La storia della Chiesa

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§ 22. L'imperatore Giuliano e la reazione pagana

1. Il paganesimo non era morto.

Tradizioni antichissime non scompaiono completamente che a poco a poco.

Specialmente quei nuclei sociali nei quali tali tradizioni sogliono vivere più intensamente, le antiche famiglie nobili, anche allora si tenevano attaccate ancora alla vecchia religione, sotto la quale era sorta la gloria dell'Impero.

C'è anche da ricordare che sotto Teodosio ( + 395 ), il quale fece della nuova fede la religione dello Stato ( § 23 ), la metà dei sudditi dell'Impero era ancora pagana.

Centro d'opposizione contro il Cristianesimo erano anche determinate professioni.

Per sacerdoti e insegnanti superiori ( anche artisti ) si trattava dell'esistenza.

E proprio qui il nuovo Stato ( in parte naturalmente anche a ciò costretto ) dimostrò una singolare mancanza di coerenza che tuttavia ebbe conseguenze vantaggiose per il patrimonio culturale del Medioevo; le scuole superiori più celebri, e quindi quasi tutta l'istruzione delle classi più elevate, si lasciarono nelle mani dei maestri pagani,76 e le cariche dei sacerdoti pagani continuarono ad essere ricoperte per un certo tempo ancora.

L'ineguagliato splendore della civiltà pagana esercitava ancora la sua prodigiosa forza di attrazione.

D'altra parte come la temporanea persecuzione sanguinosa del paganesimo servì solo a provocare una resistenza più tenace, così le funeste scissioni causate dalle eresie nel Cristianesimo ( § 26, § 27 ) diminuirono la sua forza all'interno e il suo prestigio all'esterno.

2. Il paganesimo ricevette nel III secolo, specialmente per le persone colte, nuovo splendore, nuova forza d'attrazione e un vero rinvigorimento attraverso il neoplatonismo.77

Si tratta di una filosofia religiosa idealistica o anche di una religione filosofica, l'ultima grande creazione dello spirito greco.

Attraverso una interpretazione diversa e un approfondimento della religione popolare antico-pagana esso portò ancora una volta ad una vera rinascita del paganesimo; il suo maggior successo, nel campo delle conquiste individuali, fu la conquista dell'imperatore Giuliano ( anche sant'Agostino aderì per qualche tempo a questo sistema ).

3. Giuliano l'Apostata ( 361-363 ).

L'omicida sfrenatezza che macchia la figura di Costammo il Grande, era stata ereditata dai suoi tre figli.

Spinti dalla paura dei concorrenti, come il loro padre, si sbarazzarono di tutti i loro parenti maschi, ad eccezione di due giovanissimi cugini, Gallo e suo fratello Giuliano.

Costanzo, diventato sovrano assoluto, fece uccidere anche Gallo che egli stesso in un primo tempo aveva creato Cesare, mentre Giuliano, grazie alle preghiere dell'imperatrice, fu risparmiato e continuò la sua attività nel servizio monastico-ecclesiastico al quale era stato avviato.

È spiegabile che la professione impostagli gli rendesse antipatica, anzi odiosa, la religione a questa connessa, quella religione che professava anche l'uccisore di suo padre.

E viceversa la civiltà pagana da lui oppressa dovette sembrargli più simpatica.

Anche le mene dei vescovi di corte ariani, come in generale le divergenze dei cristiani, non fecero alcuna buona impressione su di lui.

Ma la causa principale del suo allontanamento dal Cristianesimo ( che egli del resto conosceva soltanto nella forma sbiadita dell'Arianesimo ) fu l'influenza pagana su di lui esercitata dai suoi maestri.

In modo speciale il neoplatonico Massimo lo entusiasmò, durante i suoi studi, per la filosofia antica.

A 22 anni abiurò segretamente il Cristianesimo e si fece iniziare ai misteri eleusini.

La sua ora venne allorquando Costanzo lo fece Cesare e lo mandò in Gallia.

Là egli si affermò talmente che le sue truppe lo acclamarono Augusto.

La lotta contro l'odiato Costanzo divenne pertanto inevitabile.

La morte di questi, anteriore alla decisione della guerra, fece di Giuliano il sovrano assoluto.

