Istruzione sul Battesimo dei bambini

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Parte I - La dottrina tradizionale sul Battesimo dei bambini

Una prassi immemorabile

4. Sia in Oriente che in Occidente la prassi di battezzare i bambini è considerata una norma di tradizione immemorabile.

Origene, e più tardi S. Agostino, la ritenevano una « tradizione ricevuta dagli Apostoli ».2

Quando poi, nel secolo ІI, appaiono le prime testimonianze dirette, nessuna di esse presenta mai il battesimo dei bambini come una innovazione.

S. Ireneo in particolare considera ovvia la presenza tra i battezzati « di infanti e di bambini » a fianco degli adolescenti, dei giovani e dei più anziani.3

Il più antico rituale conosciuto, quello che all'inizio del III secolo descrive la Tradizione apostolica, contiene la seguente prescrizione: « Battezzate in primo luogo i bambini: tutti coloro che possono parlare da soli, parlino; per coloro invece che non possono parlare da soli, parlino i genitori o qualcuno della loro famiglia ».4

S. Cipriano, partecipando ad un Sinodo dei vescovi africani, afferma che « non si può negare la misericordia e la grazia di Dio a nessun uomo che viene all'esistenza »; e lo stesso Sinodo, richiamandosi all'« uguaglianza spirituale » di tutti gli uomini « di qualsiasi statura ed età », decretò che si potevano battezzare i bambini « già dal secondo o terzo giorno dopo la nascita ».5

5. Indubbiamente, la prassi del battesimo dei bambini ha conosciuto un certo regresso nel corso del IV secolo.

A quell'epoca, infatti, quando gli stessi adulti differivano la loro iniziazione cristiana, nel timore delle colpe future e nella paura della penitenza pubblica, molti genitori rinviavano, per gli stessi motivi, il battesimo dei loro bambini.

Ma allo stesso tempo consta che vi furono dei Padri e Dottori quali Basilio, Gregorio Nisseno, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo, Agostino, i quali, benché battezzati in età adulta per le stesse ragioni, tuttavia reagirono con forza contro una trascuratezza del genere, e scongiuravano gli adulti a non ritardare il battesimo, in quanto necessario alla salvezza6 e alcuni di essi insistevano perché il battesimo fosse amministrato anche ai bambini.7

L'insegnamento del Magistero

6. Anche i Romani Pontefici e i Concili sono intervenuti spesso per richiamare ai cristiani il dovere di far battezzare i loro bambini.

Alla fine del IV secolo viene opposto alle dottrine pelagiane l'antico uso di battezzare i bambini, allo stesso modo che gli adulti, « per la remissione dei peccati ».

Tale uso - come avevano rilevato Origene e S. Cipriano già prima di S. Agostino8 - confermava la fede della Chiesa nell'esistenza del peccato originale, e di conseguenza appariva ancora più evidente la necessità del battesimo dei bambini.

In tal senso intervennero i Papi Siricio9 e Innocenzo I;10 in seguito il Concilio di Cartagine del 418 condanna « coloro che negano che si debbano battezzare i bambini appena usciti dal seno materno » e afferma che « in virtù della regola della fede » della Chiesa cattolica circa il peccato originale « anche i più piccoli, che non hanno ancora potuto commettere personalmente alcun peccato, sono veramente battezzati per la remissione dei peccati, perché mediante la rigenerazione sia purificato in essi ciò che hanno ricevuto dalla nascita ».11

7. Questa dottrina è stata costantemente riaffermata e difesa nel Medioevo.

In particolare il Concilio di Vienne, nel 1312, sottolinea che « nel battesimo vengono conferite, sia ai bambini che agli adulti, la grazia informante e le virtù » e non viene solo rimessa la colpa.12

Il Concilio di Firenze, nel 1442, riprende coloro che vogliono differire questo sacramento, e ammonisce che « si deve amministrare quanto prima possibile » il battesimo ai neonati, « mediante il quale sono sottratti al potere del demonio e ricevono l'adozione a figli di Dio ».13

Il Concilio di Trento rinnova la condanna del Concilio di Cartagine14 e, richiamandosi alle parole di Cristo a Nicodemo, dichiara che « dopo la promulgazione del Vangelo » nessuno può essere giustificato « senza il lavacro di rigenerazione o il desiderio di riceverlo ».15

Fra gli errori colpiti da anatema dal Concilio si trova l'opinione degli Anabattisti, secondo i quali era meglio « omettere il loro battesimo ( dei bambini ) piuttosto che battezzarli, siccome non credono con un atto personale, nella fede della Chiesa ».16

8. I vari Concili regionali e i Sinodi celebrati dopo il Concilio di Trento hanno insegnato con eguale fermezza la necessità di battezzare i bambini.

