La storia della Chiesa

Indice

§ 90. Avversari della riforma

Controversisti

1. Lutero aveva iniziato la sua attività pubblica con una disputa teologica.

Le sue 95 tesi, sul valore delle indulgenze, del 1517, rese accessibili, in brevissimo tempo, a tutti gli interessati in Germania e anche fuori, furono un invito a tutto il mondo teologico a prendere posizione nei confronti delle opinioni ivi sostenute.

La teologia costituiva allora oggetto d'interesse per quasi tutte le persone colte.

Discussioni del genere, come quelle di Lutero, venivano tenute con fervore quasi sportivo in controversie, lettere e opuscoli; ci troviamo nel giro di un gusto scolastico-umanistico per la disputa presa assai seriamente e le cui discussioni, sia private che pubbliche, erano regolate secondo un ben preciso modulo scientifico.

Nel contenuto esse erano all'altezza intellettuale del tempo: tarda Scolastica e umanesimo.

Molta verbosità, sottili distinzioni concettuali in questioni secondarie, assai scarsa teologia.

Le tesi di Lutero del 1517 e del 1518 superano di gran lunga questo genere di dispute; esse sono documenti gravidi di problematica religiosa e teologica di quel processo di trasformazione che in lui andava maturando fra molteplici lotte psicologiche e spirituali.

Ciononostante la lotta teologica che si sviluppò intorno alle sue idee restò praticamente ancora per lungo tempo avvolta in quell'atmosfera confusa nella quale si badava più alle parole che non al pensiero e dove questo talvolta era sostituito da sofismi.

Ancora la disputa di Lipsia, nel suo sorgere, si muove essenzialmente in quest'atmosfera.

E nulla svela in modo più impressionante la pericolosa e catastrofica confusione della situazione teologica come la possibilità di questa disputa sui princìpi fondamentali del cattolicesimo, due anni dopo quelle tesi e dopo tutto ciò che, da allora, Lutero aveva divulgato.

Per l'approfondimento, voluto e raggiunto da Lutero, le tesi sulle indulgenze hanno un'importanza particolare ( § 81,III ).

Esse iniziano con una dichiarazione prettamente cattolica e che riassume concisamente i princìpi della dottrina cristiana sulla metanolo e su una migliore giustizia interiore.

Nell'insieme esse operano come un aspro attacco contro la Chiesa, anche se, nell'intento, dovevano essere un serio tentativo di riforma di essa e in essa.

2. Le tesi di Lutero del 1517 e anche le sue dichiarazioni teologiche, pubblicate subito dopo, furono trattate ancora per lungo tempo da parte ufficiale cattolica con colpevole noncuranza, come beghe fratesche.

Perciò va posta in particolare evidenza la perspicacia cattolica di quegli uomini che sin dall'inizio riconobbero nelle tesi di Lutero un attacco distruttivo, anche se la loro reazione, sia in senso religioso che in senso teologico, restò di gran lunga inferiore all'assunto.

a) In primo luogo è da ricordare il coltissimo Giovanni Eck ( 1486-1543 ), professore di teologia e parroco a Ingolstadt.

Prima di diventare teologo controversista, nel periodo in cui era ancora professore di teologia, nutriva interessi umanistici di geografia, matematica e scienze naturali, dimostrando in tutto ciò un sapere sorprendentemente vasto.

Già da ragazzo conosceva tutta la Sacra Scrittura.

Purtroppo però non si può dire che il suo pensiero teologico attingesse direttamente ad essa.

Egli non solo interpretò male la prima tesi sulle indulgenze di Lutero, non solo avvertì insufficientemente le esigenze pastorali delle tesi in genere, ma anche in seguito, nella sua serie ininterrotta di scritti controversistici contro Lutero - con troppa facilità volti alla sola confutazione, - non presentò l'aspetto migliore della teologia cattolica quando, assieme ad altri teologi controversisti ( e come Lutero stesso ), fatalmente non riconobbe l'elemento cattolico negli intenti religiosi fondamentali della Riforma.

Le sue esposizioni sulla messa poggiano su considerazioni superficiali, che non avrebbero fatto alcuna impressione su Lutero, anche se questi avesse ascoltato Eck un po' più di quanto effettivamente fece.

