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Lettera 78

Scritta tra il 401 e il 408.

Un certo Speranza, appartenente al monastero di Agostino ad Ippona, accusato dal prete Bonifacio aveva rigettato la colpa sullo stesso accusatore: Agostino esorta i fedeli a non lasciarsi turbare dagli scandali e ricorda di aver inviato i due, al sepolcro di S. Felice di Nola perché Dio svelasse la verità con un miracolo ( n. 1-13 ).

Agostino s'era preoccupato che la cosa avvenisse in segreto, ma siccome era stata risaputa, permette che nel frattempo insieme coi nomi degli altri preti non venga letto pure il nome di Bonifacio ( n. 4 ), mentre esorta tutti ad astenersi da giudizi e sospetti ( n. 5-6 ).

Li prega di non accrescere il suo dolore e detta delle norme sul modo di combattere l'eresia e non gli eretici, e di non disprezzare i buoni se tra loro c'è qualche malvagio ( n. 7-9 ).

Agostino saluta nel Signore i dilettissimi fratelli, il clero, i notabili, tutti i fedeli della Chiesa di Ippona ch'egli serve nell'amore di Cristo

1 - Rafforzare la fede di fronte agli scandali

Dio volesse che vi deste a considerare attentamente la sacra Scrittura ogni qualvolta succedono degli scandali!

Oh, allora non avreste bisogno dell'aiuto della mia parola, ma trovereste piuttosto conforto in Colui nel quale lo trovo anch'io!

Egli ha predetto per mezzo della sacra Scrittura non solo i beni che darà in premio ai suoi santi e fedeli ma altresì i mali di cui sarebbe stato pieno il mondo; e s'è preoccupato di consegnarli nella sacra Scrittura, affinché i beni che verranno dopo la fine del mondo li aspettassimo con maggiore certezza di quella che abbiamo di sperimentare i mali ugualmente predetti e che precederanno la fine del mondo.

Ecco perché l'Apostolo dice: Tutto quel che fu scritto, fu scritto perché fossimo ammaestrati, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci vengono dalle Scritture, avessimo la speranza rivolta a Dio. ( Rm 15,4 )

Che bisogno c'era poi che lo stesso Signore Gesù non solo dicesse: Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del loro Padre, ( Mt 13,43 ) ciò che sarebbe avvenuto dopo la fine del mondo, ma esclamasse pure: Guai al mondo a causa degli scandali? ( Mt 18,7 )

Non disse forse così solo perché non ci lusingassimo di poter giungere alla patria della felicità eterna, se non a condizione che non ci scoraggiassimo nelle prove derivanti dalle molestie temporali?

E che bisogno c'era che dicesse: Poiché aumenterà l'iniquità, si raffredderà la carità di molti?

Perché coloro, dei quali parla immediatamente dopo dicendo: Chi avrà perseverato fino alla fine, questi sarà salvo, ( Mt 24,12s ) vedendo raffreddarsi la carità per il dilagare dell'iniquità, non si turbassero né si spaventassero né si perdessero di coraggio come sorpresi da eventi inaspettati e improvvisi, ma piuttosto, vedendo l'avveramento di quanto era stato predetto molto tempo prima, perseverassero pazientemente fino alla fine e avessero così la certezza di ricevere il premio di regnare, dopo la fine, nella vita che non avrà mai fine.

2 - Gli scandali non devono raffreddare la carità

A proposito quindi di questo scandalo, a causa del quale alcuni si sentono turbati per via del prete Bonifacio, non vi dico già, miei carissimi, che non dovete sentirne dolore, poiché quelli che non lo sentissero, dimostrerebbero di non possedere la carità di Cristo; quelli invece che ne godono, dimostrano che in essi abbonda la malvagità del diavolo.

Non già che nel prete suddetto sia risultata palese alcuna colpa degna di condanna, ma si è che due del nostro monastero si trovano in una condizione tale, che l'uno di essi è ritenuto senza dubbio un depravato e l'altro presso alcuni gode di cattiva fama, presso altri invece gode di una fama sospetta, anche se la coscienza di lui non fosse macchiata.

Addoloratevi di questi fatti veramente deplorevoli, ma non sino al punto che per il dolore la vostra carità abbia a raffreddarsi, ma piuttosto ravvivatela per pregare più ardentemente il Signore, affinché, se il vostro prete è innocente, la divina sentenza lo restituisca presto al suo ministero, facendolo apparire chiaramente innocente: Io sono più propenso a credere ciò, per il fatto che, quando s'è accorto dell'infame ed immonda passione del confratello, non ha né acconsentito né taciuto.

