La storia della Chiesa

Indice

II. Condizioni culturali generali

A. L'evo moderno come frattura della precedente unità

1. a) Come la storia intera così anche il Medioevo abbracciava una incredibile molteplicità di eventi unici.

Tuttavia esso venne sostanzialmente dominato dalla Chiesa - rappresentazione della sintesi ( § 5 ) -mediante grandi strutture e forze giuridicamente ordinate ( l'universalismo nelle sue diverse espressioni nella Chiesa, nell'« impero » e nelle scienze § 34,II ) che gli conferivano naturalmente una grande stabilità interna, perdurante in modo considerevole nello stesso mutare delle situazioni.

Il carattere fondamentale delle basi di fondo e le grandi linee del processo di sviluppo di tale età risaltano in modo inequivocabile dalla stessa molteplicità dei singoli eventi.

b) All'evo moderno invece, all'infuori della Chiesa, mancano quelle forze universali.

Si vedrà in seguito piuttosto come esso sia dominato, radicalmente, dal frammentarismo, dall'individualismo e dal soggettivismo.

E ambedue questi ultimi, intesi non soltanto nel loro senso di molteplicità e di mutamento, ma in quanto significano assenza di una norma universale nel senso di una costruttiva organicità.

Prima conseguenza di questo carattere di fondo è un flusso di avvenimenti, che già di per sé presenta una assai minore organicità.

Di conseguenza ( a causa anche della già accennata molteplicità incomparabilmente più grande di avvenimenti ) una caratterizzazione generale dell'evo moderno risulta assai più ardua e complessa ( e necessariamente deve anche esser più ampia ) che non quella del Medioevo.

Una caratterizzazione generale, qui assai più che per l'antichità e il Medioevo, deve limitarsi a porre in rilievo soltanto gli elementi più essenziali.

È dunque necessario sapere già in partenza che la complessità dell'evo moderno potrà, nei punti seguenti, venir colta soltanto parzialmente.

La realtà concreta non è soltanto più ricca, ma addirittura può, talvolta, orientarsi in senso opposto alle linee tracciate.

Nel contempo una giusta comprensione dipende - ancor più che per le età precedenti - dal tener presente per quale paese la caratterizzazione è delineata.

Infatti anche i singoli ambiti della vita storico-ecclesiastica strutturano, più marcatamente di prima, una peculiarità loro propria e insieme una loro propria capacità di reazione.

c) Il processo di sviluppo inoltre è dominato da un ulteriore elemento del tutto nuovo: la crescente accelerazione del tempo e quindi del rapido mutamento della dislocazione delle forze.

Questo vale già per le età anteriori al secolo XIX, e quindi per i « secoli della diligenza »; infatti le relazioni intellettuali tra gli uomini, pur residenti assai lontano tra loro, già per l'invenzione della stampa, raggiunsero un'intensità fino allora sconosciuta.

Più tardi la macchina a vapore e il telegrafo accelerano ulteriormente il ritmo del processo di sviluppo.

Negli ultimi tempi poi, il ritmo dei mutamenti ( spesso anche disarticolati, perché prodotti dall'esterno ) e dei fenomeni conseguenti e attingenti al contempo gli uomini del globo intero, tocca un vertice allarmante e letale per la psiche umana.

Anzi, dobbiamo dire che oggi è l'esistenza spirituale stessa ad essere minacciata da questa trasformazione.

Delle possibilità positive che da essa emergono si parlerà nella caratterizzazione dell'età contemporanea.

2. a) Se si prescinde dalle grandi scoperte geografiche, l'evo moderno non si distacca dal Medioevo per alcun evento esteriore di grande rilievo.

La differenziazione del Medioevo si manifesta piuttosto in un profondo cambiamento della vita culturale dell'Occidente.

E tale spostamento si attua attraverso un lento processo.

Esso ha inizio, come abbiamo visto, fin dall'alto Medioevo; l'età in cui esso si prepara decisamente è il tardo Medioevo, da cui nasce l'evo moderno.