Ciononostante, l'opera di Eck ha un posto di notevole importanza nella storia della Chiesa, anche se fino ad oggi non è ancora stata presentata come dovrebbe.

Soprattutto egli ha riconosciuto molto presto in Lutero quella nuova concezione di fondo che rinnegava la Tradizione e che poggiava quindi su di una nuova concezione della Chiesa o almeno vi tendeva.

Conducendo i suoi attacchi contro Lutero, egli contribuì a chiarire la situazione da parte cattolica e ridestò i cattolici ( anche se non sempre con abilità ).

Per tutta la sua vita, egli contribuì alla lotta contro l'innovazione religiosa con numerosi scritti e partecipando come rappresentante di parte cattolica a molti colloqui controversistici ( Baden 1526; Hafienau 1540; Worms 1540-41 ).

Col passare degli anni crebbe anche la sua austerità religiosa.

Come parroco di « Nostra Signora » in Ingolstadt spiegò una notevole attività pastorale pubblicando le sue prediche ( in 5 volumi ).

b) Ad Eck si unirono in breve tempo moltissimi uomini dediti alla stessa opera, soprattutto mèmbri degli ordini mendicanti, ma anche del clero secolare, in Germania, in Italia, in Spagna, in Inghilterra e in Polonia.

A tutt'oggi se ne conoscono oltre 300.

Uno dei primi a insorgere contro Lutero fu Gerolamo Emser ( 1478-1527 ), segretario del duca Giorgio di Sassonia, del quale Lutero aveva una volta ascoltato una lezione sull'umanesimo.

Di particolare importanza per la storia della Chiesa è l'opera del canonico della cattedrale di Breslavia Giovanni Cochl'dus ( 1479-1552 ).

Era un uomo di doti straordinarie, eminente studioso di storia, geografo e pedagogo, di cultura umanistica. Incominciò tardi a studiare; nel 1504 lo troviamo alla facoltà delle arti di Colonia.

Nel 1510 si trasferì a Norimberga, come rettore della scuola di latino di San Lorenzo.

Per realizzare i progetti di amici pedagoghi redasse parecchi manuali scolastici, ad esempio, una grammatica latina e una guida al canto, che ebbero parecchie edizioni.

Egli abbandonò l'attività umanistica, a lui tanto cara, per servire la Chiesa oppressa: un operaio, pronto al sacrificio, che per creare una letteratura cattolica pastorale-teologica o per ottenere ai cattolici l'una o l'altra stamperia, si mise in difficoltà finanziarie a non finire.

Come tanti altri, egli non fu appoggiato, in maniera neanche lontanamente sufficiente, dai capi autorevoli della Chiesa.

Dal punto di vista storico particolarmente incisiva è stata la sua infelice immagine di Lutero, che fino al nostro secolo ha dominato e pesato in maniera quasi esclusiva sulle idee che i cattolici si son fatte di Lutero.

In essa Cochlaus aveva esagerato smisuratamente certi difetti di Lutero e, sulla base di infondate leggende, aveva abbozzato nel complesso, una spregevole caricatura dell'avversario ( Lutero bugiardo, beone e fornicatore ).

Questa immagine, non certo scusabile, delineata da parte di un cristiano tanto intelligente e pronto al sacrificio, è comprensibile soltanto se ci si ricorda delle deformazioni così palesi della dottrina cattolica e della vita cattolico-ecclesiastica predicate a tutti da Lutero in forma così rozza e con le quali egli tanto oscurò la sua predicazione religiosa.