Se invece, sentendosi colpevole ( cosa che non oso neppure sospettare ), ha voluto recare danno al buon nome dell'altro, per non essere riuscito ad imbrattarne la bella virtù, come sostiene l'altro con cui è in causa, il Signore non gli permetta di tenere nascosta la sua malvagità; cosicché per mezzo del giudizio di Dio, si renda manifesta la colpa dell'uno o dell'altro, che gli uomini non riescono a scoprire.

3 - I due rimessi al giudizio di Dio

Sono rimasto tormentato a lungo per questo caso senza trovare il modo di dimostrare in maniera convincente colpevole l'uno dei due, pur propendendo ancora a prestar fede piuttosto al prete; e così in un primo tempo avevo pensato di rimettere entrambi al giudizio di Dio, finché non venisse a galla qualche elemento contro quello di essi che mi era sospetto, per non vedermi costretto per caso a cacciarlo dal nostro monastero senza giusto e palese motivo.

Quello faceva di tutto per essere promosso alla dignità di prete per mio mezzo nel monastero o altrove per mezzo di altro mediante mie lettere testimoniali, mentre io invece non sapevo decidermi in nessun modo ad imporre le mani per ordinare quell'individuo, a me tanto sospetto, e neppure a presentarlo con commendatizie ad un collega d'episcopato; per questo egli cominciò ad agitarsi e a fare la voce grossa, pretendendo che, qualora egli non venisse accolto nell'ordine dei preti, non si dovesse permettere neppure al prete Bonifacio di rimanere nella sua dignità.

In seguito a questa provocazione, capii che Bonifacio non voleva si desse motivo di scandalo ad anime deboli e propense a sospettare della sua vita, ma che era anzi disposto a sacrificare la propria dignità ecclesiastica di fronte agli uomini, anziché arrivare al punto di mettere inutilmente a soqquadro la Chiesa per causa di quella contesa, in cui non gli sarebbe stato possibile dimostrare la sua innocenza a persone ignoranti e propense al dubbio e al sospetto.

Scelsi allora una via di mezzo e li esortai ad obbligarsi con mutuo accordo di recarsi in un santuario, ove il pensiero di terribili interventi miracolosi ivi operati avrebbe messo più facilmente in luce chi dei due avesse la coscienza sporca e lo avrebbe costretto a confessare la colpa, o per mezzo di qualche castigo o del timore di questo.

Iddio è certo dappertutto, e non può essere limitato o circoscritto in nessun luogo il creatore d'ogni cosa, che dai suoi veri adoratori dev'essere adorato in spirito e verità ( Gv 4,23s ) perché, come esaudisce nel segreto, così pure nel segreto giustifichi e dia ricompensa; riguardo però alle manifestazioni di Dio che possono essere viste e conosciute dagli uomini, chi mai può scrutare i suoi disegni per cui certi prodigi avvengono in certi luoghi e non in altri?

A molti è ben nota la santità del luogo ove è sepolto il corpo del beato Felice da Noia; ho quindi voluto che i due si recassero colà perché di lì mi si può scrivere più facilmente e più fedelmente quanto per intervento divino sarà manifestato relativamente all'uno o all'altro di essi: anch'io infatti so come a Milano presso il sepolcro dei Santi, ove i demoni fanno prodigiosamente terribili confessioni, un ladro recatosi colà per ingannare giurando il falso si trovò costretto a confessare il suo furto e a restituire la refurtiva.

Forse che l'Africa - direte voi - non è anch'essa piena di corpi di santi martiri?

Certo: eppure sappiamo che in nessun altro luogo sono accaduti miracoli così strepitosi.

Infatti, a quanto dice l'Apostolo: Non tutti i Santi hanno il dono delle guarigioni, né tutti hanno il dono di discernere gli spiriti; ( 1 Cor 12,30 ) così pure il Signore che distribuisce i suoi doni come vuole, ( 1 Cor 12,11 ) ha disposto pure che non in tutti i sepolcri di martiri avvengano tali prodigi.

