Summa Teologica - II-II

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Articolo 10 - Se nel medesimo genere di peccato la colpa di un religioso sia più grave di quella di un secolare

Supra, q. 184, a. 8; In Hebr., c. 10, lect. 3

Pare che nel medesimo genere di peccato la colpa di un religioso non sia più grave di quella di un secolare.

Infatti:

1. Nella Scrittura [ 2 Cr 30,18s ] si legge: « Il Signore che è buono perdonerà a tutti coloro che hanno il cuore disposto a ricercare il Signore Dio dei loro padri, e non imputerà ad essi il fatto di non essersi sufficientemente santificati ».

Ora, pare che i religiosi cerchino il Signore Dio dei loro padri più dei secolari, i quali non offrono completamente se stessi e le loro cose a Dio, riservandosene una parte, come nota S. Gregorio [ In Ez hom. 20 ].

Perciò se in qualcosa essi si scostano dalla santità, pare che ciò debba essere loro imputato meno [ che agli altri ].

2. Se un peccatore compie delle opere buone, Dio si adira meno contro i suoi peccati: così infatti si legge nella Scrittura [ 2 Cr 19,2s ]: « Potevi dunque amare coloro che odiano il Signore?

Per questo lo sdegno del Signore è contro di te.

Tuttavia in te si sono trovate cose buone ».

Ora, i religiosi compiono opere buone più dei secolari.

Se quindi fanno dei peccati, Dio si adira meno contro di loro.

3. La vita presente non può trascorrere senza peccati, poiché come dice S. Giacomo [ Gc 3,2 ]: « Tutti manchiamo in molte cose ».

Se quindi i peccati dei religiosi fossero più gravi di quelli dei secolari, ne seguirebbe che la loro condizione sarebbe peggiore di quella di chi rimane nel mondo.

E allora non sarebbe un proposito assennato quello di entrare in religione.

In contrario:

È giusto lamentare di più il male più grave.

Ora, i peccati che più si devono lamentare sono quelli di coloro che si trovano nello stato di santità e di perfezione, poiché in Geremia [ Ger 23,9 ] si legge: « Mi si spezza il cuore nel petto », e poco dopo [ Ger 23,11 ]: « Persino il profeta, persino il sacerdote sono empi, persino nella mia stessa casa ho trovato la loro malvagità ».

Quindi i religiosi e gli altri che sono nello stato di perfezione, a parità di condizioni, peccano più gravemente.

Dimostrazione:

In tre modi il peccato dei religiosi può essere più grave del peccato della medesima specie commesso da un secolare.

Primo, se è contro i voti religiosi, come nel caso della fornicazione o del furto: poiché il religioso con la fornicazione va contro il voto di castità e con il furto va contro il voto di povertà, e non solo contro i comandamenti di Dio.

- Secondo, se viene commesso per malizia: poiché così un religioso mostra di essere più ingrato verso i benefici di Dio, grazie ai quali era stato innalzato allo stato di perfezione.

Infatti l'Apostolo [ Eb 10,29 ] afferma che il cristiano « merita maggiori castighi », poiché peccando « calpesta il Figlio di Dio » col suo disprezzo.

Da cui il lamento del Signore [ Ger 11,15 ]: « Che ha da fare il mio diletto nella mia casa, con la sua perversa condotta? ».

- Terzo, il peccato di un religioso può essere più grave per lo scandalo: poiché molti guardano alla sua condotta.

Da cui le parole di Geremia [ Ger 23,14 ]: « Tra i profeti di Gerusalemme ho visto cose nefande: commettono adultèri e praticano la menzogna; danno mano ai malfattori, sì che nessuno si converte dalla sua malvagità ».

Se però un religioso non per disprezzo, ma per fragilità o ignoranza, commette senza scandalo, p. es. di nascosto, un peccato che non è contro i voti della sua professione, la sua colpa è più leggera di quella di un secolare che fa un peccato dello stesso genere.

Poiché il suo peccato, se è veniale, è quasi sommerso dalle molte opere buone che egli compie.

E se è mortale, egli risorge più facilmente.

Prima di tutto perché la sua intenzione è orientata verso Dio; e se per un momento devia, torna con facilità alle disposizioni precedenti.

Per questo, commentando quell'espressione dei Salmi [ Sal 37,24 ]: « Se cade, non rimane a terra », Origene [ In Ps 36 hom. 4 ] scrive: « Quando l'iniquo pecca, non si pente e non è capace di emendarsi.

Il giusto invece sa emendarsi: come colui che aveva detto: "Non conosco quell'uomo", poco dopo a uno sguardo del Signore cominciò a piangere amaramente; e quegli che da una terrazza aveva visto una donna e aveva ceduto alla concupiscenza, seppe dire: "Contro di te ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l'ho fatto" ».

- Inoltre il religioso è aiutato a risorgere dai confratelli, secondo le parole della Scrittura [ Qo 4,10 ]: « Se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro.

Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi »

Analisi delle obiezioni:

1. Quel testo parla dei peccati commessi per fragilità o ignoranza, non di quelli commessi per disprezzo.

2. Giosafat, al quale sono rivolte quelle parole, non aveva peccato per malizia, ma per una debolezza nelle sue affezioni umane.

3. I giusti non commettono facilmente peccati di malizia; tuttavia talora cadono in peccati di ignoranza o di fragilità, dai quali facilmente risorgono.

Se però arrivano a peccare per disprezzo, allora diventano le persone più perverse e incorreggibili, secondo la descrizione di Geremia [ Ger 2,20 ]: « Già da tempo hai infranto il tuo giogo, hai spezzato i tuoi legami e hai detto: "Non ti servirò!".

Infatti sopra ogni colle elevato e sotto ogni albero verde ti sei prostituita ».

E S. Agostino [ Epist. 78 ] scrive: « Dacché ho cominciato a servire Dio, ho sperimentato che come è difficile trovare uomini più santi di quelli che nei monasteri si sono perfezionati, così è difficile trovarne di peggiori di quelli che nei monasteri si sono pervertiti».

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