Alcuni altri teologi controversisti di quest'epoca:

Corrado Wimpina ( circa 1460-1531 ), professore e rettore della nuova Università di Francoforte sull'Oder;

Giovanni Dietenberger ( 1475-1537 ), che fu professore a Magonza ed autore di una pesante traduzione della Bibbia;

il dotto francescano Gaspare Scbatzgeyer ( 1463-1527 ), uno dei più interessanti teologi controversisti, strettamente dogmatico, incline all'irenismo, il quale dimostrò una più profonda comprensione anche nella concezione della messa;

Alberto Pigghe ( 1490-1542 ), che difese la Tradizione e la gerarchia;

Giorgio Wifzei ( 1501-73 ), il quale, da giovane sacerdote passato al protestantesimo, ritornò quindi al cattolicesimo, divenne consigliere dell'abate di Fulda e più tardi svolse la sua attività di fruttuoso scrittore a Magonza;

Michele Holding ( 1506-61 ), vescovo ausiliare di Magonza e per brevissimo tempo rappresentante dell'arcidiocesi di Magonza al concilio di Trento, quindi eminente collaboratore nel colloquio di religione a Ratisbona;

Giovanni Gropper ( 1503-59 ) che, ancora laico, intervenne in favore della Chiesa, poi come prevosto di Bonn mantenne la diocesi fedele alla Chiesa cattolica nella lotta contro Ermanno von Wied;

Giovanni Wild ( 1495-1554 ), predicatore del duomo di Magonza;

Giacomo Gretser S.J. ( 1562-1625 ), professore a Ingolstadt; il cardinale Stanislao Hosius ( 1504-79 ), il quale, come vescovo di Errnland, mantenne la diocesi fedele alla Chiesa, come un'isola cattolica nella Prussia orientale, che stava diventando protestante, e al quale va ascritto decisamente il merito per la vittoria della Chiesa in Polonia;

i tre omonimi Giovanni Fabri, tra i quali è stato certamente il più notevole l'arcivescovo di Vienna ( 1481-1541 ), autore del Malleus in haeresim lutberanam ( 1524 ).

Un altro Giovanni Fabri ( 1504-58 ), predicatore del duomo di Augusta, è noto come amico di P. Canisio e autore di un catechismo; il terzo Fabri ( 1470-1530 ) domenicano, fu un solerte predicatore contro l'innovazione.

c) Notevoli contributi alla difesa della dottrina cattolica e alla confutazione di Lutero furono apportati da italiani.

Le dichiarazioni di Silvestre Prierias ( + 1523 ), magister sacri palatii del papa, che aprirono la controversia letteraria, erano di un livello teologico più che modesto; resero troppo facile a Lutero la vittoria sui suoi avversar!

Fra i teologi controversisti italiani di una certa importanza, alcuni si distinguono per la loro profonda comprensione dei problemi, a loro noti dall'evangelismo ( § 86,6b; cfr. § 83,II,7 ) e che erano stati di nuovo posti dai riformatori ( Gaspare Contarini, Seripando e Necchianti che, durante il primo periodo del concilio di Trento, facevano parte del gruppo progressita.

Necchianti aveva approfondito in modo particolare l'opera di Lutero « Della libertà del cristiano » ).

Altri oppositori letterari di Lutero in Italia furono: il cardinale domenicano Tommaso De Vico Gaetano ( + 1534 ), uno dei più notevoli teologi del suo tempo, autore di un commento alla Summa Theologica di san Tommaso d'Aquino.

Inoltre Ambrogio Catarino Polito ( 1484-1553 ), pure domenicano.

La sua Apologià prò ventate catholicae fidei, uscita nel 1520 e dedicata al giovane imperatore Carlo, fu utilizzata anche dai teologi controversisti tedeschi.

Lutero nel 1521 rispose con uno scritto ( uscito in tedesco nel 1524 col titolo « Rivelazione dell'anticristo dal profeta Daniele contro Catarino » ).

Catarino fece seguire molti altri scritti a questo suo primo, in parte anche contro Erasmo e altri cattolici, la cui ortodossia gli sembrava sospetta.

Come arcivescovo di Monza, fu uno dei partecipanti al concilio di Trento, che teologicamente ebbe maggior successo.

d) Nella Spagna all'alto livello teologico corrisponde anche l'opera teologica dei dotti controversisti.

Il contributo maggiore gli spagnoli lo dettero al concilio di Trento ( § 89 ).

e) Accanto ad autori conosciuti di opere contro Lutero ne esistono anche altri la cui opera per lo più è dimenticata, così per es. Gian Antonio Pantusa ( + 1562, partecipò al concilio di Trento ), autore di scritti sull'Eucaristia, la chiesa visibile e il primato; Isidoro Ciarlo ( + 1555, uno dei pochi benedettini da ricordare ), autore di una « Esortazione alla concordia » ( che, a causa del suo carattere irenico, Cochlaus non volle far stampare in Germania e che uscì a Milano nel 1540 ).

