Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se Cristo avesse potuto comunicare ai ministri il suo [ stesso ] potere sui sacramenti

In 4 Sent., d. 5, q. 1, a. 2; a. 3, sol. 1, 2; De Verit., q. 27, a. 3, ad 17; In Ioan., c. 1, lect. 14; In 1 Cor., c. 1, lect. 2

Pare che Cristo non avrebbe potuto comunicare ai ministri il suo [ stesso ] potere sui sacramenti.

Infatti:

1. S. Agostino [ Contra Maxim. 2,7 ] ragiona così: « Se poteva e non volle, fu geloso ».

Ma la gelosia va esclusa da Cristo, che ebbe la somma pienezza della carità.

Se quindi non comunicò ai ministri il suo potere, significa che non lo poteva comunicare.

2. A commento delle parole evangeliche [ Gv 14,12 ]: « Farà cose maggiori di queste », S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 72 ] afferma: « Direi che rendere giusto un peccatore è senz'altro una cosa più grande che creare il cielo e la terra ».

Ma Cristo non poteva concedere ai suoi discepoli di creare il cielo e la terra.

Quindi nemmeno di rendere giusto un peccatore.

Ora, siccome la giustificazione dei peccatori viene compiuta dal potere che Cristo ha sui sacramenti, pare che egli non potesse comunicare tale potere ai ministri.

3. A Cristo in quanto capo della Chiesa compete la facoltà di diffondere la grazia sugli altri, secondo l'espressione di S. Giovanni [ Gv 1,16 ]: « Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto ».

Ma questa facoltà non era comunicabile: altrimenti la Chiesa sarebbe divenuta mostruosa, venendo ad avere molti capi.

Quindi Cristo non poteva comunicare ai ministri il suo potere.

In contrario:

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 5 ] spiega la dichiarazione di S. Giovanni Battista [ Gv 1,31 ]: « Io non lo conoscevo », in questo senso: « Io non sapevo che il Signore in persona avrebbe avuto il potere sul battesimo, e se lo sarebbe riservato ».

Ma Giovanni non avrebbe ignorato ciò se tale potere non fosse stato comunicabile.

Quindi Cristo avrebbe potuto comunicare ai ministri il suo potere.

Dimostrazione:

Cristo, come si è detto [ a. 3 ], ebbe sui sacramenti un duplice potere.

Uno di autorità, che gli compete come Dio.

E tale potere non poteva essere comunicato ad alcuna creatura: come non può essere comunicata l'essenza divina.

L'altro era un potere di eccellenza, che gli compete in quanto uomo.

E tale potere Cristo avrebbe potuto comunicarlo ai ministri: concedendo cioè loro tanta pienezza di grazia da far sì che i loro meriti influissero sugli effetti dei sacramenti; che i sacramenti fossero conferiti nel loro nome; che essi potessero istituirli, e finalmente che potessero produrre l'effetto sacramentale col solo comando, senza il rito esterno.

Infatti quanto più è forte lo strumento congiunto, tanto maggiore è la virtù che può comunicare allo strumento separato, come la mano al bastone.

Analisi delle obiezioni:

1. Cristo si astenne dal partecipare ai ministri della Chiesa il proprio potere di eccellenza non per gelosia, ma per il bene dei fedeli: affinché questi non riponessero la loro speranza nell'uomo, e non vi fossero sacramenti diversi, che dessero ansa al sorgere di divisioni nella Chiesa, come avvenne [ nonostante tutto ] presso i cristiani di Corinto, i quali dicevano [ 1 Cor 1,13 ]: « Io sono di Paolo, e io di Apollo, e io di Cefa ».

2. L'argomento si riferisce al potere di autorità, che compete a Cristo in quanto Dio.

- Tuttavia il termine autorità può anche indicare il potere di eccellenza, in confronto a quello degli altri ministri.

Per cui a commento delle parole [ 1 Cor 1,12 ]: « Cristo è stato forse diviso? », la Glossa [ P. Lomb. ] afferma: « Poteva dare autorità sul battesimo a coloro ai quali aveva concesso il ministero ».

3. Per evitare l'inconveniente deplorato, che cioè nella Chiesa vi fossero molti capi, Cristo non volle comunicare ai ministri il suo potere di eccellenza.

Se tuttavia l'avesse comunicato, egli sarebbe il capo in modo principale, gli altri invece in modo secondario.

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