Summa Teologica - III

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Articolo 6 - Se sia vera la proposizione: Dio si è fatto uomo

Infra, q. 33, a. 3; In 3 Sent., d. 7, q. 2, a. 1; C. err. Graec., c. 21; In Rom., c. 1, lect. 2

Pare che sia falsa la proposizione: Dio si è fatto uomo.

Infatti:

1. Dato che il termine uomo indica una sostanza, farsi uomo è farsi in senso assoluto.

Ma è falsa la proposizione: Dio si è fatto in senso assoluto.

Quindi è falsa la proposizione: Dio si è fatto uomo.

2. Farsi uomo è mutare.

Ma Dio non può essere soggetto a mutamenti, secondo quel testo [ Ml 3,6 ]: « Io sono il Signore, non cambio ».

Quindi è falsa la proposizione: Dio si è fatto uomo.

3. Usandola per Cristo, la parola uomo sta per la persona del Figlio di Dio.

Ma è falsa la proposizione: Dio si è fatto la persona del Figlio di Dio.

Quindi è falsa la proposizione: Dio si è fatto uomo.

In contrario:

Il Vangelo [ Gv 1,14 ] afferma: « Il Verbo si fece carne ».

E S. Atanasio [ Epist. ad Epict. ] spiega: « Dire che il Verbo si è fatto carne equivale a dire che si è fatto uomo ».

Dimostrazione:

Si dice che una cosa è stata fatta ciò che di essa si può iniziare a predicare.

Ora, si può predicare con verità che Dio è uomo, come si è visto [ a. 1 ], e questa attribuzione non gli spetta dall'eternità, ma dal momento dell'assunzione della natura umana.

Perciò è vera la proposizione: Dio si è fatto uomo.

Essa però, secondo quanto abbiamo detto [ a. 1 ], viene intesa in maniera diversa dalle varie eresie, come anche la proposizione: Dio è uomo.

Analisi delle obiezioni:

1. Farsi uomo è farsi in senso assoluto per quei soggetti in cui la natura umana comincia a esistere in un supposito creato ex novo.

Ma noi diciamo che Dio si è fatto uomo in quanto la natura umana da lui assunta cominciò a esistere in un supposito di natura divina preesistente dall'eternità.

Quindi farsi uomo non significa nel caso di Dio farsi in senso assoluto.

2. Come si è detto [ nel corpo ], il farsi comporta per un soggetto un nuovo predicato.

Perciò ogni volta che il nuovo predicato si basa su un mutamento del soggetto, allora il farsi è un mutare.

E ciò accade sempre nelle predicazioni assolute: una cosa infatti non può divenire bianca o grande come non era prima se non per un suo cambiamento che la porti alla bianchezza o alla grandezza.

Invece i predicati relativi possono nascere senza mutamenti del soggetto: come un uomo senza spostarsi viene a trovarsi a destra perché un altro gli si è messo a sinistra.

In simili casi, dunque, ciò che diviene non sempre cambia, inquantoché può divenire per il cambiamento altrui.

Ed è in questo senso che diciamo a Dio [ Sal 90,1 ]: « Signore, ti sei fatto nostro rifugio ».

- Ora, Dio è uomo per l'unione, che è una relazione.

Quindi essere uomo è un predicato nuovo che Dio acquisisce senza mutazione da parte sua, ma per un mutamento della natura umana che viene assunta dalla persona divina.

Quando dunque diciamo che Dio si è fatto uomo non poniamo alcun cambiamento in Dio, ma solo nella natura umana.

3. Il termine uomo indica la persona del Figlio di Dio non in assoluto, ma in quanto sussiste nella natura umana.

E sebbene sia falso affermare che Dio si è fatto la persona del Figlio, è vero tuttavia che Dio si è fatto uomo, essendosi unito alla natura umana.

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