La storia della Chiesa

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II. Dove sta oggi la Chiesa?

1. a) Una risposta scientificamente valida non è possibile ottenerla attraverso la descrizione puramente pragmatica di ciò che vediamo svolgersi attorno a noi.

Movimenti e problemi non sono da escludere dalle decisioni odierne, per il semplice fatto di aver avuto i loro inizi ieri o forse ancora nel secolo XIX.

Come soltanto il domani metterà pienamente in luce il contenuto dell'oggi, così, in nessuna complessa struttura sociale, l'analisi può fare a meno di includere i grandi avvenimenti di ieri o dell'altro ieri, dai quali il presente deriva e dai quali oggi ancora è condizionato.

Questo è ancora più necessario quando processi remoti solo ora, nel presente, realizzano tutta la loro virulenza.

b) All'interno della Chiesa abbiamo definito come avvenimenti caratterizzanti un'epoca l'edizione del nuovo Codice di Diritto Canonico ( CJC ) nel 1917 e la conclusione dei Patti Lateranensi, ossia l'uscita della Chiesa dal campo politico.

Questi due avvenimenti sono già un'espressione significativa del « nuovo » che si preannuncia nella Chiesa di oggi e un mezzo per giungere alla sua realizzazione.

In questo contesto s'inalvearono le molte tendenze delle quali abbiamo parlato trattando i pontificati di Pio XI e Pio XII.

Non si trattò affatto esclusivamente di nuovi inizi; non mancarono i colpi d'arresto; ma nel complesso si ebbe una potente ( anche entusiasmante e pertanto promotrice di un nuovo senso ecclesiale ) autoriforma della Chiesa.

Forse - se ci è lecito anticipare il nostro motto conclusivo: « speranza » - oggi siamo giunti all'affermazione di questa autoriforma.

2. a) Tutto il nostro studio ci ha profondamente edotti sul fatto che lo svolgersi della storia della Chiesa è fortemente vincolato all'ambiente e al suo modo di vivere.

Di questo abbiamo già parlato nei paragrafi d'introduzione all'età moderna e al secolo XIX e più dettagliatamente nei paragrafi precedenti.

Qui sarà sufficiente ricordare e porre in rilievo le tendenze fondamentali e come siano esse nel loro diverso concretizzarsi ad influenzare la situazione della Chiesa e le condizioni della sua attività.

Noi oggi esperimentiamo questa situazione in maniera diversa dalle generazioni precedenti.

Più insistentemente che mai incalza ciò che è la storia, cioè i mutamenti cronologicamente susseguentisi dell'esistenza umana nei loro nessi causali: la rapidità con la quale avvenimenti travolgenti si susseguono fa sì che, molto più spesso di un tempo, l'osservatore stesso degli avvenimenti possa già sperimentarne gli effetti storici.

Questo a sua volta si effettua, come più volte abbiamo fatto rilevare, in maniera, tale che gli avvenimenti toccano contemporaneamente tutta l'umanità, cosicché l'esperienza si è fatta globale.

Ora, quanto di caratterizzante ci investe oppure semplicemente ci circonda come ambiente, fa parte anzitutto del raggio delle scienze naturali, compresa tutta la meccanizzazione della vita, e poi delle nuove condizioni economico-sociali del nostro vivere quotidiano.

b) Il genere e il contenuto delle scoperte scientifiche, come pure la loro continua comunicazione agli uomini, giustificata senz'altro ma anche falsata dal « sensazionale » attraverso i mezzi di massa, stanno trasformando la coscienza degli uomini.

Le concezioni e le norme ereditate dai nostri padri o dai nostri antenati non bastano più, anzi vengono meno.

E non muta soltanto la nostra idea del mondo, ma anche il nostro senso del mondo.

Questa profonda trasformazione non può non influenzare la fisionomia del nostro esser credenti e le possibilità con cui la Chiesa e il suo messaggio possono rivolgersi all'uomo.

È necessario addirittura dire che queste possibilità vanno scemando, a tutta prima oggettivamente, ma dal punto di vista del pastore d'anime e del destinatario.

Il disinganno su molti avvenimenti della natura, l'abitudine a pensare con categorie misurabili e immediate, costituiscono certo un ostacolo verso un atteggiamento globale di fede.

