratterizzate dal fascino della prima crescita e del primo amore: la forza della verità conquistatrice si palesa immediatamente.

Il fatto più importante per la comprensione storica è che coloro che si erano convertiti al messaggio di Gesù Cristo formavano un'unica comunità con gli Apostoli ( At 2,41ss ), e come tali vivevano; per il resto però non si staccarono in un primo tempo dalla Sinagoga, ne internamente, ne esteriormente e non si sottrassero neppure all'autorità del Sinedrio ( At 21,24 ).

I mèmbri della nuova comunità sentivano di essere veramente il compimento del Giudaismo che essi comprendevano meglio dei loro padri e che essi capivano secondo la dottrina di Gesù ( con la sua stessa persona come centro ).

Essi partecipavano con zelo al culto giudaico coi suoi sacrifìci;19 accanto ad esso però tenevano in case private anche proprie riunioni liturgiche: « essi spezzavano il pane », ovvero celebravano la Santa Cena « con gioia e semplicità di cuore » ( At 2,46s ).

Come Gesù nell'Ultima Cena aveva recitato una preghiera di ringraziamento, così fecero anche i suoi Apostoli.

Perciò queste celebrazioni del culto divino furono dette « Eucaristia », ringraziamento.

Fino ad oggi il centro di questo culto, la Messa, è costituito dalla commemorazione e dalla riattualizzazione eucaristica di quello che il Signore celebrò con i suoi Apostoli « nella notte in cui fu tradito » ( 1 Cor 11,23 ).

I cristiani della prima comunità ( come in genere le prime comunità ) tenevano questo loro peculiare culto divino cristiano soltanto in case private ( At 2,42 ).

Gli Apostoli però osavano anche annunciare il messaggio cristiano nel tempio.

Era naturale che il Giudaismo ufficiale si opponesse a ciò e cercasse, con parole e con pene, di impedire questa azione missionaria ( At 4,1-22; At 5,17-40 ): una prima « persecuzione », un primo inizio del « martirio », e già si ha lo stesso successo che si avrà così spesso più tardi: crescente zelo per la diffusione del regno di Dio ( At 5,42 ).

2. Assieme al patrimonio di pietà giudaico ereditato dai padri, rimase anche la convinzione che la comunità, dovesse essere articolata ed essere guidata da anziani, rimase dunque come naturale la concezione fondamentale del ministero spirituale con perenne pieno potere.

La forma base sostanziale della Chiesa perciò ( in quanto docente con autorità ) era già presente, conforme alla volontà di Gesù, nell'ambito palestinese, prima che il Cristianesimo penetrasse in quello ellenistico.

Questa struttura gerarchica era esemplificata dalla direzione della prima comunità di Gerusalemme da parte dei « dodici » che il Signore stesso aveva scelto, insediato e inviato.

Le fonti dimostrano come naturale un continuo crescere organico di questa direzione autoritativa e mai una scissione.

Fra gli Apostoli emersero Pietro, Giovanni, Giacomo il maggiore e più tardi Giacomo il minore.

3. Accanto a questi elementi gerarchico-istituzionali della comunità primitiva sta, certamente con non minore intensità, ma senza annullare quelli, l'elemento carismatico-profetico.

Il miracolo di Pentecoste ne è il documento più significativo che si conosca.

Paolo stesso, lui che era stato chiamato in maniera tanto straordinaria, operò, prima della sua missione in Antiochia, in un gruppo di « profeti e dottori » ( At 13,1 ).

Egli dà notizia anche di svariati simili « liberi » doni della grazia e di vocazioni ( carismi ) nelle prime comunità.

L'Apocalisse può ancora dire, sintetizzando: « Lo spirito di profezia è la testimonianza a Gesù » ( Ap 19,10 ).

Con ciò s'intende molto in generale l'annuncio del Messia, della sua venuta, del suo appello alla penitenza e del suo giudizio, l'essere conquistati dalla sua parola e la testimonianza di Cristo.

La profezia ha quindi il suo posto legittimo nella Chiesa, è una vocazione particolare che viene direttamente da Cristo ( Ef 4,11 ).

Paolo riassume l'elemento autoritativo-istituzionale e quello carismatico dicendo della comunità: « Voi siete costruiti sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti » ( Ef 2,20; Ef 3,5 ).

4. La distinzione di una classe direttiva e docente nella Chiesa di fronte alla massa dei fedeli ( cfr. per es. At 1,15-26; At 3,15: « a noi apparve il Signore risorto » … ma non a tutti ) è assicurata dalla vocazione degli Apostoli, dall'essere stati essi investiti dell'ufficio di celebrare il culto ( la memoria della Cena ), del potere spirituale e della missione; esso è inconfondibile e irrevocabile.

Non per questo si può dimenticare però, che la comunità come tale con-sosteneva attivamente e intensamente tutta la vita della Chiesa: si accentua il sacerdozio universale di tutti i fedeli ( la creatura nuova: 2 Cor 5,17; il popolo sacerdotale: 1 Pt 2,5 ).

Nelle prime deliberazioni della comunità primitiva a noi note, è una cerchia molto ampia a prendere le decisioni.

Tutti i doni della grazia e tutti gli uffici della Chiesa sono uniti nel vincolo della fratellanza dinanzi all'unico Padre che è nei cieli.

