Summa Teologica - III

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Articolo 7 - Se era necessario che Cristo nascesse a Betlemme

In Matth., c. 2

Pare che Cristo non dovesse nascere a Betlemme.

Infatti:

1. Si legge in Isaia [ Is 2,3 ]: « Da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore ».

Ma Cristo è veramente il Verbo di Dio.

Quindi doveva venire al mondo in Gerusalemme.

2. Secondo S. Matteo [ Mt 2,23 ], era scritto che Cristo « sarebbe stato chiamato Nazareno », affermazione che deriva da quel passo di Isaia [ Is 11,1 ]: « Un virgulto fiorirà dalle sua radici »; infatti Nazaret significa « fiore ».

Ora, in genere si prende il nome dal luogo di nascita.

Perciò Cristo sarebbe dovuto nascere a Nazaret, dove fu anche concepito e allevato.

3. Il Signore venne in questo mondo per annunziare la fede della verità, secondo la sua dichiarazione [ Gv 18,37 ]: « Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità ».

Ma ciò si sarebbe potuto attuare più facilmente se fosse nato a Roma, che allora deteneva il dominio del mondo; per cui S. Paolo, scrivendo ai Romani [ Rm 1,8 ], dice: « La fama della vostra fede si espande in tutto il mondo ».

Quindi non doveva nascere a Betlemme.

In contrario:

Sta scritto [ Mi 5,1 ]: « E tu Betlemme di Efrata, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele ».

Dimostrazione:

Cristo volle nascere a Betlemme per due motivi.

Primo, perché egli, come dice S. Paolo [ Rm 1,3 ], secondo la carne « nacque dalla stirpe di Davide », al quale era stata fatta una promessa speciale su Cristo, secondo quelle parole [ 2 Sam 23,1 ]: « Così disse [ Davide ], l'uomo a cui fu fatta la promessa sul Cristo del Dio di Giacobbe ».

Perciò egli volle nascere a Betlemme, dove era nato Davide, affinché dallo stesso luogo di nascita fosse manifesto l'adempimento della promessa.

Ed è ciò che vuole indicare l'Evangelista quando scrive [ Lc 2,4 ]: « Poiché egli era della casa e della famiglia di Davide ».

Secondo, perché, come nota S. Gregorio [ In Evang. hom. 8 ], « Betlemme significa casa nel pane.

E Cristo disse di sé: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Davide nacque a Betlemme, ma scelse Gerusalemme per farne la sede del suo regno e costruirvi il tempio di Dio, in modo che Gerusalemme fosse una città regale e sacerdotale insieme.

Ora, il sacerdozio di Cristo e il suo regno furono attuati soprattutto con la sua passione.

Così egli scelse convenientemente Betlemme per la nascita e Gerusalemme per la passione.

E in questo modo egli volle anche confondere la gloria degli uomini, i quali si vantano di essere nati in città illustri, nelle quali inoltre bramano particolarmente di essere onorati.

Cristo al contrario volle nascere in una città umile, ed essere oltraggiato in una città nobile.

2. Cristo volle fiorire per la santità della vita, non per l'origine carnale.

E così volle essere nutrito ed educato nella città di Nazaret, mentre a Betlemme volle nascere come un forestiero: poiché, come dice S. Gregorio [ l. cit. ], « per l'umanità che aveva presa nacque come in casa d'altri; non secondo la potenza, ma secondo la natura ».

Inoltre, come afferma S. Beda [ In Lc 1, su 2,7 ], « col rendersi bisognoso di un alloggio preparò a noi molti posti nella casa del Padre suo ».

3. Come si legge in un sermone del Concilio di Efeso [ Teod. di Ancyr., serm. 1 ], « se [ Cristo ] avesse scelto Roma, la città più potente, si sarebbe potuto pensare che avrebbe cambiato il mondo grazie al potere dei concittadini.

Se fosse stato figlio dell'Imperatore, si sarebbe attribuita la sua riuscita al potere [ imperiale ].

Per mostrare invece che il mondo sarebbe stato trasformato dalla sua divinità, scelse una madre povera e una patria ancora più povera ».

Però, come afferma S. Paolo [ 1 Cor 1,27 ], « Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti ».

Quindi, per manifestare meglio la sua potenza, stabilì a Roma, capitale del mondo, il centro della sua Chiesa, come segno di completa vittoria, affinché di là la fede si diffondesse su tutta la terra, secondo la profezia di Isaia [ Is 26,5s ]: « Umilierà la città sublime e la calpesteranno i piedi del povero », cioè di Cristo, « i passi degli indigenti », cioè degli Apostoli Pietro e Paolo.

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