La storia della Chiesa

Indice

II. Fuori della Germania

1. La componente individualistica poté giungere a piena attuazione quando la Riforma venne a contatto con ambienti politicamente e culturalmente diversi, oppure si sviluppò da condizioni ambientali di genere diverso, e fu rappresentata da personalità di mentalità radicalmente diversa.

Allora sorsero non soltanto nuove « correnti », ma anche nuove chiese protestanti.

Sono quelle di Zwinglio a Zurigo e di Calvino a Ginevra.

Per la storia generale della Chiesa cattolica, Zwinglio e la sua opera hanno solo un'importanza subordinata, benché a lui sia dovuta la dolorosa divisione delle confessioni in Svizzera.

2. In Ulrico Zwinglio ( 1484-1531; caduto nella battaglia di Kappel ) confluiscono elementi di umanesimo e di luteranesimo.

E tuttavia nella Riforma egli batte una strada propria.

Il razionalismo e lo spiritualismo, latenti nell'umanesimo, imprimono la loro impronta caratteristica alla sua dottrina e alla sua chiesa: puro culto della parola divina, rifiuto e distruzione delle immagini dei santi; trasformazione del senso di « Questo è il mio corpo » in « questo significa il mio corpo » nella celebrazione della Cena.

Tuttavia a questa svalutazione sacramentale fa riscontro un notevole fattore positivo.

Il tardo Medioevo, nella sua concezione sottilmente moralistica, aveva pensato i sacramenti prevalentemente come dono per il singolo o come frutto per lui.

Zwinglio è da annoverarsi, con Calvino ( e, anche se in misura più ridotta, con Lutero ) fra coloro che riscoprirono il carattere essenzialmente comunitario dei sacramenti, in particolare dell'Eucaristia.

I sacramenti esistono per il popolo di Dio in quanto comunità.

Il movimento di Zwinglio presenta un'impronta nettamente nazionale-svizzera per lo stretto legame che, già in partenza, unisce gli interessi politici a quelli ecclesiastico-religiosi; attraverso di esso l'innovazione ecclesiastica nella Svizzera diede l'impronta sin dall'inizio a tutta la politica intercantonale.

Zwinglio non piaceva a Lutero: « Lei ha un altro spirito » ( Colloquio di Marburgo, § 81,IV,3 ).

« Confesso … che ritengo Zwinglio un non cristiano, come pure tutta la sua dottrina ».

Lo condannò all'inferno come figlio del diavolo, non diversamente del papa, sebbene non con la stessa coerenza.

3. Giovanni Calvino ( 1509-64 ), nato nella Francia settentrionale, studiò dapprima filosofia e teologia e si dedicò poi in particolare agli studi giuridici.

Non è chiaro come egli giungesse alla sua dottrina riformata, è probabile che già nel periodo universitario fosse venuto a contatto con la dottrina di Lutero, e che però « per rispetto alla Chiesa » non vi avesse interiormente aderito.

Calvino stesso ricorda un' « improvvisa conversione » che potrebbe aver avuto luogo fra il 1529 e il 1531.

Egli la descrive come risultato della lotta di una coscienza oppressa, che non sapeva trovar pace.

Appena venticinquenne scrisse la sua opera principale, la Institutio religionis christianae, pubblicata nel 1536, ampliata poi, attraverso un lavoro durato decenni, fino alla quarta edizione, in un'opera cinque volte più estesa della prima.

Essa esercitò un enorme influsso; condizionata nella sua articolazione dal catechismo di Lutero, per lungo tempo fu il libro riformatore maggiormente letto.

Nello stesso anno 1536 Calvino capitò per caso a Ginevra ( ove lavorò, insieme con Farei, per la riforma della città ).

Cacciato nel 1538, svolse la sua attività a Strasburgo ( anche insieme con Ducer ).

Nel 1541 fu richiamato a Ginevra e da allora vi si stabilì e riorganizzò la vita ecclesiastica.

Calvino era una personalità geniale, versatile.

Il calvinismo da lui presentato contiene bensì influssi luterani, ma è una creazione completamente personale.

Calvino fu un uomo di rigido pensiero e di rigorosa disciplina.

Questi due fattori fecero sì che - in maniera del tutto diversa da Lutero - egli scomparisse quasi del tutto dietro la sua opera.

Una severa disciplina mantenne egli per tutta la vita.

Sebbene continuamente malato, accudiva, dominando eroicamente se stesso, al suo ufficio di predicatore e curatore d'anime.

Persino il giorno della sua morte raccolse, attorno al suo letto, gli amici per predicare loro.

a) La struttura psichico-mentale di Calvino è diversa da quella di Lutero; è una mente fredda e sistematica.

Come laico era stato formato dalla giurisprudenza, non dal monastero come Lutero.

La dottrina riformata pertanto divenne in lui una teologia formalmente chiara e formulata razionalmente ( al contrario delle formulazioni quasi eruttive di Lutero ).

Al di sopra di tutti i singoli insegnamenti, la sua prerogativa è un cupo ma infiammato rigorismo, cui la di per sé mortificante dottrina della predestinazione conferisce sorprendentemente un eccezionale impulso.

La base è data dalla Sacra Scrittura, nella quale è riposta la legge di Dio.

La nuova fondazione si chiama Chiesa riformata secondo la parola di Dio.

Calvino è un « maestro di teologia, educatore, organizzatore, censore, propagandista, diplomatico e politico insieme, e di altissima classe » ( Zeeden ).