Più grave ancora è il fatto, che in concreto moltissime di queste opere insigni dello spirito umano, sotto la cui impressione noi costantemente viviamo, solo in minima parte sono state realizzate da uomini di fede e meno ancora da cattolici.

Su molte di esse grava piuttosto il segno dell'assenza di Dio.

Nonostante il numero non indifferente di scienziati credenti, anche qui va ai cristiani, ai cattolici, il rimprovero di non aver sufficientemente preso parte alla vita dell'umanità moderna e di aver ancor meno cooperato in numero sufficiente a creare questa stessa vita.

Volendo ricondurre tale vita alla Chiesa, dovrà attuarsi quell'intima adesione creatrice e - sulla base delle esperienze e della problematica da essa ricavate - le realizzazioni e le soluzioni cattoliche debbono prender forma attingendo alle proprie forze intrinseche.

Ogni cristiana « negazione del mondo » può essere soltanto un positivo superamento del mondo.

Diversamente riuscirà debole e non edificherà il regno di Dio.

c) L'assenza cristiana, e specialmente cattolica, si è da tempo manifestata in una forma particolarmente pericolosa nel problema dell'evoluzione.

Qui il mondo cristiano e la Chiesa sono venuti a trovarsi in una situazione estremamente critica.

Fondandosi su una enorme quantità di referti scientifici e di leggi biologiche, l'idea di evoluzione tende a una spiegazione del mondo, della creazione, dell'uomo, della storia che non si pone più accanto alle scienze naturali, ma viene sottesa e promossa dalle stesse.

Proprio qui, dove non esiste più alternativa alcuna, gli ambienti religiosi sono venuti meno: invece di schierarsi soltanto contro l'abuso fatto da parte del materialismo dell'idea di evoluzione, si sono avute dichiarazioni contro l'idea di evoluzione in sé.

Si è combattuto Darwin in luogo del solo darwinismo.

Non si è pensato che potrebbe benissimo conciliarsi con l'onnipotente sapienza di Dio l'elargizione alla sua creatura « mondo » di una tale tendenza « creativa » e « perfezionativa » verso una mèta, che il creato svilupperebbe ininterrottamente attraverso miliardi di anni sino a quella fine o a quel compimento, a noi sconosciuto, da Lui stesso assegnato.

È però consolante che dallo stesso pensiero scientifico moderno venga anche un aiuto al pensiero religioso.

Evitando di suonare troppo presto le fanfare della vittoria ( « Noi l'abbiamo sempre detto » ), Pasqual Jordan si esprime negativamente in questi termini: « È certo che l'intera problematica dei rapporti fra conoscenza scientifica e fede religiosa è stata messa sul tappeto in forma nuova.

Nessuno degli argomenti coi quali scienziati del passato ( o usufruttuari della scienza di un tempo ) hanno sferrato i loro attacchi contro la religione è ancora oggi sfruttabile ».

In questa situazione e in questo senso un uomo è un simbolo più di ogni altro valido, per la problematica scientifica: il gesuita francese Pierre Teiihard de Chardin, morto nel 1955, insigne paleontologo.

A noi qui non interessa se le sue teorie siano valide in ogni loro dettaglio.

Un simile giudizio potranno enunciarlo solo gli specialisti.

Esemplare è il suo riconoscimento di ogni realtà di fatto, la fusione di quest'ultima nel pensiero e nella fede cristiana e pertanto la tendenza verso un atteggiamento spirituale, che riporta nuovamente all'unità la fede e il pensiero scientifico, partendo da una realtà centrale ( e non operando un'assimilazione esteriore ), che tende perciò a sanare la fatale frattura della storia contemporanea.

d) Insieme con questo sovvertimento delle coscienze e accanto ad esso ( che noi subiamo per il rivolgimento delle conoscenze scientifiche e per la trasformazione della vita operata dalla tecnica ) si pone oggi l'altro condizionamento delle nostre concezioni fondamentali, proveniente dalla trasformazione della nostra vita economico-sociale, come già abbiamo illustrato e riassunto nelle voci: grandi città e masse popolari ( § 116, I, 2 ).

Anche in questa crescita economico-sociale, nei nuovi agglomerati e nel nuovo lavoro sono in gioco forze immani che investono tutto il nostro io e alle quali nessuno può sottrarsi.