Esso è già in atto quando le tendenze dissolvitrici del tardo Medioevo e i prodromi dei nuovi atteggiamenti si sono talmente sviluppati da costituire la base comune della vita occidentale.

b) L'evo moderno deve essere innanzitutto riconosciuto nella sua peculiare natura per la sua diversità dall'età precedente, il Medioevo, e cioè per le sue tendenze dissolvitrici: soggettivismo e individualismo, nazionalismo, laicismo e secolarizzazione.

Il suo decorso è contraddistinto dall'attuarsi delle possibilità contenute in questi fattori.

L'espressione « tendenze dissolvitrici » non è in alcun modo da intendersi unicamente dal punto di vista specificamente medievale; ha il valore di una definizione essenziale, in quanto l'evo moderno nella sua totalità perde l'elemento centrale cattolico, cristiano semplicemente, anzi il suo centro religioso.

L'età moderna presenta naturalmente anche una quantità di nuovi movimenti positivi, da origine ad una sorprendente pienezza di valori, ad esempio nel campo dell'investigazione filosofico-razionale, segnatamente poi nel campo delle scienze esatte e delle relative applicazioni.

Ma rapportato a ciò per cui l'uomo nulla ha da dare in cambio ( Mt 16,26 ), l'evo moderno è essenzialmente « perdita dell'elemento centrale », nonostante i valori religiosi, cristiani, ecclesiastici e umano-culturali che noi incontreremo nei suoi quattro o cinque secoli.

3. Nella sfera specifica della storia della Chiesa, tali atteggiamenti dissolvitori non sono altro che lo sviluppo ulteriore di quelle pericolose incrinature, da noi segnalate come presenti nell'unitario organismo medievale già fin dal secolo XII e che portarono poi al grande movimento antipapale del tardo Medioevo.

Essi dunque si definiscono anche come una critica al Medioevo della Chiesa e come una reazione contro di esso.

In altri termini l'evo moderno, rapportato all'elemento decisivo dal punto di vista della storia della Chiesa, è un movimento di allontanamento dalla Chiesa, è un attacco ad essa, e diventerà poi un'età di autonoma vita dello spirito.

a) Alla Chiesa medievale era assegnato il compito di formare cristianamente i popoli dell'Occidente, dando a questo la fisionomia di un unico organismo cristiano.

Contemporaneamente la Chiesa guidò questi popoli che raggiunsero un'autonomia spirituale.

Tale autonomia tuttavia, nella sfera della Chiesa, è possibile soltanto in una reale e intima subordinazione alla sua autorità voluta da Dio.

E cioè: mentre i popoli diventavano liberi e interiormente indipendenti, dovevano al contempo rimanere in una condizione di « sudditanza » religiosa, da essi stessi assunta in un tempo di dipendenza spirituale.

Il pericolo del conflitto è palese.

Per scongiurarlo non v'era che una via: trasformare coraggiosamente, attraverso una fede interiormente libera, il rapporto dei popoli con la Chiesa, da una « sudditanza » di fatto in una cosciente e volontaria traducentesi in maturità spirituale ed in fedele collaborazione come è connaturale ed è richiesto dalla natura del messaggio della redenzione.

b) Questo obiettivo non venne perseguito in sufficiente misura ne riuscì nella proporzione desiderata.

Le autorità ecclesiastiche di fronte ai movimenti antiecclesiastici, invece di far leva su un libero assoggettamento in responsabile collaborazione, accentuarono unilateralmente la loro azione volta a conservare e ad ottenere un'ubbidienza passiva.

Si giunse così in concreto ad un ostile distacco di altre parti dell'Occidente dalla Chiesa.

Divennero, in gran parte, suoi nemici coloro che essa stessa aveva educati e la stessa civiltà opera sua.

All'interno della Chiesa tuttavia, durante tutto l'ancien regime, non si pervenne ad un sufficiente superamento del clericalismo medievale.

Era troppo corrente in effetti la convinzione che il clero o la gerarchia fossero la Chiesa; il popolo cristiano continuava, ancor sempre decisamente, ad essere solo oggetto della cura d'anime, invece di diventare anche soggetto dell'entità stessa della Chiesa.

