La storia della Chiesa

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La Chiesa nell'Impero Romano « Cristiano »

Seconda epoca

Da Costantino alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente

§ 20. Caratterizzazione generale dell'epoca

1. Il fatto più importante per la Chiesa in questa seconda epoca fu il rapporto essenzialmente mutato in cui essa venne a trovarsi di fronte allo Stato; essa fu ufficialmente riconosciuta accanto al paganesimo.

Dopo il preludio, in ogni caso degno di nota, in Armenia, dove già nel 295 il Cristianesimo era diventato religione di Stato, è finalmente Costammo che crea i fondamenti nuovi e decisivi dell'Impero Romano.

Quando poi suo figlio Costanzo ( 351-361 ), dopo la morte dei suoi fratelli, ebbe vinto l'usurpatore Magnenzio e divenne sovrano assoluto, proibì i sacrifici pagani, i templi furono chiusi; e pensò già anche ad una conversione in massa dei pagani, persino con la forza ( vedi sotto ).

Dopo il minaccioso intermezzo di Giuliano ( § 22 ), il processo di cristianizzazione dell'intera vita pubblica procedette speditamente.

L'imperatore Graziano ( 375-83 ) rifiutò il titolo di Pontifex Maximus, privò i sacerdoti pagani ( anche le Vestali ) dei loro privilegi e tolse definitivamente69 dal Senato l'altare della Vittoria.

Teodosio, divenuto imperatore, portò a compimento la repressione ufficiale del paganesimo, che attraverso il franco Arbogasto, pagano ( condottiero dell'imperatore Valentiniano, di grandissima influenza per le sue vittorie sui germani che avanzavano, 392 ) avrebbe potuto nuovamente diventare grave.

Teodosio lo vinse nel 394, proibì di nuovo i culti pagani e chiuse i templi.

Il Cristianesimo divenne religione dell'Impero.

La celebrazione di culti pagani fu dichiarata delitto di lesa maestà.

Teodosio, accentrando nuovamente in una sola mano tutto l'Impero, in Oriente e in Occidente, poté colpire mortalmente al tempo stesso il paganesimo e l'Arianesimo.

2. a) Purtroppo nella repressione del paganesimo fu presto usata anche la forza.

Mentre Costantino, cresciuto pagano, aveva ancora riguardo per il paganesimo, i suoi successori, educati cristianamente, non usarono più questo riguardo.

Già nel 346, inoltre, il proclama letterario di Firminio Materno ( « Dell'errore delle religioni profane » ) indusse non solo alla fusione dei tesori dei templi, ma anche alla soppressione di tutti coloro che predicavano il paganesimo.70

b) Secondo lo spirito del Vangelo, e più precisamente secondo le parole e il senso del mandato missionario ( « come pecore fra i lupi » Mt 10,16; « non chiamare fuoco dal cielo » Lc 9,54 ), non può esser giustificata la diffusione della dottrina cristiana mediante la violenza.

Finché i cristiani furono una minoranza e vennero considerati illegali, e quindi perseguitati, agivano anch'essi così, costretti dalla necessità.

Dopo la liberazione per opera di Costantino, i vescovi e con loro le comunità ( e perciò la Chiesa in quanto tale ) vennero in possesso di potere pubblico e di tutti i diritti civili,71 e in una forma o nell'altra s'affacciò molto presto la tentazione della violenza.

Talvolta, e più tardi spesso, nello zelo per la verità fu insufficientemente attuato il comandamento dell'amore, sia verso i pagani che verso gli eretici e i giudei.

Troviamo monaci e vescovi tra i fautori dell'uso della forza e anche le « masse » che, per esempio, tumultuariamente si impadroniscono di una chiesa per impedire che sia assegnata agli ariani.

Non mancano d'altra parte personalità ecclesiastiche che condannarono l'impiego della forza.

