La storia della Chiesa

Indice

III. Linee di fondo dell'attività della Chiesa nella storia

1. Come è già stato accennato, è senz'altro evidente che movimenti di così vasta portata che investono tutta la sfera della vita, coinvolgano in modo essenziale anche l'azione della Chiesa e, più precisamente, le condizioni in cui essa doveva svolgere la propria attività.

2. D'altra parte la Chiesa, che si trova di fronte a tali avvenimenti, non è più semplicemente la stessa che all'inizio del Medioevo.

Essa ha completato e consolidato in modo notevolissimo la propria organizzazione interna, le proprie forze sussidiarie, la propria esperienza attraverso un importante processo storico.

Ne abbiamo, come nell'evo antico, una Chiesa ancora in formazione di fronte a una potente civiltà; ne, come nel primo Medioevo, una Chiesa, ormai interamente consolidatasi, di fronte a una carenza e ad un bisogno di civiltà; ma, quale nuovo terzo stadio della evoluzione, abbiamo qui una Chiesa organizzata saldamente, e in maniera sempre più unitaria, di fronte a una civiltà cosciente di sé, in continuo sviluppo al di fuori del cristianesimo e della Chiesa.

Soltanto in tempi a noi più vicini questa Chiesa saldamente organizzata tende, in misura notevole, a nuove forme di espressione della sua vita.

Proprio per salvare la tradizione ( ossia per la viva conservazione di quanto è stato tramandato ), importanti correnti spirituali cercano di superare una tradizione meramente conservatrice.

3. Nella maggior parte dei fattori fondamentali rilevati è inequivocabilmente chiaro il genere di influsso da essi esercitato sull'azione della Chiesa ( in parte abbiamo già accennato a questo ).

Si tratta ancora di caratterizzare in sintesi le prospettive del messaggio cristiano in mezzo a questa civiltà.

Per quanto detto, gli svantaggi dovevano necessariamente prevalere.

a) Punto di partenza per tratteggiare un quadro complessivo della situazione della Chiesa all'inizio dell'evo moderno è la mancata riforma « in capite et in membris ».

Non si esaurisce la rilevanza di questo fatto con la enumerazione e la valutazione dei singoli abusi.

La sua importanza più profonda consiste in questo: che proprio la particolare situazione storica della Chiesa nell'era moderna proviene dalla mancata attuazione della dovuta riforma.

Questo fatto facilitò il sorgere dello spirito rinascimentale, preparò il terreno alla Riforma protestante, conferì in generale una certa giustificazione interna e forza alle critiche mosse alla Chiesa e alle richieste avanzate nei suoi confronti; le forze esplicate dalla Chiesa, al contrario, non corrispondevano in generale nella misura desiderata a ciò che da lei si aspettava.

b) Il potere di penetrazione della Chiesa viene fortemente sminuito nell'età moderna.

Nonostante la base di partenza cristiana dell'umanesimo, sono troppe le categorie estranee alla Rivelazione che con esso penetrano nell'annuncio della Chiesa: attraverso la Riforma il cristianesimo si smembra in una pluralità di chiese e in una moltitudine di sètte e movimenti e non è più in grado, come in passato, di valersi della forza dell'unità, ne in Europa ne nelle missioni.

Agli uomini si pone il grave interrogativo: come può essere il cristianesimo la sola vera religione se viene presentato in dottrine tanto diverse? E quale è la vera?

4. Vantaggi per l'azione della Chiesa la situazione ne offriva straordinariamente pochi: essi erano piuttosto dei fenomeni secondari.

a) L'allontanamento dalla Chiesa porta, fra l'altro, ad un certo disinteresse verso di essa e poi, in qualche modo, a una separazione neutrale tra Chiesa e Stato; cioè, vien lasciata alla Chiesa, qua e là, libertà di operare, secondo i propri metodi, per il raggiungimento dei suoi fini.

