Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se sia giusto distinguere i peccati in spirituali e carnali

II-II, q. 118, a. 6; In 1 Cor., c. 6, lect. 3; In 2 Cor., c. 7, lect. 1; In Gal., c. 5, lect. 5

Pare che non sia giusto distinguere i peccati in spirituali e carnali.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Gal 5,19ss ] scrive: « Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie », ecc.; dal che è evidente che tutti i peccati sono opere della carne.

Quindi non si devono distinguere i peccati carnali da quelli spirituali.

2. Chiunque pecca cammina secondo la carne, secondo il detto dell'Apostolo [ Rm 8,13 ]: « Se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello spirito voi fate morire le opere della carne, vivrete ».

Ora, vivere o camminare secondo la carne va attribuito al peccato carnale.

Perciò tutti i peccati sono carnali.

Quindi non vanno distinti in carnali e spirituali.

3. Si denomina spirito la parte superiore dell'anima, cioè la mente o ragione, secondo l'espressione di S. Paolo [ Ef 4,23 ]: « Rinnovatevi nello spirito della vostra mente », dove spirito sta per ragione, come spiega la Glossa [ interlin. e ord. di Agost. ].

Ma tutti i peccati che si commettono secondo la carne, quanto al consenso derivano dalla ragione: poiché, come spiegheremo in seguito [ q. 74, a. 7 ], appartiene alla ragione superiore l'acconsentire al peccato.

Quindi gli stessi peccati sono carnali e spirituali.

Quindi non si distinguono tra loro.

4. Se alcuni peccati vanno detti in modo particolare carnali, sembra che si tratti di quei peccati in cui uno pecca contro il proprio corpo.

Ora, come dice l'Apostolo [ 1 Cor 6,18 ], « qualsiasi peccato l'uomo commetta è fuori del suo corpo.

Ma chi si dà all'impudicizia pecca contro il proprio corpo ».

Perciò la sola fornicazione dovrebbe essere un peccato carnale: e invece l'Apostolo [ Ef 5,3 ] enumera tra i peccati carnali anche l'avarizia.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] afferma che « dei sette vizi capitali cinque sono spirituali e due carnali ».

Dimostrazione:

Come si è già visto [ a. prec. ], i peccati ricevono la loro specie dall'oggetto.

Ora, ogni peccato consiste nella brama disordinata di un bene mutevole [ o creato ], nel possesso del quale si ha dunque un godimento disordinato.

Ora, da quanto abbiamo detto in precedenza [ q. 31, a. 3 ], risulta che il godimento è di due specie.

Il primo, proprio dell'anima, si esaurisce nella sola percezione della cosa desiderata: e questo può essere anche detto godimento spirituale, come quando uno gode della lode umana, o di altre cose del genere.

Il secondo godimento, naturale o fisico, è invece proprio del corpo, e si attua nel senso del tatto: e può anche essere detto godimento carnale.

Così dunque i peccati che consistono in un godimento spirituale sono detti peccati spirituali; quelli invece consistenti in un godimento della carne sono detti peccati carnali: come la gola, che riguarda il godimento dei cibi, e la lussuria, che si attua nei piaceri venerei.

Per cui anche l'Apostolo [ 2 Cor 7,1 ] ammonisce: « Purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito ».

Analisi delle obiezioni:

1. Come spiega la Glossa [ ord. ], questi vizi sono chiamati opere della carne « non perché si attuino nel piacere carnale: infatti carne qui sta per uomo, del quale si può dire che vive secondo la carne quando vive secondo i propri istinti ».

E la stessa cosa dice anche S. Agostino [ De civ. Dei 14, cc. 2,3 ].

E la ragione di ciò sta nel fatto che tutte le deficienze della ragione umana nascono in qualche modo dalla carnalità dei sensi.

2. È così risolta anche la seconda obiezioni.

3. Anche nei peccati carnali c'è un atto dello spirito, cioè un atto della ragione; ma il fine di questi peccati, da cui deriva la loro denominazione, è il godimento della carne.

4. Come spiega la Glossa [ ord. ], « nel peccato di fornicazione l'anima è così asservita al corpo che un uomo in quel momento non è in grado di pensare ad altro ».

Invece il piacere della gola, pur essendo carnale, non assorbe così la ragione.

- Oppure si può rispondere che nel peccato suddetto si fa un'ingiuria al corpo, che viene sregolatamente disonorato.

Per cui si dice che uno pecca contro il proprio corpo soltanto con tale peccato.

L'avarizia poi che viene enumerata tra i peccati carnali sta a indicare l'adulterio, che è un'usurpazione della sposa altrui.

- Oppure si può rispondere che la cosa di cui gode l'avaro è materiale, e sotto questo aspetto l'avarizia viene enumerata tra i peccati carnali, ma il godimento stesso non interessa la carne, bensì lo spirito: e così per S. Gregorio è un peccato spirituale.

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