Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se Cristo sia un'unità o una dualità

In 3 Sent., d. 6, q. 2, a. 1; C. G., IV, c. 38; De unione, a. 2, ad 2, 7; a. 3; De rat. fidei, c. 6

Pare che Cristo non sia un'unità, ma una dualità.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Trin. 1,7.14 ] scrive: « Poiché la forma di Dio ha preso la forma di servo, entrambe le cose [ utrumque ] sono Dio a causa di Dio che assume, e sono uomo a causa dell'uomo che è stato assunto ».

Ma il pronome entrambi non può essere usato se non dove c'è una dualità.

Quindi Cristo è una dualità.

2. L'espressione altro e altro comporta due realtà diverse.

Ma Cristo è altro e altro: poiché, come dice S. Agostino [ Enchir. 35 ], « sussistendo egli nella forma di Dio, prese la forma di servo: ambedue le cose sono l'unico [ Cristo ], ma altro egli è come Verbo, altro come uomo ».

Quindi Cristo è una dualità.

3. Cristo non è soltanto uomo, altrimenti non sarebbe Dio.

Quindi è qualcos'altro oltre che uomo.

Quindi in lui c'è altro e altro.

Perciò Cristo è una dualità.

4. Cristo è qualcosa di identico al Padre e qualcosa di diverso da lui.

Quindi Cristo è qualcosa e qualche altra cosa.

Perciò Cristo è una dualità.

5. Come nel mistero della Trinità ci sono tre persone in una sola natura, così nel mistero dell'incarnazione ci sono due nature in una sola persona.

Ma per l'unità di natura, nonostante la distinzione delle persone, il Padre e il Figlio sono una cosa sola, secondo le parole evangeliche [ Gv 10,30 ]: « Io e il Padre siamo una cosa sola ».

Quindi, nonostante l'unità della persona, Cristo è una dualità per la dualità delle nature.

6. Il Filosofo [ Phys. 3,3 ] dice che uno e due sono denominazioni.

Ma Cristo ha una dualità di natura.

Quindi Cristo è una dualità.

7. Come la forma accidentale rende diverso [ alter ], così la forma sostanziale rende un'altra cosa [ aliud ], secondo l'insegnamento di Porfirio [ Praed., De diff. ].

Ma in Cristo ci sono due nature sostanziali, l'umana e la divina.

Quindi Cristo è aliud et aliud.

Perciò Cristo costituisce una dualità.

In contrario:

Boezio [ De duab. nat. 4 ] scrive: « Ogni ente, in quanto ente, è un'unità ».

Ma Cristo è un ente.

Quindi Cristo è un'unità.

Dimostrazione:

La natura considerata in se stessa, cioè indicata in astratto, non può essere attribuita al supposito o alla persona che nel solo caso di Dio nel quale, come si è visto nella Prima Parte [ q. 29, a. 4, ad 1; q. 40, a. 1, s. c.; q. 50, a. 2, ad 3; q. 75, a. 5, ad 4 ], non c'è distinzione tra il soggetto che è e la natura mediante cui esso è.

Ora in Cristo, essendoci due nature, la divina e l'umana, una di esse, la divina, può essere attribuita a lui sia in astratto che in concreto: diciamo infatti che il Figlio di Dio, ossia Cristo, « è la natura divina, ed è Dio ».

Invece la natura umana non può essere attribuita a Cristo per se stessa in astratto, ma solo in concreto, indicata cioè in un supposito.

Infatti non è vero che « Cristo è la natura umana », poiché la natura umana non può essere predicata dei suoi suppositi; è vero però che « Cristo è uomo », come è vero che « Cristo è Dio ».

Ora, Dio significa uno che ha la divinità, e uomo significa uno che ha l'umanità.

Tuttavia uno che ha l'umanità viene indicato diversamente con il termine uomo e con i termini Gesù o Pietro.

Poiché il termine uomo sta a significare indistintamente uno che ha l'umanità, come pure il termine Dio significa indistintamente uno che ha la divinità, mentre il termine Pietro o Gesù indica un determinato uomo, cioè uno che ha l'umanità con determinate proprietà individuali: come anche l'espressione Figlio di Dio indica uno che ha la divinità secondo una determinata proprietà personale.

Ora, in Cristo c'è una dualità di nature.

Se quindi ambedue le nature venissero attribuite a Cristo in astratto, egli sarebbe una dualità.

Siccome però le due nature non vengono attribuite a Cristo se non in quanto sono in un supposito, ciò che determina in Cristo l'unità o la dualità è il supposito.

Alcuni tuttavia ammisero in Cristo due suppositi e una sola persona, la quale secondo loro sarebbe il supposito che ha raggiunto la sua definitiva completezza.