Questo atteggiamento non fu riconosciuto dalla Chiesa come una situazione ideale ( giacché ogni creatura, quindi anche lo Stato, è chiamato a servire Dio ); tuttavia, attraverso la protezione degli ordinamenti pubblici, la libertà di associazione, di pensiero e di stampa, questo atteggiamento, negli ultimi secoli, si è trasformato per la Chiesa in un effettivo vantaggio.

b) Tutti gli stati moderni, i cattolici almeno quanto i protestanti, sviluppano una chiesa di stato la quale sfrutta la Chiesa e spesso ne abusa.

Così la Chiesa impara a conoscere i pericoli e gli svantaggi di un legame troppo stretto con lo Stato.

Essa riattinge necessariamente alle proprie forze interiori e si accosta alle cose con la sua concezione puramente religiosa.

E in maniera tale che la perdita del potere politico-ecclesiastico ( rivoluzione, secolarizzazione ) le ridonda - gradatamente e profondamente - anche a vantaggio.

La liberazione della Chiesa dal braccio secolare è un'altra caratteristica della storia della Chiesa dell'evo moderno ( sopra, cap. II, B ).

Negli ultimi tempi si vanno moltiplicando profonde e feconde concezioni che mettono nuovamente in rilievo il valore, positivo, anzi la necessità di una "Chiesa dell'agonia" ( Reinhold Schneider ) in conformità alla paradossale legge fondamentale del cristianesimo ( guadagno mediante rinuncia; Lc 9,24 ).

L'esempio del "rinnovamento cattolico" sorto in Francia, dalla separazione tra Chiesa e Stato, talune espressioni nei paesi in sviluppo, certe esperienze nei sistemi totalitari rafforzano il nostro senso per simili concezioni.

Anche il danno maggiore che la Chiesa ha subito nell'età moderna, l'apostasia delle Chiese della Riforma, non è restato senza un profondo vantaggio per lei.

La rivalità ha messo in moto rilevanti energie.

Tuttavia la ventura d'esser controllata da un avversario non è stata sempre accolta con l'apertura necessaria.

Negli ultimissimi tempi, questa concorrenza e questa rivalità rivelano, in forma più piena, la loro importanza positiva nell'attento reciproco colloquio dei cristiani separati e nella progressiva scoperta dell'elemento cattolico nella Riforma.

c) A prescindere dai vari e notevoli periodi di fioritura della Chiesa nei singoli paesi e in determinate epoche, da parte dello Stato è giunta alla Chiesa un'attiva sollecitazione della sua attività, soprattutto nelle missioni.

Si vedevano nella dottrina e nella disciplina della Chiesa e nel lavoro dei missionari dei preziosi ausili per la diffusione della propria civiltà, e così, perfino stati nemici della Chiesa appoggiarono le missioni per motivi nazionalistici.

Naturalmente anche qui il vantaggio racchiudeva uno svantaggio più che serio: il pericolo di contaminazione, pregiudizievole alla religione, fra religione e politica, religione e cultura ed economia; se si considera ciò, era prevedibile che la recente reazione antieuropea dei popoli in via di sviluppo avvenisse in maniera anti-cristiana, a causa di motivi economico-nazionali.6

d) Il maggior « vantaggio », su cui anche nell'evo moderno la Chiesa ha potuto contare, non è il carattere particolare di questa o quella situazione storica: è piuttosto la forza divina che le è propria, sollecitata al massimo dalla lotta per la vita e per la morte, ed è l'aspirazione indistruttibile del cuore umano verso la verità; è la guida dello Spirito Santo che talvolta si rivela in maniera sorprendentemente nuova, come sotto il pontificato di Giovanni XXIII e nel corso del Concilio Ecumenico Vaticano II.

5. Dalla situazione generale sono emersi per la Chiesa dei compiti di tre specie:

a) l'attacco esige la difesa;

b) l'estraniarsi della civiltà postula la sua riconquista;

c) l'indebolimento interno della Chiesa richiede la sua autoriforma.

a: 1) La difesa era una cosa ovvia essendo una necessità vitale.