Così la sua chiesa divenne, in maniera completamente diversa da quella di Lutero, una concreta forza sociale.

b) Le notevoli differenze fra la dottrina di Calvino e quella di Lutero traggono origine, per il contenuto, da una diversa idea di Dio: Calvino vuole soprattutto la gloria di Dio, ed essa soltanto,76 ma egli non predica il Dio d'amore, sebbene il Dio che esige.

( Qui si manifesta l'influsso tipico di filoni di pensiero veterotestamentario ).

Anche nella cristologia Lutero e Calvino sembrano rappresentare due diverse concezioni di fondo.

Mentre la professione di Lutero verso Gesù come Dio-Uomo in un'unica persona è sempre corretta, Calvino mutua anche idee nestoriane.

Le differenze in Calvino sono riconducibili, da un punto di vista formale, ad una molto maggiore coerenza e ad una più pura unità di idee di fondo.

La necessaria conseguenza fu però che anche le radicali contraddizioni interne a quelle idee di fondo, e quindi a tutta la posizione riformatrice in genere, ora più che mai vennero chiaramente in luce; oppure taluni principi fondamentali furono quasi eliminati, come per es. la libertà del cristiano guidato dall'impulso interno della grazia e con essa la libertà di coscienza.

c) Nella parte centrale della sua dottrina76a Calvino, poste le premesse, ne trae rigidamente le conseguenze: la teologia luterana della consolazione non è che una soluzione apparente; la Scrittura parla troppo esplicitamente anche di dannati.

Perciò la dottrina della predestinazione viene ulteriormente elaborata sino alla predeterminazione divina arbitrariamente stabilita anche per l'inferno.

Qui Calvino ha reso unilateralmente assolute certe espressioni della Bibbia ed ha esageratamente forzato la capacità di comprensione umana nell'ambito di una paradossale formulazione cristiana del mistero; è certo infatti che le asserzioni della Scrittura relative alla predestinazione dell'uomo sono correlative - e da prendere estremamente sul serio in senso profetico-religioso - alle asserzioni riguardanti l'elezione e debbono esser intese sempre in stretta correlazione con esse, in un inscindibile « non solamente, ma anche ».

Esse non sono però asserzioni astrattamente sistematizzanti, aventi valore soltanto in se stesse.

Per quanto Calvino si sia difeso con forza da un'accusa siffatta, la conseguenza logica rimane inevitabile: egli rende Dio causa del male.

d) Neppure in Calvino dunque sono state sempre tirate le conclusioni che derivavano come conseguenza dai principi fondamentali.

Diversamente dal Lutero individualista, egli, di una certa qual tempra latina, prende chiaramente le mosse dalla Chiesa intesa come comunità di Dio, la quale attraverso un governo rigoroso non regola soltanto la fede, ma per mezzo di un ampio ordinamento ecclesiastico77 disciplina tutta la vita, anche per ciò che concerne i costumi.

Calvino aveva la chiara consapevolezza della fondamentale necessità di forme politiche per qualsiasi vita che volesse avere durata in una società.

Non si può realizzare in essa una condotta veramente morale basandosi sulla pura interiorità della libertà del cristiano: perciò - e qui la consequenzialità porta Calvino ad una netta opposizione nei confronti del fondamentale principio individualista del protestantesimo - la comunità organizzata in modo rigidissimo diventa tutrice della legge, la quale domina incondizionatamente e la cui attuazione in ogni settore della vita viene severamente controllata: il principio monarchico della chiesa luterana diventa legge democratica.

Nella chiesa dei martiri, crescente in Francia all'ombra dell'illegalità, Calvino cercherà sempre con insistenza di organizzare saldamente i « convertiti alla parola ».

L'autorità si presenta in quattro uffici: predicatori, anziani, maestri, diaconi.

e) Il cristianesimo viene realizzato in tutta la sua serietà.

Se l'uomo è corrotto fin nel midollo, a maggior ragione va sottoposto a disciplina.

La lacuna più pericolosa nel sistema di Lutero, il legame metodicamente troppo debole tra moralità e fede, Calvino cerca di stringerlo con una serietà sorprendente.78

Egli esigeva e organizzò la vita nella più rigida moralità, sobrietà e parsimonia, raggiungendo in larga misura il suo intento ( cap. 4 b ).

Egli infatti riuscì a inculcare nella sua chiesa una profonda e coraggiosa coscienza di responsabilità per la purezza e l'incremento del regno di Dio sulla terra.

Attraverso una rigida organizzazione, avente a disposizione dei severi organi di controllo, egli promosse un'intensa vita religiosa.

Ma la libertà di coscienza era, naturalmente, ancor meno protetta di prima: chi la pensava diversamente veniva anche punito con la morte.

Dal 1541 al 1546 si ebbero cinquantotto condanne a morte: nel 1553 fu condannato a morte l'antitrinitario Michele Servefo.

Calvino prendeva parte attiva a tutte le misure di repressione.

E tuttavia lo stesso Calvino attribuisce esplicitamente al cristiano il diritto d'opposizione nei confronti di un'autorità ingiusta ( una concezione che si trova anche in Lutero, ma che in lui viene sensibilmente mitigata dall'esigenza della paziente ubbidienza ).

Infatti, anche l'autorità politica è completamente soggetta ai dettami del Vangelo; se essa non corrisponde alle sue esigenze deve venir comunque eliminata.

Partendo da questi presupposti è comprensibile la maggior forza d'urto del calvinismo nei confronti del luteranesimo.79

f) Tutto il sistema è sostenuto da una profonda, singolare coscienza ecclesiastica; solo la Chiesa può distribuire gli uffici, primo fra tutti quello del predicatore.

