Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se lo splendore si addica ai corpi glorificati

Pare che lo splendore non si addica ai corpi glorificati.

Infatti:

1. Come nota Avicenna [ Natural. 6,3,2 ], « tutti i corpi luminosi sono composti di parti trasparenti ».

Ma le parti del corpo glorioso non sono trasparenti: poiché in alcune di esse, ossia nelle carni e nelle ossa, predomina la terra.

Quindi i corpi glorificati non saranno luminosi.

2. Ogni corpo luminoso impedisce di vedere al di là di esso: cosicché l'astro che è dietro un altro viene eclissato, e la fiamma stessa impedisce di vedere gli oggetti retrostanti.

I corpi gloriosi invece non nasconderanno quanto è dentro di essi: poiché, come dice S. Gregorio [ Mor. 18,48 ] nel commentare quel passo di Giobbe [ Gb 28,17 ]: « Non sono paragonabili ad essa né l'oro né il vetro », nella patria celeste « la corporeità delle membra non nasconderà il pensiero di ciascuno alla vista dell'altro, e apparirà agli occhi corporei la stessa armonia interiore del corpo umano ».

Perciò i corpi gloriosi non saranno luminosi.

3. La luce richiede nel soggetto una disposizione contraria a quella richiesta dal colore: poiché, come spiega Aristotele [ De sensu et sensato 3 ], « la luce è l'estremità di ciò che è trasparente in un corpo non delimitato, il colore invece in un corpo delimitato ».

Ma i corpi gloriosi avranno i loro colori; poiché, come dice S. Agostino [ De civ. Dei 22,19 ], « la bellezza del corpo è l'armonia delle parti con una certa delicatezza di colori ».

Ora, nei corpi gloriosi non potrà mancare la bellezza.

Quindi essi non saranno luminosi.

4. Se i corpi gloriosi saranno dotati di luminosità, tale dote dovrà essere uguale in tutte le parti del corpo, poiché tutte le parti sono ugualmente impassibili, sottili e agili.

Ma ciò non è giusto, poiché certe membra hanno una maggiore disposizione alla luminosità di altre: gli occhi, ad es., vi sono più disposti delle mani, gli spiriti vitali più delle ossa e gli umori più della carne e dei nervi.

Perciò sembra che i corpi gloriosi non debbano essere luminosi.

In contrario:

1. Nel Vangelo [ Mt 13,43 ] si legge: « I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro »; e nella Sapienza [ Sap 3,7 ]: « I giusti risplenderanno, e come scintille », ecc.

2. S. Paolo [ 1 Cor 15,43 ] afferma [ a proposito del corpo degli eletti ]: « Si semina ignobile e risorge glorioso ».

Ora, queste parole accennano allo splendore, come risulta dal contesto, dove si paragona la gloria dei risorti « allo splendore delle stelle » [ 1 Cor 15,41s ].

Quindi i corpi dei santi risorgeranno luminosi.

Dimostrazione:

Che i corpi dei santi dopo la risurrezione saranno splendenti deve essere affermato per l'autorità della Scrittura che lo promette.

Alcuni però ne attribuiscono la causa alla quinta essenza, che allora prenderebbe il predominio sul corpo umano.

Ma ciò è assurdo, come abbiamo più volte spiegato [ q. 82, a. 1; q. 83, a. 1; q. 84, a. 1 ]: perciò è meglio affermare che tale splendore sarà causato dalla ridondanza della gloria dell'anima sul corpo.

Infatti ciò che un essere riceve lo riceve secondo la propria natura, e non secondo la natura di chi glielo comunica.

E così lo splendore che nell'anima è spirituale viene ricevuto dal corpo come splendore corporale.

Perciò in base al grado di luminosità dovuto all'anima secondo i suoi meriti ci sarà pure una differenza di luminosità nei corpi, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 15,41s ].

Cosicché nel corpo glorioso si conoscerà la gloria dell'anima, allo stesso modo in cui attraverso il vetro si conosce il colore del corpo contenuto in un vaso di vetro, come nota S. Gregorio [ l. cit. nell'ob. 2 ] nell'esegesi di quel testo di Giobbe [ Gb 28,17 ]: « Non sono paragonabili ad essa né l'oro né il vetro ».

Analisi delle obiezioni:

1. Avicenna parla di quei corpi che devono la loro luminosità alla natura degli elementi componenti.

Ma non è per questa via che il corpo glorioso avrà tale dote, bensì per il merito della virtù.

2. S. Gregorio paragona i corpi gloriosi all'oro e al vetro: all'oro per lo splendore, al vetro per la trasparenza.

Perciò essi saranno insieme luminosi e trasparenti.

Se infatti i corpi luminosi non sono di per sé trasparenti è a motivo della densità delle particelle luminose, dato che la densità è incompatibile con la trasparenza.

Ma allora la luminosità sarà prodotta da un'altra causa, come si è detto [ nel corpo ].

La densità poi dei corpi gloriosi non pregiudica la loro trasparenza: come la densità del vetro non pregiudica la sua trasparenza.

Alcuni però dicono che i corpi gloriosi vengono paragonati al vetro non perché sono trasparenti, ma per il fatto che come quanto viene racchiuso nel vetro è sempre visibile, così non resterà nascosta la gloria dell'anima racchiusa nel corpo glorificato.

- Però la prima spiegazione è migliore: poiché salva meglio la dignità del corpo glorioso, ed è più aderente alle parole di S. Gregorio.

3. La gloria del corpo non ne distruggerà la natura, ma la perfezionerà.

Quindi il colore dovuto al corpo per la natura dei suoi componenti rimarrà in esso, ma vi si aggiungerà lo splendore derivante dalla gloria dell'anima.

Come anche vediamo che i corpi colorati risplendono naturalmente, sia per lo splendore del sole, sia per altre cause estrinseche o intrinseche.

4. Come lo splendore della gloria ridonda dall'anima sul corpo secondo la natura di quest'ultimo, e quindi si trova lì in modo diverso che nell'anima, così in ciascuna parte del corpo esso ridonderà a suo modo.

Perciò non vi sono obiezioni ad ammettere che le varie membra abbiano uno splendore diverso, secondo la loro diversa disposizione a tale luminosità.

Non si può invece dire altrettanto delle altre doti del corpo, rispetto alle quali le varie membra non presentano diversità di disposizioni.

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