La città di Dio

Indice

La risurrezione della carne

11.1 - Obiezione dei pagani dalle sfere dei quattro elementi

Contro un così grande dono di Dio questi ragionatori, i cui pensieri Dio conosce che sono vuoti di significato, ( Sal 94,11 ) adducono prove dalla gravità degli elementi; hanno appreso infatti dal loro maestro Platone che le due realtà corporee più estese e alle estremità del mondo sono collegate e vincolate da quelle di mezzo, cioè dall'aria e dall'acqua.22

Perciò, dicono, poiché la terra dal basso in alto è la prima, la seconda l'acqua sopra la terra, la terza l'aria sopra l'acqua, il quarto il cielo sopra l'aria, non è possibile che un corpo di terra vada in cielo; infatti i singoli elementi si tengono in equilibrio con reciproci impulsi per conservare la propria posizione.23

Ecco con quali argomenti l'impotenza umana, invasa dalla presunzione, contesta l'onnipotenza di Dio.

Che cosa stanno a fare allora nell'aria tanti corpi della terra se l'aria è la terza dalla terra?

A meno che colui, il quale mediante la leggerezza di piume e penne ha concesso al corpo di terra degli uccelli di levarsi in aria, non possa accordare al corpo degli uomini, reso immune dalla morte, la capacità con cui possa avere una sede nel più alto dei cieli.

Anche gli animali della terra che non possono volare, fra i quali v'è anche l'uomo, avrebbero dovuto abitare sotto terra, come sotto l'acqua i pesci, che sono animali dell'acqua.

Perché dunque l'animale della terra non trae la vita per lo meno dal secondo elemento, cioè dall'acqua, ma dal terzo?

Per quale ragione, sebbene appartenga alla terra, se è forzato a vivere nel secondo elemento, che è sopra la terra, immediatamente viene asfissiato e per vivere deve vivere nel terzo?

Ma che è errata forse la disposizione degli elementi ovvero lo sbaglio non è nella natura delle cose ma nei ragionamenti di costoro?

Ometto di dire quel che ho già detto nel libro tredicesimo,24 e cioè che sono molti i corpi pesanti, come il piombo, che tuttavia dall'esperto assumono una forma tale per cui possono rimanere a galla sull'acqua.

E allora si può forse negare all'esperto onnipotente che il corpo umano assuma una proprietà con cui essere condotto in cielo e rimanervi?

11.2 - Elevatezza dell'anima

In realtà, anche nell'esaminare e trattare la disposizione degli elementi, che ritengono evidente, non hanno proprio nulla da dire contro l'osservazione che ho fatto precedentemente.

Difatti dal basso in alto si ha per prima la terra, seconda l'acqua, terza l'aria, quarto il cielo in modo che al di sopra di tutti gli elementi si ha l'essenza dell'anima.

Aristotele ha detto che essa è il quinto elemento,25 e Platone che non lo è.

Se fosse il quinto elemento, certamente sarebbe al di sopra degli altri; poiché invece non lo è, molto di più è al di sopra di tutte le cose.

Che cosa opera dunque l'anima nel corpo di terra?

Cosa opera in questa quantità estesa essa che ne è immune più di tutte le sostanze corporee?

Cosa opera in questa gravità essa che più di tutte è priva di peso?

Che cosa opera in questa soggezione al tempo essa che più di tutte è fuori del tempo?

Quindi forse che per l'efficienza di una natura così eminente non si potrà ottenere che il suo corpo sia levato in cielo?

E poiché la natura dei corpi della terra può deprimere al basso le anime, forse che le anime in alcuni casi non potranno levare in alto i corpi di terra?

11.3 - Un miracolo in Varrone

E ora se veniamo ai loro miracoli che, in quanto operati dai loro dèi, allegano in contrapposizione ai nostri martiri, anche essi fanno al caso nostro e si riscontra che vengono completamente in nostro favore.

Fra i miracoli dei loro dèi è notevole certamente quello che ricorda Varrone, cioè che una vergine vestale, poiché era in pericolo di vita per un falso sospetto di offesa alla verginità, riempì un crivello con acqua del Tevere e lo portò ai propri giudici senza che ne uscisse una goccia.26

Chi trattenne il peso dell'acqua entro il crivello?

Chi ha concesso che neppure una goccia ne cadesse in terra da tanti forellini aperti?

Risponderanno: "Un dio o un demone".

Se è un dio, forse che ve n'è uno più potente del Dio che ha creato questo mondo?

Se è un demone, forse che ve n'è qualcuno più potente di un angelo che è a disposizione di Dio da cui è stato creato il mondo?

Dunque un dio meno potente o un angelo o un demone ha potuto rendere così leggero il peso dell'umido elemento al punto che sembrava mutata la natura dell'acqua.

E allora Dio onnipotente, che ha creato tutti gli elementi, non potrà forse sottrarre a un corpo il grave peso affinché, vivificato, abbia sede nel medesimo elemento in cui vorrà lo spirito che lo vivifica?