Con una certa ineluttabilità esse proiettano l'uomo e anche il cristiano che viva profondamente della tradizione fuori della via usuale.

In un certo senso ben definito sono perciò inevitabili le crisi di fede, le crisi dei rapporti con la Chiesa e, in concreto, con il clero.

Si può comprendere abbastanza bene la precarietà della situazione se ci si pone la domanda in che modo in questi ultimi tempi l'uomo occidentale abbia esercitato e salvaguardato la sua conclamata e insostituibile libertà.

Egli si è procurato uno sgretolamento spirituale, religioso, ecclesiastico e soprattutto umano che, a partire dal secolo XIX, con un'accelerazione sempre crescente è divenuto sempre più incontrollato.

Da disparate basi di avvio si è sviluppato fino a diventare una vera e propria minaccia di annientamento nichilistico. Visti nel complesso della vita pubblica gli eventi seguiti alla seconda guerra mondiale rendono difficile opporre una contestazione a chi afferma che il mondo libero manifesta una elementare insicurezza, una spaventosa mancanza di istinto di orientamento.

3. Nell'ambito di questo universale sgretolamento spirituale agisce un focolaio d'infezione che costituisce una minaccia, ancora più globale che non la stessa perdita della fede cristiana.

Diversamente da quanto occorso nella scissione dovuta alla Riforma del secolo XVI e poi nello svuotamento avvenuto nel XVIII secolo, ora è andato perduto un altro fondamento ancor più profondo: la verità, l'idea della verità.

Siamo così di fronte al punto estremo, decisivo.

Il problema della verità, dell'unica verità, deve nuovamente diventare l'obiettivo centrale dell'umanità, se non vogliamo essere inghiottiti dal caos.

Nell'immane lotta delle Weltanschauungen, delle confessioni o anche solo delle opinioni forse non è tanto facile mostrare al fratello, o al nemico, in modo convincente, quale sia la verità.

Ma il pensiero che una sola è la verità possibile dovrebbe essere riportato con ardente zelo nella coscienza degli uomini.

Questa è in ogni caso la base d'avvio decisiva.

4. a) In tutti questi fattori negativi non si manifesta soltanto la debolezza interiore del cristiano: vediamo chiaramente delle forze esterne che attaccano la Chiesa.

Ricordiamoci ( § 73, II, 3 ) che la storia della Chiesa nell'età moderna, per gran parte si trova sotto questo denominatore: attacco contro la Chiesa.

I segni del tempo indicano addirittura una gigantesca lotta su due fronti.

I credenti veri ( a differenza dei cristiani di nome ) sono ridotti ad una sparuta minoranza.

La cultura profana nel suo insieme non crede più, oggi, alla Rivelazione; di più, essa l'avversa.

Nonostante i notevoli fermenti religiosi che possiamo costatare a partire dal secolo XIX, e poi anche nel XX, e che ora non vogliamo certo dimenticare ne sminuire, vale ancora l'affermazione di Pio XI ( nell'enciclica Quadragesima anno, 1931 ): « Siamo oggi di fronte ad un'umanità, la cui maggior parte è caduta nel paganesimo ».

Da tutte le parti si erge il vero e proprio mysterium iniquitatis, con un radicalismo così diabolico che non trova paralleli validi nella storia.

Dopo l'indicibile odio contro Cristo e la sua Chiesa, che avvelenò il nazionalsocialismo, accanto al dilatarsi delle disparatissime forme di incredulità fino ad una vera « assenza di Dio » nel mondo, il bolscevismo ateo impone a circa un miliardo di uomini moderni la più radicale secolarizzazione del pensiero e della vita.

b) Il bolscevismo russo e cinese è, per principio, la negazione assoluta di ogni religione.

Dio è « il nemico capitale della società comunista », « Ogni idea religiosa di un qualsiasi Dio, anzi ogni baloccarsi con tali "pensieri" è una indicibile volgarità, la più vile contaminazione » ( Lenin ).

Siamo di fronte ad una cultura che, disprezzando ogni tradizione, non solo trascura la religione, ma diffonde l'empietà con una passione e un calcolo che hanno del demoniaco, mentre con una imponente improntitudine promette e intraprende a trasformare e a « ricreare » la terra, la vita, l'uomo.