Bisogna notare però che essa ha costituito la nota dominante di tutta l'attività della Chiesa fino ai nostri giorni.

La Chiesa del Medioevo viveva soprattutto della propria realtà intrinseca e a lei spettava l'iniziativa in tutti i campi.

Quando difendeva la sua dottrina e le sue forme di vita ( per es. Tommaso d'Aquino contro gli averroisti; Gregorio VII contro la simonia ), la cosa principale era la esposizione positiva e la difesa era attacco.

Le reazioni ( per es. le eresie ) erano soltanto dei fenomeni secondari, anche se estremamente importanti, nel quadro generale.

Ora, invece, l'iniziativa è talmente nelle mani degli avversari, che tutto il lavoro della Chiesa è determinato prevalentemente dall'esigenza di difesa; questo vale perfino per le sue imprese estremamente positive.

Il continuo attacco, che ne minaccia l'esistenza, ha impresso profondamente e durevolmente nella Chiesa la consapevolezza di un pericolo sempre imminente.

È per questo che, ad esempio, la teologia mostrava, fino a poco tempo addietro e in misura sorprendente e insana, una tinta particolarmente antiprotestante ed era orientata essenzialmente in senso apologetico-difensivo.

Il che, però, significa che essa ha dovuto portare anche le conseguenze connesse alla natura intrinseca di quel metodo: venne largamente frustrato un libero e fecondo sviluppo delle sue stesse forze ( cfr. § 87 ).

2) Nell'evo moderno il braccio secolare ha aiutato sempre meno la Chiesa a respingere l'assalto, fino a non aiutarla più.

Il confronto si è concentrato pertanto in modo salutare in campo spirituale e sulle armi spirituali.

3) L'evo moderno è caratterizzato in tutti i settori della vita ecclesiale, della dottrina, della disciplina, della liturgia, ecc., fino alle manifestazioni di secondaria importanza, da un fenomeno di progressiva centralizzazione avente come centro Roma.

Con ciò la Chiesa ovvia a un primo grande pericolo già manifestatesi nell'individualismo nazionale e quindi nelle varie forme di chiese nazionali, cattoliche ed eretiche, nella separazione tra Chiesa e Stato in funzione antiecclesiastica e nell'episcopalismo antipapale.

Questo lavoro di accentramento sottende uniformemente tutto l'evo moderno.

Con il suo compimento nel Concilio Vaticano I ( § 114 ) è raggiunto uno dei grandi segni che annunciano la fine dell'epoca moderna.

4) Attraverso il soggettivismo religioso, dalle estrazioni più disparate, un concetto spiritualistico della Chiesa è divenuto, nell'epoca moderna, un secondo grave pericolo per essa.

Essa ha risposto mediante una chiara delineazione dell'intero contenuto del dogma della Chiesa, con particolare accentuazione di tutto ciò che poteva valere a chiarire inequivocabilmente il concetto di Chiesa come società anche visibile, come istituzione dotata di speciale sacerdozio, di una propria gerarchia e di propri sacramenti ( Tridentino, Vaticano I ).

Anche qui soltanto l'epoca più recente ( per es. con l'accentuazione della Chiesa come corpus Christi mysticum e l'incremento della vita sacramentale )7 ha iniziato a superare il pericolo di una pura reazione.

5) La conseguenza estrema del soggettivismo antiecclesiale è la coscienza totalmente autonoma, senza Dio, è l'incredulità.

Quest'incredulità, formulata fondamentalmente8 nel relativismo di diversa estrazione, si sviluppa nell'evo moderno sino a costituire il terzo grande pericolo della Chiesa.

La Chiesa reagisce nuovamente in maniera oggettivo-difensiva, assicurando tutto ciò che è in grado di sottrarre terreno a questa miscredenza filosofica.

