Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se Dio si sia incarnato per rimediare più ai peccati attuali che al peccato originale

In 8 Sent., d. 1, q. 1, a. 2, ad 6; Resp. ad mag. de 43, a. 28; Resp. ad lect. Ven., a. 23

Pare che Dio si sia incarnato per rimediare più ai peccati attuali che al peccato originale.

Infatti:

1. Quanto più un peccato è grave, tanto più ostacola la salvezza umana, per la quale Dio si è incarnato.

Ma il peccato attuale è più grave del peccato originale: a questo infatti è annessa una pena minima, come dice S. Agostino [ Contra Iul. 5,11.44 ].

L'incarnazione di Cristo è perciò ordinata principalmente a cancellare i peccati attuali.

2. Il peccato originale non merita la pena del senso, ma solo la pena del danno, come si è visto nella Seconda Parte [ I-II, q. 87, a. 5, ad 2 ].

Ora, per la soddisfazione dei peccati Cristo è venuto a soffrire la pena del senso sulla croce, ma non la pena del danno: mai infatti gli mancò la visione o la beatitudine divina.

Venne dunque a togliere più il peccato attuale che quello originale.

3. Il Crisostomo [ De comp. cord. 2 ] osserva che « un servo fedele è propenso a considerare come personali i benefici comuni che il suo padrone ha concesso a tutti: S. Paolo infatti, quasi parlasse soltanto di sé, scrive: "Mi ha amato e ha dato se stesso per me" » [ Gal 2,20 ].

Ma i nostri peccati personali sono quelli attuali, poiché l'originale è un « peccato comune » [ Glossa ord. su Gv 1,29 ].

Dobbiamo quindi avere la pia convinzione che Dio sia venuto principalmente per i [ nostri ] peccati attuali.

In contrario:

Nel Vangelo [ Gv 1,29 ] si legge: « Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo ».

Dimostrazione:

È certo che Cristo venne in questo mondo a distruggere non solo il peccato originale, ma anche tutti i peccati che si sono aggiunti in seguito: non nel senso che tutti siano cancellati ( e ciò per colpa degli uomini, che non aderiscono a Cristo, secondo le parole del Vangelo [ Gv 3,19 ]: « La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce » ), ma nel senso che egli fece quanto bastava alla loro cancellazione.

Per cui S. Paolo [ Rm 5,15s ] dice: « Il dono di grazia non è come la caduta: infatti il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione ».

Tuttavia quanto più grande è un peccato, tanto più la sua distruzione ha motivato la venuta di Cristo.

Ora, una cosa può dirsi più grande in due modi.

Primo, intensivamente: come è più grande la bianchezza che è più intensa.

E in questo senso il peccato attuale è più grande del peccato originale, essendo più volontario, come si è detto nella Seconda Parte [ I-II, q. 82, a. 1, ob. 2 ].

- Secondo, una cosa può dirsi più grande in estensione: come una bianchezza più grande è quella che occupa una superficie maggiore.

E in questo senso il peccato originale che contagia tutto il genere umano è più grande di qualsiasi peccato attuale, che è proprio di una persona.

E sotto questo aspetto è vero che Cristo è venuto principalmente a togliere il peccato originale, essendo « il bene della società più divino del bene individuale », come dice Aristotele [ Ethic. 1,2 ].

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomentazione si basa sulla grandezza intensiva del peccato.

2. Al peccato originale non è riservata la pena del senso nella sanzione futura, tuttavia gli vanno attribuite le pene sensibili che soffriamo in questa vita, come la fame, la sete, la morte e simili.

Perciò Cristo, al fine di dare una soddisfazione adeguata per il peccato originale, volle soffrire il dolore sensibile, per consumare in se stesso la morte e le altre sofferenze.

3. Come spiega nello stesso passo il Crisostomo, l'Apostolo diceva quelle parole « non per restringere gli amplissimi benefici di Cristo diffusi nel mondo, ma per indicare che Cristo si era sacrificato per lui come per tutti.

Che importa infatti che anche gli altri siano stati beneficati quando i benefici prestati a te sono così integri e perfetti come se nessun altro ne avesse goduto qualcosa? ».

Il dover quindi attribuire a sé i benefici di Cristo non significa dover negare che siano stati fatti agli altri.

Perciò non si esclude che egli sia venuto più per distruggere il peccato di tutta la natura che i peccati personali.

Ma quel peccato comune è stato curato in ciascuno tanto perfettamente quanto sarebbe stato curato in uno solo.

- Del resto, a motivo del vincolo della carità, ciascuno deve sentire come fatto a se stesso ciò che è stato fatto per tutti.

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