Il riformatore ginevrino però non ha mai ricevuto, personalmente, nessuna « ordinazione », è sostenuto soltanto dalla profonda fede nella sua vocazione particolare; egli è sinceramente convinto di percorrere le strade della vecchia Chiesa.

E diversamente da Lutero, nel quale tutto converge alla salvezza personale, Calvino da alla sua comunità un mandato universale, le inculca l'originario impulso missionario di espandersi dappertutto.

Egli esige esplicitamente da essa, qualora sia necessario, perfino la repressione violenta di una dottrina non calvinista e in modo speciale di tutto quanto è di provenienza cattolica.

Egli non nega che anche nella Chiesa cattolica si trovino ancora degli elementi dell'istituzione di Gesù.

« Sotto la tirannia del papa », però, Cristo e il suo Vangelo sono talmente oppressi e sepolti, che si crede di vedere un'immagine di Babele anziché della Gerusalemme celeste.

Cionondimeno anche questo atteggiamento deve essere completato con la disposizione alla sofferenza paziente, quando la « Chiesa della parola » viene perseguitata.

Lui, e ancor più il suo importante collaboratore e successore Teodoro Beza, ha espresso questo in modo commovente in vari messaggi alle comunità della « povera piccola Chiesa » degli Ugonotti di Francia, tanto provate e in gran parte vittoriose nella loro professione di fede.

g) L'eliminazione di tutto ciò che è umano nel processo salvifico penetra anche nel culto: il puro culto della parola è ottenuto a prezzo di un'incivile, barbara distruzione di immagini della quale furono vittime numerose e inestimabili opere d'arte gotica ( soprattutto in Francia ).

Interpretando arbitrariamente un editto della regina-reggente Caterina de' Medici ( 1561 ), i calvinisti cercarono di assicurarsi, in tutta la Francia, almeno una chiesa in ogni comune o almeno in ogni distretto.

Queste chiese, divenute calviniste, furono poi ripulite da tutti gli « idoli », compresi gli altari e i confessionali.

Effetti ancora più deleteri provocarono gli iconoclasti nei Paesi Bassi.

Nelle Fiandre, per es., nel giro di dieci giorni furono saccheggiate cento chiese.

Questi inconoclasti, tuttavia, erano per la maggior parte plebaglia, che non agiva certo per la gloria di Dio; la « pura dottrina » serviva spesso soltanto da pretesto.

h) Quando si parla di puro servizio divino della parola, vi si include evidentemente anche la celebrazione della Cena.

Ed è un fatto degno di nota se si pensa alla comunione così poco frequente nel tardo Medioevo.

Il suo valore poi aumenta per il fatto che Calvino sostiene, solo in maniera incoerente, la sua volatilizzazione spiritualistica della presenza del Signore nel sacramento.

Non sono poche le sue asserzioni che riconoscono la presenza sostanziale del Signore nel pane e nel vino durante l'azione sacra.

Tuttavia per lo più Calvino interpreta solo spiritualmente la presenza sacramentale del Signore; cioè, colui che riceve con fede, in virtù della celebrazione del Sacramento, è innalzato alla presenza di Cristo, che gli si dona in modo celeste.

Il mezzo decisivo, ancora più che in Lutero, è la parola dotata di dignità e di potenza.

Il sacramento è verbum visibile, una parola sublimata.

Ogni « parola » di Dio è più che « parola », più di un esprimere e di un istruire, è un operare in noi.

Questo operare si compie in noi in maniera più profonda nella celebrazione dei sacramenti.

Si vede quanto poco sia secondaria o casuale l'autodefinizione della Chiesa calvinista come « Chiesa della parola riformata ».

i) È già stato detto che lo spirito di questa religione è cupo e triste, freddo come le sue chiese spoglie, senza altare ne ceri.

D'altra parte il calvinismo presentava all'uomo il mondo come campo di lavoro, anche nel senso dell'opera personale ( v. cap. 4 ) che nel successo porta il sigillo dell'eletto predestinato.

Venne però a formarsi in tal modo una scissione interiore, che rimane ancor oggi il grande pericolo del calvinismo: separazione fra correttezza esterna e morale interna.

Tramite l'energica concentrazione delle forze nell'attività commerciale-industriale, congiuntamente ad una severa economia, sorse quello slancio puritano che, animato dall'assiduo zelo di Calvino, preparò e introdusse nel mondo lo spirito dell'attività imprenditoriale moderna e del moderno capitalismo.

Bisogna però rilevare che Calvino stesso fu molto lontano dallo spirito del capitalismo; cercò di imprimere nella sua chiesa lo spirito della moderazione e non affermò mai il guadagno pecuniario come fine a se stesso.

l) Il calvinismo, a differenza dello zwinglianesimo, ha assunto una portata di valore storico universale, nel vero senso della parola ( molto più del luteranesimo ).

Esso ha introdotto il protestantesimo ( diventato una truppa d'assalto organizzata ) in Francia, Olanda, Ungheria, Paesi Bassi, Scozia e poi in Inghilterra.

Questi ultimi erano, o erano divenuti proprio allora degli stati marinari: per mezzo di essi la scissione religiosa giunse oltre oceano, soprattutto in America, e segnatamente proprio nella forma del calvinismo ( puritano ).

m) Calvino ha personalmente dedicato un'infinità di iniziative alla diffusione della sua dottrina e della sua chiesa in tutta l'Europa; ne fa fede la sua corrispondenza ( con la Boemia, la Moravia, l'Austria, la Lituania, la Polonia, la Transilvania e l'Ungheria ).