Il cardinale Marino Grimani ( + 1546 ) compilò un commento alla Lettera ai Romani e ai Galati in difesa della fede ( uscito a Venezia nel 1542 ); Antonio Pucci, vescovo cardinale di Albano ( + 1544 ), difese la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia.

Di grandissima rilevanza è l'opera letteraria del francescano Delfino ( + 1560 ), teologo conciliare a Trento nel primo periodo.

Fino a poco tempo fa tutti questi uomini erano stati in gran parte dimenticati.

Oggi134 ci si volge nuovamente ad essi, nella convinzione che il nostro quadro storico della Riforma e la nostra conoscenza delle forze spirituali del tempo sarebbero in certo qual modo unilaterali, fino a quando nella esposizione di esso prendessero la parola soltanto i novatori e gli aggressori e mai gli apologeti.

3. Tutta questa imponente mole di letteratura non ha però un corrispondente valore intrinseco.

Elementi importanti ce ne sono assai più di quanto si credesse ( per es. Gropper e Contarmi ), ma vi manca la genialità creatrice.

Non vi si riscontra nulla di straordinario, ne per impronta di personalità ne per potenza di pensiero o di stile.

Fatta eccezione per l'eminente teologo Gaetano, il lavoro di questi uomini si limita pressoché esclusivamente alla difesa.

Lutero attacca, essi si difendono.

Raramente fanno brillare i propri ricchi ideali in modo da trascinare e costringere concettualmente.

Compiono un lavoro di seconda mano.

In luogo di costruire una vera apologetica, si tengono trincerati nella polemica.

La vittoria però è sempre dalla parte dell'attaccante e dell'opera creativa.

D'altronde non c'è in costoro quella genialità che trascina e porta a positivi cambiamenti: la santità.

Ci sono, è vero, fra di essi uomini capaci di suscitare simpatia, con quella vivacità dello spirito religioso che da alle confutazioni una notevole forza di penetrazione; anche la produzione teologica di Gropper di Colonia o anche di Witzei o del grande Gaspare Contarmi e di singoli teologi del Tridentino ( cfr. anche Seripando che abbiamo più volte ricordato e il cardinale Hosius, anche se di tutt'altro stile ) ha vera importanza.

Manca tuttavia anche qui quella forza che costringe.

Ne il loro atteggiamento difensivo avrebbe mai potuto gareggiare con la potenza dialettica ed espositiva, l'esuberante ricchezza di spirito e la veemenza di Lutero.

Questi teologi non possedevano il senso dell'eloquenza popolare; sicché i protestanti furono quasi i soli a servirsi di libelli satirici135 come mezzo di propaganda.

La verità in sé non perde nulla ad essere espressa in formule ormai consunte, ne scapita però il mordente che è strettamente connesso alla forma.

Queste varie manchevolezze della teologia controversista sono condizionate anche dalla situazione generale: prima della Riforma la teologia languiva ( « anemico » chiamò lo stato della sua diocesi il vescovo Briconnet nel 1518 ); l'attacco di Lutero giunse di sorpresa; i punti di vista e le idee presentate erano nuove e sconvolgenti ( contro l'affermazione spesso ricorrente, secondo cui Lutero avrebbe ripresentato soltanto delle eresie già da tempo confutate ); bisognava difendersi così come si poteva; l'attacco inoltre era continuamente rinnovato su un fronte sempre più ampio; perciò si era tutti impegnati nel parare colpi vecchi e nuovi.

Era un lavoro ingrato.

4. Tanto più da sottolineare è quindi la fedeltà dei difensori.

Anche se talvolta ( specialmente nell'Eck ) non mancò la presunzione, il pericolo in molti punti e in certo qual modo venne arginato.

I teologi controversisti avversari di Lutero, nella prima metà del secolo XVI e per molti aspetti anche nella seconda, ebbero il compito di arginare l'attacco, di fungere da sbarramento: questo compito lo assolsero pienamente nel senso e nella misura che abbiamo già ricordato.