Vengono difesi i « fondamenti » e i « preamboli » della fede: oggettività della nostra conoscenza, possibilità della giustificazione scientifica della fede, realtà della Rivelazione, immutabilità del contenuto della fede, pur accanto ad un vitale sviluppo ( Vaticano I e polemica modernista ).

b) Riconquista della civiltà:

1) La prima forma ben definita della civiltà moderna è il Rinascimento.

La Chiesa partecipa notevolmente al suo formarsi ( Gioacchino da Fiore, Francesco, Dante, Avignone, papato rinascimentale, parti decisive della teologia umanistica ); nell'intima sostanza, però, questa civiltà non è stata una creazione della Chiesa, ma fortemente e, talvolta, essenzialmente secolare.

Il risultato non è stato ( nonostante meravigliose opere di carattere religioso ) una santificazione di quella civiltà profana, ma, per molti aspetti, una secolarizzazione della Chiesa.

Globalmente considerata, la civiltà è divenuta, almeno di fatto, avversaria della dottrina cristiana della croce, quindi nemica della Chiesa dalla quale apostatò.

L'interesse medievale della Chiesa per la civiltà ( § 34,IV ) sostanzialmente non era stato altro che un'espressione della sua più intima volontà missionaria di assoggettare tutta la realtà al dominio di Cristo.

Questo programma appartiene all'essenza della Chiesa.

Poiché esso rimase, nel processo di purificazione della Chiesa si inserì anche il grandioso tentativo di riconquistare la civiltà alla Chiesa.

Esso sottende, sotto forme diverse, una gran parte dell'evo moderno.

Fautori ne sono soprattutto gli stati neolatini, le parti dell'impero comprendenti l'Austria e la Germania meridionale, la teologia non scolastica, singoli papi. Il barocco può essere considerato, a questo riguardo, un grandioso trionfo.

Per contro, nei secoli XVIII e XIX si riuscì a malapena a dare alle correnti del tempo ( illuminismo e democrazia ) un contenuto cristiano.

Non va nemmeno dimenticato che una rigida reazione della Chiesa di fronte al sorgere della scienza specificamente moderna ( per es. nella questione Galileo, § 97,V ) ha pure contribuito alla scissione tra Chiesa e civiltà.

Solo a partire da Leone XIII ( dopo l'opera precorritrice del romanticismo ) la riconquista della civiltà diventa una volta ancora uno dei grandi compiti della Chiesa.

Cause ne sono: una nuova valutazione del Medioevo e del barocco; da parte della Chiesa una crescente comprensione della relativa autonomia della vita non religiosa; da parte non cattolica va ricordato, come fattore, un certo risveglio del senso per la religione.

L'elemento più importante è un più adeguato senso ecclesiale delle proprie forze, derivante da un serio ripensamento e la coscienza religioso-ecclesiale che ne scaturisce.

2) È significativo il fatto che tale tendenza alla riconquista della civiltà è consapevolmente orientata in modo diverso rispetto al Medioevo e al Rinascimento; le si accompagna una reazione della massima importanza.

La soluzione ( cfr. per esempio Francesco di Sales ) viene ora perseguita a servizio della missione religiosa, della teologia della croce: « Cercate prima di tutto il regno di Dio, e il resto vi sarà dato in soprappiù » ( Mt 6,33 ).

L'elemento religioso viene riconosciuto, chiaramente delimitato e coscientemente affermato, come il centro inviolabile della Chiesa.

Vale a dire: la Chiesa si richiama ora alla sua pura idea d'istituzione spirituale, non spiritualistica, ma tuttavia sempre primariamente religiosa.