5. Il carattere precipuo della prima comunità si esprime in un duplice atteggiamento:

a) poneva tutto l'interesse nel mantenersi incontaminata da questo mondo ( Gc 1,27 );

b) attuava nella sua vita la parola del Signore: « Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri » ( Gv 13,35 ).

Essi erano un cuore solo e un'anima sola ( At 4,32 ).

Molti vendevano i loro averi e ne consegnavano il ricavato agli Apostoli.

I poveri venivano soccorsi ( At 4,32-37 ).

Vivevano in gran parte un comunismo che donava volontariamente, radicato nell'amore di Cristo verso i suoi fratelli.

Nella loro condotta questi seguaci di Gesù costituivano veramente una comunità di santi.

Vivevano di fede.

Con grande ansia attendevano il ritorno del Signore.

6. È appunto in questa attività d'amore della comunità primitiva che si ebbe quella tensione che doveva poi pesare fortemente sulla vita delle prime generazioni cristiane, cioè il problema: Cristianesimo giudaico o Cristianesimo pagano?

Tra i convertiti dalla predicazione di Pietro nella Pentecoste si trovavano infatti molti giudei della diaspora.

Questi si credevano danneggiati nella distribuzione degli aiuti.

Il conflitto che ne sorse condusse alla elezione di 7 diaconi ( qui ci incontriamo per la prima volta con un nuovo ufficio nella Chiesa ), due dei quali, tra i più dotati, erano ellenisti, uomini dotati di un forte istinto di proselitismo e liberi dalle inibizioni dei giudei palestinesi: Stefano e Filippo: Fu Filippo, per quanto ne sappiamo, che ammise il primo pagano nella Chiesa ( At 8,38 ).

Stefano che assieme a tutto il gruppo dei cosiddetti ellenisti era passato probabilmente dal circolo degli esseni ( § 4,4 ) alla comunità ed era forse sotto l'influenza spirituale del Qumràn, combatté contro una eccessiva importanza attribuita a concezioni giudaiche.

Con lui tocchiamo con mano le forti tensioni che dovevano accompagnare lo svincolarsi delle comunità cristiane da quelle giudaiche.

In Gerusalemme accanto al Tempio c'erano delle sinagoghe; ce n'erano di quelle nelle quali si leggeva la Bibbia non in ebraico, ma in greco.

I giudei non palestinesi che venivano a Gerusalemme udivano là la parola di Dio.

Con la loro lingua ellenistica, il loro pensiero e la loro vita, si trovavano in una certa tensione nei confronti degli ebrei.

Queste rivalità trovarono ora la loro inasprita continuazione fra i discepoli giudei di Gesù.

La controversia intorno a Stefano divampò nella sinagoga degli Alessandrini.

Gesù aveva dichiarato di essere il compimento dell'antico Testamento in modo che non dovesse andar perduto neppure uno jota della legge.

Egli però aveva aperto il regno di Dio anche a molti che vengono da Oriente e da Occidente, mentre i figli del regno sarebbero stati rigettati ( Mt 8,12 ).

Da queste idee, che si trovano sulla linea di Paolo, l'Apostolo delle genti, Stefano è pervaso in maniera particolarmente accesa, senza alcun riguardo per i titubanti ( Paolo più tardi imparerà questo riguardo ): la legge è finita attraverso Gesù e con essa anche il Tempio e l'asservimento alla lettera delle prescrizioni cerimoniali ( At 6,14 ).

Stefano in tal modo si attirò l'odio in particolare dei farisei.

Inaspritasi la controversia, egli cadde vittima della prima tumultuaria persecuzione dei cristiani ( At 6,8- 8,3 ).

7. Questa persecuzione si rivolse, rimanendo fedele alla sua origine, prevalentemente ( ma non soltanto ) contro gli ellenisti della comunità cristiana.

Arrecò sofferenze alla Chiesa, ma come risultato ne derivarono grandi vantaggi: la prova purificò la giovane schiera e l'amalgamò fortemente; con l'effetto di far prendere più precisa coscienza del fatto che essi costituivano un'unità nuova, diversa dal giudaismo.

Crebbe in essi la certezza di dover diffondere la predicazione di Gesù: « Non possiamo, infatti, noi non parlare di quelle cose che abbiamo vedute e udite » ( At 4,20 ), dichiararono Pietro e Giovanni dinanzi al sommo Sacerdote.

Parecchi mèmbri della comunità ( non gli Apostoli ) lasciarono Gerusalemme, si dispersero nella Giudea e nella Samaria e - come già i primi battezzati della Pentecoste ritornati in patria - divennero predicatori del lieto messaggio fuori di Gerusalemme: missionari ( At 8,1-4 ).

Sorse così una nuova comunità anche in Samaria, una regione non giudaica, per metà pagana.

Il Cristianesimo incomincia già ad estendersi oltre il giudaismo.

Da questa persecuzione fu condotto sulla strada, sulla quale da persecutore divenne servitore e capo, l'uomo che per il Cristianesimo ha fatto più d'ogni altro: il fariseo Saulo, soprannominato Paolo ( At 8,1.3; At 9,1ss ).

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19 C'erano le ore di preghiera fisse ( At 3,1 ); anche i fedeli di Damasco seguivano questa regola ( At 9,1-8 ).