4. Questa caratterizzazione dell'evo moderno potrebbe sembrare esagerata; essa tuttavia corrisponde ai fatti, a patto di non dare alla considerazione della storia della Chiesa un carattere teologico-spiritualistico, quasi che la vita della Chiesa si svolgesse in un mondo irreale.

Vedremo infatti ( per fare un esempio ) come la Riforma cattolica del secolo XVI si sviluppi molto più da radici proprie, e molto meno esclusivamente dall'attacco protestante di quanto spesso si sia fatto apparire.

Ciononostante, è la Riforma ciò che caratterizza il periodo nel suo insieme ( non la vita della Chiesa ) e non già il concilio di Trento.

E anche se la Riforma, nei suoi valori centrali religiosi, fu dapprima un processo di sviluppo positivo, si trasformò poi in un attacco minaccioso e per molti aspetti cosciente contro la Chiesa.

Oppure: l'elemento essenziale per la conoscenza del carattere peculiare della storia della Chiesa del XVII secolo non sono i grandi santi di quel secolo, ma la chiesa di stato ( in sé meno importante ); nel secolo XVIII non è il perdurare di un saldo contenuto religioso, per molteplici aspetti sorprendente, bensì il razionalismo illuminista.

Per l'ambito della storia della chiesa protestante, gli elementi secolarizzati acquistano un'importanza ancora maggiore.

5. A quest'attacco corrisponde il nascere di una civiltà autonoma, indipendente dalla Chiesa.

Per la Chiesa viene in qualche modo a ripetersi la situazione trovata al suo ingresso nel mondo romano-pagano.

Come allora, anche questa civiltà nell'evo moderno ( in misura crescente ) domina gran parte della vita, mentre la vita ecclesiastico-cristiana ( tutto al contrario che nel Medioevo ) non ne investe che un settore assai limitato.

Per quanto riguarda l'evo moderno è necessario tuttavia aggiungere che si è di fronte ad una civiltà apostata.

Nella sua ostilità nei confronti della Chiesa c'è qualcosa dell'odio del rinnegato, che, nella storia dell'età moderna, ha lasciato profonde ed inequivocabili tracce fino nella Spagna della guerra civile, nel Messico e in Russia.

In Messico ( e in maniera più profonda in Francia ) la situazione è negli ultimi tempi migliorata.

Nell'insieme però vale la caratterizzazione già data: nell'età moderna il cristianesimo e la Chiesa raggiungono e investono una porzione sempre minore della vita umana.

L'ambito ecclesiastico si restringe in maniera spaventosa di fronte alla civiltà ( o meglio « civilizzazione » ) resasi autonoma, che si attesta in modo prometeico.

Oggi la Chiesa, per una parte decisiva, non è diventata soltanto ( come è giusto ) una straniera sulla terra, ma viene trattata anche come una straniera molesta dalla maggior parte degli uomini moderni.

( Circa il mutamento degli ultimi 50 anni e la sua antitesi, in Russia, con l'avanzata del materialismo ateo, cfr. § 126 ).

In questo modo l'attacco diretto perde sì di violenza, ma la causa risiede spesso nel fatto che gli uomini sono diventati apatici nei confronti della religione.

L'« incapacità di credere » con l'avanzare dell'età moderna, diventa in modo sempre più marcato una delle sue note caratteristiche.

6. a) Sia dal punto di vista della storia dello spirito che da quello della storia ecclesiastica, il più grave risultato di questa nuova evoluzione sta nella distruzione dell'unità che fino allora aveva costituito il cardine di tutta la vita.

Vale a dire:

1) crollano la validità e l'intangibilità assoluta di quei canoni della fede, della morale e del pensiero che il Medioevo aveva accettato come naturali;

2) in loro vece viene proclamata, praticamente e in linea di principio, la mutabilità dell'esistente nei suoi fondamenti più importanti, mutabilità che viene tradotta in atto attraverso le rivoluzioni intellettuali e religiose dell'evo moderno.

Differenti specie di fede, di cristianesimo, di Chiesa, coesistono ormai, nella realtà, l'una accanto all'altra, con pari validità pubblica e giuridica.1

Ciò appare oggi a noi una cosa naturale.

