Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se Cristo avesse la speranza

Infra, a. 6, ad 1; a. 8, ad 2; a. 9, ad 1; I-II, q. 65, a. 5, ad 3; II-II, q. 18, a. 2, ad 1; In 3 Sent., d. 13, q. 1, a. 2, sol. 1, ad 1; d. 26, q. 2, a. 5, sol. 1; De Verit., q. 29, a. 4, ad 15; De Virt., q. 4, a. 1, ad 12; a. 4, ad 16; In Psalm., 15, 30; In Hebr., c. 2, lect. 3

Pare che Cristo avesse la speranza.

Infatti:

1. La Glossa [ interlin. ] attribuisce a Cristo le parole del Salmo [ Sal 31,2 ]: « In te ho sperato, Signore ».

Ma la speranza è la virtù per cui l'uomo spera in Dio.

Quindi in Cristo c'era la virtù della speranza.

2. La speranza è l'attesa della beatitudine futura, come si è detto nella Seconda Parte [ II-II, q. 17, a. 1, ad 2; a. 5; a. 6, ob. 2 ].

Ma Cristo attendeva qualcosa di inerente alla sua beatitudine, cioè la gloria del corpo.

Quindi in lui c'era la speranza.

3. Per ognuno può essere oggetto di speranza ciò che in futuro contribuirà alla sua perfezione.

Ma alla perfezione di Cristo c'era qualcosa da aggiungere in futuro, secondo le parole di S. Paolo [ Ef 4,12 ]: « Per il perfezionamento dei santi nell'opera del ministero, per l'edificazione del corpo di Cristo ».

Quindi a Cristo si addiceva la speranza.

In contrario:

Domanda S. Paolo [ Rm 8,24 ]: « Ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? ».

E così è chiaro che al pari della fede anche la speranza è di cose non evidenti.

Ma in Cristo non c'era la fede, come si è detto [ a. prec. ].

Quindi neppure la speranza.

Dimostrazione:

Come la fede consiste nell'assenso a ciò che non si vede, così la speranza consiste nell'attesa di ciò che ancora non si possiede.

E come la fede in quanto virtù teologale non si riferisce a qualunque cosa non vista, ma a Dio soltanto, così anche la speranza in quanto virtù teologale ha per oggetto il godimento stesso di Dio, che è per l'uomo la principale attesa della virtù della speranza.

Però chi ha la virtù della speranza può conseguentemente attendere l'aiuto divino anche per altre cose, come anche chi ha la virtù della fede crede a Dio non solo nelle realtà divine, ma in qualunque altra cosa che Dio gli abbia rivelato.

Ora, Cristo fin dal principio della sua concezione ebbe il pieno godimento di Dio, come vedremo [ q. 34, a. 4 ].

Quindi non aveva la virtù della speranza.

Tuttavia aveva la speranza rispetto ad alcuni beni non ancora conseguiti, quantunque non avesse la fede in alcun modo.

E ciò perché, sebbene conoscesse tutto perfettamente, per cui la fede era totalmente impedita, non possedeva però ancora pienamente tutto ciò che era destinato alla sua perfezione: per es. l'immortalità e la gloria del corpo, che poteva sperare.

Analisi delle obiezioni:

1. Quelle parole si riferiscono a Cristo non quanto alla virtù teologale della speranza, ma quanto all'attesa di alcuni beni non ancora da lui posseduti, come si è detto [ nel corpo ].

2. La gloria del corpo appartiene alla beatitudine non come suo elemento principale, ma per una certa ridondanza della gloria dell'anima, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 4, a. 6 ].

Per cui la speranza, quale virtù teologale, non ha per oggetto la beatitudine del corpo, ma quella dell'anima, che consiste nel godimento di Dio.

3. L'edificazione della Chiesa mediante la conversione dei fedeli contribuisce alla perfezione di Cristo non nel senso che lo perfezioni personalmente, ma in quanto comunica ad altri la sua perfezione.

E siccome la speranza si dice propriamente di ciò che uno spera per sé, non ci si può valere del motivo addotto per attribuire a Cristo la virtù della speranza in senso proprio.

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