In ciò egli assomiglia non poco a Ignazio di Loyola.

Dappertutto allacciò relazioni con prìncipi e altre personalità influenti.

E, come Ignazio, anch'egli riuscì, in maniera sorprendente, a servirsi, in funzione della sua ardente volontà, di persone dal carattere più disparato.

Si manifestò in lui con particolare intensità una forza che, pur essendo razionalmente poco individuale, può esser tuttavia considerata come una forza centrale della Riforma: di fronte agli abusi attestatisi nella Chiesa e al bisogno in essa generalmente avvertito di una riforma in capite et in membris, nei riformatori e in alcuni dei loro collaboratori più insigni si espresse la coscienza profetica di annunciare, in nome di Dio, la necessaria riforma.

Questa coscienza venne alla luce in Calvino molto più chiaramente che in Lutero.

Quale giudice profetico egli non rese facile la pratica della vita cristiana; la rese anzi dura; investendo però il cristiano della responsabilità di costruire il regno di Dio poté imporgli il dovere della dedizione completa all'opera di Dio e proprio così liberare quella imponente dinamica missionaria di cui abbiamo parlato.

Calvino morì a Ginevra nel 1564.

Sul letto di morte assicurò di non aver mai fatto nulla per odio, ma di aver operato soltanto per la gloria di Dio.

4. Il calvinismo in Svizzera fu rafforzato notevolmente dall'accordo, stretto nel 1541 tra Ginevra e Zurigo.

Ciò portò alla formazione della chiesa nazionale svizzera ( Confessio Helvetica posterior ).

In Germania Melantone aveva elaborato, prima del calvinismo, un'interpretazione più mite della Cena.

Ci furono delle comunità di profughi calvinisti per esempio a Strasburgo e a Francoforte.

Il calvinismo fece una importante conquista nella persona di Federico II del Palatinato ( 1560 ), per opera del quale l'Università di Heidelberg divenne un centro della nuova dottrina ( Catechismo di Heidelgerg, 1563 ).80

Nel complesso, la dottrina di Lutero si affermò tuttavia assai meglio in Germania.

A partire dal 1552 ad Amburgo sorse un'accanita polemica letteraria dei luterani ( J. Westphai ) contro la dottrina calvinista della Cena e della predestinazione.

Il contrasto si aggravò fino a diventare ostilità esasperata81 ( § 102 ).

5. a) Al suo inizio la Riforma era stata intesa come purificazione all'interno della Chiesa; di fatto si trasformò in vera e propria rivoluzione, non solo in campo ecclesiastico-religioso, ma anche in quello civile-politico.

Essa fu un violento attacco contro la Chiesa e, di conseguenza, un attacco contro tutti coloro che le rimasero al fianco, tenendo cari i suoi insegnamenti e le sue forme di vita; ora, questi insegnamenti e queste istituzioni sottendevano tutta la realtà della vita e della società.

Profondi e radicali contrasti si vennero a creare in ogni campo, provocando sempre più ostilità fra un sistema e l'altro.

Non appena queste tensioni si svilupparono in uno stesso Stato, estendendosi poi necessariamente anche al campo della politica, fu inevitabile la guerra civile-religiosa.

È quanto avvenne dapprima in Francia.82

Calvino, come abbiamo detto, aveva approvato, per principio, il diritto di resistenza nei confronti dell'autorità.

Ai suoi seguaci, perciò, venivano offerte maggiori possibilità, in questo senso, di quanto ne avesse il luteranesimo tedesco con la sua categorica esigenza di obbedienza di fronte all'autorità politica, a cui corrispondeva, da parte dei sudditi, il disinteresse per gli avvenimenti politici.

Si può affermare che in Francia il luteranesimo sarebbe stato schiacciato.

b) I primi protestanti francesi erano Eidgenossen ( = confederati ), donde probabilmente il loro nome di Ugonotti.

L'estendersi del calvinismo in Francia sotto i due primi sovrani del periodo della Riforma, Francesco I ed Enrico II, rappresenta uno dei capitoli più commoventi della Riforma e, in un certo senso, di tutta quanta la storia della Chiesa.

Si deve seriamente considerare come persone incolte si sentissero prese dalle parole della Scrittura, così come suonavano nel loro senso letterale, si radunassero, esponendosi a gravi pericoli, per istruirsi vicendevolmente; come ogni comunità mese per mese pagasse il suo copioso tributo di sangue, con gioia in una costante espansione.

Tanto più se si pensa con quale debole cuore cristiano un rè cattolico come Francesco I e decisamente Caterina de' Medici, religiosamente così incerta, hanno attuato la repressione dell'innovazione religiosa!

Perfino l'organizzazione dell'illegale « Chiesa della parola riformata » arrivò a tal punto che, ancora nel bei mezzo dell'illegalità, nel 1559 poté aver luogo a Parigi un primo sinodo nazionale ( Confessio Gallicana ).

Sotto la reggenza della vedova di Enrico II, Caterina de' Medici ( nipote di Clemente VII ), ebbe inizio il rafforzamento politico del calvinismo ( editto del 1561 ).

Esso divenne un esercito agguerrito.

S'infiltrò soprattutto fra la nobiltà e guadagnò alla sua causa il pretendente al trono Enrico di Navarra, il futuro Enrico IV.