Anche il Papa Paolo VI, molto opportunamente, ha richiamato solennemente l'insegnamento secolare su questo punto, dichiarando che « il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano dall'acqua e dallo Spirito Santo alla vita divina in Gesù Cristo »17

9. I testi del Magistero ora citati miravano soprattutto a ribattere degli errori; sono ben lungi, però, dall'esaurire la ricchezza della dottrina sul battesimo, quale è esposta nel Nuovo Testamento, nella catechesi dei S. Padri e nell'insegnamento dei Dottori della Chiesa: il battesimo è infatti manifestazione del preveniente amore del Padre, partecipazione al mistero pasquale del Figlio, comunicazione di una nuova vita nello Spirito; esso fa entrare gli uomini nell'eredità di Dio e li aggrega al Corpo di Cristo, che è la Chiesa.

10. In tale prospettiva, l'avvertimento di Cristo nel Vangelo di S. Giovanni: « Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio », ( Gv 3,5 ) deve essere inteso come l'invito di un amore universale e infinito; sono le parole di un Padre che chiama tutti i suoi figli e vuole il loro sommo bene.

Questo appello irrevocabile e pressante non può lasciare l'uomo indifferente o neutrale, perché egli non può realizzare il suo destino se non accogliendo tale appello.

La missione della Chiesa

11. La Chiesa ha il dovere di rispondere alla missione affidata da Cristo agli Apostoli dopo la sua risurrezione, e riportata in forma particolarmente solenne nel Vangelo secondo Matteo: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ». ( Mt 28,19; cf. Mc 16,15-16 )

La trasmissione della fede e l'amministrazione del battesimo, strettamente collegate in questo mandato del Signore, fanno parte integrante della missione della Chiesa, che è universale e mai potrà cessare di esserlo.

12. In tale senso la Chiesa ha inteso la sua missione fin dai primi tempi, e non solamente riguardo agli adulti.

Infatti in base alle parole di Gesù a Nicodemo essa « ha sempre ritenuto che i bambini non debbano essere privati del battesimo ».20

Quelle parole hanno, in realtà, una forma così universale e assoluta, che i Padri le hanno giudicate atte per stabilire la necessità del battesimo, e il Magistero le ha applicate espressamente al caso dei bambini:21 anche per essi questo sacramento è l'ingresso nel Popolo di Dio22 e la porta della salvezza personale.

13. Perciò, mediante la sua dottrina e la sua prassi, la Chiesa ha dimostrato di non conoscere altro mezzo, al di fuori del battesimo, per assicurare ai bambini l'accesso alla beatitudine eterna: per cui si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far « rinascere dall'acqua e dallo Spirito » tutti coloro che possono essere battezzati.

Quanto ai bambini morti senza il battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come fa nel rito delle esequie disposto per essi.23

14. Il fatto che i bambini non possano ancora professare personalmente la loro fede non impedisce alla Chiesa di conferire loro questo sacramento, poiché in effetti li battezza nella propria fede.

Questo punto dottrinale era già chiaramente fissato da S. Agostino, il quale scriveva: « I bambini sono presentati per ricevere la grazia spirituale, non tanto da coloro che li portano sulle braccia ( benché anche da essi, se sono buoni fedeli ), quanto dalla società universale dei santi e dei fedeli …

È tutta la Madre Chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta intera genera tutti e ciascuno ».24

S. Tommaso d'Aquino, e dopo di lui tutti i teologi, riprendono lo stesso insegnamento: il bambino che viene battezzato non crede da solo, con un atto personale, ma tramite altri, attraverso « la fede della Chiesa che gli è comunicata ».25

Questa stessa dottrina viene proposta anche nel nuovo Rituale del Battesimo, quando il celebrante chiede ai genitori, ai padrini e alle madrine di professare la fede della Chiesa « nella quale i bambini vengono battezzati ».26

15. Tuttavia, per quanto la Chiesa sia cosciente dell'efficacia della fede che opera nel battesimo dei bambini, e della validità del sacramento che essa conferisce loro, riconosce dei limiti alla sua prassi, poiché, eccettuato il caso di pericolo di morte, essa non ammette al sacramento senza il consenso dei genitori e senza la seria garanzia che al bambino battezzato verrà data una educazione cattolica:27 si preoccupa infatti sia dei diritti naturali dei genitori, che delle esigenze di sviluppo della fede del bambino.

