Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se nelle parole delle due forme suddette risieda una virtù creata capace di produrre la consacrazione

In 4 Sent., d. 8, q. 2, a. 3; In Matth., c. 26

Pare che nelle parole delle due forme suddette non risieda alcuna virtù creata capace di produrre la consacrazione.

Infatti:

1. Il Damasceno [ De fide orth. 4,13 ] afferma: « Solo per virtù dello Spirito Santo avviene la conversione del pane nel corpo di Cristo ».

Ma la virtù dello Spirito Santo è una virtù increata.

Quindi per nessuna virtù creata di tali parole si compie questo sacramento.

2. I miracoli non vengono compiuti da una qualche virtù creata, ma solo dalla virtù divina, come si è visto nella Prima Parte [ q. 110, a. 4 ].

Ora, la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo è un'opera non meno miracolosa della creazione, o della formazione del corpo di Cristo nel seno della Vergine: cose che non poterono avvenire per alcuna virtù creata.

Perciò neppure questo sacramento viene consacrato da una qualche virtù creata delle parole suddette.

3. Le parole in questione non sono semplici, ma composte di molti elementi, e non vengono pronunciate simultaneamente, ma successivamente.

Invece la conversione di cui parliamo avviene istantaneamente, come si disse sopra [ q. 75, a. 7 ]: quindi è necessario che avvenga per opera di una virtù semplice.

Non è dunque compiuta in virtù di queste parole.

In contrario:

S. Ambrogio [ De sacram. 4,4 ] scrive: « Se la forza della parola del Signore Gesù è così grande da far esistere ciò che prima non esisteva, quanto più sarà capace di agire sulle realtà esistenti e di cambiarle in altre!

E così ciò che era pane prima della consacrazione è ormai corpo di Cristo dopo la consacrazione, poiché la parola di Cristo muta la creatura ».

Dimostrazione:

Alcuni affermarono che non esiste alcuna virtù creata né nelle parole suddette, per compiere la transustanziazione, né nelle altre forme dei sacramenti, e neppure negli stessi sacramenti, per produrre i loro effetti.

- Ma tale opinione, come si è spiegato sopra [ q. 62, a. 2 ], è inconciliabile con le affermazioni dei Santi Padri, e contraddice alla dignità dei sacramenti della nuova legge.

Di conseguenza, essendo questo sacramento più nobile degli altri, come si è visto [ q. 65, a. 3 ], è evidente che nelle parole della forma di questo sacramento ci deve essere una virtù creata capace di operare la conversione che in esso si compie: virtù però strumentale, analoga a quella degli altri sacramenti, come si disse sopra [ q. 62, aa. 3,4 ].

Infatti quando queste parole vengono proferite in persona di Cristo, ricevono da lui per sua disposizione una virtù strumentale: come anche le altre sue azioni e parole hanno strumentalmente una virtù salvifica, secondo le spiegazioni date [ q. 48, a. 6; q. 56, a. 1, ad 3 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Quando si dice che il pane si converte nel corpo di Cristo solo per virtù dello Spirito Santo non si esclude la virtù strumentale che è nella forma di questo sacramento: come quando si dice che solo il fabbro fa un coltello non si esclude la virtù del martello.

2. Nessuna creatura può compiere i miracoli come agente principale; tuttavia li può compiere strumentalmente, come il contatto stesso della mano di Cristo guarì il lebbroso.

Ed è appunto in questo modo che le sue parole convertono il pane nel suo corpo.

Ciò invece non poté avvenire nella concezione del corpo di Cristo, attraverso la quale veniva formato lo stesso corpo di Cristo: che cioè una realtà qualsiasi derivante dal corpo di Cristo avesse una virtù strumentale per la formazione di quel corpo medesimo.

E neppure nella creazione c'era un termine di partenza su cui potesse venire esercitata l'azione strumentale della creatura.

Perciò questi paragoni non reggono.

3. Le suddette parole, con le quali si compie la consacrazione, operano sacramentalmente.

Perciò la virtù trasformante contenuta nelle forme di questi sacramenti segue il loro significato, che diventa completo con la pronunzia dell'ultima parola.

Quindi nell'ultimo istante del proferimento delle parole queste ricevono la virtù strumentale, in relazione tuttavia alle parole precedenti.

E tale virtù è semplice in ragione del significato; sebbene nelle parole proferite esternamente vi sia una certa composizione.

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