L'elemento cattolico si manifestò in fondo nel fatto che questo lavoro fu orientato essenzialmente verso l'ecclesiologia.

Non si può, invero, dire che in generale le esposizioni relative alla Chiesa abbiano corrisposto alla profondità dei testi neotestamentari ( specialmente sul Corpus Christi mysticum ): si pose troppo in evidenza l'aspetto gerarchico servendosi di concetti e di termini giuridici; tuttavia affiorò qualcosa di decisivo: una base, in senso lato, unitaria e poggiante sulla Tradizione.

Quale significato ciò avesse lo si vide nella disputa di Lipsia, lo si vide in singole realizzazioni del tempo, come quella del cardinale Hosius, nell'Errnland: nell'ambito della teologia ( e della sua per molti aspetti mancanza di chiarezza ) ci si ancorò ad un'autorità comune e la dottrina cattolica ufficiale rimase il fondamento sul quale si poté condurre la disputa, fissare la posizione e poi ricostruire la vita cattolica.

Qui si manifesta tutta la forza vincolante della Tradizione.

Un uomo come il cardinale Hosius poté acquistare su tale base, nella forma del solo-servire, che talvolta scade in arida pedanteria, la forza di un vasto e decisivo influsso, nell'impostare le relazioni fra Stato e Chiesa.

Con la loro fedeltà e la solidità di princìpi, questi scrittori hanno anche rafforzato la coscienza di sé dei cattolici.

E qui il loro lavoro si tocca con un presupposto particolarmente importante del successo nell'opera di riforma interna.

Con l'andare del tempo il lavoro polemico negativo si venne sempre più approfondendo e si tradusse nell'insegnamento positivo e in realizzazioni pastorali, sia nel campo del ministero che in quello della letteratura ( si pensi alle straordinarie predicazioni dell'Eck, ai progetti di riforma suoi e di altri, alle numerose traduzioni della Bibbia e al lavoro teologico veramente scientifico del Tridentino ).

5. a) L'apologetica è rappresentata dai singoli teologi in maniera molto diversa, a seconda del loro temperamento e della loro diversa estrazione culturale.

Sin dall'inizio la schiera dei difensori si lascia raggruppare in due tipi: uno freddamente intellettuale, talvolta presuntuoso, che nonostante lavori con enorme abnegazione, non sembra essere sufficientemente compreso della gravita dell'ora ( Eck ne fu per molti anni il rappresentante più spiccato ); oppure non intuisce, ne sa riprodurre con efficacia il senso delle posizioni avversarie.

Purtroppo gran parte degli avversari cattolici della Riforma ebbe queste prerogative.

Il caso del cardinal Hosius è particolarmente istruttivo.

La sua polemica è la più aspra che si possa immaginare: basti dire che negava ai protestanti, per principio, il nome di cristiani: li chiamava figli di Satana, e qualificava le loro azioni come ispirate soltanto da sentimenti negativi, quali l'orgoglio e la sete di gloria.

Comunque, egli fu, al tempo stesso, scevro da ogni sentimento passionale.

Soggettivamente egli fu oggettivo: non si riscontra la minima titubanza nel giudizio, ma neppure sintomi di odio personale.

b) Dall'altra parte stanno coloro che, con dolore, vedono la frattura che va formandosi e rifiutano d'ammettere che essa possa essere definitiva ( qui le opinioni sono diverse, a seconda che si tratti di Lutero o dei suoi seguaci.

Il primo a dichiarare Lutero irrimediabilmente perduto fu il vescovo Fisher di Rochester ).

Sono quei rappresentanti della polemica teologica che si fecero scrupolo di capire veramente gli avversari e di tenerne conto nelle loro confutazioni, come per es. Schatzgeyer e Contarmi ( v. sotto, anche i fautori di questa posizione nel Tridentino ).

Quest'atteggiamento è caratterizzato sin dall'inizio dal metodo della prova scritturistica.

Poiché gli avversari non riconoscono altra autorità che quella della Scrittura, ci si pone, tatticamente, sullo stesso terreno, per confutare i novatori, partendo dalla loro stessa base.