Si giunse alle sanguinosissime guerre di religione ( guerre degli Ugonotti; durarono dal 1562 al 1598 e furono interrotte otto volte ) il cui risultato fu una diretta minaccia interna all'unità dello stato francese: gli Ugonotti costituirono un regolare stato nello stato: Coligny, il loro capo, divenne quasi arbitro della situazione.

La salvezza fu raggiunta mediante un orrendo delitto, il bagno di sangue - assolutamente ingiustificabile - della notte di san Barfolomeo, il 24 agosto 1572.

L'eccidio, durato parecchi giorni, nel quale in tutta la Francia sembra siano stati trucidati più di diecimila Ugonotti, fu dettato da motivi politici contro questo governo ombra; in ciò gli interessi e le considerazioni ecclesiastico-religiose erano in realtà strettamente intrecciati con gli avvenimenti politici e pertanto non devono esserne estrapolati neppure nell'esposizione e nella valutazione; e tanto meno perché anche rappresentanti della gerarchia ( grazie a Dio, almeno non vi presero parte direttamente ) non nascondevano a quale parte andavano le loro simpatie.

Ma neppure con l'orribile eccidio di quella notte e di quei giorni fu scongiurato il pericolo interno per lo stato.

Aumentò invece fino a sfociare in una gravissima crisi quando Enrico di Navarra divenne erede della corona francese.

La pressione di una Lega cittadina a Parigi, e di una Lega dei prìncipi cattolici ( papa, Filippo di Spagna ), che egli non poté vincere con la forza delle armi ( Parigi assediata fu liberata dagli spagnoli ) e le conseguenze della dichiarazione di papa Sisto V che privava Enrico di tutti i diritti della corona, indusse questi a ritornare alla religione cattolica ( 1593; « Parigi val bene una messa » ).

Con l'Editto di Nanfes dell'anno 1598 fu concessa agli Ugonotti tolleranza civile e un non insignificante potere politico.

La eliminazione di esso da parte della monarchia assoluta ( 1685 ) causò una lunga, in parte orrenda, repressione del calvinismo, in particolare dei suoi diritti politici per opera di Richelieu, fino alla rivoluzione francese.

c) Queste lotte hanno un'importanza, per la storia generale della Chiesa, molto più profonda di quanto potrebbe sembrare.

Assieme ai grandi processi di dissolvimento in Polonia e in Ungheria e ai progressi molto lenti della Controriforma in Germania, almeno sino alla fine del secolo, esse dimostrano, ancora molto tempo dopo il mutamento interiore della Chiesa ( § 85 s ), dopo la riorganizzazione della curia, dopo l'avanzamento dei nuovi Ordini, dopo il lavoro gigantesco del concilio di Trento, di costituire ancora un serio pericolo per la Francia, l'Italia e la Penisola Iberica.

6. La Riforma penetrò vittoriosa anche nei regni nordici e in Inghilterra.

a) Già con lo staccarsi della Svezia dall'Unione scandinava ( 1523 ), capovolgimenti rivoluzionari avevano scosso gli antichi ordinamenti; i primi predicatori provenienti dalle regioni del luteranesimo tedesco trovarono ben presto molti seguaci.

Già la Dieta dei prìncipi di Copenaghen del 1530 fu conclusa con un editto di tolleranza in favore del luteranesimo per la Danimarca.

Anche in Svezia la questione religiosa venne subito a trovarsi collegata con lotte politiche e sociali.

Decisiva fu anche qui la politica condotta con successo dal rè.

Però la Chiesa nazionale svedese mantenne molti elementi della Tradizione, tra l'altro anche l'episcopato con la successione apostolica, trasmessa quando il vescovo Pietro Mansson von Vàsteras, consacrato a Roma, nel 1528 consacrò tre altri vescovi.

Nel 1536 la Riforma fu introdotta, dietro pesante pressione politica, in tutta la Danimarca; fu una decisione questa ben presto imitata anche nei regni vicini di Norvegia e d'Islanda.

Poiché la Finlandia era strettamente unita alla Svezia, Gustavo Vasa ( 1523-60 ) poté introdurvi la Riforma subito dopo la Dieta imperiale di Vàsteras nel 1527.

b) I vescovi si opposero con fermezza all'introduzione della Riforma, ma infine furono piegati con la forza.

Il vescovo cattolico di Hólar, in Islanda, Jon Arason, resistette più eroicamente di tutti; aiutato dai figli ( il celibato ecclesiastico non era ancor entrato nella prassi comune in Islanda ), organizzò la resistenza attiva; ma fu sconfitto ed esiliato una prima volta da Cristiano III nel 1550 e infine giustiziato insieme con due figli.

Tra le grandi figure va annoverato il riformatore cattolico Paolo Heltd ( + circa nel 1534 ) il quale, dopo esser stato discepolo di Erasmo e dopo essere passato attraverso l'umanesimo biblico, divenne un impavido difensore della vecchia Chiesa.

Dovette però assistere al passaggio di molti suoi discepoli alla dottrina di Lutero.

Per il resto, la lotta degli spiriti era alimentata dalle irradiazioni delle controversie del Continente.

c) Se s'indaga sulle cause più profonde del successo riportato dalla Riforma nei paesi scandinavi, si scopre in primo luogo che l'innovazione non trasse il suo vigore ne dalla decadenza della vecchia Chiesa ne da un bisogno riscontrabile nel popolo, nel clero o nei monasteri.

