La storia della Chiesa

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§ 32. Il monachesimo

1. Il quarto secolo è anche il secolo del monachesimo.

Esso è una creazione dell'Egitto cristiano e conosce la sua primissima fioritura in Oriente.

Di là passò in Occidente per essere, anche ad esso, di guida nella sua millenaria storia medievale.

In Oriente perseverò più rigorosamente nella sua radicale separazione dal mondo e più raramente si inserì nel corso della storia.105

Ma anche là, anzi proprio là, rimase, come asilo incontaminato della rinuncia al mondo, come centro di liturgia e di arte sacra, uno dei punti vitali e di ricambio dell'intera esistenza della Chiesa cristiana.

2. Gesù aveva insegnato che una sola cosa ha valore per l'uomo: ciò che in lui è immortale ( Mt 10,28; Mt 16,26 ).

Paolo aveva esortato la sua comunità a non preoccuparsi per le cose di questo mondo, ma ad usarne come se non se ne usasse ( 1 Cor 7,29-31 ).

Con le fiaccole accese e con i fianchi cinti ( Lc 12,35 ), i cristiani debbono aspettare la venuta dello sposo.

Questo tratto caratteristico della rinuncia al mondo venne gradatamente attenuandosi in tutta la cristianità, a partire dall'epoca del Cristianesimo primitivo.

Tuttavia lo spirito della rinuncia esigito dai princìpi del Cristianesimo che, nei primi secoli, celebrò la sua massima vittoria nei martiri, ha conosciuto sempre nuovi ritorni.

L'affermazione di Paolo che la legge del peccato abita nelle nostre membra ( Rm 6,19 ), ma ch'egli trattaduramente il suo corpo ( 1 Cor 9,27 ), e il suo grido accorato per venir liberato da questo corpo di morte ( Rm 7,24 ) unitamente all'insegnamento e alla vita di Gesù, spingevano ancor sempre a mortificare il corpo e i suoi istinti, cioè a esercitare l'ascesi.

Abbiamo già visto le esigenze rigoristiche di alcuni circoli gnostici, di Montano, Tertulliano, Novaziano.

In essi l'esagerazione di tali idee portò ad atteggiamenti contrari alla Chiesa.

Anche nella Chiesa però ci furono sempre degli asceti che per amore di Dio rinunciarono al matrimonio, ai beni, alla carne e al vino.

Per il resto, nei primi secoli, essi continuarono la loro attività nella propria professione civile.

3. a) Un'importante svolta apportò a questo sviluppo la persecuzione sotto Decio.

Alcuni cristiani d'Egitto i quali, dinanzi alla minaccia di morte, erano fuggiti nel deserto della Tebaide, una volta passato il pericolo, rimasero lì, dove, seguendo l'esempio del Signore ( Lc 4,1 ), come Paolo ( Gal 1,17 ) e alcuni profeti veterotestamentari fino a Giovanni Battista, avevano sperimentato la forza trasformante della solitudine con Dio: questo fu l'inizio della vita eremitica.

Da essa derivò poi, nel IV secolo, il monachesimo.

b) Quando con la libertà della Chiesa e le conversioni in massa, il livello della vita religioso-morale nella cristianità si abbassò seriamente, quando non ci furono quasi più martiri, proprio allora la Chiesa ebbe questi nuovi vivai di eroismo cristiano, nei quali, pur in mezzo ad un mondo totalmente diverso, si potevano ancora coltivare i supremi ideali del Cristianesimo e i gradi eroici delle virtù prettamente cristiane: il monachesimo è la continuazione localizzata ma non attenuata dell'idea cristiana primitiva della fuga dal mondo.

Nel deserto, quest'imitazione di Gesù, nella croce e nella povertà, ebbe una fisionomia particolare: molteplici doni di grazia, che, come sappiamo, avevano concorso nei primi tempi a formare il volto della Chiesa, viva speranza nell'imminente venuta del regno di Dio; vocazioni profetiche di vario genere, cercarono qui la forma loro adatta e trovarono qui la forza per esprimersi.

Gli eremiti vivevano al margine della Chiesa visibile: per lungo tempo senza comunione con i Sacramenti e il ministero del sacerdote, dediti soltanto alla meditazione della parola di Dio e alla penitenza.

Ma nella comunione dei Santi essi erano un grande tesoro.

Per molti la loro parola ispirata fu di sostegno e il loro sacrificio e la loro preghiera costituirono una forza sostenitrice.

4. La prima figura storicamente accertata di eremita cristiano è l'egiziano Antonio ( + verso il 356 ).

S. Atanasio ne ha delineato la vita.

Nei suoi ultimi anni, altri asceti si raccolsero attorno a lui per averne consiglio e direzione.

Crebbero così, organicamente, i primi inizi di una vita di comunità ( cenobitismo ) di questi eremiti.