Ad esser sinceri, bisogna dire che la prova riuscì in tutte le questioni essenziali.

La Scrittura, presa nella sua interezza e senza discriminazioni, confutava da se stessa le unilateralità del sistema protestante, in quanto offriva ad esso i necessari complementi.

Ciò non significa, d'altro canto, che le prove desunte dalla Scrittura si siano distinte sempre per trasparenza teologica.

L'uso del materiale biblico rimase spesso molto esteriore.

A non pochi mancava il coraggio di confrontare il pensiero teologico-sistematico con la prova biblica in senso vero e proprio di ricavare e motivare così di nuovo le tesi cattoliche partendo dalla Scrittura.

Le argomentazioni dell'Eck hanno di queste manchevolezze.

c) L'atteggiamento propenso al dialogo prese corpo in un gruppo di teologi e si esplicò poi in una specie di programma di mediazione.

Ne fanno parte uomini fortemente influenzati dall'umanesimo, come Pighius, Contarmi, Pflug, Witzei, in maniera un po' diversa Helding e Gropper e in modo particolare il già ricordato cardinal Pole.

Si possono designare col nome, divenuto usuale, di partito della expectatio, premesso che non si perdano di vista, di caso in caso, le notevoli differenze di dettaglio, che si manifestano principalmente nella dottrina della giustificazione e s'intenda il termine expecfafio nel senso più ampio e generale.

Caratteristica principale di questo partito della expectatio è, in effetti, la dottrina particolare della duplice giustificazione; l'una che cambia interiormente l'uomo e l'altra che gli viene semplicemente imputata.

Poiché, a quell'epoca, la dottrina della giustificazione non era stata ancora definita, la nuova concezione poteva essere insegnata senza pregiudizio dell'ortodossia cattolica ( § 89,4; a questo mutamento si riferì Morene, nella sua difesa davanti all'Inquisizione ).

Inoltre, un'accurata esegesi dei testi prova che, in fondo, tale terminologia inusitata esprime tuttavia la corretta dottrina cattolica.

d) Questa problematica investe profondamente la forte personalità del cardinale Gaspare Contarmi.

Era un uomo di raffinata cultura umanistica, una figura moralmente e religiosamente cristallina, fedele a tutta prova alla Chiesa.

Particolarmente istruttivi appaiono i criteri del suo metodo apologetico: rigorosa veridicità anche quando si tratta di riconoscere gli abusi della parte cattolica, valutazione critica della polemica cattolica, della quale egli respinge taluni aspetti come dannosi.

Nello sforzo di giungere alla comprensione teologica della Riforma e di tentare la conciliazione tra cattolici e luterani, Contarmi raggiunse i limiti del possibile.

Si è detto che il tentativo del suo « sì » abbia dato pieno diritto al « no » del Tridentino ( Jedin ).

Proprio questo esempio lascia capire che per entrambe le parti - e in modo particolare per Lutero - la controversia era ormai così divenuta questione di vita o di morte che ben pochi cattolici si chiedevano quanto vi fosse di cattolico nella dottrina della Riforma e, viceversa, ben pochi luterani o calvinisti si chiedevano quanto vi fosse di evangelico nella Chiesa cattolica.

Ne risultò uno sterile fronte-a-fronte che durò per 400 anni; oggi finalmente, pur stando fermamente sulle proprie posizioni, si sta sviluppando su un ampio fronte un reciproco ripensamento.

6. Quasi tutta l'opera letteraria di questi uomini fu letteratura di occasione.

Il materiale da essi elaborato e i loro metodi furono raccolti e sviluppati in disciplina teologica rigorosamente scientifica solo alla fine del secolo, per opera del Bellarmino ( cap. 9 ).

Certo qui si respira un'atmosfera del tutto differente.

La polemica rimane ma, inserita in una costruzione positiva, passa vittoriosamente all'attacco.

7. Una schiera di cattolici cercò in qualche modo di organizzare la difesa letteraria cattolica, e a tale scopo incoraggiarono alcune iniziative editoriali cattoliche: Eck, Cochlaus, Helding, il vescovo di Breslavia Giacomo von Salza, Aleandro, Morene ( che mise in guardia di fronte a ingiurie e provocazioni ), Canisio.