Per i secoli XV e XVI questo fatto costituiva un radicale sovvertimento che, lentamente ma inarrestabilmente, entrò nelle coscienze.

Sfociò in una reale, sconvolgente e molteplice relativizzazione della verità che, in misura sempre crescente, venne sottesa da un relativismo teoretico.

Tale mutamento si completò nel secolo XIX.

Questo però portò anche, tra l'altro, ad una conquista, veramente decisiva, per la quale la cristianità stava battendosi fin dalla lotta per le investiture ( § 48 ): si imparò a fare una netta distinzione tra sfera religiosa e profana, ecclesiastica e civile.

Di fronte all'emancipazione dei popoli, in campo politico e culturale, la valutazione positiva qui manifestantesi, dell'ordine della creazione e dell'attività politica era necessaria e in sé validissima.

Il fatto che essa abbia dovuto esser affermata spesso, anzi decisamente, contro la Chiesa è spiacevole, ma non era facilmente evitabile.

Il rivestimento storico, legato al tempo, della vita e della fede cristiana, a molti era apparso troppo a lungo realmente identico con l'essenza della fede; partendo da quest'arbitraria estensione, non pochi niente affatto illuminati ( e per quanto tempo! ) tentarono una difesa illimitata del passato, anche in cose non essenziali.

Non è dunque tanto insignificante l'accusa per la quale il nuovo atteggiamento, ora maturato, spesso dovette per qualche aspetto praticamente essere imposto ai cattolici.

( Fu solo l'illuminismo ad eliminare la tortura e l'Inquisizione; nel campo della scienza biblica e della storia della Chiesa le prove si accumulano fino ai tempi più recenti ).

b) Il fenomeno acquista maggior importanza attraverso il reciproco mescolarsi - sempre in graduale ed enorme aumento nell'età moderna - delle confessioni e delle opposte visioni del mondo ( Welfanschauungen ) in tutti i paesi ( libertà di domicilio, comunicazioni, stampa, pubblicità, radio; dopo la seconda guerra mondiale, violenta espulsione della popolazione cattolica e protestante dalla Germania Orientale nello stretto territorio della Repubblica federale; similmente il problema dei profughi in Asia e in Africa ).

Il contatto quotidiano, continuo ed intimo tra cattolici e non-cattolici, credenti e non-credenti, l'esperienza elementare della stessa risultante finale « uomo », pur in fedi diverse, non è cosa di secondaria importanza per la vita cristiana e in particolare per la vita cattolica dell'età moderna, è anzi proprio uno dei suoi elementi fondamentali.

Una realtà questa, la cui importanza è ancora notevolmente accresciuta dalla circostanza che non è l'elemento cattolico e cristiano nel vero senso della parola a dominare la vita negli ultimi stadi dell'era moderna, bensì una civiltà quasi esclusivamente terrestre.

c) In termini concreti, tutto ciò significa che la Chiesa viene cacciata dalle sue posizioni privilegiate nella vita e che, in teoria, ad ogni « Weltanschauung », perfino ad ogni errore, si offre pari possibilità di vita che ad essa.

Fino allora la Chiesa aveva dominato tanto con il suo prestigio morale-religioso quanto con il braccio secolare, che ne costituiva la salvaguardia; fino al trionfo della Riforma dunque, e nei paesi e territori rimasti cattolici fino alla rivoluzione francese e alle grandi secolarizzazioni dell'inizio del secolo XIX, era in grado non solo di dichiarare erronee, attraverso il magistero, le concezioni contrarie alla sua dottrina, ma poteva anche, mediante tribunali propri ( ecclesiastici ) e il potere dello Stato, soffocarle con la forza.

Tale possibilità va scemando sempre più e cessa completamente nell'età moderna.

Tutto ciò, come ampiamente abbiamo potuto vedere dalla storia del Medioevo, non fu davvero soltanto uno svantaggio, tutt'altro; ma il mutamento fu molto profondo; il suo completo, e all'occorrenza tempestivo superamento, avrebbe presupposto una revisione straordinariamente audace delle valutazioni e dei metodi che non è facile attendersi da nessun organismo sociologico.