Se Ambrogio incoraggiò la resistenza passiva dei suoi fedeli, per impedire l'usurpazione di una chiesa a favore degli ariani e dichiarò legittima la distruzione di una sinagoga, s'espresse tuttavia in favore della scomunica di vescovi galli che avevano approvata l'eliminazione degli eretici priscillianisti; notiamo lo stesso comportamento in Papa Siricio e in Martino di Tours ( cfr. anche l'atteggiamento di Agostino e Gerolamo )72

3. Sorse dunque la Chiesa imperiale.

Possibilità d'azione completamente diverse si offrivano, le si ponevano compiti diversi da quelli precedenti.

Ma anche lo Stato, soprattutto nella figura « sacrale » dell'imperatore, possedeva ora mezzi completamente differenti da quelli che possedeva prima per intervenire nella vita interna della Chiesa.

Nella immane lotta contro l'Arianesimo e il Monofisismo, come nella controversia relativa al Nestorianesimo sperimenteremo profondamente questa infausta intromissione ( § 26, § 27 ).

a) Contemporaneamente la compagine dell'Impero perdeva di coesione: Oriente e Occidente incominciarono ad avere mire diverse.

A ciò contribuì notevolmente il contrasto ecclesiastico di Occidente atanasiano e di Oriente ariano.

Entrambe le metà dell'Impero persero in estensione; avanzavano i popoli confinanti pagani ed eretici ( germani ).

Nel 395 l'Impero fu diviso.

Già nel 410 Roma viene saccheggiata dai Visigoti di Alarico.

Le truppe romane vengono ritirate dalla Britannia e dal Reno.

La Gallia, la Spagna, l'Africa vanno perdute.

Papa Leone nel 451 salva Roma da Attila.

Nell'anno 455 Roma viene nuovamente saccheggiata da Genserico.

Nel 476 l'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augustolo viene deposto dal germano Odoacre.

Parallelamente, come conseguenza logica di questo profondo mutamento, si effettua la significativa, capillare estinzione del paganesimo, non senza parecchi contraccolpi e non senza lasciar tracce più o meno inconsce nella vita e nelle istituzioni.

b) In questo ambiente completamente mutato e suscettibile ancora di continue trasformazioni, nel quale le forze della Chiesa non erano più assorbite dalla lotta per l'esistenza, anche la sua vita interna poté svilupparsi con più ricca autonomia.

Di qui la seconda caratteristica di questa età: sia in Oriente che in Occidente si ha il primo grande tempo della teologia, però anche della lotta contro l'eresia.

I grandi concili ecumenici entrano nella storia della Chiesa ( contrasti trinitari e cristologici, le Chiese eretiche e gli scismi del Nestorianesimo e del Monofisismo ).

Parallelamente a questo sviluppo della dottrina procedette il perfezionamento della costituzione ecclesiastica, della liturgia e dell'arte ( particolarmente importante l'Oriente ).

c) Il limite inferiore di quest'epoca non si può fissare al 476, anno a partire dal quale in Occidente non vi furono più imperatori romani.

Tra l'antichità e il Medioevo v'è una zona di transizione: essa è caratterizzata dal lungo processo ( intersecato anche da forti movimenti involutivi ) di dissoluzione interna ed esterna dell'Impero Romano e della sua cultura, durante la quale si prepararono e vennero a poco a poco elaborandosi le strutture « medievali ».

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69 Ciò era accaduto già sotto Costantino, ma Giuliano aveva nuovamente eretto l'altare.
70 Già in lui troviamo l'infausta, falsa conclusione addotta poi così spesso: la compassione per i traviati… è in realtà atrocità, mentre la durezza è compassione.
71 A Roma i diritti civili furono già riconosciuti in parte anche nel III secolo ( § 12 ).
72 La prima inflizione della pena capitale contro un eretico ebbe luogo a Treviri nel 384 da parte dell'usurpatore gallo Massimo contro Priscilliano e i suoi compagni.
L'imperatore pagano voleva però colpire in Priscilliano il mago e il diffusore di idee ritenute immorali nell'Impero Romano, più che l'eretico.
Nel 389 distruzione del serapeio in Alessandria, ove cadde anche Ipazia nel 415.