Summa Teologica - III

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Articolo 8 - Se l'incarnazione del Figlio di Dio sia stata più conveniente di quella del Padre o dello Spirito Santo

In 3 Sent., d. 1, q. 2, a. 2; C. G., IV, c. 42

Pare che l'incarnazione del Figlio di Dio non sia stata più conveniente di quella del Padre o dello Spirito Santo.

Infatti:

1. Con il mistero dell'incarnazione gli uomini sono stati condotti alla vera conoscenza di Dio, secondo le parole di S. Giovanni [ Gv 18,37 ]: « Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità ».

Ma a motivo dell'incarnazione del Figlio di Dio molti furono impediti nella conoscenza vera di Dio, poiché attribuirono alla stessa persona del Figlio le cose che gli convengono secondo la natura umana, come fece ad es. Ario, il quale sostenne l'ineguaglianza delle persone basandosi sulle parole di Cristo [ Gv 14,28 ]: « Il Padre è più grande di me »; errore che non sarebbe sorto se si fosse incarnata la persona del Padre, poiché nessuno avrebbe ritenuto il Padre minore del Figlio.

Quindi sarebbe stato più conveniente che invece della persona del Figlio si fosse incarnata la persona del Padre.

2. L'effetto dell'incarnazione è quasi una seconda creazione della natura umana, secondo le parole di S. Paolo [ Gal 6,15 ]: «I n Cristo Gesù non è la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura ».

Ora, la potenza di creare viene appropriata al Padre.

Quindi l'incarnazione del Padre sarebbe stata più conveniente di quella del Figlio.

3. L'incarnazione ha per fine la remissione dei peccati, come leggiamo in S. Matteo [ Mt 1,21 ]: « Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati ».

Ma la remissione dei peccati viene attribuita allo Spirito Santo, stando alle parole evangeliche [ Gv 20,22s ]: « Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi ».

Perciò l'incarnazione conveniva più alla persona dello Spirito Santo che alla persona del Figlio.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 3,1 ] dice che « nel mistero dell'incarnazione si è manifestata la sapienza e la potenza di Dio: la sapienza perché ha trovato la più opportuna solvenza per il debito più insolvibile; la potenza invece perché ha reso il vinto a sua volta vincitore ».

Ma la potenza e la sapienza vengono appropriate al Figlio, secondo l'espressione di S. Paolo [ 1 Cor 1,24 ]: « Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio ».

Quindi era conveniente che si incarnasse la persona del Figlio.

Dimostrazione:

Era convenientissimo che si incarnasse la persona del Figlio.

Primo, dal punto di vista dell'unione.

È conveniente infatti unire insieme cose simili.

Ora, la persona del Figlio, che è il Verbo di Dio, ha innanzitutto una somiglianza con la totalità delle creature.

Poiché il verbo o concetto dell'artefice è l'immagine esemplare di tutto ciò che egli produce.

Quindi il Verbo di Dio, che è il suo concetto eterno, costituisce il modello esemplare di tutte le realtà create.

Come dunque le creature grazie alla partecipazione a tale modello furono collocate nella loro specie, in modo però mutevole, così era conveniente che attraverso un'unione con il Verbo non partecipativa, ma personale, la creatura fosse risanata in ordine a una perfezione eterna e immutabile: infatti anche l'artefice, quando la sua opera ha subìto dei danni, la ripara ricorrendo al modello mentale con cui la produsse

- In secondo luogo il Figlio di Dio ha una particolare somiglianza con la natura umana: poiché il Verbo è il concetto della sapienza eterna, da cui deriva tutta la sapienza umana.

Perciò l'uomo, partecipando del Verbo di Dio, progredisce nella sapienza, che è la perfezione sua propria in quanto razionale: come un alunno si istruisce accogliendo il verbo del maestro.

Da cui le parole della Scrittura [ Sir 1,5 Vg ]: « Fonte della sapienza è il Verbo di Dio nell'alto dei cieli ».

E così per il perfezionamento supremo dell'uomo era conveniente che lo stesso Verbo di Dio si unisse personalmente alla natura umana.

Una seconda ragione di convenienza può essere desunta dal fine dell'unione, che è il compimento della predestinazione, ossia la salvezza di coloro che sono stati preordinati all'eredità celeste, la quale non è dovuta se non ai figli, come dice S. Paolo [ Rm 8,17 ]: « Se siamo figli, siamo anche eredi ».

Fu perciò conveniente che per opera di colui che è il Figlio naturale gli uomini partecipassero per adozione alla somiglianza di tale filiazione, secondo l'insegnamento dell'Apostolo [ Rm 8,29 ]: « Quelli che da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo ».

Un terzo motivo di convenienza può essere ancora desunto dal peccato del nostro primo padre, a cui l'incarnazione pone rimedio.

Il primo uomo infatti peccò per cupidigia di scienza, come risulta dalle parole del serpente che promise all'uomo « la conoscenza del bene e del male » [ Gen 3,5 ].

Era dunque opportuno che per mezzo del Verbo della vera sapienza fosse ricondotto a Dio quell'uomo che si era allontanato da lui per una disordinata brama di scienza.

Analisi delle obiezioni:

1. Non c'è nulla di cui la malizia umana non possa abusare, dal momento che abusa persino della bontà di Dio, secondo quelle parole di S. Paolo [ Rm 2,4 ]: « Ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà? ».

Per cui anche se si fosse incarnata la persona del Padre l'uomo avrebbe potuto prendere da ciò l'occasione per qualche errore: supponendo ad es. che il Figlio non sarebbe stato in grado di riparare la natura umana.

2. La prima creazione dell'universo fu compiuta dalla potenza di Dio Padre per mezzo del Verbo.

Quindi anche la seconda creazione, per corrispondere alla prima, doveva essere compiuta per mezzo del Verbo dalla potenza di Dio Padre, secondo l'affermazione di S. Paolo [ 2 Cor 5,19 ]: « È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo ».

3. È proprio dello Spirito Santo essere il dono del Padre e del Figlio.

Ora, la remissione dei peccati si compie per mezzo dello Spirito Santo come attraverso un dono di Dio.

Era dunque più opportuno che per la giustificazione degli uomini si incarnasse il Figlio, di cui lo Spirito Santo è il dono.

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