Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se i dieci precetti del decalogo siano convenientemente ordinati

II-II, q. 122, aa. 2 sqq.; In 3 Sent., d. 37, q. 1, a. 2, sol. 3

Pare che i dieci precetti del decalogo non siano convenientemente ordinati [ cf. Es 20; Dt 5,6ss ].

Infatti:

1. L'amore verso il prossimo sembra precedere l'amore verso Dio, poiché conosciamo meglio il prossimo che Dio, secondo le parole di S. Giovanni [ 1 Gv 4,20 ]: « Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede ».

Invece i primi tre precetti riguardano l'amore di Dio, e gli altri sette l'amore del prossimo.

Quindi i precetti del decalogo non sono convenientemente ordinati.

2. I precetti affermativi comandano gli atti di virtù, quelli negativi invece proibiscono gli atti peccaminosi.

Ora, secondo Boezio [ Comm. praed. 4 ], prima di piantare le virtù bisogna estirpare i vizi.

Quindi tra i precetti riguardanti il prossimo si dovevano mettere prima i negativi e poi gli affermativi.

3. I precetti della legge hanno per oggetto gli atti umani.

Ma l'atto interno precede sia la parola che l'atto esterno.

Perciò non era giusto mettere i precetti relativi al desiderio all'ultimo posto.

In contrario:

L'Apostolo [ Rm 13,1 ] afferma: « Le cose che sono da Dio, sono ordinate ».

Ma i precetti del decalogo, come si è visto [ a. 3 ], furono dati immediatamente da Dio.

Quindi sono convenientemente ordinati.

Dimostrazione:

Si è già notato [ a. 3; a. 5, ad 1 ] che i precetti del decalogo si limitano a quelle norme che la mente umana accetta subito senza insegnamento.

Ora, è evidente che la prontezza della ragione ad accettare una norma è proporzionale alla ripugnanza per il suo contrario.

Ma è anche evidente che la cosa più contraria alla ragione è il comportamento disordinato dell'uomo verso il proprio fine, poiché l'ordine della ragione parte dal fine.

Ora, il fine della vita e della società umana è Dio.

Perciò i precetti del decalogo prima di tutto dovevano ordinare l'uomo a Dio: poiché il contrario è il più grave dei mali.

Come anche in un esercito, che ha la sua coordinazione finale nel proprio capitano, il primo dovere è la sottomissione del soldato al suo comandante, e la colpa più grave è il suo contrario; il secondo dovere è invece l'intesa con gli altri commilitoni.

Tra le cose poi che ci ordinano a Dio si presenta per prima la fedeltà, che esclude ogni rapporto con i suoi nemici.

La seconda è il rispetto.

La terza è la prestazione del proprio servizio.

Ma è un delitto più grave, in un esercito, se un soldato pecca di infedeltà patteggiando col nemico che se talora manca di rispetto verso il capitano; e questo fatto a sua volta è più grave della negligenza nel prestargli qualche servizio.

Quanto invece ai precetti riguardanti il prossimo, è chiaro che ripugna maggiormente alla ragione, ed è un peccato più grave, trasgredire l'ordine dovuto in riferimento a quelle persone a cui si deve di più.

Quindi tra i precetti relativi al prossimo sta al primo posto il precetto che riguarda i genitori.

E anche tra gli altri precetti si nota lo stesso ordine secondo la gravità dei peccati [ corrispondenti ].

Infatti è più grave e più ripugnante alla ragione peccare con le opere che con le parole, e più con le parole che col pensiero.

E tra i peccati di opere l'omicidio, che toglie la vita di un uomo già esistente, è più grave dell'adulterio, col quale si toglie la certezza della prole futura; e l'adulterio è più grave del furto, che riguarda i beni esterni.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene attraverso i sensi il prossimo sia più conoscibile di Dio, tuttavia l'amore di Dio, come vedremo [ II-II, q. 25, a. 1; q. 26, a. 2 ], è il motivo dell'amore del prossimo.

Perciò i precetti riguardanti i doveri verso Dio andavano messi al primo posto.

2. Come Dio è per tutte le cose il principio universale dell'essere, così il padre è il principio dell'essere per un figlio.

È quindi giusto mettere il precetto riguardante i genitori subito dopo quelli riguardanti Dio.

La ragione invocata vale invece quando le norme affermative e negative riguardano lo stesso genere di opere.

Sebbene anche in questo caso essa non sia valida sotto tutti gli aspetti.

È vero, infatti, che in ordine esecutivo si deve prima estirpare il vizio e poi piantare la virtù, secondo le parole della Scrittura [ Sal 34,15; Is 1,16s ]: « Sta lontano dal male e fa' il bene », « Cessate di fare il male, imparate a fare il bene »; tuttavia in ordine di intenzione la virtù viene prima del peccato, poiché « con la riga diritta si giudica quella storta », come dice il Filosofo [ De anima 1,5 ].

E S. Paolo [ Rm 3,20 ] afferma che « è per mezzo della legge che si ha la conoscenza del peccato ».

Per tale motivo dunque i precetti affermativi dovevano venire prima.

Tuttavia il motivo ordinatore non è questo, bensì quello indicato sopra [ nel corpo ].

Poiché tra i precetti che riguardano Dio, cioè tra quelli della prima tavola, quello affermativo è l'ultimo, essendo la sua trasgressione meno grave.

3. Il peccato di pensiero è certamente il primo in ordine di esecuzione, tuttavia la sua proibizione non è immediata per la ragione umana.

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