« Uno stuolo di santi uomini che si concentra in luoghi inabitabili, come in una specie di Paradiso » li definisce san Gerolamo che, per alcuni anni, fu anch'egli eremita.

a) La conoscenza dei pericoli per il corpo e l'anima che nascondeva in sé la vita eremitica, indusse Pacomio ( pure in Egitto, + 345 ) a riunire gli eremiti in una comunità nella solitudine.

La vita in comune rendeva necessario un regolamento.

Pacomio lo scrisse dando così vita alla prima regola monastica.

Essa restò il modello per le regole successive.

Il monachesimo era per sua origine un movimento di laici nella Chiesa.

Solo più tardi vi presero parte anche sacerdoti.

b) Perché il monachesimo sorse proprio in Egitto?

Il clima e il suolo ( deserto, solitudine ) erano a ciò favorevoli.

Può anche darsi che in questa antichissima terra di civiltà, più che altrove, i cristiani si sentissero sazi di quella civiltà raffinata e che ciò abbia cooperato ad indurli alla fuga dal mondo.

Ma tutto ciò ha solo un'importanza secondaria.

Per produrre un tale movimento deve agire un fattore positivo.106

Esso poteva trovarsi anche nella straordinaria importanza che in Egitto da millenni si attribuiva all'aldilà.

Questo atteggiamento spirituale-religioso era eminentemente adatto a favorire e a portare a maturazione le vocazioni cristiane ad un'ascesi particolare e alla perfezione cristiana.

5. La vita cenobitica nella solitudine dall'Egitto passò in Palestina e in Siria.

Fu soprattutto Basilio il Grande, che, mediante la sua attività e le sue regole ( inclusione dello studio e cura d'anime; rinnovamento della liturgia ), le assicurò la vittoria definitiva in Oriente ( specialmente nell'Asia Minore ) di fronte all'ascetismo libero e personale e alle opposizioni di parte del clero.

In Occidente, il primo annuncio del nuovo genere di vita fu portato da sant'Atanasio, durante il suo esilio a Roma e a Treviri.

All'introduzione di essa in Occidente hanno contribuito anche Gerolamo e Martino di Tours.

A Tours sorse il primo monastero d'Occidente, due secoli prima di Benedetto; non ci è stata tramandata alcuna regola.

I fondamenti della vita monastica erano e rimasero per secoli il lavoro manuale e la preghiera; ma non bisogna però credere che agli inizi si tendesse già ad una superiore spiritualità, quale si riscontrerà poi nei monasteri dell'Occidente.

Ciononostante furono proprio alcune forti personalità spirituali che, sin dall'inizio, si sentirono fortemente attratte dal monachesimo.

Neppure la cura d'anime diretta faceva parte, originariamente, dell'ideale monastico.

Ciò vale anche per l'Occidente.

Ma anche sotto quest'aspetto, il carattere più attivo dell'uomo occidentale, in modo particolare quello missionario del romano, doveva ben presto dimostrare la sua forza: con Gregorio I i Benedettini uscirono dai loro monasteri e diverranno dei grandi missionari.

In guise molto diverse saranno i monaci a cristianizzare i Paesi europei nell'ambito della Chiesa latina.

6. a) Il monachesimo in Occidente ricevette la sua stabile organizzazione da Benedetto da Norcia ( circa 480-547 ).

Della sua vita abbiamo notizie così poco sicure, che di recente è stata perfino negata la sua esistenza; questo sia detto solo a titolo di curiosità.

Una cosa rimane in tutti i casi: la regola che porta il suo nome.

Quest'opera meravigliosamente equilibrata, in cui la grande chiarezza si compone mirabilmente con la capacità di adattamento e con una discrezione genuinamente romana, è uno degli ultimi grandi doni che lo spirito romano fece all'avanzante Medioevo.

Quando Benedetto fondò il monastero di Monte Cassino ( 529 ), che divenne la culla dell'Ordine benedettino, la marea delle invasioni era già passata sull'Occidente.

Il suo monastero e la sua regola sono già espressione dello stato di assestamento dei nuovi popoli, presso i quali poteva ora cominciare l'opera educatrice della Chiesa.

Ma in un certo senso sono anche le cause di questa stabilizzazione.

La « stabilitas loci » lega gli irrequieti alla terra.

Ed è l'ordinamento della giornata stabilito da Benedetto, il quale inizia di buon'ora con il mattutino, a fungere da esempio ai germani, per lo svolgimento di un'attività regolare e, a lunga scadenza, anche costruttiva.

b) Il capolavoro di Benedetto è un codice di vita monastica che, superando tutte le altre regole e abitudini monastiche, rimane fino al XIII secolo l'unica regola vigente nei monasteri d'Occidente.

Benedetto attinge soprattutto alla Sacra Scrittura e ai Padri latini; inoltre, si è servito molto della regola di san Basilio.107

Egli incentra tutta la vita dei monaci - ora et labora - nella celebrazione del culto divino.

