Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la vanagloria si contrapponga alla magnanimità

In 2 Sent., d. 42, q. 2, a. 4

Pare che la vanagloria non si contrapponga alla magnanimità.

Infatti:

1. Come si è già visto [ a. prec. ], è proprio della vanagloria vantarsi o di cose inesistenti, e ciò rientra nella menzogna, o di cose terrene e caduche, e ciò rientra nella cupidigia; oppure basarsi sul giudizio degli uomini, che è incerto, e questo è un atto di imprudenza.

Ora, tali vizi non si contrappongono alla magnanimità.

Quindi neppure la vanagloria.

2. La vanagloria non si contrappone alla magnanimità per difetto, come la pusillanimità, che pare incompatibile con la vanagloria.

Parimenti non le si contrappone per eccesso poiché così, come si è visto [ q. 130, a. 2; q. 131, a. 2 ], si contrappongono alla magnanimità la presunzione e l'ambizione, che differiscono dalla vanagloria.

Perciò la vanagloria non si contrappone alla magnanimità.

3. Nel commentare le parole di S. Paolo ai Filippesi [ Fil 2,3 ]: « Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria », la Glossa [ ord. ] afferma: « Vi erano tra loro alcuni dissenzienti, inquieti, che litigavano per vanagloria ».

Ma il litigio non si contrappone alla magnanimità.

Quindi neppure la vanagloria.

In contrario:

Cicerone [ De off. 1,20 ] scrive: « Dobbiamo guardarci dalla brama della gloria: essa infatti toglie all'anima la sua libertà, per la quale il magnanimo deve lottare con tutte le sue forze ».

Perciò la vanagloria si contrappone alla magnanimità.

Dimostrazione:

La gloria, come si è già notato [ q. 103, a. 1, ad 3 ], è un effetto dell'onore e della lode: poiché dal ricevere lodi, o altri attestati di riverenza, uno si rende chiaro o illustre nella conoscenza altrui.

E poiché la magnanimità, come si è visto [ q. 129, aa. 1,2 ], ha per oggetto l'onore, di conseguenza abbraccia anche la gloria; e come essa si serve con moderazione di quello, così pure usa moderatamente di questa.

Quindi il desiderio smodato della gloria si contrappone direttamente alla magnanimità.

Analisi delle obiezioni:

1. È incompatibile con la magnanimità l'apprezzare le cose piccole fino al punto di gloriarsene: per cui Aristotele [ Ethic. 4,3 ] afferma che per il magnanimo l'onore « è una cosa da poco ».

E così pure egli stima un cosa da poco quanto viene cercato in vista dell'onore, p. es. la potenza e le ricchezze.

- Parimenti è incompatibile con la magnanimità il gloriarsi di cose inesistenti.

Aristotele [ ib. ] infatti scrive che il magnanimo « fa più caso della verità che dell'opinione ».

- Inoltre è incompatibile con la magnanimità il gloriarsi degli attestati della lode umana come se fossero di grande valore.

Per cui Aristotele aggiunge che il magnanimo « non si preoccupa di essere lodato ».

- Quindi nulla impedisce che quanto si contrappone ad altre virtù si contrapponga anche alla magnanimità, in quanto si tengono per grandi delle cose che in realtà sono piccole.

2. Il vanaglorioso nella realtà è al di sotto del magnanimo, poiché si gloria di cose che il magnanimo considera piccole, come sopra [ ad 1 ] si è detto, ma nella sua opinione si contrappone al magnanimo per eccesso: poiché la gloria che desidera la considera come qualcosa di grande, e tende ad essa oltre ai suoi meriti.

3. Come si è già notato [ q. 127, a. 2, ad 2 ], l'opposizione dei vizi [ alle virtù ] non viene desunta dai loro effetti.

Tuttavia anche la facilità di attaccar lite si contrappone alla magnanimità: poiché si litiga soltanto per delle cose che si stimano grandi.

Per cui il Filosofo [ l. cit. ] ha scritto che il magnanimo « non è litigioso, poiché nulla per lui è grande ».

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