11.4 - Naturali eccezioni alla regola del peso …

Inoltre, dato che in mezzo pongono l'aria tra il fuoco di sopra e l'acqua di sotto, com'è che spesso la rintracciamo fra acqua e acqua e fra acqua e terra?

Perché dunque sostengono che le nubi sono acqua se fra di esse e il mare v'è di mezzo l'aria?

Perché, scusate, avviene, a causa del peso e posizione degli elementi, che torrenti molto impetuosi e abbondanti di acque, prima di scorrere sotto l'aria, sono sospesi sopra l'aria nelle nubi?

Perché poi l'aria è di mezzo fra la sommità del cielo e la nuda terra per ogni verso in cui l'orbita terrestre si estende, se la sua sfera è disposta fra il cielo e l'acqua, come quello dell'acqua fra l'aria stessa e la terra?

11.5 - … fuoco e terra compresi

Infine la disposizione degli elementi è così costituita che, secondo Platone, dai due di mezzo, cioè dall'aria e dall'acqua, sono collegati i due all'estremità, cioè il fuoco e la terra, e il primo raggiunge la posizione della sommità del cielo, l'altra invece la posizione alla base del mondo e perciò la terra non può essere nel cielo.27

Perché allora il fuoco è sulla terra?

Stando a questa spiegazione questi due elementi, terra e fuoco, dovrebbero trovarsi nelle rispettive posizioni, la più bassa e la più alta, sicché, come i pagani dicono che non può essere nella posizione più alta quello che è della più bassa, così nella più bassa non dovrebbe trovarsi quello che è della più alta.

Come dunque essi ritengono che non v'è e non vi sarà una particella di terra nel cielo, così non dovremmo vedere una particella di fuoco sulla terra.

Invece non solo sulla terra si trova, ma anche sotto terra, sicché lo eruttano le vette dei monti; quindi noi osserviamo che il fuoco è sulla terra a disposizione dell'uomo e che esso viene fuori dalla terra, poiché viene fuori dalla legna e dalle pietre che senza dubbio sono corpi della terra.

Ma il fuoco di lassù, dicono, è tranquillo, puro, innocuo, perenne; questo di quaggiù invece è vorticoso, fumoso, soggetto ad alterarsi e ad alterare.

Tuttavia non altera i monti, in cui è continuamente incandescente, e le fenditure della terra.

E sta bene, questo fuoco sia pure differente da quello di lassù affinché si adegui all'ambiente terrestre.

Perché dunque essi contraddicono la nostra fede, per cui crediamo che la natura del corpo della terra, resa immune da alterazione, si adeguerà al cielo, come nel tempo il fuoco, soggetto ad alterarsi, si adegua a questa terra?

Non hanno quindi alcuna prova dal peso e disposizione degli elementi per eccepire all'onnipotenza di Dio che renda i nostri corpi tali da poter avere una sede anche in cielo.

12.1 - Difficoltà della forma del corpo risorto …

I pagani sono soliti chiedere assai cavillosamente e così schernire la fede, per cui crediamo che la carne risorgerà, se risorgono i feti abortiti; poiché il Signore ha detto: In verità vi dico, neppure un capello della vostra testa andrà perduto, ( Lc 21,18 ) chiedono anche se la statura e il vigore saranno eguali per tutti o vi sarà diversa grandezza dei corpi.

Se vi sarà, dicono, l'uniformità dei corpi, da dove gli abortiti riceveranno ciò che nel tempo non ebbero nella grandezza del corpo, se anch'essi risorgeranno?

Oppure se non risorgeranno, perché non sono nati ma espulsi, rigirano il problema sui bambini, cioè da dove derivi per loro, quando muoiono in questa età, la dimensione del corpo.

Noi infatti non dovremo dire che non risorgono perché sono idonei non solo alla generazione ma anche alla rigenerazione.

Domandano quindi in quale misura si avrà la uniformità.

Se infatti tutti saranno così grandi e così alti come lo sono stati nel tempo i più grandi e alti, chiedono non solo riguardo ai bambini ma a moltissimi altri da dove proverrà loro la dimensione che nel tempo è mancata, se ciascuno riceve quella che ha avuto nel tempo.

Supponiamo invece che il pensiero dell'Apostolo che tutti noi andremo incontro alla misura dell'età di pienezza del Cristo, ( Ef 4,13 ) e l'altro: Quelli che ha predestinato a divenire conformi all'immagine del Figlio suo, ( Rm 8,29 ) si devono interpretare nel senso che la statura e la misura del corpo di Cristo sarà quella di tutti i corpi umani che saranno nel suo regno.

"In tal caso, dicono gli avversari, a molti si dovrà detrarre qualcosa della grandezza e altezza del corpo; e allora dove va a finire: Neanche un capello della vostra testa andrà perduto, se andrà perduta una così gran parte della stessa grandezza del corpo?".

Ed anche sui capelli stessi si potrebbe chiedere se torna tutta la parte che cade a coloro che li rasano.

Se tornerà, chi non fremerebbe di raccapriccio per quella mostruosità?