Certo, le particolari forze e promesse delle quali la Chiesa dispone, avrebbero potuto benissimo comunicarle la necessaria energia per l'iniziativa che stava esplicandosi in un senso positivamente rivoluzionario.

La Chiesa storica è stata fondata dal Signore affinché essa mediasse la redenzione; rientra pertanto nel suo mandato, pur vivendo nella storia, di essere anche al di sopra di essa.

B. Note peculiari della civiltà moderna

Quali sono le caratteristiche particolari della civiltà autonoma, che è nata da questo distacco, e che ha, a sua volta, influenzato la vita della Chiesa?

1. Nel senso più ampio, essa si contraddistingue per la cura e il riconoscimento unilaterali dell'intelletto, mediante il realismo positivistico che ne deriva, quindi mediante una limitazione del concetto di « scienza » a ciò che è esattamente puntualizzabile dal punto di vista scientifico-naturale.2

Ciò vale anche per la scienza storica e inoltre per la critica storico-filologica nell'ambito della teologia ( specialmente non cattolica ): l'osservazione e la ricerca esatta, non la speculazione dello spirito, deve condurre alla comprensione della realtà, la credente accettazione di una rivelazione divina retrocede in maniera fortissima.

Questo realismo viene alimentato dalle grandi scoperte geografiche, scientifiche, storiche e psicologiche, che caratterizzano l'evo moderno, e che, col passare dei secoli, aumentano sempre più e sempre più velocemente.

2. L'immediata conseguenza di questo realismo, oppure delle scoperte anzidetto, è innanzitutto un enorme incremento del sapere e poi il passaggio da un orientamento logico a uno psicologico.

L'uno e l'altro di tali fenomeni hanno portato a loro volta:

a) ad una filosofia critica e scettica;

b) al relativismo incline a ritenere tutto come in certo qual modo vero o per lo meno legittimo.

La sua espressione più frequente è lo scetticismo che, spesso, è divenuto agnosticismo.

Nel secolo XIX, considerato come il secolo della scienza storica, il relativismo ha assunto sia la forma dello storicismo come quella del relativismo teoretico.

Nella sfera della vita pratica si è tradotto nella forma del liberalismo, pluriforme e ambiguo.

3. a) Per queste diverse fondamentali correnti di pensiero, penetrano a poco a poco nella vita moderna l'individualismo e il soggettivismo: essi non dominano soltanto la filosofia, ma altresì la vita sociale, politica ed economica.

Il fatto più importante, dal punto di vista della storia della Chiesa, è che essi s'infiltrano anche, sotto forme diverse, nella vita religiosa; ogni secolo dell'evo moderno ( pur se in misura del tutto diversa ) ne è compenetrato ( cap. 4 ).

b) Data dunque l'importanza di questa tesi, è necessario tracciarne i limiti; la linea qui tratteggiata accenna soltanto alla direttrice ultima, più profonda, dei mutamenti e delle forze decisive, non misconosce però accanto, sotto e contro di esso l'esistenza di altre correnti che sottendono il corso della vita.

Il grande complemento nei confronti del soggettivismo è la costante reazione del buonsenso umano che, ben difficilmente, si lascia completamente allontanare dalle normali e oggettive abitudini di vita.

La vita reale non segue, e spesso non ha seguito, anche se non sempre, la teoria disgregatrice.

I totalitarismi del secolo XX tuttavia hanno purtroppo radicalmente distrutto questo freno salutare.

4. La penetrazione del soggettivismo nel campo religioso avviene seguendo una importante linea ascendente, che presenta quattro tappe.

Esse sono:

a) rilassamento interno ( umanesimo e vari movimenti del tardo Medioevo, §§ 66-69 );

b) la lotta contro la Chiesa cattolica ( protestantesimo );

c) la lotta contro la religione rivelata ( illuminismo del secolo XVIII );

d) la lotta in genere contro tutto ciò che è religioso ( materialismo, socialismo nel secolo XIX e comunismo nel XX ).