Le cause, in parte, sono da ricercarsi assai più in profondità e, in parte, assai in superficie: è incontestato che la Scandinavia non era ancora sufficientemente cristianizzata ( la evangelizzazione ebbe luogo appena a cominciare dai secoli X e XII ); un movimento di evangelizzazione sotto insegne nazionali poteva facilmente aver successo.

Si può anche dimostrare che ad ampi strati della popolazione rimase quasi sconosciuta la portata del cambiamento: furono conservate antiche forme liturgiche e molti elementi appartenenti all'ordinamento della vecchia Chiesa.

Qui, in particolare, ci troviamo dinanzi a un processo politico: la nuova organizzazione della Chiesa fu imposta al popolo dalla politica dei prìncipi ( Heussi ).

Il cambiamento è comprensibile soltanto se lo si connette alle rivoluzioni politico-sociali del tempo: una fede troppo poco assimilata sul piano personale si dimostrò insufficientemente capace di resistenza.

L'ordine della vecchia Chiesa si mantenne e cadde insieme con l'ordine sociale medievale.

d) La defezione dell'Inghilterra è particolarmente importante e significativa.

È un effetto immediato del principio della chiesa di stato ( § 78 ).

Essa non avvenne per divergenze dottrinali, ma perché da lungo tempo i rè volevano instaurare un governo politico-ecclesiastico, mentre i papi pretendevano un ampio riconoscimento del loro primato di giurisdizione.

Causa prossima del conflitto fu una questione matrimoniale.

Enrico VIII desiderava lo scioglimento del suo matrimonio con Caterina d'Aragona già sposa di suo fratello; per questo era stata chiesta la dispensa dall'impedimento di affinità.

Questo fatto, congiuntamente all'assenza di un erede maschio, risvegliò nel rè il desiderio di potersi unire in legittimo matrimonio con Anna Bolena, dama di corte di sua moglie.

Il papa però fu irremovibile nella difesa dell'indissolubilità del matrimonio e dei diritti della regina, la quale, naturalmente, aveva un influente avvocato in Carlo V, suo nipote.

Così l'Inghilterra si separò da Roma.

A questa riforma il popolo, in un primo tempo, non partecipò affatto, sebbene il movimento dei lollardi ( § 67,5 ), che non si era mai estinto, ne favorisse l'attuazione.

Nel complesso fu una bassa azione assolutistica del sovrano, il quale però trovò un parlamento arrendevole83 e dei vescovi deboli.

Le ambizioni assolutistiche, da cui Enrico era pervaso, diedero la loro impronta anche all'innovazione.

La storia della Riforma inglese, sia sotto lo stesso Enrico che sotto la figlia di Anna Bolena, Elisabeffa ( 1558-1603 ), è la storia dell'eroismo e del sangue dei martiri cattolici nel XVI secolo.84

Senza dubbio anche l'epoca della restaurazione cattolica sotto la regina Maria ( 1553-1558 ), figlia di Enrico e della sua legittima consorte, fu dominata dallo stesso spirito non cristiano di oppressione sanguinosa; tuttavia il padre, a maggior diritto della figlia, avrebbe meritato il titolo di « sanguinario ».

Il risultato fu dapprima una chiesa nazionale scismatica ( non eretica ), prima chiesa di stato protestante di carattere prettamente politico ( conservazione della struttura episcopale cattolica, e, in parte, anche della Tradizione dottrinale cattolica con la liturgia della messa ) aggressivamente ostile, come stabilito per legge, verso i cattolici.

In particolare questo spirito ostile si espresse nella barbarica e sistematica vessazione degli Irlandesi, i quali non vollero tradire la loro fedeltà alla Chiesa.

Quando nel secolo XVII l'opposizione calvinista intervenne nella guerra civile ( dal 1642 ) con Oliviero Cromwell ( 1599-1658 ) e la sua cavalleria appoggiando Carlo I ( giustiziato nel 1649 ) ci fu una brutale repressione di tutti i movimenti contrari, specialmente in Irlanda,85 dove Cromwell, invasato da coscienza profetica, mostrò un brutale odio per i cattolici e fu a capo del « dominio dei santi » durato per dieci anni.

e) In Scozia s'infiltrò il protestantesimo nella forma calvinista sotto la guida di Giovanni Knox ( 1505-72 ), che per lungo tempo era vissuto a Ginevra come esule.

Nel 1557 sorse il Covenant ( lega della nobiltà riformata ); nel 1560 il parlamento scozzese eresse una chiesa nazionale contro le proteste di Maria Stuarda, la quale nel 1567 fu costretta ad abdicare.

La Scozia mantenne la sua chiesa presbiteriana anche dopo l'unione con l'Inghilterra.

7. Anche in Italia e nella Spagna, nel terzo e nel quarto decennio del secolo XVI, le idee riformatrici ebbero una certa influenza.

a) Già a partire dal 1519 si ebbero in Italia ( specialmente a Venezia e a Pavia ) delle infiltrazioni di idee riformatrici, attraverso opere di Lutero, provenienti dalla Svizzera.

Seguaci di Lutero ve ne furono perfino a Roma, e molto presto; divenne famoso Agostino Mainardi, che fu condannato nel 1563.

Particolarmente spiacevole e clamorosa fu la defezione dell'ex nunzio pontificio in Germania Pier Paolo Vergerio ( 1535 trattative con Lutero ), nei confronti del quale l'Inquisizione si comportò in maniera incredibilmente longanime e scioccamente benigna, e inoltre l'apostasia del celebre generale del nuovo ordine dei cappuccini, Bernardino Ochino ( v. sotto ).