Ed anche per le unghie sembra che inevitabilmente si avrà il risultato che torni quella gran parte che la cura del corpo ha reciso.

E dove andrà a finire la leggiadria che certamente nella futura immunità dalla morte dovrebbe essere maggiore di quella che si poté avere nell'attuale soggezione alla morte?

Dunque se non tornerà, andrà perduta.

In che senso quindi, soggiungono, un capello della testa non andrà perduto?

Ragionano allo stesso modo sulla macilenza e sull'obesità.

Se infatti tutti saranno eguali, non vi saranno certamente alcuni magri, altri grassi.

Quindi ad alcuni sarà aggiunta, ad altri sarà tolta una parte; perciò non si dovrà ricevere ciò che c'era, ma qua si dovrà aggiungere ciò che non c'era, là si dovrà togliere quel che c'era.

12.2 - … ed anche della deformazione e irreperibilità dei resti

Sono mossi a parlare senza discrezione anche sulle putrefazioni e decomposizioni dei cadaveri, dato che una parte torna in polvere, un'altra si leva in aria, le belve sopprimono alcuni individui, altri il fuoco, alcuni periscono in un naufragio o in una qualsiasi raccolta di acque, sicché il marcio stempera la loro carne in liquido.

Non credono attendibile che tutte queste parti siano ricomposte e rianimate nella carne.

Rovistano anche brutture e deturpazioni, sopraggiunte o connaturate, fra le quali ricordano con un brivido misto a sarcasmo i parti mostruosi e chiedono di che tipo sarà la futura risurrezione di qualsiasi essere deforme.

Se diremo che nulla di simile torna nel corpo dell'uomo, ne fanno una premessa per confutare la nostra risposta sulle piaghe con cui, secondo il nostro insegnamento, Cristo è risorto.

Ma fra le tante obiezioni si rinfaccia da loro il difficilissimo problema: nella carne di chi ritornerà la carne con cui, nell'impulso della fame, si nutrisce il corpo di chi si ciba di carni umane.

Infatti essa si è trasformata nella carne di chi è vissuto con simili alimenti e ha surrogato con essi le deficienze che la magrezza aveva reso manifeste.

Chiedono pertanto con sussiego, allo scopo di beffare la fede nella risurrezione, se la carne torna all'individuo che l'ha avuta per primo o piuttosto a quello che l'ha avuta in seguito.

Così o, come Platone, assicurano stati alternati di vera inquietudine e di falsa felicità o, come Porfirio, ammettono che l'anima, dopo molti cicli attraverso corpi di specie diversa, una buona volta sarà immune da stati d'infelicità e mai più tornerà ad essi, però non animando un corpo immortale, ma liberandosi da ogni corpo.28

13 - Soluzione per gli abortiti …

Per la misericordia di Dio, che sostiene i miei sforzi, risponderò a queste obiezioni che, secondo la mia esposizione, a me sembrano formulate dalla loro fazione avversaria.

Riguardo ai feti abortivi, i quali sono morti nell'utero in cui avevano iniziato a vivere, non oso né affermare né negare che risorgeranno, quantunque non riesco a capire in che senso non spetti loro la risurrezione, se non sono depennati dal numero dei morti.

Infatti o non tutti i morti risorgeranno o per l'eternità vi saranno senza corpo alcune anime che ebbero un corpo umano, sebbene nell'utero materno; ovvero se tutte le anime umane nell'atto che risorgono, riavranno i rispettivi corpi che ebbero indipendentemente dal luogo in cui li hanno lasciati, ancora in vita o nel morire, non vedo perché dovrei dire che non tutti partecipano alla risurrezione dei morti, anche se morti nell'utero delle madri.

Ma comunque ciascuno la pensi su di essi, ciò che stiamo per dire sui neonati, si deve intendere anche degli abortiti, se risorgeranno.

14 - … per i neonati …

Dei bambini dobbiamo dire con certezza che non risorgeranno nella esigua dimensione del corpo in cui sono morti, ma quel che in seguito doveva aggiungersi col tempo lo avranno attraverso un mirabile e assai rapido intervento di Dio.

Nelle parole del Signore: Non andrà perduto un capello della vostra testa, ( Lc 21,18 ) si afferma che non mancherà quel che v'era, non si nega che vi sarà quel che mancava.

Mancava al bimbo morto la compiuta grandezza del suo corpo; certo a un bimbo, anche se come tale ha la sua compiutezza, manca la compiutezza della dimensione fisica e quando essa si aggiunge, non si può avere una più alta statura.

Tutti gli individui hanno questa misura della compiutezza nel senso che unitamente ad essa sono concepiti e nascono, ma l'hanno soltanto nella forma, non nella porzione dovuta, ma anche tutte le altre parti del corpo sono potenzialmente in embrione, al punto che alcune mancano ancora ai nati, come denti e simili.

In questa forma congenita alla materia corporale di ognuno già in certo senso sembra che sia ordito, per così dire, ciò che ancora non v'è, o meglio che non si manifesta, ma che col susseguirsi del tempo vi sarà, o meglio si manifesterà.