4 - Equità e prudenza di Agostino

Orbene, io avrei voluto evitare che arrivasse a vostra conoscenza questo cocente dispiacere del mio cuore, per non turbarvi arrecandovi un'atroce ed inutile pena; forse però Dio non ha voluto che la cosa vi rimanesse ignota affinché vi associate a me nella fervente preghiera al fine di ottenere che si degni di manifestarci quanto Egli sa di questa faccenda in cui noi non riusciamo a veder chiaro.

Ecco il motivo per cui non ho osato né cancellare né escludere dalla lista ufficiale dei colleghi il nome del prete Bonifacio per non dare l'impressione che volessi far torto all'autorità di Dio, sotto il cui giudizio pende ancora la causa: io invece darei tale impressione se volessi prevenire con un mio verdetto quello che dovrà pronunciare Dio stesso, cosa che non fanno neppure i giudici secolari allorché una causa intricata è differita al magistrato superiore, non osando essi mutare nulla finché la causa resta sospesa.

D'altronde in un Concilio di vescovi fu già stabilito che non si deve sospendere dalla comunione nessun membro del clero, la cui colpa non sia stata irrefutabilmente provata, tranne il caso in cui egli non si sia presentato al dibattito giudiziale della propria causa.

Ciò nondimeno Bonifacio si è abbassato e umiliato fino al punto di non ricevere lettere commendatizie con le quali potrebbe durante il viaggio ricevere gli onori dovuti al suo grado, affinché nel paese dove l'uno e l'altro sono sconosciuti ricevessero lo stesso trattamento.

Ed ora, se vi piace che il suo nome non sia letto nel registro dei preti per non offrire un pretesto a quanti - come dice l'Apostolo - vanno in cerca di pretesti, ( 2 Cor 11,12 ) cioè a quelli che non vogliono accostarsi alla Chiesa, questo fatto non sarà imputabile a me, ma a coloro che ne saranno stati la causa.

Qual danno, d'altronde, può derivare a Bonifacio per il fatto che il suo nome non sia letto per volere dell'umana ignoranza, se dal libro dei viventi ( Sal 69,29 ) non lo cancella la cattiva coscienza?

5 - Evitare i sospetti e i giudizi temerari

Perciò, fratelli miei, voi che temete Dio, ricordatevi di quel che dice l'apostolo Pietro: Il diavolo, vostro avversario, gira attorno come un leone cercando chi divorare. ( 1 Pt 5,8 )

Chi poi egli non può divorare inducendolo al male, si sforza di colpirlo nella fama, affinché, se fosse possibile, si perda di coraggio per il fatto d'esser divenuto bersaglio degli insulti della gente e denigrato dalle male lingue e così cada nelle fauci di lui.

Se poi [ il diavolo ] non riesce a macchiare la fama dell'innocente, cerca di indurlo a giudicare con maligni sospetti il fratello, in modo che, impigliato come in una rete, egli venga inghiottito.

E chi mai sarebbe capace di comprendere o contare tutte le frodi e gl'inganni di Satana?

Per evitare tuttavia coteste tre specie d'insidie particolarmente connesse col caso presente e per non lasciarvi trascinare al male con l'imitazione di cattivi esempi, ecco quello che Dio vi dice per bocca dell'Apostolo: Non portate il medesimo giogo degli infedeli, qual consorzio infatti vi può essere fra la giustizia e l'iniquità o quale alleanza fra la luce e le tenebre? ( 2 Cor 6,14 )

In un altro passo dice pure: I cattivi discorsi guastano i buoni costumi; siate sobri e giusti e non vogliate peccare. ( 1 Cor 15,33s )

E perché non abbiate a scoraggiarvi a causa delle lingue dei denigratori, così dice per bocca del Profeta: Ascoltatemi, voi che conoscete la giustizia, o mio popolo, nel cui cuore abita la mia legge; non temete gli insulti della gente, non lasciatevi sopraffare dalla loro maldicenza né fate gran conto che vi disprezzino, poiché saranno divorati dal tempo come un vestito, e come lana saranno rosi dalla tignola, mentre la mia giustizia dura in eterno. ( Is 51,8 )

Infine perché non vi perdiate facendo sospetti temerari per malanimo contro i servi di Dio, ricordatevi dell'ammonimento dell'Apostolo: Non giudicate nulla prima del tempo, finché non venga il Signore, il quale metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre e renderà palesi i disegni del cuore; allora ciascuno avrà da Dio la lode che si merita. ( 1 Cor 4,5 )

Così pure sta scritto: Le cose manifeste lo sono per voi; quelle occulte invece sono tali per il Signore Dio vostro. ( 1 Cor 5,12s )