Giuliano, diventato imperatore, apostatò anche esteriormente.

Aderì al paganesimo e cercò, con notevole serietà, di farlo rinascere a nuova vita.

4. a) Giuliano era troppo accorto per scatenare una persecuzione sanguinosa, poiché i martiri avrebbero solo giovato alla Chiesa.

Tuttavia si ebbero dei martiri, dovuti al furore della plebe pagana, all'arbitrio di alcuni governatori, e anche all'ira dell'imperatore verso singoli cristiani.

Va anche biasimato il modo equivoco, insidioso e meschino col quale Giuliano cercò di carpire ai cristiani l'adorazione esterna degli dèi sotto la maschera del culto dovuto all'imperatore.

b) Egli privò il Cristianesimo e la Chiesa di tutti quei privilegi dei quali essi avevano goduto da Costantino in poi e che evidentemente avevano tanto favorito il loro sviluppo.

Egli cercò di indebolirli anche spiritualmente proibendo alle scuole cristiane di servirsi, nell'insegnamento, del patrimonio culturale del paganesimo.

Tutto quello che poteva rappresentare una concorrenza contro la Chiesa venne favorito, sia le sètte cristiane, sia il giudaismo, sia il paganesimo.

c) La sua attenzione fu soprattutto diretta a far rivivere quest'ultimo.

Il suo lavoro, sotto questo aspetto, fu un diretto riconoscimento della superiorità del Cristianesimo e dimostra al tempo stesso la serietà morale con la quale egli, in fondo, assolveva ai suoi compiti.

Ciò a cui mirava, infatti, era un paganesimo cristianizzato.

Nei riaperti templi pagani doveva ufficiare una casta sacerdotale alla quale furono imposte alte esigenze riguardo alla purezza, alla pietà, alla cultura e alla carità verso il prossimo; volle che il culto fosse restaurato con grande fastosità e fosse reso religiosamente e moralmente fecondo mediante la predicazione, e volle che si curasse la carità.

Un cosciente tentativo di condurre ad absurdum le profezie cristiane fu l'ordine dato da Giuliano di ricostruire il tempio di Gerusalemme.

Egli stesso prendeva parte ogni giorno al sacrificio pagano e cercava di promuovere i suoi piani anche in veste di oratore e di scrittore.

5. L'opera di Giuliano fu solo un episodio.

Poiché già nel 363 egli cadde, appena trentaduenne, nella guerra contro i Persiani.

Nessuno può dire quali immense difficoltà « le meravigliose doti » ( così dice Agostino ) dell'Apostata avrebbero potuto ancora causare al Cristianesimo.

Ma la sua figura è straordinariamente istruttiva per la conoscenza della situazione storica della Chiesa di quel tempo.

Ci da a conoscere in maniera assai, chiara e particolarmente profonda i pericoli che le condizioni religioso-culturali potevano nascondere per la Chiesa.

Anche nel caso di Giuliano nulla dovrebbe indurci a vedere in lui soltanto il lato negativo e a trascurare quello positivo.

Come da Cesare, in Gallia, egli aveva risollevato questa provincia con misure prudenti e giuste, così ora, da imperatore, introdusse la parsimonia, la giustizia e l'obiettività anche nel governo e nella legislazione dell'Impero.

Ma che egli, nonostante questi pregi e nonostante i mezzi così sottili adoperati, non sia riuscito nel suo intento di soffocare il Cristianesimo, dimostra la forza della Chiesa di Cristo meglio che se essa avesse tenuto fronte a un nuovo Nerone.

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76 Solo nel 529 fu chiusa la scuola filosofica di Atene, diretta da pagani; nello stesso anno dunque nel quale fu fondato Monte Cassino.
77 Fondatore ne fu l'alessandrino Ammonio Sacca ( + 242 ); la dottrina fu sistematizzata dal suo discepolo Plotino ( + 269 ), del quale fu discepolo a sua volta, Porfirio ( § 14 ).
Ultimo rappresentante fu Frodo ( + 485 ) il quale come fonte del cosiddetto Dionigi Areopagita esercitò indirettamente, senza che lo si sapesse, un enorme influsso sulla formulazione teologica medioevale della dottrina cristiana.