In tale forma dunque il bimbo è già basso o alto, secondo che diverrà basso o alto.

Per l'efficienza di questa forma non temiamo di certo le diminuzioni del corpo nella sua risurrezione giacché, anche se si avrà una generale uniformità sicché tutti giungano a proporzioni gigantesche, anche quelli che furono molto più alti non avranno nella statura qualcosa che andrebbe perduto in opposizione alle parole di Cristo, il quale ha detto che neanche un capello della testa andrà perduto.

Quindi in che senso mancherebbe al Creatore, che ha creato tutto dal nulla, il potere di aggiungere ciò che egli, operatore mirabile, sa di dover aggiungere?

15 - … sul modello della piena età del Cristo

Certamente Cristo è risorto nella dimensione del corpo in cui è morto e non è conveniente dire che quando si avrà la risurrezione finale, affinché egli possa adeguarsi ai più alti, si aggiungerà al suo corpo la statura che non aveva, quando apparve ai discepoli con quella statura nella quale era da loro conosciuto.

Se invece dicessimo che anche i corpi più pesanti dell'uno e dell'altro dovranno essere ridotti alla misura del corpo del Signore, andrebbe perduta una gran parte del corpo di molti, mentre egli ha promesso che non andrà perduto neanche un capello della testa.

Resta dunque che ciascuno riabbia la propria corporatura o che ebbe in gioventù, anche se è morto vecchio, o che avrebbe avuto, se è morto prima.

Riguardo al pensiero esposto dall'Apostolo sulla misura della piena età del Cristo, ( Ef 4,13 ) possiamo interpretare che è stato espresso nel senso che nei popoli cristiani si compia per il capo la misura della sua età perché si aggiunge la compiutezza di tutte le membra.

Ovvero se il pensiero è stato espresso in riferimento alla risurrezione dei corpi, interpretiamolo nel senso che i corpi dei morti non risorgono né prima né dopo il bell'aspetto giovanile, ma in quella età e prestanza, alla quale sappiamo che Cristo è giunto in questa vita.

Infatti anche gli uomini più dotti del nostro tempo hanno stabilito che la gioventù si ha entro i trent'anni di vita e che in seguito, quando essa ha raggiunto i termini del proprio ciclo, l'uomo va incontro ai logorii dell'età più matura e senile.

Interpretiamo quindi che la frase non va intesa nella dimensione del corpo o nella dimensione della statura, ma nella dimensione della piena età del Cristo.

16 - Prevalere dell'elemento spirituale

Anche l'assunto sui predestinati a divenire conformi all'immagine del Figlio di Dio ( Rm 8,29 ) si può interpretare in riferimento all'uomo in quanto pensiero.

Perciò in un altro passo si dice: Non conformatevi alle cose del mondo, ma trasformatevi nel rinnovamento della vostra mente. ( Rm 12,2 )

Quindi nell'atto che ci trasformiamo per non conformarci alle cose del mondo, ci rendiamo conformi al Figlio di Dio.

È dunque possibile interpretare nel senso che come egli si è reso conforme a noi nella soggezione alla morte, così noi ci rendiamo conformi a lui nella esenzione dalla morte.

Questo significato è riferibile anche alla risurrezione dei corpi.

Se infatti con queste parole siamo indotti a riflettere in quale forma risorgeranno i corpi, tanto la misura che la conformazione si devono intendere non della corposità ma dell'età.

Tutti risorgeranno quindi con quella statura in cui si trovano o si sarebbero trovati in gioventù.

D'altronde non vi sarà alcuna difficoltà, anche se la forma del corpo sarà da bimbo o da vecchio in uno stato in cui non rimarrà alcuna deficienza del corpo stesso.

Quindi se un tale sostiene che ciascuno risorgerà in quella misura del corpo, in cui è morto, non si deve contrastare in un'affannosa replica.

17 - Il sesso femminile nell'eternità

Alcuni, in base alle parole: Finché arriviamo tutti all'unità della fede, allo stato di uomo perfetto, nella dimensione della piena età del Cristo; ( Ef 4,13 ) e: Conformi all'immagine del Figlio di Dio, ( Rm 8,29 ) ritengono che le donne non risorgeranno nel loro sesso e affermano che tutti saranno di sesso virile, poiché dal fango della terra Dio ha tratto soltanto l'uomo e dall'uomo la donna.

Ma sembra che ragionano meglio coloro i quali non dubitano che risorgerà l'uno e l'altro sesso.

Infatti di là non vi sarà più il desiderio del sesso che è motivo di vergogna.

Prima di peccare l'uomo e la donna erano nudi e non si vergognavano.

A quei corpi dunque si sottrarranno le imperfezioni, si conserverà la natura.

Ma il sesso femminile non è imperfezione, ma natura, che fuori del tempo sarà esente dall'accoppiamento e dal parto.

Rimarrà tuttavia l'organo femminile, non adattato alle esigenze di una volta ma alla dignità in atto, da cui non sia attratto il desiderio di chi guarda, poiché non si avrà più, ma siano lodate la sapienza e la bontà di Dio che ha creato quel che non esisteva e ha liberato dalla soggezione al male quel che ha creato.