Ponendo quindi in Cristo due suppositi dicevano che Cristo è due al neutro, ma uno al maschile, data l'unità della persona: poiché il genere neutro indica qualcosa di informe e di imperfetto, mentre il genere maschile indica qualcosa di completo e di perfetto.

- I Nestoriani poi, ponendo in Cristo due persone, dicevano che Cristo non è soltanto due al neutro, ma è anche due al maschile.

- Noi invece, ritenendo in Cristo l'unità di persona e di supposito, come risulta dalle spiegazioni date sopra [ q. 2, aa. 2,3 ], dobbiamo affermare non solo che Cristo è uno al maschile, ma anche un'unità al neutro.

Analisi delle obiezioni:

1. Nella frase di S. Agostino utrumque [ entrambe le cose ] non va preso come se fosse il predicato e volesse dire che « Cristo è entrambe le cose », ma come soggetto.

E allora entrambi non indica due suppositi, ma le due nature in concreto.

Posso infatti dire che entrambi, cioè Dio e l'uomo, « sono Dio a causa di Dio che assume », e che entrambi, cioè Dio e l'uomo, « sono uomo a causa dell'uomo assunto ».

2. Quando si dice che « Cristo è altro e altro », si deve intendere che « possiede due nature differenti ».

E così si esprime S. Agostino [ Vig. di Tapso, De unit. Trin. 14 ], il quale dopo aver detto che « nel mediatore tra Dio e gli uomini altra cosa è il Figlio di Dio e altra cosa il Figlio dell'Uomo », soggiunge: « altra cosa, per la differenza di natura, non altro, data l'unità della persona ».

E S. Gregorio Nazianzeno [ Epist. 101 ] scrive: « Per dirlo brevemente, altra cosa e altra cosa sono gli elementi di cui è composto il Salvatore, poiché l'invisibile non è la stessa cosa del visibile, né l'extratemporale è la stessa cosa del temporale.

Ma il Salvatore non è affatto altro e altro: poiché i due elementi costituiscono una realtà sola ».

3. La proposizione: « Cristo è soltanto uomo » è falsa in quanto esclude non un secondo supposito, ma una seconda natura: dal momento che i termini in funzione di predicato hanno significato formale.

Se invece si modificasse la proposizione con un'aggiunta che orientasse verso il supposito, allora sarebbe vera: p. es. « Cristo è soltanto quel soggetto che è uomo ».

In ogni modo, dal fatto che Cristo non è soltanto uomo non segue che Cristo sia « qualcosa d'altro [ aliud ] o di diverso dall'uomo », poiché aliud, essendo un pronome che esprime diversità di sostanza, si riferisce propriamente al supposito, come anche tutti i relativi personali.

Ne segue invece la conclusione: « dunque ha un'altra natura ».

4. Quando si dice che « Cristo è qualcosa di identico al Padre », qualcosa sta per la natura divina, che viene predicata anche in astratto del Padre e del Figlio.

Quando invece si dice che « Cristo è qualcosa di diverso dal Padre », il termine qualcosa sta non per la natura umana in astratto, ma per la natura umana in concreto; però in quanto esiste non in un supposito determinato, ma in un supposito indeterminato: in quanto cioè sottostà alla natura, ma non alle proprietà individuanti.

Quindi non segue che Cristo sia altro e altro, oppure che sia una dualità: poiché il supposito della natura umana in Cristo, che è la persona del Figlio di Dio, non si compone numericamente con la natura divina che viene predicata del Padre e del Figlio.

5. Nel mistero della Trinità la natura divina viene attribuita in astratto alle tre persone, per cui si può dire in senso assoluto che « le tre persone sono una cosa sola ».

Invece nel mistero dell'incarnazione le due nature non si predicano di Cristo in astratto, per cui non si può dire in senso assoluto che « Cristo è una dualità ».

6. L'aggettivo numerale due significa che la cosa stessa a cui esso viene attribuito ha una dualità.

Ora, l'attribuzione viene fatta al supposito indicato con il nome Cristo.

Sebbene dunque sia vero che Cristo ha una dualità di nature, non si può dire tuttavia che sia due, non avendo una dualità di suppositi.

7. Alter implica una diversità accidentale, e questa diversità basta a far denominare altro qualcosa.

Invece aliud implica una diversità sostanziale.

Ora, è sostanza non solo la natura, ma anche il supposito, come osserva Aristotele [ Met. 5,8 ].

Quindi la diversità di natura senza la diversità di supposito non è sufficiente a costituire un'altra cosa [ aliud ] in senso assoluto.

Però questa diversità di natura senza diversità di supposito rende un'altra cosa [ aliud ] in senso relativo, cioè quanto alla natura.

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