6 - Gli scandali delle persone sacre sfruttati dagli avversari della Chiesa

È chiaro che simili fatti accadono nella Chiesa non senza gran dispiacere dei santi e dei fedeli; ci consoli tuttavia Colui che ha predetto ogni avvenimento e ci ha esortato a non raffreddarci per l'aumento dell'iniquità, ma di perseverare fino alla fine per poterci salvare. ( Mt 24,12; Mt 10,22 )

Poiché, per quel che mi riguarda, se vi è in me anche solo un briciolo della carità di Cristo, chi di voi è ammalato senza che lo sia anch'io, chi subisce scandali senza ch'io ne arda? ( 2 Cor 11,29 )

Non accrescete dunque i miei tormenti lasciandovi abbattere o dai falsi sospetti o dai peccati altrui; no, non accresceteli, ve ne scongiuro, perché non mi veda costretto a dire di voi: Aggiunsero dolore al dolore delle mie piaghe. ( Sal 69,27 )

Coloro infatti che godono di questi nostri dispiaceri, già predetti tanto prima nella persona di Cristo dal salmo che dice: Parlavano contro di me quelli che stavano seduti presso la porta, contro di me cantavano canzoni i beoni, ( Sal 69,13 ) noi li sopportiamo con più rassegnazione, sapendo però bene che abbiamo il dovere di pregare anche per essi e di voler bene anche a loro.

Cos'altro infatti stanno aspettando costoro, cos'altro stanno spiando se non che appena un vescovo o un membro del clero o un monaco o una vergine cadono, lo facciano credere e lo mettano in piazza e sostengano che tutte le persone sacre sono tali, sebbene non tutti si possano scoprire?

Eppure essi stessi, quando una donna sposata viene trovata adultera, non ripudiano affatto la propria moglie né permettono d'accusare la propria madre.

Quando invece sentono parlare di qualche colpa anche se falsa o se ne scopre qualcuna vera, che riguardi persone consacrate a Dio, eccoli insorgere contro di noi, darsi da fare, andare attorno perché quella colpa venga creduta comune a tutti.

Cotali cialtroni che provano piacere nel malignare a proposito delle nostre sofferenze, possono esser paragonati ai cani ricordati nel Vangelo - qualora questi debbano intendersi come simbolo delle persone perverse - a quei cani che lambivano le ulcere del povero Lazzaro che giaceva davanti alla porta del ricco e che tollerava ogni sorta di pene e di ingiurie in attesa di giungere al riposo nel seno di Abramo. ( Lc 16,20-22 )

7 - Dolore comune

Quanto poi a voi, non datemi altre molestie, proprio voi che avete un po' di speranza in Dio non moltiplicate le stesse piaghe ch'essi lambiscono; per causa loro io corro continui pericoli e sono esposto a lotte esterne, a timori intimi, a pericoli nelle città, a pericoli nel deserto, a pericoli da parte dei pagani, a pericoli da parte dei falsi fratelli. ( 2 Cor 7,5; 2 Cor 11,26 )

Voi - lo so bene - ne provate dolore, ma forse che il vostro è più acuto del mio?

So bene che ne siete turbati, ma temo che sentendo gli insulti dei maldicenti, si perda di coraggio e perisca il debole per il quale è morto Cristo. ( 1 Cor 8,11 )

Non aumenti proprio per causa vostra il mio dolore, poiché non sono stato io a causare il vostro.

Mi sono infatti sforzato di prendere tutte le precauzioni affinché, nei limiti del possibile, non si trascurasse di scongiurare questa sventura, per non arrecare infruttuoso rincrescimento agli spiriti forti e pericoloso turbamento a quelli deboli.

Ad ogni modo, Colui che ha permesso che foste messi alla prova, speriamo che vi dia pure la forza di sostenerla, v'illumini con la sua legge, vi ammaestri e vi renda meno duri i giorni cattivi, finché non si scavi la fossa del peccatore. ( Sal 94,12s )

8 - Si deve combattere l'eresia, non già gli eretici

Sento dire che alcuni di voi hanno provato maggior dispiacere per questo incidente che per l'apostasia dei due diaconi venuti nella nostra comunione dalla setta di Donato, dalla quale essi avevano preso occasione di farsi beffe della scuola di Proculeiano vantandosi, per così dire, della nostra persona perché nulla di simile è accaduto tra i chierici della nostra scuola.

