Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se era conveniente che Dio si incarnasse agli inizi del genere umano

In 3 Sent., d. 1, q. 1, a. 4; C. G., IV, cc. 53, 55; In Is., c. 2; In Gal., c. 4, lect. 2

Pare conveniente che Dio si incarnasse agli inizi del genere umano.

Infatti:

1. L'opera dell'incarnazione proviene dall'immensità della carità divina, secondo le parole di S. Paolo [ Ef 2,4s ]: « Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo ».

Ma la carità non tarda a soccorrere l'amico che è nel bisogno, come raccomanda la S. Scrittura [ Pr 3,28 ]: « Non dire al tuo prossimo: Va, ripassa, te lo darò domani, se tu hai ciò che ti chiede ».

Dio dunque non doveva differire l'opera dell'incarnazione, ma soccorrere con essa il genere umano sin dagli inizi.

2. S. Paolo [ 1 Tm 1,15 ] scrive: « Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori ».

Ma se ne sarebbero salvati di più se Dio si fosse incarnato agli inizi del genere umano, poiché moltissimi nel volgere dei secoli perirono nei loro peccati ignorando Dio.

Quindi sarebbe stato più conveniente che Dio si fosse incarnato agli inizi del genere umano.

3. Il piano della grazia non è meno ordinato del piano della natura.

Ma « la natura parte dalla perfezione », come dice Boezio [ De consol. 3, pr. 10 ].

Quindi il piano della grazia doveva essere perfetto sin dall'inizio.

D'altra parte la perfezione della grazia si ha nell'opera dell'incarnazione, secondo le parole [ Gv 1,14 ]: « Il Verbo si fece carne », seguite dalle altre: « pieno di grazia e di verità ».

Cristo dunque si sarebbe dovuto incarnare agli inizi dell'umanità.

In contrario:

Commentando le parole di S. Paolo [ Gal 4,4 ]: « Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna », la Glossa [ P. Lomb. ] afferma che « la pienezza del tempo è il momento prestabilito da Dio Padre per mandare il suo Figlio ».

Ora, Dio ha stabilito tutto con sapienza.

Perciò egli si è incarnato nel tempo più opportuno.

Quindi non sarebbe stato conveniente che Dio si incarnasse ai primordi dell'umanità.

Dimostrazione:

Essendo l'incarnazione ordinata principalmente alla riparazione della natura umana con la distruzione del peccato, è chiaro che non sarebbe stato conveniente che Dio si fosse incarnato ai primordi dell'umanità prima del peccato: la medicina infatti viene somministrata solo agli ammalati.

Perciò il Signore stesso [ Mt 9,12s ] dice: « Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori »

Ma non sarebbe stato conveniente neppure che Dio si fosse incarnato subito dopo il peccato.

Primo, per la natura del peccato dell'uomo, che proveniva dalla superbia: per cui si doveva liberare l'uomo in modo tale che, umiliato, riconoscesse di avere bisogno di un liberatore.

Per questo la Glossa [ ord. ], spiegando le parole di S. Paolo [ Gal 3,19 ]: « Promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore », dice: « Molto sapientemente fu disposto che dopo la caduta dell'uomo non fosse mandato sull'istante il Figlio di Dio.

Prima infatti Dio lasciò l'uomo in balìa della sua libertà sotto la legge naturale, perché conoscesse così le forze della propria natura.

Avendo egli fallito nella prova, gli fu data la Legge.

E con questa il male peggiorò, non per un difetto della Legge, ma per la corruzione della natura: così, conosciuta la propria insufficienza, egli avrebbe invocato il medico e cercato il soccorso della grazia ».

Secondo, per l'ordinato progresso nel bene, che esige di procedere dall'imperfetto al perfetto.

Per cui dice l'Apostolo [ 1 Cor 15,46s ]: « Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.

Il primo uomo, tratto dalla terra, è di terra, il secondo uomo viene dal cielo ».

Terzo, per la dignità stessa del Verbo Incarnato.

Infatti sulle parole [ Gal 4,4 ]: « Quando venne la pienezza del tempo », la Glossa [ ord. di Agost. ] osserva: « Quanto più grande era il giudice venturo, tanto più lunga era la serie dei messaggeri che lo dovevano precedere ».

Quarto, perché il fervore della fede non si intiepidisse per la lunghezza del tempo.

Poiché verso la fine del mondo « l'amore di molti si raffredderà » [ Mt 24,12 ], e il Signore stesso [ Lc 18,8 ] domanda: « Il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? ».

Analisi delle obiezioni:

1. La carità non indugia a soccorrere l'amico, tuttavia sceglie il momento più opportuno in base alle circostanze e alla condizione delle persone.

Se infatti il medico desse al malato la medicina subito all'inizio della malattia, otterrebbe di meno, oppure lo danneggerebbe più che aiutarlo.

Perciò anche il Signore non somministrò subito all'umanità il rimedio dell'incarnazione, perché non lo disprezzasse per superbia, non avendo ancora preso coscienza della propria debolezza.

2. All'obiezione S. Agostino diede in un primo tempo [ Epist. 102 ] la seguente risposta: « Cristo volle apparire tra gli uomini e predicare la sua dottrina quando e dove sapeva che sarebbero vissuti i futuri credenti.

Egli prevedeva infatti che in quei tempi e in quei luoghi tutti sarebbero stati increduli alla sua parola quanto lo furono, se non tutti, certamente molti fra coloro che lo udirono di persona, i quali non vollero credere in lui neppure vedendolo far risorgere dei morti ».

Ma in seguito lo stesso Santo [ De dono persev. 9 ] così scrisse riprovando questa soluzione: « Possiamo forse dire che i cittadini di Tiro e di Sidone si sarebbero rifiutati di credere con tali miracoli, quando il Signore medesimo attesta che avrebbero fatto penitenza con grande umiltà se quei segni della divina potenza fossero stati compiuti in mezzo a loro? ».

« Perciò », egli conclude [ c. 11 ], « si deve affermare con l'Apostolo che ciò "non dipende né da chi vuole, né da chi corre, ma da Dio che usa misericordia".

Dio dunque, tra quanti previde che avrebbero prestato fede ai suoi miracoli se questi fossero stati compiuti in loro presenza, soccorse quelli che volle e non soccorse gli altri, di cui dispose diversamente nella sua predestinazione con atto occulto ma giusto.

Cosicché dobbiamo riconoscere senza esitazione la sua misericordia in coloro che vengono liberati, e la sua giustizia in coloro che vengono puniti ».

3. In cose diverse tra loro è vero che il perfetto viene prima dell'imperfetto in ordine di tempo e di natura, essendo il perfetto ciò che porta le altre cose alla perfezione, ma in una medesima cosa ciò che è imperfetto precede il perfetto in ordine di tempo, sebbene lo segua in ordine di natura.

Così dunque l'imperfezione della natura umana è preceduta dall'eterna perfezione di Dio, ma precede il raggiungimento della perfezione sua propria, che consiste nell'unione con lui.

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