- Le due ultime tappe contrassegnano la vita intellettuale dell'evo moderno con una duplice, nuova caratteristica, che segna una netta separazione dall'illuminismo: il pensiero moderno e la massima parte della vita sono da allora pronunciatamente antiecclesiastici e antisoprannaturali.

5. Partecipa al divenire di questa civiltà autonoma anche la più grande forza del movimento antipapale del tardo Medioevo: il particolarismo nazionale.

Nel secolo XIX il nazionalismo è diventato veramente l'eresia moderna.

Gli stati si sciolgono sempre più dai legami ecclesiastici e confessionali e infine da qualsiasi legame religioso; diventano istituzioni più o meno puramente terrene, in funzione dell'Io nazionale e della sua potenza.

Si giunge ad una specie di statolatria.

Le tappe sono contrassegnate:

a) dallo strutturarsi di stati protestanti anticattolici ( in parte con il sommo episcopato dei prìncipi ) e dalla chiesa di stato cattolica;

b) dalla secolarizzazione ( rivoluzione francese e secolarizzazione tedesca );

c) dall'ostile scissione fra Stato e Chiesa, parzialmente in Italia ( 1870-1929 ) e in Spagna ( 1837-1851 ), radicalmente in Francia dopo il 1905.

- Va fondamentalmente distinta da questa scissione l'importantissima separazione, puramente pratica, tra Chiesa e Stato negli Stati Uniti d'America ( § 125 ).

6. a) Nel secolo XIX, come risultato delle scoperte scientifiche e delle loro applicazioni nella tecnica moderna, si giunge infine, attraverso la piena industrializzazione, a nuovi inasprimenti che rivoluzionano fortemente la vita stessa e di conseguenza mutano una volta ancora e sostanzialmente le condizioni dell'azione religiosa della Chiesa.

La tendenza di fondo si esplica in campo etico-religioso, come estrema conseguenza dell'inasprirsi del precedente processo di disgregazione, in particolare connessione con il moderno sviluppo economico: attraverso i nuovi mezzi di comunicazione intellettuale e materiale è il mondo che diventa scena della storia; le grandi masse prendono sempre più parte alle lotte ed ai contrasti e giungono così ad esercitare per certi aspetti almeno in maniera indiretta un influsso decisivo; il processo evolutivo si trasferisce dai centri del lavoro intellettuale del passato, al sindacato, al parlamento democratico, al giornale ed anche alla vita quotidiana della strada, della fabbrica, della casa privata, e l'influsso secolarizzante non si arresta, ne di giorno ne di notte.

Le masse umane e la quantità in genere divengono fattori decisivi.

b) In questo mutamento sociale e politico è caratterizzante il definitivo affermarsi del pensiero democratico.

Fra gli ideali fondamentali, alla cui realizzazione il tardo Medioevo tendeva, fu soltanto l'idea democratico-socialista a essere repressa ancora per molti secoli ( repressione delle insurrezioni contadine ).

L'èra moderna fu, sino alla fine del secolo XVIII, tempo di assolutismo monarchico.

L'affermarsi del pensiero democratico nel Terzo Stato, attraverso la rivoluzione francese e, in seguito, nel Quarto Stato ( proletariato ) con il socialismo e, più recentemente ancora con il comunismo, importa una completamente nuova stratificazione delle forze e, nella sua accentuazione, un appesantimento ritardatore della vita pubblica nel XIX e XX secolo: invece di eguaglianza liberatrice, livellazione distruttrice.

( Per una caratterizzazione più dettagliata delle forze dominanti del XIX e XX secolo, vedi sotto § 108 ).

7. Naturalmente in tutto ciò l'uomo è riuscito a fare una conquista, il cui prezzo non è mai troppo alto: la libertà.

Purtroppo, in tempi recenti, essa è stata bistrattata nel liberalismo e nelle istituzioni totalitarie o è stata falsificata nella sua forza fecondatrice.

Dal punto di vista spirituale e generale il risultato, per più di un aspetto, è questo: gli uomini hanno conquistato molte libertà, ma hanno perduto ( di nuovo ) la libertà.

