16 Giugno 2004

Salmo 46 - Dio rifugio e forza del suo popolo

Vespri del venerdì della 1a settimana ( Lettura: Sal 46,2-3.5-6.10-11 )

1. Abbiamo ora ascoltato il primo dei sei inni a Sion che sono contenuti nel Salterio ( Sal 48; Sal 76; Sal 84; Sal 87; Sal 122).

Il Salmo 46, come le altre composizioni analoghe, celebra la città santa di Gerusalemme, «la città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo» ( Sal 46,5 ), ma esprime soprattutto una fiducia incrollabile in Dio, che « è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce » ( Sal 46,2.8.12 ).

Il Salmo evoca gli sconvolgimenti più tremendi per affermare con maggiore forza l’intervento vittorioso di Dio, che dà piena sicurezza.

A causa della presenza di Dio in essa, Gerusalemme «non potrà vacillare; la soccorrerà Dio» ( Sal 46,6 ).

Il pensiero corre all’oracolo del profeta Sofonia che si rivolge a Gerusalemme e le dice: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme… Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa» ( Sof 3,14.17-18 ).

2. Il Salmo 46 è diviso in due grandi parti da una sorta di antifona, che echeggia nei versetti 8 e 12: « Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe ».

Il titolo «Signore degli eserciti» è tipico del culto ebraico nel tempio di Sion e, nonostante l’aspetto marziale, legato all’arca dell’alleanza, rimanda alla signoria di Dio sull’intero cosmo e sulla storia.

Questo titolo è, perciò, sorgente di fiducia, perché il mondo intero e tutte le sue vicende sono sotto il supremo governo del Signore.

Questo Signore è, quindi, « con noi », come ancora dice quell’antifona, con un implicito riferimento all’Emmanuele, il « Dio-con-noi » ( Is 7,14; Mt 1,23 ).

3. La prima parte dell’inno ( Sal 46,2-7 ) è centrata sul simbolo dell’acqua e presenta un duplice significato contrastante. Da un lato, infatti, si scatenano le acque tempestose che nel linguaggio biblico sono simbolo delle devastazioni, del caos e del male.

Esse fanno fremere le strutture dell’essere e dell’universo, simboleggiate nei monti, scossi dall’irrompere di una specie di diluvio distruttore ( Sal 46,3-4 ). D’altro lato, però, ecco le acque dissetanti di Sion, una città posata su aridi monti, ma che «un fiume e i suoi ruscelli» ( Sal 46,5 ) allietano.

Il Salmista - pur alludendo alle fonti di Gerusalemme com’è quella di Siloe ( Is 8,6-7 ) - scorge in essi un segno della vita che prospera nella città santa, della sua fecondità spirituale, della sua forza rigeneratrice.

Per questo, nonostante gli sconvolgimenti della storia che fanno fremere i popoli e scuotono i regni ( Sal 46,7 ), il fedele incontra in Sion la pace e la serenità derivanti dalla comunione con Dio.

4. La seconda parte del Salmo ( Sal 46,9-11 ) può così tratteggiare un mondo trasfigurato.

Il Signore stesso dal suo trono in Sion interviene con estremo vigore contro le guerre e stabilisce la pace che tutti bramano.

Quando si legge il Sal 46,10 del nostro inno: « Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco gli scudi », il pensiero corre spontaneamente a Isaia.

Anche il profeta ha cantato la fine della corsa agli armamenti e la trasformazione degli strumenti bellici di morte in mezzi per lo sviluppo dei popoli: « Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra » ( Is 2,4 ).

5. La tradizione cristiana ha inneggiato con questo Salmo a Cristo «nostra pace» ( Ef 2,14 ) e nostro liberatore dal male attraverso la sua morte e risurrezione. È suggestivo il commento cristologico svolto da sant’Ambrogio attorno al v. 6 del Salmo 46, che descrive il « soccorso » offerto alla città dal Signore « prima del mattino ».

Il celebre Padre della Chiesa vi scorge un’allusione profetica alla risurrezione.

Infatti - spiega - «la risurrezione mattutina ci procura il sostentamento dell’aiuto celeste, essa che ha respinto la notte, ci ha riportato il giorno, come dice la Scrittura: "Svègliati ed alzati e sollevati dai morti!

E risplenderà per te la luce di Cristo". Osserva il senso mistico! Al vespro si è compiuta la passione di Cristo …

All’alba la resurrezione … Al vespro del mondo viene ucciso, quando la luce ormai muore, perché questo mondo giaceva tutto nelle tenebre e sarebbe stato immerso nell’orrore di tenebre ancor più nere, se non ci fosse giunto dal cielo Cristo, luce di eternità, a ricondurre l’età dell’innocenza al genere umano.

Ha dunque sofferto il Signore Gesù e col suo sangue ha rimesso i nostri peccati, ha sfolgorato la luce di una più limpida coscienza ed è brillato il giorno di una grazia spirituale » ( Commento a dodici Salmi: Saemo, VIII, Milano-Roma 1980, p. 213 ).