Siccome infatti all'inizio del genere umano la donna fu formata dalla costola estratta dal fianco dell'uomo che dormiva, ( Gen 2,21 ) era opportuno che fin d'allora Cristo e la Chiesa fossero annunziati profeticamente in un simile avvenimento.

Il sonno dell'uomo era la morte di Cristo,29 il cui fianco, mentre era appeso esanime alla croce, fu trafitto da una lancia e ne uscì sangue e acqua. ( Gv 19,34 )

Sappiamo che questi sono i sacramenti con cui è edificata la Chiesa.

La Scrittura ha usato appunto questa parola giacché non si legge in quel passo "formò" o "plasmò", ma: Edificò la costola nella donna. ( Gen 2,22 )

Per questo l'Apostolo parla della edificazione del corpo di Cristo che è la Chiesa. ( Ef 4,12 )

Quindi la donna è una creatura di Dio come l'uomo, ma col trarla dall'uomo fu raccomandata l'unità e col trarla in quel modo sono stati simboleggiati, come è stato detto, Cristo e la Chiesa.

Chi dunque ha formato l'uno e l'altro sesso li ha anche sublimati entrambi.

Infine Gesù stesso, interrogato dai Sadducei, che negavano la risurrezione, di quale dei sette fratelli sarà moglie la donna che, uno dopo l'altro, essi ebbero poiché ciascuno di loro voleva continuare la discendenza del fratello morto, come prescriveva la Legge, disse: Siete in errore perché non conoscete la Scrittura e il potere di Dio. ( Mt 22,29 )

Era proprio il caso di dire: "Quella su cui mi state interrogando sarà anch'essa uomo, non donna", tuttavia non lo disse, ma: Nella risurrezione infatti non si mariteranno e non prenderanno moglie, ma saranno come gli angeli di Dio in cielo. ( Mt 22,30 )

Sono simili agli angeli senz'altro nella immortalità e felicità, non nella carne e non nella risurrezione, di cui gli angeli non hanno avuto bisogno perché non potevano morire.

Dunque il Signore ha negato che nella risurrezione vi sarà il matrimonio, non ha negato che vi saranno le donne e ha parlato così nella circostanza in cui si dibatteva un problema che, negando il sesso femminile, avrebbe risolto con grande facilità, se avesse saputo in anticipo che questo sesso non vi sarà.

Ha affermato anzi che vi sarà dicendo: Non si mariteranno, che riguarda le donne; non prenderanno moglie, che riguarda gli uomini.

Vi saranno dunque quelle che nel tempo sono solite maritarsi e quelli che sono soliti prendere moglie, ma di là non lo faranno.

18 - Analogia col corpo reale e mistico del Cristo

Perciò dobbiamo esaminare nel contesto di tutto il passo il pensiero dell'Apostolo che tutti noi arriveremo allo stato di uomo perfetto.

Ed ecco il passo: Colui che è disceso è lo stesso che è anche asceso al di sopra di tutti i cieli per dare compimento a tutte le cose.

È lui che ha stabilito alcuni come Apostoli, altri come Profeti, altri come Evangelisti e altri come pastori e maestri per rendere idonei i fedeli a compiere il ministero per l'edificazione del corpo di Cristo finché arriviamo tutti all'unità della fede e alla conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, alla dimensione della piena età del Cristo.

Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina secondo l'inganno degli uomini, nell'astuzia per la giustificazione dell'errore.

Al contrario, diffondendo la verità nella carità, cerchiamo di crescere mediante tutte le cose in lui che è il capo, Cristo.

Da lui tutto il corpo, connesso e compatto attraverso ogni stimolo della funzione organica a vantaggio dell'attuazione relativa alla dimensione di ogni parte, procura la crescita del corpo per edificare se stesso nella carità. ( Ef 4,10-16 )

Ecco qual è l'uomo perfetto, capo e corpo, che è costituito da tutte le membra che a suo tempo saranno una realtà compiuta, sebbene si aggiungono ogni giorno mentre si edifica la Chiesa.

Ad essa infatti si dice: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra, ( 1 Cor 12,27 ) e in un altro passo Paolo dice: Per il suo corpo che è la Chiesa, ( Col 1,24 ) e ancora: Sebbene in molti, siamo un solo pane e un solo corpo. ( 1 Cor 10,17 )

Sull'edificazione di tale corpo anche nel passo citato si dice: Per rendere idonei i fedeli a compiere il ministero per l'edificazione del corpo di Cristo, ( Ef 4,12 ) e di seguito è stato aggiunto il concetto di cui stiamo trattando: Finché arriviamo tutti all'unità della fede e alla conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, alla dimensione della piena età di Cristo, ( Ef 4,13 ) e altri concetti fino a mostrare a quale corpo si doveva applicare tale dimensione, con le parole: Cerchiamo di crescere mediante tutte le cose in lui che è il capo, Cristo.