C. Formale unità del mondo culturale nell'età moderna: sua unità e sua decomposizione

1. Le linee di fondo, fin qui tracciate, sono valide ( in progressione di tempo ) per l'intero panorama della storia moderna.

Per quanto nei dettagli siano da rilevarsi delle differenze e per quanto profonda sia la distruzione sopra menzionata dell'unità spirituale-religioso-ecclesiastica ( cfr. p. 14 ss ), resta tuttavia vero che l'ambiente culturale entro il quale la storia dell'evo moderno si svolge, considerata nel suo complesso, rappresenta un'unità; evidentemente non un'unità di contenuti, ma di tendenze formali, di stile culturale, un tono unitario della condizione culturale, cioè dell'atteggiamento autonomo-soggettivistico ( dal punto di vista del contenuto tendente al secolarismo ).

Le profonde e radicali trasformazioni della vita spirituale, che distinguono l'epoca moderna dal Medioevo e ne costituiscono la caratteristica, sono o diventano tutte assieme movimenti europei, anche se ciascuna in proporzione diversa.

Essi rivelano nei singoli paesi differenze più o meno rilevanti o rilevantissime ( cfr. per es. l'umanesimo in Italia, in Germania, in Spagna ), ma i loro fermenti innovatori e attivi dal punto di vista della storia universale, e quindi anche della storia della Chiesa, sono sostanzialmente gli stessi in tutta l'Europa.

Così è per l'umanesimo, per la Riforma, per l'assolutismo ( Chiesa subordinata allo Stato ), per l'illuminismo, il materialismo, lo storicismo, il liberalismo: il venir meno dell'elemento ecclesiastico, poi religioso, indi filosofico e infine politico dominano l'epoca nella sua totalità.

2. Questa unità non è però rigida e statica.

Anzi, il fatto di mutare, costituisce una sua nuova, fondamentale caratteristica; il che avviene in una maniera molto più radicale che non nei primi secoli della Chiesa e nel Medioevo.

Evoluzione effettiva e l'idea o la teoria dell'evoluzione nel senso di un evoluzionismo, non più vincolato da norme oggettive ( cioè una nuova forma di relativismo ), dominano l'evo moderno: il clima spirituale dell'Occidente cambia col volger dei secoli, e con ciò cambiano i problemi che esso pone.

Questo mutamento interno di struttura durante l'età moderna, fa parte anch'esso delle condizioni di fondo della vita di questo periodo; ed è diventato di importanza vitale anche per le condizioni in cui si trova ad agire la Chiesa.

La rapidità del processo evolutivo approfondisce il problema rendendone difficile la soluzione.

Le condizioni di vita degli uomini e le sovrastrutture intellettuali e religiose si evolvono profondamente e quasi incessantemente sotto la spinta di forze culturali-rivoluzionarie: una situazione incredibilmente difficile per la Chiesa conservatrice.

E insieme anche una poderosa sfida della storia ad essa: dimostrare che la Tradizione è la forma migliore di perenne rinnovamento.

Alla reazione, purtroppo, sono mancati molto spesso e il coraggio e l'inventiva per compiere il « balzo in avanti ».3

3. Per quanto, in questi processi, concerne il distacco dalla Chiesa, esso si è compiuto soltanto a poco a poco.

Per una retta comprensione di questo fatto, occorre tener presente che le grandi, come le piccole forme della vita, sopravvivono comunemente alle idee che le hanno generate.

Soltanto quando ( come nelle migrazioni barbariche ) una violenta irruzione spazza via queste forme, vediamo contemporaneamente emergere nuove concezioni di fondo e nuove forme di vita, anche se, naturalmente, incomplete e alla ricerca della giusta forma.4

Al contrario, i mutamenti a carattere prevalentemente interno, come quelli che segnano il trapasso dal Medioevo all'età moderna, richiedono un tempo maggiore per trasformare la vita nella sua totalità e per darle un nuovo assetto esterno.

Un siffatto risultato, nell'epoca moderna, in realtà fu raggiunto soltanto dall'illuminismo o, meglio, con il suo frutto più maturo: la rivoluzione francese.