Anch'egli aveva imparato a conoscere i pericoli e gli inconvenienti della vita dei monaci girovaghi.

Per questo aggiunse ai tre voti ben noti anche l'obbligo di non cambiare monastero ( stabilitas laci ).

Tutto l'ordinamento della vita comune, nonostante la partecipazione dei monaci all'amministrazione, si fonda sull'autorità paterna ( paternitas ) dell'abate; egli rappresenta Dio.

L'occupazione prescritta ai monaci accanto alla preghiera, era anche qui, come abbiamo detto, il lavoro manuale.

Tuttavia la regola lascia ancor sempre posto per l'attività intellettuale.

Ma in ogni caso fu il principio del lavoro manuale che per primo diede al monachesimo quella grande importanza storica che esso raggiunse nel Medioevo.

In effetti fu questo lavoro a portare la civiltà in territori fino allora incolti il cui centro rimase il monastero.

Questa civiltà non restò necessariamente limitata al settore economico.

Essa si manifestò anche attraverso influenze sul piano culturale e politico ( oltre che, naturalmente, su quello religioso ).

I luoghi nei quali si sfuggiva al mondo divennero dei centri in cui il mondo venne formandosi alla Chiesa, alla politica, all'economia.

7. Il grande merito di avere introdotto direttamente nel programma dei monasteri il lavoro intellettuale spetta al console e senatore romano Cassiodoro ( + verso il 583 ), uomo di grande cultura, segretario privato dell'ariano Teodorico.

Egli voleva fondare a Roma ( sotto Papa Agapito I ) una università cristiana.

Nei suoi possessi in Calabria ( l'Italia del Sud aveva sofferto poco durante le invasioni barbariche ) fondò dei monasteri, che destinò in modo particolare allo studio e alla trascrizione di manoscritti ( anche alla miniatura ).

Dobbiamo a lui soprattutto se i tesori culturali dell'antichità latina sono stati salvati.

8. Anche il monachesimo rappresenta efficacemente la sintesi cattolica: la Chiesa impegnata nel mondo crea il monachesimo che fugge il mondo.

Invece di sostenere, unilateralmente, che ciò rappresenta una divisione della morale, che impegna tutti cristiani alla stessa maniera, dovremmo piuttosto considerare, a ragione, questa seconda sintesi, la quale non solo garantisce la possibilità del massimo eroismo, ma lo produce direttamente e presenta a tutti, con insistenza, come fine supremo, il comune ideale di perfezione cristiana.

a) Come è simbolicamente significativo anche il tempo in cui ciò avviene!

La Chiesa è da poco Chiesa di Stato, chiamata a collaborare alla formazione del mondo.

È in questo momento che dalla sua vita pneumatica, come dono perenne di Cristo alla sua istituzione, scaturisce il monachesimo nel quale, attraverso i secoli, verranno conservati i carismi della Chiesa primitiva.

Nonostante le crisi, che anche in questo centro abbastanza spesso si manifestarono nei tempi successivi, è enorme la forza che dal monachesimo di ogni genere fluì a tutta la Chiesa e anche al mondo.

b) Col monachesimo, nella Chiesa viene posto maggiormente in luce anche un ideale che nel Medioevo doveva assumere una grande importanza e ancora oggi fa parte delle caratteristiche essenziali della Chiesa cattolica: la stima particolarmente alta della verginità.

Prendendo le mosse dal pensiero dell'indivisa appartenenza al Signore ( 1 Cor 7,34 ), la Chiesa ebbe fin dall'inizio delle vergini consacrate a Dio, come documentano i martirologi.

Il crescente culto della Vergine Madre di Dio ( Efeso ) accrebbe ulteriormente la dignità di questo stato.108

Per il monachesimo occidentale, così come l'aveva organizzato Benedetto da Norcia, la castità era un presupposto del tutto naturale: mentre Benedetto inserisce nella sua regola due capitoli, uno sulla povertà, l'altro sull'obbedienza e fa rilevare continuamente l'importanza di entrambi i fattori, ma soprattutto dell'obbedienza, mai è detto qualcosa ad elogio della verginità.

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105 I monaci però presero parte spesso con passione a controversie dottrinali, vedi per esempio il Monofisismo ( § 27,II,3b ) e l'iconoclastia ( § 43,4c ).
106 Anche l'Egitto pagano ha già i suoi eremiti che servono a Serapide.
Fattori favorevoli sono anche le condizioni climatiche e la posizione della Tebaide al « margine » della civiltà, cioè abbastanza lontano da essa per trovate solitudine, ma abbastanza vicina per assicurare rifornimenti e sicurezza.
107 Il rapporto fra la regola benedettina e la « Regulta Magistri » scoperta recentemente non è scientificamente ancora del tutto chiarito.
108 Indubbiamente in Oriente s'infiltrarono poi anche influssi manichei; parallelamente all'alta stima dello stato verginale, talvolta si esprimeva una certa minore stima del matrimonio.