La curia non diede il suo appoggio finanziario; soltanto alcuni ( come Aleandro, Morene e Contarmi ) capirono la portata degli eventi e quali larghi mezzi dovessero essere impiegati.

In generale teologi tedeschi come Cochlaus ed Eck si esaurirono, continuamente delusi da Roma, in un lavoro snervante.

Soltanto i grandi interventi centrali, a cominciare da Gregorio XIII ( § 91,I,4 ), crearono un vantaggioso mutamento.

8. Una tappa particolare della teologia controversista è segnata ( come in molti altri campi sia della difesa che della riedificazione ) dalle opere dei gesuiti.

Pietro Canisio era del parere che in Germania allora valesse più uno scrittore che dieci professori.

Egli consigliò l'istituzione di uno speciale collegio gesuitico di scrittori per la elaborazione della letteratura teologico-controversista di lingua tedesca.

I gesuiti, però, conforme al loro programma, in un primo tempo, non combatterono il protestantesimo, ma riformarono il clero.

Le colpe di quest'ultimo nella catastrofe della Chiesa furono spesso e insistentemente riconosciute in relazioni e in sinodi.

Anche nella controversia verbale ( predicazione ) essi furono dapprima riservati.

Ignazio aveva detto ripetutamente ai suoi: « Dobbiamo cominciare da ciò che avvicina i cuori e non da quelle cose che ci dividono ».

Gli avversari bisogna combatterli « con mitezza e umiltà ».

Bisogna difendere la sede apostolica, ma non in modo da passare per papisti, perché in tal modo verrebbe distrutta la fiducia.

« Cercate di rendervi amici e di strappare dall'errore con saggezza e amore! ».

« Chi al giorno d'oggi vuole giovare agli eretici ha bisogno soprattutto di un amore grande e deve bandire dal suo cuore tutto quello che potrebbe sminuire il rispetto per l'eretico; egli deve trattarlo amichevolmente ».

Il generale dell'Ordine, Acquaviva, vietò la diffusione di un astioso libello contro Lutero.

Purtroppo questa riservatezza non fu osservata dappertutto.

Concezioni radicali ( presentate anche in forma grossolana ) aumentarono gradatamente il loro influsso.

Avvenne persino che l'uccisione di protestanti fosse posta sullo stesso piano di quella di ladri, falsari e sobillatori.

9. Un balzo scientifico è segnato, come si è detto, da Roberto Bellarmino ( 1542-1621 ), teologo di vasta cultura, professore, provinciale, teologo di curia sotto Clemente VIII e cardinale ( canonizzato nel 1930 e nel 1931 nominato dottore della Chiesa ).

Sebbene il primo volume della sua opera principale « Controversie » ( che attribuiva al papa soltanto un potere temporale indiretto ) fosse stato messo all'Indice da Sisto V e nell'Ordine stesso si nutrissero dei sentimenti di scarsa benevolenza nei suoi confronti ( che egli d'altronde ricambiò con eguale asprezza ), le sue tesi restarono tuttavia sempre di guida.

Bellarmino poi, come già Canisio, esercitò un influsso eccezionalmente ampio con i suoi Catechismi; il piccolo catechismo ebbe oltre 400 edizioni.

Bellarmino fu anche scrittore ascetico ( per esempio « Sull'arte di morire » ) e storico.

Il fatto di essere amico di Filippo Neri e di Francesco di Sales cancella talune impressioni negative che la sua autobiografia potrebbe destare.

Anche in lui, naturalmente, c'imbattiamo in quei limiti propri della controversia che furono già denunciati dal Contarmi: i valori cattolici dell'eresia e le intenzioni religiose degli, avversari non vengono sempre sufficientemente capiti e riconosciuti.

Anch'egli è figlio del suo tempo.

Indice

134 Particolare impulso a queste indagini diedero i cattolici Niccolo Paulus ( + 1930 ) e Giuseppe Greving ( + 1919 ).
135 Abbiamo però un rappresentante, da nessuno eguagliato, in questo genere: Tommaso Murner, specialmente nella « Congiura dei pazzi » e in « Del grande pazzo luterano »