Prima d'allora, sia negli atteggiamenti di fondo del pensiero che negli ordinamenti di vita, permaneva ancora molto di « medievale ».

L'aspetto più significativo, nel campo della vita spirituale, continuò ad essere, fino al XVIII secolo, il riconoscimento generale di una religione rivelata; nell'ambito della vita esteriore l'alleanza fra Chiesa e Stato e, fino alla rivoluzione francese, i privilegi sociali dell'alto clero.

4. Sia il ritmo che le proporzioni dei mutamenti aumentano col passare dei secoli; i tratti fondamentali da noi delineati sono validi quindi, senza restrizione, soltanto per i tempi più recenti.

Specialmente a partire dal 1850 circa, i processi di sviluppo e di mutamento hanno raggiunto un tale grado di accelerazione, da non trovare nella storia precedenti come paragone.

E recentissimamente, dopo gli strabilianti progressi della matematica, le scoperte della fisica e la conquista dello spazio, l'accelerazione sembra addirittura inghiottire il "presente".

Questo ritmo ha portato - quale risultato ultimo della relativizzazione, e come uno degli atteggiamenti-base più incisivi del presente - un mutamento che supera ogni precedente storico: un distacco totale dell'uomo moderno dalla tradizione, la sua fondamentale "mancanza di presupposti", per cui in ogni campo, anche in quello dello spirito, la parola "impossibile" è pressoché ignota: benché attraverso questo atteggiamento lo spirito umano sia stato portato ad altezze impensate, per la realtà spirituale e soprattutto per quella religiosa esso comporta un pericolo assai grave.

5. Soltanto questo punto terminale del dissolvimento, e quindi l'esaurirsi di tutte le possibilità del soggettivismo, sciolto dall'autorità cattolica, cristiana, religiosa e poi da ogni autorità, ha portato nel presente, a porre la basi per un movimento di resistenza.

La dolorosa esperienza5 della desolata sterilità di quell'atteggiamento, la convinzione ( oppure il presentimento ) che il soggettivismo radicale debba condurre al caos, alla rovina di ogni struttura solida, dello Stato, della civiltà e della società, hanno ridestato delle tendenze le quali reagiscono contro la dissoluzione stessa.

Certamente, questo moto di disgregazione si è propagato dall'alto al basso.

"In basso" continua ad espandersi ancora oggi.

Se le cellule germinali, che si attestano nella vita superiore, possano avere ancora forze sufficienti per arginare l'anarchia totale, è un'altra questione assillante, che dai cristiani può essere risolta soltanto e sempre entro i limiti della teologia della croce e nella speranza della croce.

È importante naturalmente, già in questa sintesi, evitare una prospettiva unilaterale o addirittura farisaica nei confronti dell'apostasia moderna.

Ne sono colpevoli, infatti, non soltanto « quelli che son fuori », ma anche noi che siamo nella Chiesa.

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1 Del tutto diversa, ancora nel secolo XV, la situazione degli ussiti staccatisi dall'unità.
L'intimo legame con la comune tradizione dogmatico-ecclesiastica si trovava in essi in netto contrasto con la loro rottura rivoluzionaria in parte sorprendentemente violenta.
2 Cfr. l'uso del termine « science », in inglese e francese, per le scienze naturali
3 Giovanni XXIII ha impiegato l'espressione per designare il compito del Concilio Vaticano II.
4 Qualcosa di simile compiono recentemente il bolscevismo e il comunismo in Russia, in Cina, in una parte dei paesi arabi e in Africa.
Qui però si tratta ( all'inizio ), sia per quanto riguarda la Weltanschauung, come per l'industrializzazione e la tecnicizzazione, dell'adozione di risultati europei già acquisiti.
5 La base d'esperienza è larghissima: la desolazione spirituale nella letteratura e nella filosofia al volgere del secolo ( atmosfera della fin de siecle ), due conflitti mondiali, soprattutto la distruzione dell'elemento umano durante e dopo di essi; più recentemente l'ansia per l'esistenza sotto la minaccia della bomba atomica; la dilatazione enorme, carica d'energia, quasi missionaria, del bolscevismo ateo.