Centri d'infiltrazione furono: Ferrara ( la duchessa Renata, figlia del rè di Francia, che ebbe una visita di Calvino ), Napoli, Firenze, Lucca, Venezia.

b) Per comprendere però, in certo qual modo, organicamente il problema del nascente protestantesimo italiano, bisogna collocarlo nel più ampio quadro della Riforma cattolica.

La necessità di una riforma della Chiesa preoccupava da lungo tempo molti chierici e laici sia in Spagna sia, e in particolare, in Italia.

Sforzi in questo senso, di notevole profondità, si manifestarono in diversi movimenti, per es. in un umanesimo spiccatamente fedele alla Chiesa ( cfr. per es. Pico della Mirandola il minore, nipote del grande Pico § 76 B, 2 b ), in Jacopo Sadoleto, nel vescovo Giberti di Verona, nel generale degli agostiniani Seripando, nei cardinali Fole e Cervini ( due dei tre presidenti del primo periodo del Tridentino ) e in molti circoli laici come per es. quello del futuro cardinale Contarmi a Venezia e del geniale Tommaso Giustiniani ( + 1528 ).

In questi cattolici, fautori di una riforma in perfetta fedeltà alla Chiesa, è caratteristico l'abbandono prettamente umanistico dell'astratto e artificioso linguaggio della Scolastica e il rifarsi ad un modo di espressione che è della Bibbia e dei Padri della Chiesa.

Essi avvertirono profondamente, anche se in grado diverso, i limiti delle possibilità della teologia.

E preferivano esprimere le dottrine della Rivelazione, nella loro maniera paradossale, usando le parole della Sacra Scrittura, anziché formulare, in maniera filosofico-astratta, delle deduzioni logiche se.86

Questa tendenza si accompagnava oppure trovava espressione in una certa concentrazione del materiale dottrinale annunciato, in un ambito più semplice, sia dal punto di vista razionale che ecclesiale.

Fu messo in evidenza soprattutto il « Vangelo ».

Questo procedimento, che in quel tempo era molto usato anche in Francia, non è ben delimitabile nei suoi particolari.

Si tratta di un movimento, che interessa tutta l'Europa ( Jedin ), che ci si è abituati ad indicare come evangelismo.

L'evangelismo era, a seconda dei casi, cattolico, o anche protestantizzante.

In tutti i fautori di esso è riscontrabile una predilezione per Paolo e per la sua dottrina della giustificazione, una certa, accentuata sfiducia nelle capacità morali dell'uomo.

Con quale profondità i problemi della Riforma potessero essere considerati come autentici problemi anche per la Chiesa cattolica, e con quale fecondità, essi avrebbero potuto essere affrontati da parte cattolica, lo dimostrano una dozzina di teologi e di padri conciliari del primo periodo del Tridentino.

In modo assai commovente questa realtà trova espressione nella lettera del cardinal Pole al cardinal Del Monte, con cui egli si ritirò dalla presidenza del concilio di Trento ( § 89 II, 2 b ).

Senza creare delle astratte formule teologiche, senza riferirsi a Lutero, egli mostra semplicemente con il sottolineare il materiale dalla Lettera ai Romani, dal Vangelo di san Giovanni e dalla prima Lettera ai Colossesi, come le dottrine del peccatum manens e del simul justus et peccator ( senza formularlo in questi termini ) siano di spirito cattolico.

Alcuni scritti assursero a un'importanza pressoché programmatica, come per es. il famoso « Trattato del beneficio di Cristo » di Fra Benedetto da Maritava.

c) Più inclini al protestantesimo ( anche se i singoli mèmbri non possono essere accusati di eresia ) il circolo di Giovanni Valdes, + 1541 a Napoli ( il suo « Alfabeto cristiano » ) al quale si unirono il generale dei cappuccini Bernardo Ochino ( nato nel 1487, fuggito nel 1549, vissuto in Svizzera, a Strasburgo, in Inghilterra, + 1561 in Moravia ), l'umanista Pietro Carnesecchi ( 1567 giustiziato come eretico a Roma ) e Vittoria Colonna ( + 1547 ).

Quest'ultima però a partire dal periodo della sua stretta amicizia con Michelangelo era chiaramente cattolica.

d) Fino all'inarca il 1540 l'evangelismo, nell'accezione su ricordata, si mantenne in una forma incerta.

La riforma della Chiesa in Italia, attuata con un certo vigore, portò a risultati decisivi, come, viceversa, lo svilupparsi di tendenze radicali nei circoli riformatori contribuì al sorgere dell'Inquisizione romana nel 1542.

Una parte dei suoi fautori furono tra i protagonisti del rinnovamento cattolico ( § 85 ss ), altri si volsero alle dottrine della Riforma.

Le contromisure della curia, adottate di fatto solo verso la fine degli anni 40, ebbero successo in Italia.

Infatti la maggior parte di coloro che erano passati alla nuova fede fuggirono oppure abiurarono; alcuni divennero martiri della loro nuova fede ( il già ricordato Carnesecchi a Roma, Panino Panini a Ferrara, + 1550 ).

e) Solo una minima parte dei nuovi credenti rimase in Italia, conservando esternamente un minimo di usanze cattoliche ( Nicodemismo; per es. la duchessa Renata di Ferrara ).

Il ruolo degli esuli fu notevole per la diffusione delle nuove idee.