Il bolscevismo, partendo dal suo fondamento materialistico, non riconosce alcun potere vincolante ad una legge morale o ad una verità oggettiva.

L'unica legge è data dall'utile della società proletaria, così come è definito in maniera assolutamente arbitraria da colui o da coloro che detengono il potere a seconda del mutare delle costellazioni politiche.

Una sola riserva è valida: che il risultato economico sia materialmente vantaggioso alla società proletaria.

È legge fondamentale che questo fine giustifica ogni mezzo.

In tale senso il bolscevismo non omette di lasciare in vita o di creare quelle istituzioni che gli permettano di affermare - in contrasto assoluto con la posizione ufficiale ribadita all'infinito - che nel suo ambito esiste libertà di praticare la religione.

Il discorso della pacifica coesistenza serve soltanto, così può sembrare, a coprire un contrasto immanente e necessariamente virulento.

In realtà l'impossibilità di ogni forma di cura d'anime, la distruzione di venerande chiese, in parte anche inestimabili dal punto di vista artistico, l'oltraggio blasfemo della croce, la crudele persecuzione del clero, la lotta programmata contro Dio, fin nella scuola, rappresentano l'avvelenamento di ogni patrimonio religioso.

L'odio contro la religione non si era mai manifestato in tali dimensioni, nel corso della storia: l'unico possessore di tutti i beni spirituali e materiali della vita, unico datore del vestito e del pane e, al contempo, unico padrone dell'educazione, signore della vita è lo Stato, coscientemente ateo.

La predicazione dell'ateismo è organizzata su vasta scala e conduce una tenace lotta contro ogni religione, in tutti gli strati della popolazione.

Dietro questa lotta stanno le baionette dell'Armata rossa, e minacciano gli orrori delle deportazioni in Siberia.

Anche oggi, infatti, dopo che Kruscev ha condannato Stalin - mantenendone il retaggio - il singolo è ancora nel potere dello Stato e quindi del dittatore, anche se per il momento non si registrano improvvisi arresti irregolari, deportazioni ed esecuzioni.

« Le loro mani sono macchiate di molto sangue » e nulla è ritrattato delle posizioni di principio contro l'ordine sociale che sorresse l'Europa cristiana e contro la religione.

Il giudizio complessivo non può essere che questo: ci troviamo dinanzi ad un pauroso mistero del male e dell'odio e dinanzi a un pericolo non comune.

Questo è tanto più vero in quanto il bolscevismo è costretto dal suo stesso programma a portare in tutto il mondo il suo sovvertimento.

Il fatto che da qualcuno si dichiari che il bolscevismo non è un articolo d'esportazione non cambia nulla a quell'obiettivo che si trova al centro del programma.

Ne finora si hanno prove sufficientemente valide a convincerci che l'avvicinamento dello Stato alla chiesa ortodossa ( dopo la seconda guerra mondiale ) sia qualcosa di più di una manovra tattica, e che dia via libera a un vero sviluppo della vita cristiana, in quel popolo così profondamente religioso.

c) È difficile descrivere esattamente la situazione della Chiesa nei paesi europei al di là della cortina di ferro e in tutti i paesi dominati dal comunismo.

Il periodo successivo alla rivoluzione russa del 1917 e alla seconda guerra mondiale ha fornito una sconcertante quantità di prove del fatto che in molti paesi le notizie ufficiali, e addirittura le leggi fondamentali concernenti l'uguaglianza, la libertà di religione e di pensiero, non rispecchiano affatto la situazione concreta.

In moltissimi casi il regime al potere proibisce ai capi della Chiesa, regolarmente istituiti, il normale esercizio del loro ministero; così, ad esempio, in Ungheria è accaduto di relegare un vescovo, regolarmente nominato, in un paesino; permettendogli, tutt'al più, di svolgere l'attività di parroco, togliendogli però ogni possibilità di guidare la sua diocesi.

Qui si fa visibile la Chiesa della croce.

Ma è evidente che la Chiesa della croce è presente in qualsiasi parte del mondo in cui il Vangelo venga calpestato.

5. Il processo di trasformazione delle condizioni esistenziali della odierna umanità si fa ancora più acuto e più minaccioso per il fatto che, con straordinaria rapidità e con urgenza inquietante, entrano nel processo anche popoli nuovi, primitivi.

