Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se il peccato mortale e quello veniale differiscano nel genere

In 2 Sent., d. 42, q. 1, a. 4; De Malo, q. 7, a. 1; q. 10, a. 2

Pare che il peccato veniale e quello mortale non differiscano nel genere, così da rendere certi peccati mortali nel loro genere e altri veniali.

Infatti:

1. L'atto umano viene detto buono o cattivo nel suo genere in base alla materia, ossia all'oggetto, come si è rilevato in precedenza [ q. 18, a. 2 ].

Ora, in qualsiasi materia si può peccare sia mortalmente che venialmente: infatti un uomo può amare un bene transitorio o al disotto di Dio, e si ha il peccato veniale, o al disopra di Dio, e si ha il peccato mortale.

Perciò i peccati veniale e mortale non differiscono nel genere.

2. Si è detto sopra [ a. prec.; q. 72, a. 5; q. 87, a. 3 ] che il peccato mortale è irreparabile e quello veniale riparabile.

Ora, l'irreparabilità è propria del peccato di malizia, che secondo alcuni è imperdonabile; invece è proprio del peccato di debolezza, o di ignoranza, di essere riparabile o perdonabile.

Quindi il peccato mortale e quello veniale differiscono fra loro come i peccati di malizia e quelli di debolezza o di ignoranza.

Ma in tal caso non differiscono nel genere, bensì nelle loro cause, come si è visto sopra [ q. 77, a. 8, ad 1 ].

Quindi i peccati veniale e mortale non differiscono nel genere.

3. Sopra [ q. 74, a. 3, ad 3; a. 10 ] si è detto che i moti improvvisi, sia della sensualità che della ragione, sono peccati veniali.

Ma tali moti si verificano in ogni genere di peccato.

Quindi non esistono peccati veniali nel loro genere.

In contrario:

S. Agostino [ Serm. ad pop. 104 ] enumera alcuni generi di peccati veniali, e altri generi di peccati mortali.

Dimostrazione:

Il peccato veniale deriva il suo nome da venia [ o perdono ].

Perciò un peccato può dirsi veniale: primo, perché è stato perdonato; e in questo senso, come dice S. Ambrogio [ De Parad. 14 ], « qualsiasi peccato col pentimento diventa veniale ».

E questo peccato è detto veniale di fatto.

- Secondo, un peccato può essere veniale perché non ha in se stesso, in parte o in tutto, gli elementi che ne impediscono il perdono.

In parte, se in se stesso contiene qualcosa che ne diminuisce la colpa, come quando è compiuto per fragilità o per ignoranza.

E in questo caso è detto veniale nelle sue cause.

- In tutto, quando non toglie l'ordine al fine ultimo, così da meritare una pena non eterna, ma temporale.

Ed è questo il peccato veniale di cui ora intendiamo parlare.

Infatti è chiaro che i primi due [ tipi di peccato ] non hanno alcun genere determinato.

Invece il peccato veniale del terzo tipo può avere un genere determinato: cosicché certi peccati sono detti nel loro genere veniali, e altri mortali, in quanto il genere o la specie dell'atto sono determinati dall'oggetto.

Quando infatti la volontà si volge a qualcosa che di per sé si oppone alla carità, alla quale spetta ordinare l'uomo al fine ultimo, il peccato per il suo oggetto è mortale.

Per cui è mortale nel suo genere: sia esso contro l'amore di Dio, come la bestemmia, il giuramento falso e altro del genere, sia esso contro l'amore del prossimo, come l'omicidio, l'adulterio e simili.

Questi peccati sono quindi mortali nel loro genere.

- Talora invece la volontà del peccatore si volge verso cose che contengono in se stesse un certo disordine, senza però opporsi all'amore di Dio e del prossimo: tali sono le parole oziose, le risate smodate e altre cose simili.

E questi peccati sono veniali nel loro genere.

Siccome però gli atti morali traggono l'aspetto di bene o di male non solo dall'oggetto, ma anche dalla disposizione dell'agente, secondo le spiegazioni date in precedenza [ q. 18, aa. 4,6 ], talora capita che quanto è peccato veniale nel suo genere a motivo dell'oggetto divenga mortale dalla parte dell'agente: o perché questi costituisce in esso il fine ultimo, o perché lo indirizza a qualcosa che è peccato mortale, come chi si servisse di una parola oziosa per preparare un adulterio.

E similmente può capitare che quanto nel suo genere è peccato mortale divenga invece veniale dalla parte dell'agente: per il fatto, cioè, che l'azione è imperfetta, ossia non deliberata dalla ragione, principio proprio dell'atto peccaminoso; come si è detto sopra [ q. 74, a. 10 ] parlando dei moti improvvisi contro la fede.

Analisi delle obiezioni:

1. Per il fatto che uno sceglie un oggetto che si oppone alla carità di Dio mostra di preferirlo alla carità, e di amarlo più di Dio.

Quindi certi peccati che nel loro genere si oppongono alla carità implicano l'amore di qualcosa al disopra di Dio.

E così nel loro genere sono mortali.

2. L'obiezione si riferisce ai peccati detti veniali per le loro cause.

3. L'obiezione vale per i peccati che sono veniali per l'imperfezione dell'atto.

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