Da lui tutto il corpo, connesso e compatto attraverso ogni stimolo della funzione organica a vantaggio dell'attuazione relativa alla dimensione di ogni parte. ( Ef 4,15-16 )

Come dunque v'è la dimensione propria di ogni parte, così v'è la dimensione della compiutezza di tutto il corpo che risulta da tutte le sue parti; di essa appunto è stato detto: Nella dimensione della piena età di Cristo. ( Ef 4,13 )

E ha richiamato a tale pienezza anche nel passo in cui dice del Cristo: E lo ha costituito capo su tutte le cose della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza in tutte le cose. ( Ef 1,22-23 )

E se questo pensiero si dovesse riferire alle fattezze della risurrezione, nelle quali ciascuno ritornerà, che cosa impedirebbe di ravvisare nell'uomo maschio, esplicitamente nominato, anche la donna a fin d'intendere che l'uomo maschio sta per l'uomo in genere?

Anche nel passo in cui è detto: Beato l'uomo maschio che teme il Signore, ( Sal 112,1 ) sono indicate certamente anche le donne che temono il Signore.

19.1 - Il problema delle varie parti del corpo …

E che cosa dovrei rispondere sui capelli e unghie?

Una volta compreso che dal corpo nulla andrà perduto in modo che in esso nulla ci sia di irregolare, si comprende immediatamente che tutte le parti, che avrebbero causato una smisurata grandezza irregolare, saranno aggiunte all'insieme, non a quei punti in cui sia sfigurata la forma delle membra.

Come se si costruisse con la creta un vaso che, ridotto di nuovo in creta, fosse ricostruito tutto dal tutto delle parti, non sarebbe necessario che la parte di creta, che era nel manico, torni al manico o quella, che aveva costituito il fondo, torni ad essere il fondo, purché il tutto ritorni nel tutto, cioè che tutta la creta, senza perdere alcuna parte, torni ad essere il vaso.

Perciò se i capelli, tante volte spuntati, e le unghie, tante volte tagliate, tornano in forma irregolare ai loro posti, non vi torneranno e tuttavia non andranno perduti per chi risorgerà perché, rispettate le proporzioni delle parti, con la trasformazione della materia saranno ricongiunte alla medesima carne affinché in essa costituiscano una qualsivoglia parte del corpo.

E l'affermazione del Signore: Non andrà perduto un capello della vostra testa ( Lc 21,18 ) molto più convenientemente si può intendere che è stato detto non della lunghezza, ma del numero dei capelli; per questo in un altro passo dice: Tutti i capelli della vostra testa sono stati contati. ( Lc 12,7 )

Non dico questo perché ritengo che una qualche parte connaturata andrà perduta per un corpo qualsiasi.

Dico invece che ciò che era venuto alla luce irregolare, per il solo motivo che si noti come sia soggetto alla pena lo stato degli esseri soggetti a morire, sarà restituito in modo che, preservata l'integrità della struttura, scompaia la irregolarità.

Un artista può fondere una statua di bronzo che per una ragione qualsiasi aveva foggiato irregolare e renderla perfetta in modo che nulla della struttura ma soltanto la irregolarità sia eliminata.

Quindi se nella prima figurazione qualcosa era fuori posto e non conveniva alla proporzione delle parti, può non troncare e disgiungere dal tutto da cui aveva prodotto ma guarnire e ricongiungere al complesso in modo da non causare l'irregolarità e non diminuire la grandezza.

E allora che cosa si deve pensare dell'Artista onnipotente?

Egli certamente potrà eliminare e rendere nulle le varie irregolarità del corpo umano, non solo le comuni ma anche le rare e mostruose che convengono a questa vita disgraziata ma contrastano con la futura felicità dei santi, come viene eliminata qualsiasi irregolarità che producono le indecorose, sebbene naturali, protuberanze della struttura corporea, senza alcuna sua diminuzione.

19.2 - … e delle proporzioni …

Quindi magri e grassi non devono temere di essere nell'eternità quali nel tempo, se ne avessero il potere, non avrebbero voluto essere.

Completa bellezza del corpo è infatti la proporzione delle parti congiunta a una certa delicatezza del colore.

Dove non v'è la proporzione delle parti, un qualcosa non piace perché è difettoso o perché è manchevole o perché è eccessivo.

Perciò non vi sarà l'irregolarità, prodotta dalla sproporzione delle parti in uno stato in cui i difetti saranno emendati, ma ciò che è di meno di quel che conviene sarà completato da qualcosa che il Creatore conosce e ciò che è di più di quel che conviene sarà detratto nel rispetto dell'interezza della materia.

Sarà molto grande la delicatezza del colore perché i giusti splenderanno come sole nel regno del loro Padre. ( Mt 13,43 )

E si deve ritenere che simile luminosità non mancò nel corpo del Cristo quando risuscitò, ma fu sottratta alla vista dei discepoli.

Non l'avrebbe sopportata il debole sguardo umano quando egli, per poter essere riconosciuto, doveva essere fissato dai suoi.

