Summa Teologica - I

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Articolo 11 - Se qualcuno in questa vita possa vedere Dio per essenza

II-II, q. 180, a. 5, In 3 Sent., d. 27, q. 3, a. 1; d. 35, q. 2, a. 2, sol. 2; In 4 Sent., d. 49, q. 2, a. 7; C. G., III, c. 47; De Verit., q. 10, a. 11; Quodl., 1, q. 1; In 2 Cor., c. 12, lect. 1

Pare che qualcuno, in questa vita, possa vedere Dio per essenza.

Infatti:

1. Giacobbe disse [ Gen 32,31 ]: « Ho visto Dio a faccia a faccia ».

Ma vedere a faccia a faccia è precisamente vedere per essenza, come appare chiaramente dalle parole di S. Paolo [ 1 Cor 13,12 ]: « Ora vediamo come in uno specchio in maniera confusa, ma allora vedremo a faccia a faccia ».

Quindi Dio in questa vita può essere visto per essenza.

2. Il Signore dice di Mosè [ Nm 12,8 ]: « A lui io parlo a faccia a faccia, ed egli vede il Signore manifestamente, non per mezzo di enigmi e figure ».

Ma ciò equivale a vedere Dio per essenza.

Quindi qualcuno può, anche nello stato della vita presente, vedere l'essenza divina.

3. L'oggetto nel quale conosciamo tutte le altre cose e per mezzo del quale giudichiamo tutto il resto ci è noto di per se stesso.

Ma tutte le cose anche adesso le conosciamo in Dio.

Dice infatti S. Agostino [ Conf. 12,25.34 ]: « Se tutti e due vediamo che è vero quello che dici tu ed entrambi vediamo che è vero quello che dico io, di grazia: dov'è che noi lo vediamo?

Né io in te, né tu in me, ma tutti e due in quella stessa immutabile verità che sta al disopra delle nostre menti ».

E altrove [ De vera relig., cc. 30,31.57 ] afferma che noi giudichiamo di tutte le cose secondo la verità divina.

E nel De Trinitate [ 12,2.2 ] asserisce che « alla ragione spetta giudicare di queste cose corporee secondo le essenze incorporee e sempiterne, che sicuramente non sarebbero immutabili se non fossero al disopra della nostra mente ».

Quindi anche in questa vita noi vediamo Dio.

4. Secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12, cc. 24,31 ] noi vediamo con visione intellettuale tutte le cose che sono nell'anima per la loro essenza.

Ma la visione intellettuale, secondo la sua asserzione, raggiunge le realtà intelligibili non per mezzo di immagini, bensì per mezzo delle loro stesse essenze.

Siccome dunque Dio è nella nostra anima per essenza, è visto da noi per essenza.

In contrario:

È scritto nell'Esodo [ Es 33,20 ]: « Nessun uomo può vedermi e restare vivo ».

E la Glossa [ di Greg., Mor. 18,54 ] commenta: « Finché si vive quaggiù questa vita mortale, Dio può essere visto mediante alcune immagini, ma non nella stessa realtà della sua natura ».

Dimostrazione:

Un puro uomo non può vedere Dio per essenza se non viene tolto da questa vita mortale.

E la ragione di ciò sta nel fatto che, come si è detto sopra [ a. 4 ], la conoscenza segue il modo della natura del soggetto conoscente.

Ora la nostra anima, finché siamo in questa vita, ha l'essere nella materia corporea: quindi non conosce, naturalmente, se non le realtà che hanno la loro forma nella materia, o quelle che possono essere conosciute per mezzo di esse.

Ma è chiaro che l'essenza divina non può essere conosciuta mediante le essenze delle realtà materiali poiché, come si è detto sopra [ a. 2 ], la conoscenza di Dio avuta per qualsiasi similitudine creata non è la visione dell'essenza stessa.

Quindi è impossibile all'anima dell'uomo, ancora vivente della vita di quaggiù, vedere l'essenza di Dio.

- E un segno di ciò è che la nostra anima, quanto più si astrae dalle realtà corporee, tanto più diviene capace di quelle intelligibili astratte.

Ed è per questo che nei sogni e nelle alienazioni dai sensi corporei si percepiscono meglio le rivelazioni divine e le previsioni del futuro.

Non può dunque avvenire che l'anima sia sollevata al supremo intelligibile, che è l'essenza divina, finché è legata a questa vita mortale.

Analisi delle obiezioni:

1. Dionigi [ De cael. hier. 4,3 ] spiega che, quando la Scrittura afferma che qualcuno ha visto Dio, vuole indicare che sono state prodotte delle figure, sensibili o immaginarie, atte a rappresentare simbolicamente qualcosa di divino.

Per cui quando Giacobbe dice: « Ho visto Dio a faccia a faccia », si riferisce non alla stessa essenza divina, ma a una figura nella quale Dio era rappresentato.

Ma questo stesso vedere la persona di Dio che parla, sia pure in visione immaginaria, è già un grado eminente della luce profetica, come vedremo quando parleremo dei vari gradi della profezia [ II-II, q. 174, a. 3 ].

- Oppure Giacobbe disse così per indicare una certa eminenza di contemplazione intellettuale superiore a quella comune.

2. Come Dio talora opera per miracolo qualcosa di soprannaturale nelle realtà corporee, così elevò anche soprannaturalmente e fuori dell'ordine comune la mente di alcuni, che ancora vivevano in questa carne, sino alla visione della sua essenza, ma senza servirsi dei sensi della carne, come afferma S. Agostino [ Epist. 147,13.31 ] di Mosè, che fu maestro dei Giudei, e di S. Paolo, che fu maestro dei Gentili.

Ma di ciò parleremo più ampiamente quando tratteremo del rapimento [ II-II, q. 175, aa. 3 ss. ].

3. Quando si dice che noi conosciamo tutte le cose in Dio e per mezzo di lui di tutte giudichiamo, si vuol dire che noi conosciamo e giudichiamo tutto per una certa partecipazione della sua luce: infatti anche lo stesso lume naturale della ragione è una certa partecipazione della luce di Dio; come anche diciamo, delle realtà percepite dai sensi, che le vediamo e le giudichiamo al sole, cioè mediante la luce del sole.

Per questo S. Agostino [ Solil. 1,8.15 ] dice che « gli oggetti delle varie discipline non possono essere visti se non sono illuminati, per così dire, dal loro sole » cioè da Dio.

Come dunque per vedere qualcosa sensibilmente non è necessario vedere la sostanza del sole, così per vedere qualcosa intellettualmente non è necessario vedere l'essenza di Dio.

4. La visione intellettuale ha per oggetto le cose che sono nell'anima per la loro essenza come gli intelligibili sono nell'intelletto.

Ma Dio si trova come oggetto intelligibile nell'anima dei beati, non già nell'anima nostra, dove si trova [ solo ] per essenza, per presenza e per potenza.

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