( Questo è detto in linea di principio e non intende naturalmente attribuire purezza religiosa ad ogni espressione ).

c) Autoriforma:

1) La forte coscienza ecclesiale, sopra menzionata, del pericolo manifestatesi nell'attacco e la conseguente reazione negativa della Chiesa nell'età moderna, debbono essere completate dalla seguente costatazione: l'autoriforma della Chiesa è stata senza dubbio sollecitata, in modo apprezzabilissimo, dall'attacco; nella sua essenza tuttavia essa è un movimento spontaneo, sbocciato dall'intima realtà della Chiesa.

2) Quest'autoriforma si manifesta nell'eliminazione dello spirito mondano, infiltratesi nella Chiesa soprattutto dopo Avignone ( § 64 ) e, più precisamente, dello spirito rinascimentale.

Poiché tale spirito si annidava tenacemente nella gerarchia, il processo di rinnovamento durò assai a lungo.

Nonostante gli enormi miglioramenti del secolo XVI, tutto l'« ancien regime » è in gran parte ancora caratterizzato da quello spirito.

Tuttavia, questa positiva autoriforma della Chiesa è assai più significativa di quanto spesso non si supponga.

L'atmosfera religioso-morale-spirituale dei secoli XVI e XVII, accanto ai più gravi fenomeni di disgregazione, è fortemente influenzata dalla vita, dall'opera, dalla preghiera e dagli scritti d'Ignazio di Loyola, Teresa di Gesù, Filippo Neri, Vincenzo de' Paoli: veri secoli di santi.

Che quelle manifestazioni non siano dei casi isolati, ma radicati profondamente e ampiamente nella Chiesa, lo dimostra il fatto che ( oltre il secolo XVIII ) l'autoriforma della Chiesa prosegue senza tregua nei secoli XIX e XX, fino ai nostri giorni.

6. Ricapitolando, possiamo dire: l'evo moderno, considerato su di un piano spirituale-morale-religioso, è dominato dal sorgere di una nuova immagine del mondo, forgiata unicamente dall'uomo, meglio, dalla ragione umana, costruita su fondamenti matematico-scientifici, le cui verità scientifiche poi nel secolo XIX, con ingenua superficialità, vengono considerate, da una generazione a-cristiana e anti-cristiana, come verità assoluta.

Il fatto che questa visione del mondo sia stata ideata da pensatori credenti ( Cartesio ) non cambia nulla al suo fondamento determinante.

Sull'evo moderno pende quindi l'interrogativo: la vecchia fede potrà resistere davanti al tribunale della scienza esatta e alla sua immagine « scientifica » del mondo?

Vale a dire, l'antica fede potrà, non soltanto venire faticosamente difesa mediante l'apologetica, ma anche essere riportata ad una vera intima unità con il mondo moderno?

In realtà la risposta, data dal tempo stesso, è soprattutto negativa e, a partire dal secolo XVIII, in modo del tutto preponderante.

Nuove possibilità di soluzione si profilano intanto attraverso il più recente sviluppo delle scienze naturali che, partendo da punti diversi, portano a delle trasformazioni, quali mai neppure approssimativamente l'umanità ebbe a provare nella sua storia passata, insieme con nuove cognizioni intellettuali e storiche, qualora si tenga conto della mutata conoscenza di sé dell'uomo, passato attraverso immani scosse e delusioni.

Qui si pone alla Chiesa, quale depositari? e custode della verità, un antico compito che potrà essere assolto soltanto con un metodo nuovo e il coraggio reciso nell'adottarlo.

Il compito si richiama all'eredità autentica ( spesso dimenticata ) della Chiesa: con un minimo di appoggio esterno, anzi, forse incontrando aperta ostilità, sostenere, in piena libertà e liberalità, un confronto spirituale-religioso : un aspetto duro ma anche avvincente, prettamente cristiano!

Indice

6 Particolarità riguardo a tale problema § 119.
7 Per la nuova accentuazione del valore autonomo del potere episcopale in ogni Chiesa, vedi § 126.
8 Dopo i primi accenni del periodo umanistico ( condanna della negazione dell'immortalità dell'anima nel Concilio Lateranense del 1512 ).