E questo si estese al punto che offrì al loro palpare le cicatrici delle sue ferite, che prese anche cibo e bevanda, ( Lc 24,39-43; Gv 20,20ss ) non per bisogno di nutrimento ma con quel potere per cui gli era possibile compiere una tale azione.

Talora un oggetto, sebbene presente, non è visto da coloro dai quali gli altri oggetti, egualmente presenti, sono visti, come riteniamo che a Sodoma si verificò una luminosità, sebbene non vista da coloro dai quali erano visti gli altri oggetti.

Il fenomeno in greco si denomina άορασία che i nostri, non riuscendo ad esprimerlo in latino, nel libro della Genesi hanno tradotto "cecità".

La subirono i Sodomiti quando gli uomini giusti cercavano la porta e non potevano rintracciarla. ( Gen 19,11 )

Se fosse stata cecità, con cui avviene che non si può vedere nulla, non avrebbero cercato la porta per cui entrare, ma guide della via dalle quali essere allontanati dal posto.

19.3 - … e del corpo dei martiri

Non so in che senso siamo stimolati dall'amore per i martiri beati fino a desiderare di vedere sul loro corpo nel regno di Dio le cicatrici delle ferite che hanno subìto per il nome di Cristo e forse le vedremo.

Infatti in esse non vi sarà irregolarità ma distinzione e, sebbene nel corpo, non del corpo splenderà una certa attrattiva dell'eroismo.

E se ai martiri furono amputate e mutilate alcune parti del corpo, nella risurrezione dei morti non saranno senza di esse, perché è stato loro detto: Non andrà perduto un capello della vostra testa. ( Lc 21,18 )

Ma se converrà che in quel mondo rinnovato si vedano i segni delle ferite degne di gloria nella carne immune da morte, nel punto in cui le parti del corpo, per essere recise, furono battute e troncate, appariranno le cicatrici nelle medesime parti restituite, non perdute.

Sebbene quindi nell'eternità non vi saranno tutti i difetti avvenuti al corpo, tuttavia non si devono considerare o denominare difetti i segni dell'eroismo.

20.1 - Il pensiero dei filosofi su Dio

Non si deve poi pensare che l'onnipotenza del Creatore, per risuscitare i corpi e renderli alla vita, non possa far rivivere tutte le parti che o le belve o il fuoco hanno distrutto, ovvero quel tanto che è andato in polvere o cenere o che si è sciolto in acqua o che si è librato in aria.

Non si deve pensare che un qualche nascondiglio o recesso della natura accolga un qualcosa sottratto alla nostra esperienza in modo che si celi alla conoscenza e sfugga al potere del Creatore di tutte le cose.

Cicerone, il grande scrittore dei pagani, volendo, come poteva, definire Dio secondo verità, dice: È una mente indipendente e libera, esente da ogni soggezione alla natura e alla morte, che conosce e muove tutte le cose ed essa è dotata di perenne attività.30

Ha attinto questa definizione dalla dottrina dei grandi filosofi.

Dunque, per usare la loro terminologia, in che senso un qualcosa si cela all'Essere che pensa tutte le cose o sfugge irresistibilmente a lui che muove tutte le cose?

20.2 - Soluzione per i casi di antropofagia

Perciò ormai si deve risolvere anche il problema, che sembra più difficile degli altri, con cui si chiede a chi preferibilmente si restituisce la carne di un uomo morto, la quale diviene carne di un altro vivo.

Supponiamo che un tale, affranto e spinto dalla fame, si cibi di cadaveri umani.

È un fatto che anche la storia antica afferma sia talora avvenuto e anche le tristi esperienze dei nostri tempi.

Forse che qualcuno, si obietta, potrà sostenere con criterio di verità che è stato tutto digerito attraverso i condotti anali, che nulla si è trasformato e aggiunto alla carne dell'affamato, sebbene la magrezza, che c'era e non c'è più, mostri abbastanza che l'esaurimento è stato riparato da quei cibi?

Poco fa ho già premesso quali concetti dovranno esser validi per sciogliere anche questo nodo.

La parte delle carni, che la fame ha consumato, si è librata nell'aria e in proposito abbiamo accertato che Dio onnipotente può trarre indietro ciò che è svanito.

Quindi la carne sarà restituita a quell'individuo in cui dapprima ha cominciato ad essere carne umana.

Si deve ritenere che dall'altro è stata presa come in prestito e quindi, come denaro d'altri, si deve restituire a colui da cui è stata presa.

All'uomo dunque, che la fame aveva consumato, sarà restituita la sua carne da colui che ha il potere di richiamare indietro anche ciò che è svanito.

Ed anche se fosse andata completamente perduta e non fosse rimasta alcuna componente nei recessi della natura, la ristabilirebbe l'Onnipotente da un qualunque elemento che vuole.

Ma per riguardo alla parola della Verità che ha detto: Non andrà perduto un capello della vostra testa, ( Lc 21,18 ) è assurdo pensare che, sebbene un capello della testa non può andare perduto, possa andare perduta una grande quantità di carni mangiate per fame e digerite.

