Catechismo della Chiesa Cattolica

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Nella pienezza del tempo

2599 Gesù prega

Il Figlio di Dio diventato Figlio della Vergine ha anche imparato a pregare secondo il suo cuore d'uomo.

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Egli apprende le formule di preghiera da sua Madre, che serbava e meditava nel suo cuore tutte le
« grandi cose » fatte dall'Onnipotente. ( Lc 1,49; Lc 2,19; Lc 2,51 )

Egli prega nelle parole e nei ritmi della preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e al Tempio.

Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente ben più segreta, come lascia presagire già all'età di dodici anni:
« Io devo occuparmi delle cose del Padre mio » ( Lc 2,49 ).

Qui comincia a rivelarsi la novità della preghiera nella pienezza dei tempi: la preghiera filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanità, con e per gli uomini.

2600 Il Vangelo secondo san Luca sottolinea l'azione dello Spirito Santo e il senso della preghiera nel ministero di Cristo.

Gesù prega prima dei momenti decisivi della sua missione: prima che il Padre gli renda testimonianza, al momento del suo Battesimo ( Lc 3,21 ) e della Trasfigurazione, ( Lc 9,28 ) e prima di realizzare, mediante la sua Passione, il Disegno di amore del Padre. ( Lc 22,41-44 )

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Egli prega anche prima dei momenti decisivi che danno inizio alla missione dei suoi Apostoli: prima di scegliere e chiamare i Dodici, ( Lc 6,12 ) prima che Pietro lo confessi come « il Cristo di Dio » ( Lc 9,18-20 ) e affinché la fede del capo degli Apostoli non venga meno nella tentazione. ( Lc 22,32 )

La preghiera di Gesù prima delle azioni salvifiche che il Padre gli chiede di compiere, è un'adesione umile e fiduciosa della sua volontà umana alla volontà piena d'amore del Padre.

2601 « Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e, quando ebbe finito, uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare" » ( Lc 11,1 ).

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Non è forse anzitutto contemplando il suo Maestro orante che nel discepolo di Cristo nasce il desiderio di pregare?

Può allora impararlo dal Maestro della preghiera.

È contemplando ed ascoltando il Figlio che i figli apprendono a pregare il Padre.

2602 Gesù si ritira spesso in disparte, nella solitudine, sulla montagna, generalmente di notte, per pregare. ( Mc 1,35; Mc 6,46; Lc 5,16 )

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Egli porta gli uomini nella sua preghiera, poiché egli ha pienamente assunto l'umanità nella sua Incarnazione, e li offre al Padre offrendo se stesso.

Egli, il Verbo che « si è fatto carne », nella sua preghiera umana partecipa a tutto ciò che vivono i « suoi fratelli » ( Eb 2,12 ); compatisce le loro infermità per liberarli da esse. ( Eb 2,15; Eb 4,15 )

Proprio per questo il Padre l'ha mandato.

Le sue parole e le sue azioni appaiono allora come la manifestazione visibile della sua preghiera
« nel segreto ».

2603 Gli evangelisti hanno riportato in modo esplicito due preghiere pronunciate da Gesù durante il suo ministero.

Ognuna comincia con il rendimento di grazie.

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Nella prima, ( Mt 11,25-27 ; Lc 10,21-22 ) Gesù confessa il Padre, lo riconosce e lo benedice perché ha nascosto i misteri del Regno a coloro che si credono dotti e lo ha rivelato ai « piccoli » ( i poveri delle Beatitudini ).

Il suo trasalire « Sì, Padre! » esprime la profondità del suo cuore, la sua adesione al beneplacito del Padre, come eco al « Fiat » di sua Madre al momento del suo concepimento e come preludio a quello che egli dirà al Padre durante la sua agonia.

Tutta la preghiera di Gesù è in questa amorosa adesione del suo cuore di uomo al « mistero della … volontà » del Padre ( Ef 1,9 ).

2604 La seconda preghiera è riferita da san Giovanni ( Gv 11,41-42 ) prima della risurrezione di Lazzaro.

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L'azione di grazie precede l'evento: « Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato », il che implica che il Padre ascolta sempre la sua supplica; e Gesù subito aggiunge: « Io sapevo che sempre mi dai ascolto », il che implica che Gesù, dal canto suo, domanda in modo costante.

Così, introdotta dal rendimento di grazie, la preghiera di Gesù ci rivela come chiedere: prima che il dono venga concesso, Gesù aderisce a colui che dona e che nei suoi doni dona se stesso.

Il Donatore è più prezioso del dono accordato; è il « Tesoro », ed il cuore del Figlio suo è in lui; il dono viene concesso « in aggiunta ». ( Mt 6,21; Mt 6,33 )

La « preghiera sacerdotale » di Gesù ( Gv 17 ) occupa un posto unico nell'Economia della salvezza.

Su di essa si mediterà nella parte conclusiva della sezione prima.

In realtà essa rivela la preghiera sempre attuale del nostro Sommo Sacerdote, e, al tempo stesso, è intessuta di ciò che Gesù ci insegna nella nostra preghiera al Padre nostro, che sarà commentata nella sezione seconda.

2605 Quando giunge l'Ora in cui porta a compimento il Disegno di amore del Padre,

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Gesù lascia intravedere l'insondabile profondità della sua preghiera filiale, non soltanto prima di consegnarsi volontariamente

( « Padre, … non… la mia, ma la tua volontà »: Lc 22,42 ),

ma anche nelle ultime sue parole sulla croce, là dove pregare e donarsi si identificano:

« Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » ( Lc 23,34 );

« In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso » ( Lc 23,43 );

« Donna, ecco il tuo figlio » « Ecco la tua Madre » ( Gv 19,26-27 );

« Ho sete! » ( Gv 19,28 );

« Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » ( Mc 15,34; Sal 22,2 )

« Tutto è compiuto! » ( Gv 19,30 );

« Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito » ( Lc 23,46 ),

fino a quel « forte grido » con il quale muore, rendendo lo spirito. ( Mc 15,37; Gv 19,30b )

2606 Tutte le angosce dell'umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in questo Grido del Verbo incarnato.

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Ed ecco che il Padre le accoglie e, al di là di ogni speranza, le esaudisce risuscitando il Figlio suo.

Così si compie e si consuma l'evento della preghiera nell'Economia della creazione e della salvezza.

Il Salterio ce ne offre la chiave in Cristo.

È nell'Oggi della Risurrezione che il Padre dice: « Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato.

Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra! » ( Sal 2,7-8; At 13,33 ).

La Lettera agli Ebrei esprime in termini drammatici come la preghiera di Gesù operi la vittoria della salvezza: « Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono » ( Eb 5,7-9 ).

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