Il loro risveglio è insieme rifiuto del dominio europeo e assunzione dei beni culturali, temporali e materiali europei, ed è anche un parziale risvegliarsi di antiche tradizioni di natura religiosa e non.

In un ritmo, che difficilmente lascia a questi popoli il tempo di crescere organicamente nella libertà richiesta con turbolenza, essi avanzano le loro istanze di autonomia, anche di fronte alle missioni e ai missionari extraeuropei.

6. a) Le conseguenze per l'attività della Chiesa, in questo tempo e per questo tempo, vengono da sé: se, come è stato illustrato, le condizioni della reazione umana mutano in profondità; se la lotta dell'ateismo contro la fede e la Chiesa si organizza in modi diversi nelle differenti aree del mondo; se dalle file dei popoli liberi schiere di increduli e di amorali diventano alleati la cosa è chiara: il compito che oggi si presenta alla Chiesa è nuovo, sia nell'ambito europeo-occidentale, sia nelle missioni, sia nelle cosiddette « chiese del silenzio ».

b) È evidente che nulla potrebbe essere più controproducente, anzi più infantile, di qualsiasi tentativo di tornare indietro.

La Chiesa non può, ne deve cancellare dalla sua storia alcuni secoli, l'età moderna, e voler tornare al Medioevo.

Essa compirà la sua missione, soltanto sforzandosi di preparare la strada per Colui che dice: « Io faccio nuove tutte le cose » ( Ap 21,5 ), promovendo un rinnovamento in quel senso originario, così come le è stato imposto quale compito permanente fin dalla sua fondazione e come ha sempre fatto, in maniera storicamente costatabile, all'inizio di nuove grandi epoche.

Non ci è dato di abbracciare con lo sguardo, nei suoi particolari, il cammino verso quella mèta, ma la mèta stessa e il mandato responsabile permangono chiari: che i popoli già portati dalla Chiesa alla maturità possano ritrovare, liberamente, la strada verso la chiesa libera ( § 108 ).

E ora è venuto il momento di pronunciare quella parola pregnante di forza creativa, misteriosissima parola-chiave per tutto il complesso di problemi a cui qui ci impegna: libertà cristiana.

I metodi della cura di anime non hanno bisogno soltanto di una rispolverata.

Devono rinnovarsi.

La storia è, per molti aspetti, una catena di occasioni perdute.

La Chiesa deve trame proprio ora un insegnamento.

Il popolo della Chiesa cambia.

Non è ammissibile che i suoi pastori continuino a trattarlo come nei secoli passati.

L'età patriarcale-contadina è passata, in Europa, in America e nelle terre di missione.

Il popolo - nonostante la massificazione - è divenuto adulto nel suo proprio ambito.

Non è ammissibile che esso, spiritualmente, si veda sottoposto a metodi e a modelli sorpassati e che quindi non venga attinto in profondità.

La realizzazione dell'ulteriore libertà cristiana, nella Chiesa stessa e nelle espressioni del suo volere, che essa diffonde verso l'esterno, rappresenta più che mai un presupposto indispensabile, se è vero che la dottrina infallibile della Chiesa deve nuovamente animare l'umanità di oggi.

c) La situazione generale della Chiesa è quella di una Chiesa di missione; la situazione invoca, urgentemente come non mai, la concentrazione di tutte le forze cristiane.

Ed è inevitabile che la Chiesa, nel suo intimo, abbia ad accollarsi la sua dura parte nel dolorosissimo rivolgimento dell'umanità intera.

L'aggravio che ne deriva sarà certamente fecondo per l'inderogabile rinnovamento della Chiesa: nell'identico modo si è attuata del resto la rinascita ecclesiastica nei grandi momenti critici della storia della Chiesa.

Non si è mai avuto frutto alcuno prima che il ^campo fosse stato solcato da molti aratri e prima che la semente fosse morta.

L'appello alla forza creativa della Chiesa, all'inizio delle tre grandi età, antichità, Medioevo, evo moderno, si è espresso ogni volta quasi in una minaccia per la sua vita: cristianesimo giudaico, persecuzione dei cristiani e gnosi, le chiese di stato, umanesimo adogmatico e Riforma, illuminismo, rivoluzione.

