Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se in Dio vi siano più persone

In 1 Sent., d. 2, q.1, a. 4; d. 23, q. 1, a. 4; De Pot., q. 9, a. 5; Comp. Theol., cc. 50, 55; Quodl., 7, q. 3, a. 1

Pare che in Dio non si debbano ammettere più persone.

Infatti:

1. La persona è una sostanza individuale di natura razionale.

Se dunque in Dio vi sono più persone, vi sono anche più sostanze, il che è un‘eresia.

2. La pluralità delle proprietà assolute non produce una pluralità di persone, né in Dio, né in noi: molto meno dunque lo potrà fare quella delle relazioni.

Ma in Dio non c‘è altra pluralità che quella delle relazioni, come si è detto [ q. 28, a. 3 ].

Quindi non si può dire che in Dio vi siano più persone.

3. Boezio [ De Trin. 3 ], parlando di Dio, dice che è veramente uno ciò che non ammette in sé alcun numero.

Ma la pluralità dice numero.

Quindi in Dio non vi possono essere più persone.

4. Dovunque c‘è un numero, si ha un tutto e delle parti.

Se dunque in Dio si ha un numero di persone, bisogna ammettere in Dio un tutto e delle parti: ma ciò ripugna alla semplicità divina.

In contrario:

S. Atanasio [ Symb. ] dice: « Altra è la persona del Padre, altra quella del Figlio, altra quella dello Spirito Santo ».

Quindi il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono più persone.

Dimostrazione:

Da quanto si è detto sopra si comprende come in Dio vi siano più persone.

Si è infatti dimostrato [ q. 29, a. 4 ] che il nome persona in Dio significa la relazione come realtà sussistente nella natura divina.

Ora, si è già stabilito [ q. 28, aa. 1,3,4 ] che in Dio ci sono più relazioni reali.

Per cui segue che nella natura divina vi sono più realtà [ o soggetti ] sussistenti.

E ciò equivale a dire che in Dio vi sono più persone.

Analisi delle obiezioni:

1. Nella definizione di persona non si pone il termine sostanza nel significato di essenza, ma nel significato di supposito: e ciò risulta dal fatto stesso che vi si aggiunge individuale.

Ora, per indicare la sostanza presa in questo senso i Greci hanno il termine ipostasi: quindi, come noi diciamo tre persone, così essi dicono tre ipostasi.

Noi però, data l‘ambiguità della parola, non usiamo dire tre sostanze, perché non si pensi a tre essenze.

2. In Dio le proprietà assolute, come la bontà e la sapienza, non si contrappongono reciprocamente: per cui non sono neppure tra loro realmente distinte.

Quindi, sebbene anche ad esse convenga il sussistere, non sono tuttavia più realtà [ o soggetti ] sussistenti, cioè non sono più persone.

Nelle creature invece queste proprietà assolute, sebbene si distinguano realmente fra di loro, come il bianco e il dolce, tuttavia non sussistono.

Al contrario le proprietà relative in Dio sussistono e sono tra loro realmente distinte, come si è detto [ q. 28, a. 3; q. 29, a. 4 ].

Quindi la pluralità di tali proprietà [ relative ] in Dio basta per la pluralità delle persone.

3. Da Dio, data la sua somma unità e semplicità, resta esclusa ogni pluralità di assoluti, non però di relazioni.

Poiché le relazioni si predicano del soggetto a cui vengono attribuite solo in rapporto ad altro: e così non importano composizione in tale soggetto, come spiega Boezio nello stesso libro [ c. 6 ].

4. Il numero è di due specie, e cioè il numero puro e semplice, astratto, come due, tre, quattro, e il numero che è nelle realtà numerate, come due uomini o due cavalli.

Se dunque in Dio il numero viene preso in senso assoluto e in astratto, nulla impedisce che in esso vi sia un tutto e delle parti; ma allora ciò si verifica solo nel nostro modo di concepire, poiché il numero separato dalle realtà numerate esiste solo nella nostra mente.

Se invece si prende il numero concreto in quanto è nelle realtà numerate, allora nelle creature si verifica che l‘unità è parte di due, e due di tre, come un uomo è parte di due uomini, e due di tre; ma ciò non si verifica in Dio, poiché il Padre è grande quanto tutta la Trinità, come si spiegherà in seguito [ q. 42, a. 4, ad 3 ].

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