Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se la memoria intellettiva sia una potenza distinta dall'intelletto

Infra, q. 93, a. 7, ad 3; In 1 Sent., d. 3, q. 4, a. 1; C. G., II, c. 74; De Verit., q. 10, a. 3

Pare che la memoria intellettiva sia una potenza distinta dall'intelletto.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Trin. 10,11.18 ] pone nella mente « la memoria, l'intelligenza e la volontà ».

Ma è chiaro che la memoria è una potenza distinta dalla volontà.

Quindi sarà pure distinta dall'intelletto.

2. Le potenze della parte sensitiva e quelle della parte intellettiva si distinguono per gli stessi motivi.

Ma la memoria della parte sensitiva è una potenza distinta dal senso, come si è già visto [ q. 78, a. 4 ].

Quindi la memoria della parte intellettiva è una potenza distinta dall'intelletto.

3. Secondo S. Agostino [ De Trin. 10,11.18; 11,7.11 ] la memoria, l'intelligenza e la volontà sono uguali tra loro, e l'una di esse nasce dall'altra.

Ma ciò non sarebbe possibile se la memoria si identificasse con l'intelletto.

Non sono quindi la stessa potenza.

In contrario:

È proprio della memoria essere il ricettacolo o il luogo dove si conservano le specie intenzionali.

Ora, il Filosofo [ De anima 3,4 ] attribuisce questo compito all'intelletto, come si è visto sopra [ a. 6, ad 1 ].

Perciò nella parte intellettiva la memoria non è distinta dall'intelletto.

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 77, a. 3 ], le potenze dell'anima si distinguono secondo le ragioni [ formali ] dei loro oggetti: poiché la natura di ogni potenza consiste nella relazione al proprio oggetto.

E abbiamo anche detto [ q. 59, a. 4 ] che se una potenza, per la sua natura, è ordinata a un oggetto considerato sotto un aspetto universale, essa non va soggetta a suddivisioni in base alle diversità delle differenze particolari: come la potenza visiva, che dice ordine al suo oggetto in quanto colorato, non va soggetta a differenze in forza della distinzione tra il bianco e il nero.

Ora, l'intelletto dice ordine al suo oggetto sotto l'aspetto universale di ente: poiché l'intelletto possibile è la facoltà « capace di divenire tutte le cose » [ De anima 3,5 ].

Perciò nessuna delle differenze esistenti nelle cose può causare una diversità nell'intelletto possibile.

Tuttavia la facoltà dell'intelletto possibile è distinta da quella dell'intelletto agente: poiché in rapporto a un medesimo oggetto la potenza attiva, che attua l'oggetto, deve essere un principio distinto dalla potenza passiva, che è mossa dal suo oggetto già esistente in atto.

E così la potenza attiva dice ordine al suo oggetto come un ente in atto a un ente in potenza; viceversa la potenza passiva dice ordine al suo oggetto come un ente in potenza a un ente in atto.

Così dunque nell'intelletto non vi può essere altra distinzione di potenze se non quella tra l'intelletto possibile e quello agente.

È chiaro perciò che la memoria non è una potenza distinta dall'intelletto: dato che la funzione di conservare, come quella di ricevere, spettano ugualmente a una potenza passiva.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene alla distinzione 3 del primo libro delle Sentenze si dica che la memoria, l'intelligenza e la volontà sono tre facoltà, tuttavia ciò non corrisponde al pensiero di S. Agostino, il quale dichiara espressamente che « se si prendono la memoria, l'intelligenza e la volontà in quanto sono sempre presenti all'anima, sia che si pensi sia che non si pensi ad esse, allora tutte si presentano come appartenenti alla sola memoria.

Per intelligenza poi in questo caso io intendo la virtù con la quale intendiamo quando pensiamo; e per volontà, ossia amore o dilezione, quella che ricongiunge questo figlio a suo padre ».

Da cui risulta che S. Agostino non prende queste tre cose come tre facoltà, ma intende per memoria il ritenere abituale dell'anima, per intelligenza l'atto dell'intelletto e per volontà l'atto della volontà.

2. Il passato e il presente possono essere differenze che impongono delle vere distinzioni tra le potenze sensitive, ma non tra quelle intellettive, per la ragione sopra indicata [ nel corpo ].

3. L'intelligenza nasce dalla memoria come l'atto dall'abito.

E in questo sono alla pari, ma non come due potenze distinte.

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