C'è un rischio creativo anche nella storia della Chiesa.

Nei tempi del rinnovamento si può, anzi ci si deve rendere vitalmente consapevoli e rimanere coscienti più del solito di questa verità dolorosa.

Nessuno può, quanto il cristiano, sentirsi maggiormente obbligato, nel suo intimo, a quest'atteggiamento globale, positivo, ardito, di autentico servizio nei confronti dei fratelli.

Può sostenerlo, in quest'impresa, la grande coscienza che ha di sé la Chiesa e che le viene dalla sua storia quasi bimillenaria; la Chiesa che più d'una volta fu sommersa dalla minaccia del tramonto, che tante volte, dai miopi, fu dichiarata morta; quella Chiesa che ha anche purtroppo mostrato sempre tanto di peccaminoso nella defezione delle sue guide e dei suoi mèmbri e che, tuttavia, da sé ha sprigionato ancora, sempre di nuovo, una vita fiorente.

7. a) Per tutto questo è necessario che i fermenti descritti penetrino fino in fondo, infiammino partendo dal proprio intimo le forze cattoliche e le mettano alla prova, non solo nel giudicare inesorabilmente, ma anche nel benedire i valori naturali - per esempio anche quelli dei popoli delle diverse nazioni e della famiglia - affinché portino frutto.

Qui l'atteggiamento cattolico fondamentale, la grande sintesi, è chiamata a sostenere una prova moderna, decisiva: annunciare al mondo il messaggio di Cristo senza intaccare l'unica verità, senza nascondere le zone di attrito, senza rassegnazione, senza quel distacco sufficiente e presuntuoso o addirittura farisaico, senza attenuare il tremendo mistero della croce e di tutto ciò che ( secondo la volontà del Signore ) deve fungere da pungolo nella carne del tempo e del mondo, e pertanto, con quella disponibilità all'esame della propria coscienza, che è un obbligo per tutti i cristiani, a prescindere dalla specifica posizione che essi occupano nella Chiesa.

In questo tempo poi, non per ultimo, la storia della Chiesa esige dal cattolico, quale compito, l'impegno costante della preghiera e del sacrificio, di una preghiera che conosce il peso del Dio vivente nella storia, e che in umiltà prende sul serio il concetto di provvidenza.

Alla Chiesa del Crocifisso, alla Madre dei popoli, ora più che mai, non possono venir risparmiati il peso e il dolore e neppure il misconoscimento, in un tempo in cui la compagine del mondo viene così profondamente spezzata e trasformata.

Oggi la cristianità si trova senza dubbio sotto la stretta di Dio.

Forse proprio per questo possiamo nutrire qualche speranza per l'Europa: che essa un giorno abbia nuovamente tanti oranti tutti ardenti di fede.

Da ciò dipende la sua vita.

O l'Europa diverrà nuovamente cristiana in questo senso, o l'Occidente cristiano tramonterà.

L'Europa e l'Occidente sono oggi ad una svolta storica e, per vocazione storica, altamente responsabili per il mondo e la sua cristianizzazione.

b) Dalla storia della Chiesa noi conosciamo, in forme molteplici, la forza del patire per amore della fede.

È perciò lecito a una indagine storica, che deve essere anche teologica, gettare uno sguardo al di là dell'ora e della situazione presente, anche se il teologo, in linea con le promesse del Nuovo Testamento, esprime tutto ciò soltanto con speranza e con molte riserve: poiché il mandato divino affidato alla Chiesa, di insegnare e santificare, ha in sé anche la promessa del raccolto, e poiché tale mandato non può soggiacere, mai e in nessun luogo e da parte di nessuna potenza umano-politica, ad alcuna giustificata restrizione, essa, con la sua forza intima e con il diritto che scaturisce dalla sua missione, un giorno riacquisterà la possibilità di agire e di influenzare, in quanto Chiesa santa, con la parola di Dio.

La premessa per questa rinascita, valida per tutto il mondo e presupposto per il vittorioso superamento di tutti i violenti attacchi sferrati da ogni parte in nome dell'incredulità ( o di surrogato di fede ), è una più sostanziale realizzazione della fede cristiana nella vita.

Nella storia della Chiesa vale anche oggi, come sempre, la legge: i santi edificheranno il regno di Dio.

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