20.3 - Armonia del corpo dei beati

Considerati attentamente tutti questi aspetti si formula, dal nostro punto di vista, la conclusione che segue.

Nella risurrezione della carne la corporatura avrebbe per l'eternità quelle dimensioni che avrebbe lo sviluppo regolare della gioventù da raggiungere o raggiunta, giacché è insito nell'organismo di ognuno, nel rispetto della formosità conveniente al modo di essere di tutte le membra.

Supponiamo che per conservare tale formosità sia sottratto un di più non conveniente, posto in una determinata parte, e sia diffuso in tutto il corpo in modo che non vada perduto e sia dovunque conservata la proporzione delle parti.

In tale ipotesi non è assurdo credere che sia possibile aggiungere alla corporatura qualcosa qualora, per mantenere la formosità, si aggiunga a tutte le parti, perché senza dubbio non sarebbe conveniente se fosse sproporzionatamente soltanto in una.

Ovvero se si sostiene che ciascuno risorgerà in quella corporatura, in cui è morto, non si deve ribattere polemicamente, purché siano eliminate del tutto le sproporzioni delle parti, del vigore e del movimento, la soggezione al divenire e qualsiasi altro limite che non conviene a quel regno, in cui i figli della risurrezione e della promessa saranno eguali agli angeli di Dio, ( Mt 22,30 ) se non nel corpo e nell'età, certamente nella felicità.

21 - Significato di corpo spirituale

Sarà restituito dunque tutto ciò che andò perduto dal corpo ancora in vita o dal cadavere dopo la morte e, assieme a ciò che era rimasto nel sepolcro trasformato nella novità dalla vetustà del corpo animale, risorgerà fregiato dall'immunità al divenire e alla morte. ( 1 Cor 15,43ss )

Ed anche se per qualche grave incidente o per la crudeltà dei nemici sia ridotto completamente in polvere e, per quanto è possibile, non si permetta che sia in qualche luogo perché disperso nell'aria o nell'acqua, in nessun modo potrà essere sottratto all'onnipotenza del Creatore, ma un capello del capo di lui non andrà perduto.

Quindi sarà sottomessa allo spirito la carne spirituale, ma carne tuttavia non spirito, come alla carne fu sottomesso lo spirito carnale, ma spirito tuttavia non carne.

Del fatto abbiamo una prova concreta nella anormalità della nostra soggezione al peccato.

Infatti non secondo la carne, ma senza dubbio secondo lo spirito erano carnali coloro ai quali l'Apostolo dice: Non vi ho potuto parlare come a uomini spirituali, ma come a esseri carnali. ( 1 Cor 3,1 )

Si parla di uomo spirituale in questa vita, anche se è tuttora carnale nel corpo e noti nelle sue membra un'altra legge che contrasta alla legge della sua coscienza. ( Rm 7,23 )

Sarà invece spirituale anche nel corpo quando quella stessa carne risorgerà in modo che si avveri quel che è stato scritto: Si semina un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale. ( 1 Cor 15,44 )

Quale sia poi e quanto grande la bellezza del corpo spirituale, temo, dato che non fa ancora parte della nostra esperienza, che sia temerario ogni pensiero che su di essa si esprime.

Però a lode di Dio non si deve passare sotto silenzio la gioia della nostra speranza, ed è stato detto dagli intimi precordi di un ardente, santo amore: Signore, amo la bellezza della tua casa. ( Sal 26,8 )

Quanto sia grande quel dono che egli in questa vita molto tormentata concede ai buoni e ai cattivi, supponiamo col suo aiuto, nei limiti del possibile, che è molto grande quel dono di cui, non avendolo sperimentato, non siamo capaci di parlarne degnamente.

Non parlo infatti del tempo in cui egli creò l'uomo retto, non parlo della vita immune da fatica dei due coniugi nella felicità del paradiso terrestre, ( Gen 2,7 ) poiché fu un tempo così breve che non giunse alla conoscenza dei figli.

Ma riguardo all'esistenza che conosciamo e in cui tuttora viviamo, in cui non cessiamo di subire le tentazioni, anzi, finché siamo in essa, la totale tentazione che essa è, anche se progrediamo nel bene, chi potrà spiegare quali siano i segni della bontà di Dio nei confronti del genere umano?

Indice

22 Platone, Timeo 32a-c
23 Platone, Timeo 53c-55c
24 Vedi sopra 13, 18
25 Aristotele, De caelo 4, 6;
Cicerone, Acad. 1, 7, 26;
Tuscul. 1, 10, 22;
Agostino, De Gen. ad litt. 7, 21
26 Varrone, fr. inc. sedis;
Valerio Massimo, Facta et dicta mem. 8, 1, 5
27 Platone, Timeo 55e-57c
28 Platone, Fedro 246d-249d;
Politeia 614a-617d;
Porfirio, Sententiae ad intelligibilia ducentes 7; infr. 26-27;
Agostino, Enchir. 23, 84-89;
De Gen. ad litt. 3, 14, 23
29 Agostino, De Gen. c. Man. 2, 25, 38-39
30 Cicerone, Tuscul. 1, 27, 66