Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se i sacramenti siano necessari dopo Cristo

In 4 Sent., d. 1, q. 1, a. 2, sol. 5; d. 2, q. 1, a. 4, sol. 1; C. G., IV, c. 57

Pare che i sacramenti non siano necessari dopo Cristo.

Infatti:

1. Venendo la verità, cessa necessariamente la figura.

Ma « la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo », dice S. Giovanni [ Gv 1,17 ].

Essendo dunque i sacramenti segni e figure della verità, non ci dovevano essere sacramenti dopo la passione di Cristo.

2. I sacramenti, come si è spiegato [ q. 60, a. 4 ], si concretizzano in determinati elementi.

Ma S. Paolo [ Gal 4,3ss ] fa notare che « da fanciulli eravamo come schiavi degli elementi del mondo »; ora invece, « venuta la pienezza dei tempi », non siamo più fanciulli.

Quindi non dobbiamo più servire Dio sotto gli elementi di questo mondo, facendo uso dei sacramenti materiali.

3. « In Dio non c'è variazione né ombra di cambiamento », dice S. Giacomo [ Gc 1,17 ].

Ora, il fatto che nel tempo della grazia vengano offerti agli uomini per la santificazione dei sacramenti diversi da quelli precedenti

Pare implicare un mutamento nella volontà di Dio.

Quindi dopo la venuta di Cristo non si dovevano istituire altri sacramenti.

In contrario:

S. Agostino [ Contra Faustum 19,13 ] scrive che i sacramenti dell'antica legge « sono stati aboliti, poiché compiuti; e altri ne furono istituiti maggiori in efficacia, migliori in utilità, più facili nell'uso, più limitati nel numero ».

Dimostrazione:

Come gli antichi Patriarchi si salvavano per la fede nel Cristo venturo, così noi ci salviamo per la fede nel Cristo già venuto e immolato.

Ora, i sacramenti non sono altro che professioni di quella fede che giustifica l'uomo.

Ma il futuro, il passato e il presente vanno necessariamente indicati con simboli diversi poiché, come nota S. Agostino [ Contra Faustum 19,16 ], « una stessa cosa va indicata in un modo quando è da farsi e in un altro quando è già fatta: come anche le parole morituro e morto hanno un suono diverso ».

Perciò è indispensabile che nella nuova legge, per significare le cose già compiute in Cristo, ci siano dei sacramenti diversi da quelli dell'antica legge, che preannunziavano le stesse cose come future.

Analisi delle obiezioni:

1. Lo stato della nuova legge, come osserva Dionigi [ De eccl. hier. 5,1,2 ], sta in mezzo tra lo stato dell'antica legge, le cui figure si attuano nella legge nuova, e lo stato della gloria, in cui ogni verità si manifesterà a noi nuda e perfetta.

Perciò allora non esisteranno più i sacramenti.

Ora invece, finché conosciamo « come in uno specchio, in maniera confusa », come dice S. Paolo [ 1 Cor 13,12 ], è indispensabile per noi giungere alle realtà spirituali per mezzo di segni sensibili.

E questo è il compito preciso dei sacramenti.

2. I sacramenti dell'antica legge sono chiamati da S. Paolo [ Gal 4,9 ] « elementi poveri e deboli », poiché non contenevano né causavano la grazia.

Quindi chi ne faceva uso serviva Dio, dice l'Apostolo, « sotto gli elementi del mondo », appunto perché non erano altro che elementi di questo mondo.

I nostri sacramenti invece contengono e causano la grazia.

Quindi il confronto non regge.

3. Come un capo-famiglia non dimostra incostanza di volontà se ai suoi impartisce ordini diversi secondo la diversità delle stagioni, altro esigendo nell'inverno e altro nell'estate, così nessun cambiamento risulta in Dio per il fatto che egli istituì alcuni sacramenti dopo la venuta di Cristo e altri al tempo della legge: poiché gli uni erano opportuni come prefigurazioni della grazia, gli altri invece sono adatti per indicarla già presente.

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