Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la verginità sia una virtù

I-II, q. 64, a. 1, ad 3; In 4 Sent., d. 33, q. 3, a. 2; C. G., III, c. 136; De Virt., q. 5, a. 2, ad 7; In 2 Ethic., lect. 2

Pare che la verginità non sia una virtù.

Infatti:

1. Secondo il Filosofo [ Ethic. 2,1 ], « nessuna virtù è in noi per natura ».

La verginità è invece una cosa innata: poiché nel nascere tutti sono vergini.

Quindi la verginità non è una virtù.

2. Come sopra [ I-II, q. 65, a. 1 ] si è dimostrato, chi ha una virtù le ha tutte.

Ma ci sono alcuni che hanno tutte le virtù senza avere la verginità: altrimenti nessuno potrebbe raggiungere il regno dei cieli, per cui sono richieste le virtù, senza la verginità; il che equivarrebbe a condannare il matrimonio.

Quindi la verginità non è una virtù.

3. Tutte le virtù vengono restaurate dalla penitenza.

Non così invece la verginità, poiché S. Girolamo [ Epist. 22 ] ha scritto: « Pur potendo Dio fare ogni altra cosa, non può tuttavia reintegrare una vergine dopo la caduta ».

Quindi la verginità non è una virtù.

4. Una virtù non viene perduta se non con il peccato.

Ma la verginità può essere perduta senza peccato, cioè col matrimonio.

Quindi la verginità non è una virtù.

5. La verginità si contrappone alla vedovanza e alla castità coniugale.

Ma queste due ultime non sono virtù.

Quindi non lo è neppure la verginità.

In contrario:

Scrive S. Ambrogio [ De virg. 1,3 ]: « L'amore della verginità ci invita a dirne qualcosa: perché non sembri che si passi sotto silenzio questa virtù, che è una delle principali ».

Dimostrazione:

L'elemento formale e costitutivo della verginità, come sopra [ aa. 1,2 ] si è detto, è il proposito di astenersi in perpetuo dai piaceri venerei: proposito che è reso lodevole dal fine, che è quello di attendere alle cose divine.

La materia invece della verginità è l'integrità della carne, mediante la privazione assoluta del piacere venereo.

Ora, è risaputo che dove c'è una materia speciale avente una particolare eccellenza, lì deve trovarsi una virtù speciale: come è evidente nel caso della magnificenza, che ha per oggetto le grandi spese, per cui è una virtù speciale distinta dalla liberalità, che ha invece per oggetto l'uso del danaro in genere.

Ora, il conservarsi immuni da ogni esperienza del piacere venereo ha un'eccellenza superiore al conservarsi immuni da ogni piacere disordinato.

Perciò la verginità è una virtù speciale, che sta alla castità come la magnificenza alla liberalità.

Analisi delle obiezioni.

1. Gli uomini devono alla loro nascita ciò che è materiale nella verginità, cioè l'integrità della carne immune dall'esperienza del piacere venereo.

Non devono però alla natura l'elemento formale, cioè il proposito di conservare questa integrità per il Signore.

Ora, è da questo che la verginità ha natura di virtù.

Per cui S. Agostino [ De virginit. 11 ] ha scritto: « Ciò che noi lodiamo nelle vergini non è il fatto di essere vergini, ma di essere vergini consacrate a Dio ».

2. La connessione delle virtù va riscontrata nel loro elemento formale, cioè nella carità o nella prudenza, come sopra [ q. 129, a. 3, ad 2 ] si è spiegato, e non già nella loro materia.

Nulla infatti impedisce che una persona virtuosa abbia la materia di una virtù senza avere quella di un'altra: come un povero può avere la materia della temperanza senza avere quella della munificenza.

E allo stesso modo uno può avere le altre virtù senza la materia propria della verginità, che è l'integrità della carne.

Tuttavia egli può avere l'elemento formale della verginità: cioè il proposito di conservare questa integrità secondo la preparazione dell'animo, vale a dire nel caso che ciò gli fosse richiesto.

Come un povero può avere secondo la preparazione dell'animo il proposito di fare delle spese munifiche, se la cosa fosse di sua competenza; e chi è nella prosperità può avere l'animo preparato a sopportare con pazienza le avversità.

E senza questa preparazione dell'animo nessuno può essere virtuoso.

3. Le virtù vengono restaurate dalla penitenza nel loro elemento formale, non già nel loro elemento materiale.

Se infatti una persona munifica dissipa le sue ricchezze, la penitenza non gliele restituisce.

Parimenti chi perde col peccato la propria verginità non può ricuperare con la penitenza ciò che forma la materia di essa, ma solo il proposito di custodirla.

A proposito poi dell'elemento materiale della verginità c'è qualcosa che può essere riparato da Dio, cioè l'integrità fisica, che è accidentale nella verginità, come sopra [ a. 1 ] si è visto.

C'è però qualcosa che non può essere riparato neppure per miracolo, cioè il fatto che uno ha sperimentato il piacere venereo: poiché Dio non può fare che non siano avvenute le cose che sono avvenute, come si disse nella Prima Parte [ q. 25, a. 4 ].

4. La verginità in quanto virtù implica il proposito, confermato con voto, di custodire la propria integrità: infatti S. Agostino [ De virginit. 8 ] ha scritto che mediante la verginità « si vota, si consacra e si serba al Creatore dell'anima e del corpo l'integrità della carne ».

Quindi la verginità in quanto virtù non può essere perduta che col peccato.

5. La castità coniugale merita lode solo perché si astiene dai piaceri illeciti: per cui non ha un'eccellenza particolare al di sopra della castità comune.

La vedovanza aggiunge invece qualcosa alla castità comune, però non raggiunge ciò che è perfetto in questa materia, cioè l'immunità assoluta da tutti i piaceri venerei, il che è proprio della verginità.

E così soltanto la verginità viene considerata una virtù speciale, che eccelle sulla castità come la magnificenza sulla liberalità.

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