Molti di loro, tra i quali anche l'Ochino, passarono a Ginevra; altri, come gli antitrinitari Lelio e Fausto Socini e i loro seguaci, dopo esser passati attraverso comunità luterane e calviniste, giunsero infine in Polonia, o dettero vita all'estero ad alcune comunità italiane come a Ginevra, a Zurigo, a Londra e a Cracovia.

f) L'antitrinitarismo di Fausto Socini da Siena ( svolse la sua attività in modo particolare in Polonia, ove morì nel 1603 ) ebbe degli effetti storicamente importanti; la sua tendenza dottrinale aprì la via al razionalismo e all'antidogmatismo.

Oltre che in Polonia ( Catechismo di Ratzow 1605-1606 ) se ne riscontrano le tracce in Transilvania, in Olanda, in Inghilterra e in America.87

8. L'ulteriore sviluppo del protestantesimo è, nei secoli successivi, con l'unica eccezione dell'ortodossia luterana ( § 101 ), decisamente legato all'affermarsi sempre più pieno del soggettivismo radicato nel pensiero riformatore e nelle strutture dell'organizzazione riformatrice; questo tanto nell'ambito della fede e della preghiera ( pietismo, metodismo, le sètte dell'America ), quanto nell'ambito della filosofia e nella forma dell'incredulità.

Il richiamarsi della Riforma al Nuovo Testamento, senza il riconoscimento di un magistero universale infallibile, finisce ( con molteplici ed essenziali divergenze da Lutero ) nella critica radicale alla stessa Sacra Scrittura e in genere nella moderna teologia criticistica liberale.88

Gli inizi li troviamo già alla fine del secolo XVI ( Jacopo Aconcio, + 1566 ); si moltiplicarono in forma diversa nel secolo XVII ( Arminianismo, Socinianismo ).

Nel secolo XVIII poi, questo modo di pensare si trasforma in una forza che imprime il suo carattere a tutta un'epoca ( illuminismo § 102 ) e nei secoli XIX e XX infrange, per così dire, tutti gli argini.

Oggi emergono nuovi aspetti di questo sviluppo.

La teologia della demitizzazione di Rudolf Bultmann, per es., offre il caso quasi commovente, ma al tempo stesso anche deprimente, di un tentativo - per usare un termine oggettivo - disperato di ovviare alle inesorabiili conseguenze della critica radicale ( condivisa ) attraverso costruzioni teologico-religiose ( il fatto reale della risurrezione di Gesù per es. è qui, in se stesso, sia antistorico, che privo d'importanza; decisiva è soltanto l'opera di Dio in noi attraverso il messaggio, quindi « la parola » del Gesù risorto rivolta a noi ).

A quest'evoluzione del protestantesimo i paesi latini non partecipano naturalmente in modo diretto.

La partecipazione indiretta però è notevole, quando si consideri, ad es., la filosofia e la letteratura moderna e la critica atea, nel campo della storia della Chiesa e di quella profana.

Un esempio particolarmente eloquente lo offre la Francia ( gli enciclopedisti; Ernesto Renan § 112; Alfredo Loisy § 117 II, 6 b ) dove il protestantesimo, sul piano ecclesiale, ha un un ruolo soltanto secondario ( negli ultimi tempi però chiuso in se stesso ).

Indice

76 Si noti l'affinità formale con il motto di Ignazio di Loyola ( § 88,4 ).
76a C'è da notare però ( oltre quanto è stato già detto ) che l'« Institutio » tratta della predestinazione solo in una parte del terzo dei quattro libri.
77 Le tappe a Ginevra; la base fu posta nelle Ordonnances ecclésiastiques ( 1541 ), le quali dopo la vittoriosa lotta contro l'opposizione nel 1555, furono accettate, in una nuova forma, dal consiglio che già nel 1552 aveva accettato ufficialmente la dottrina della predestinazione.
78 Martin Bucer per es. definisce la «sacra doctrina » quasi come «proprie moralis » e come arte del giusto vivere.
79 Quando nel 1555 in Germania si credeva di poter rimanere estranei alle guerre di religione, in Occidente ( Spagna contro Olanda e Inghilterra [ Annoda 1588 ] ), il Palatinato elettore calvinista fu il più attivo.
80 In esso si trova fino ad oggi l'insostenibile interpretazione della messa, come « maledetta idolatria ».
81 Esisteva il motto, per nulla teorico o isolato: « meglio papista che calvinista » ( § 95,II,2 h,1 ).
82 Le lotte delle leghe confessionali in Germania e nella Confederazione svizzera possono essere considerate un preludio.
83 Dopo la caduta del cardinale Wolsey. Il suo ex segretario Tommaso Cromwell ( giustiziato nel 1540 ) preparò, nel 1534, la riforma del parlamento, che sostituiva in Inghilterra al potere pontificio quello del rè ( Atti di supremazia ).
84 Nella lotta dei cattolici contro Elisabetta fu ordito purtroppo anche un piano per eliminarla con la violenza, la cui giustificazione teologica, a dir poco, non si mostrò affatto frenata da esitazioni.
85 Il culmine è dato dall'espugnazione di Drogheda, seguita dalla confisca dei beni terrieri dei signori e dei contadini irlandesi ( 1649-59 ).
86 Una ricca riprova di questo fatto è offerta ad es. dal lavoro di Seripando, durante il primo periodo del Concilio di Trento.
87 Il Cantimori attribuisce al suo atteggiamento pacifista, razionalistico, indifferentistico e moralistico una forte influenza sul liberalismo inglese.
88 In questa teologia però si trova anche una defezione da tutto ciò che costituisce la Riforma.