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2 Origene, In Romanos, lib. V, 9: PG 14, 1047;
cf. S. Agostino, De Genesi ad litteram, X, 23, 39;
De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, I, 26, 39: PL 44, 131.
In realtà tre passi degli Atti degli Apostoli ( At 16,15; At 16,33; At 18,8 ) ricordano il battesimo di « tutta una casa »
3 Adv. Haereses, II, 22, 4: PG 7, 784;
Harvey, I, 330. In molti documenti epigrafici, già dal II secolo, i bambini vengono chiamati « Figli di Dio », titolo riservato ai battezzati, o si legge una esplicita menzione del loro battesimo;
cf. ad esempio, Corpus inscriptionum graecarum, III, nn. 9727, 9817, 9801;
E. Diehl, Inscriptiones latinae christianae veteres, Berlin 1961, nn. 1523 (3), 4429 A
4 Ippolito Romano, La Tradition apostolique, ed. e trad. di B. Botte, Münster W., Aschendolrff, 1963 ( Liturgiewissenschaftliche Quellen und Forschungen 396 ), pp. 4445
5 Epist. LXIV, Cyprianus et coeteri collegae, qui in concilio adfuerunt numero LXVI. Fido fratri: PL 3, 10131019;
Hartel, CSEL, 3, pp. 717721.
Nella Chiesa africana tale prassi era particolarmente ferma, nonostante l'opposizione di Tertulliano, il quale consigliava di differire il battesimo dei bambini, a motivo della loro tenera età e per timore di eventuali defezioni giovanili.
Cf. De baptismo, XVIII, 3XIX, 1: PL 1, 12201222; De anima, 3941: PL 2, 719 ss
6 Cf. S. Basilio, Homilia XIII exhortatoria ad sanctum baptisma: PG 31, 424436;
S. Gregorio Nisseno, Adversus eos qui differunt baptismum oratio: PG 46, 424;
S. Agostino, In Ioannem tract. XIII, 7; CCL 36, p. 134
7 Cf. S. Ambrogio, De Abraham II, 11, 8184: PL 14, 495497;
CSEL 32, 1, pp. 632635;
S. Giovanni Crisostomo, Catechesis, III, 56, ed. A. Wenger, SC 50, pp. 153154;
S. Gerolamo, Epist. 107, 6: PL 32, 873; ed. J. Labourt (Coll. Budé), t. 5, pp. 151152.
Tuttavia Gregorio Nisseno, pur facendo pressione sulle madri perché facessero battezzare i loro bambini all'età più tenera, si accontenta di fissare tale età ai tre anni.
Cf. Oratio XL in sanctum baptisma, 17 e 28: PG 36, 380 D e 399 AB
8 Origene, In Leviticum hom. VIII, 3: PG 12, 496;
In Lucam hom. XIV, 5: PG 13, 1835;
S. Cipriano, Epist. 64, 5: PL 3, 1018 B; Hartel, CSEL, p. 720;
S. Agostino, De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, lib. I, XVIIXIX, 22-24; PL 44, 121133;
De Gratia Christi et de peccato originali, lib. I, XXXII, 35,
De praedestinatione Sanctorum, XIII, 25,
Opus imperfectum contra Iulianum, lib. V, 9
9 Epist. « Directa ad decessorem » ad Himerium episc. Tarracon., 10 feb. 385, c. 2, in DS ( = DenzingerSchönmetzer, Enchiridion Symbolorum, Definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, Herder 1965 ), n. 184
10 Epist. « Inter ceteras Ecclesiae Romanae » ad Sylvanum et ceteros synodi Milevitanae Patres, 27 genn. 417, c. 5: DS n. 219
11 Can. 2, Mansi, III, 811814 e IV, 327 AB; DS n. 223
12 Concilio di Vienne
13 Concilio di Firenze, sessio XI
14 Sessio V, can. 4;
cf. Concilio di Cartagine del 418, sopra, nota 11
15 Sessio VI, cap. IV
16 Sessio VII, can. 13
17 Solemnis Professio Fidei, n. 18
20 Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 2, p. 15
21 Cf. sopra, nota 8 per i testi patristici, e note 913 per i Concili; vi si può aggiungere la Professione di fede del Patriarca Dositeo di Gerusalemme nel 1672, Mansi, t. XXXIV, 1746
22 « Battezzare i bambini, scrive S. Agostino, non è altro che incorporarli alla Chiesa, cioè aggregarli al Corpo di Cristo e alle sue membra » ( De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, lib. III, IV, 7: PL 44, 189; cf. lib. I, XXVI, 39: ibid., 131 )
23 Ordo exequiarum, ed. typica, Romae, 15 agosto 1969, nn. 82, 231237
24 Epist. 98,5;
cf. Sermo 176, II, 2
25 Summa Theologica, IIIa, qu. 69, a. 6, ad 3; cf. qu. 68, a. 9, ad 3
26 Ordo baptismi parvulorum, Praenotanda, n. 2; cf. n. 56
27 Esiste in effetti una lunga tradizione, cui si sono richiamati S. Tommaso d'Aquino ( Summa Theologica, IIa IIae, q. 10, a. 12, in c. ) e il Papa Benedetto XIV ( Istruzione Postremo mense del 28 febbraio 1747, nn. 45; DS nn. 2552-2553 ), di non battezzare un bambino di famiglia infedele o ebraica, eccettuato il caso di pericolo di morte ( C.I.C., can. 750, § 2 ), contro la volontà della sua famiglia, cioè se la famiglia stessa non lo richiede e non offre le garanzie