Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se il primo precetto del decalogo sia ben formulato

I-II, q. 100, a. 6; In 3 Sent., d. 37, q. 1, a. 2, sol. 2

Pare che il primo precetto del decalogo non sia ben formulato.

Infatti:

1. L'uomo è più obbligato verso Dio che verso il padre terreno, secondo l'espressione di S. Paolo [ Eb 12,9 ]: « Non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita? ».

Ora, il precetto relativo alla pietà, con la quale si onora il proprio padre, è formulato in un modo affermativo [ Es 20,12 ]: « Onora il padre e la madre ».

Perciò a maggior ragione doveva essere affermativo il primo precetto della religione con la quale si onora Dio: specialmente se pensiamo che l'affermazione precede per natura la negazione.

2. Il primo precetto del decalogo riguarda la religione, come si è detto [ a. prec. ].

Ma la religione, essendo un'unica virtù, ha un unico atto.

Invece col primo precetto vengono proibiti tre atti [ Es 20,3ss ]: « Non avrai dèi stranieri al mio cospetto.

Non ti farai immagine alcuna.

Non ti prostrerai davanti ad esse e non le servirai ».

Quindi il primo precetto non è ben formulato.

3. S. Agostino [ Serm. 9,9 ] insegna che col primo precetto viene proibito il vizio della superstizione.

Ma oltre all'idolatria, come sopra [ q. 92, a. 2 ] si è visto, ci sono tante altre cattive superstizioni.

Quindi non basta proibire soltanto l'idolatria.

In contrario:

È sufficiente l'autorità della Scrittura.

Dimostrazione:

La legge ha il compito di rendere buoni gli uomini.

Perciò i suoi precetti vanno ordinati secondo l'ordine genetico, cioè seguendo il processo della bontà umana.

Ora, l'ordine genetico esige due cose.

Primo, la formazione primordiale dell'elemento più importante: come nella generazione dell'animale prima di tutto viene formato il cuore, e nella costruzione di una casa prima vengono gettate le fondamenta.

Ora, nella bontà dell'anima l'elemento primordiale è la bontà o rettitudine della volontà, di cui uno deve servirsi per raggiungere qualsiasi altro tipo di bontà.

Ma la rettitudine della volontà dipende dal suo oggetto, cioè dal fine.

Perciò, nell'educare l'uomo alla virtù mediante la legge, era prima di tutto necessario gettare le fondamenta della virtù di religione, che stabilisce i doverosi rapporti dell'uomo con Dio, fine ultimo della volontà umana.

Secondo, l'ordine genetico esige che vengano eliminati innanzi tutto gli ostacoli contrari al bene: come l'agricoltore prima ripulisce il campo e poi getta la semente, secondo l'esortazione di Geremia [ Ger 4,3 ]: « Dissodatevi un terreno incolto e non seminate fra le spine ».

Perciò quanto alla virtù di religione l'uomo in primo luogo doveva essere guidato a eliminarne gli ostacoli.

Ma il primo ostacolo in questo campo è l'adesione a una falsa divinità, secondo l'espressione evangelica [ Mt 6,24 ]: « Non potete servire a Dio e a mammona ».

Quindi col primo precetto della legge viene proibito il culto dei falsi dèi.

Analisi delle obiezioni:

1. Anche sulla religione viene dato un precetto affermativo [ Es 20,8 ]: « Ricordati del giorno di sabato per santificarlo ».

Ma prima bisognava porre dei precetti negativi, per eliminare gli impedimenti.

Sebbene infatti l'affermazione preceda per natura la negazione, tuttavia in ordine genetico, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ], viene prima la negazione, con la quale si tolgono gli ostacoli.

Specialmente poi trattandosi delle cose di Dio nelle quali, come afferma Dionigi [ De cael. hier. 2,3 ], le negazioni vanno preferite alle affermazioni, data la nostra insufficienza.

2. Il culto dei falsi dèi si presentava sotto due forme.

Alcuni adoravano come dèi delle creature senza ricorrere a immagini: infatti Varrone [ cf. Agost., De civ. Dei 4,31 ] riferisce che gli antichi Romani venerarono a lungo gli dèi senza fare uso di simulacri.

E questo culto viene proibito con quel primo comando: « Non avrai dèi stranieri ».

- Altri invece veneravano i falsi dèi nelle loro immagini.

Per cui fu necessario proibire sia la fabbricazione di tali immagini, con quelle parole: « Non ti farai immagine alcuna », sia il culto verso di esse, con quelle altre parole: « Non le servirai », ecc.

3. Tutte le altre superstizioni derivano da un patto tacito o espresso col demonio.

Perciò esse rientrano tutte sotto quella proibizione: « Non avrai dèi stranieri ».

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