Chiunque di voi abbia fatto ciò, ve lo dico apertamente, non ha fatto bene.

Ecco, Dio vi ha insegnato che colui che si vanta, si vanti nel Signore. ( 1 Cor 1,31 )

Agli eretici poi non rinfacciate se non il fatto di non essere cattolici, per non rendervi simili ad essi, i quali, in mancanza di argomenti per difendere la causa della loro separazione, cercano di raccogliere gli scandali di altre persone e ne divulgano moltissimi in modo del tutto falso e siccome non hanno argomenti validi per impugnare e oscurare la verità della sacra Scrittura, dalla quale è messa in risalto la verità della Chiesa Cattolica, diffusa su tutta la faccia della terra, cercano di rendere odiose le persone da cui essa è predicata, sul conto delle quali arrivano persino ad inventare ogni sorta di menzogne che vengono loro in mente.

Voi però non così avete imparato da Cristo, se pure lo avete inteso bene e siete stati ammaestrati in lui. ( Ef 4,20s )

Egli infatti ha premunito i suoi fedeli anche riguardo ai cattivi dispensatori dei suoi misteri, che peccano con le loro cattive azioni mentre predicano i buoni precetti di lui, nel passo che dice: Fate quel che vi insegnano, ma non fate quel che fanno, perché dicono ma non fanno. ( Mt 23,3 )

Pregate per me, affinché dopo aver predicato agli altri, non sia per caso trovato reprobo. ( 1 Cor 9,27 )

Quando vi vantate - dicevo - vantatevi nel Signore, non di me, poiché per quanto la disciplina regolare del mio monastero sia vigilata, sono uomo anche io e vivo in mezzo a uomini e non presumo che il mio monastero sia migliore dell'arca di Noè, dove pure tra otto persone si trovò un reprobo, ( Gen 7,13; Gen 9,22-27 ) né presumo che sia migliore della casa di Abramo, dove pure il Signore diede l'ordine: Caccia via l'ancella e suo figlio. ( Gen 21,10 )

Non presumo nemmeno che sia migliore della casa di Isacco, dei cui due gemelli è detto: Ho amato Giacobbe e ho riprovato Esaù; ( Ml 1,2 ) né che sia migliore della casa dello stesso Giacobbe, dove il figlio profanò con l'incesto il talamo paterno, ( Gen 49,4 ) né della casa di Davide, il cui figlio commise incesto con la sorella ( 2 Sam 13,14 ) e l'altro figlio si ribellò alla santa mansuetudine del padre; ( 2 Sam 15,12 ) né che sia migliore di coloro che facevano vita comune con l'apostolo Paolo, il quale, se fosse vissuto con persone tutte buone, non avrebbe parlato, come più su ho ricordato, di lotte esterne, di timori intimi, ( 2 Cor 7,5 ) né, parlando della santità e della fede di Timoteo, avrebbe detto: Non ho alcuno che si preoccupi sinceramente di voi, tutti cercano gli interessi propri e non quelli di Gesù Cristo; ( Fil 2,20s ) né pretendo che il mio monastero sia migliore della comunità dello stesso Signore nostro Gesù Cristo, nella quale gli Undici buoni tollerano quel perfido ladro di Giuda, né infine che sia migliore del cielo, donde caddero gli Angeli.

9 - Consoliamoci dei buoni se ci rattristiamo per i cattivi

Confesso poi francamente alla vostra Carità davanti al Signore Dio nostro, il quale mi è testimone da quando mi consacrai al suo servizio: come difficilmente ho incontrato nel mondo persone migliori di quelle che avevano fatto progressi spirituali nei monasteri, così non ne ho trovate peggiori di quelle che nei monasteri avevano tradito la propria vocazione; per questo motivo - io penso - ricorre nell'Apocalisse l'espressione: Chi è giusto, diventi più giusto, e l'impuro continui a imbrattarsi. ( Ap 22,11 )

Sebbene quindi ci rattristiamo per via di alcuni escrementi, ci consoliamo nondimeno per via di moltissimi ornamenti.

Non detestate dunque, per causa della morchia, che offende i vostri occhi, i torchi per mezzo dei quali le dispense di Dio nostro Signore si riempiono di prezioso e lucente olio.

La misericordia di Dio nostro Signore vi conservi, fratelli dilettissimi, nella sua pace contro tutte le insidie dell'avversario.

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